Pene più severe per chi aggredisce i docenti

cosa cambierà con le nuove norme

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    Punizioni più severe per chi aggredisce i docenti.

    Il 30 marzo è, infatti, entrata in vigore una legge che tra le altre cose - attraverso una modifica di alcuni articoli del codice penale - inasprisce le pene per chi si rende colpevole di quei gesti, considerati ora un’aggravante rispetto al reato comune di aggressione a pubblico ufficiale.

    Ma non è l’unica azione che è stata intrapresa per arginare un fenomeno in costante crescita: da settembre 2022 ad oggi, secondo i dati raccolti dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, si sono contati quasi 70 episodi.



    Le nuove norme contro la violenza a scuola



    A questo punto, però, cosa cambierà in concreto con la nuova legge e con gli altri provvedimenti ancora all’esame del Parlamento? Il portale Skuola.net lo ha chiesto al “papà” del provvedimento, il deputato della Lega ed ex sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso.



    Numeri a parte, quanto è diffusa attualmente la violenza contro il personale scolastico?


    “Il fenomeno è esteso e in aumento, come purtroppo ci raccontano le cronache degli ultimi anni. Anche se non è possibile avere dei dati veramente ufficiali delle aggressioni fisiche e verbali. Questa è una delle lacune che abbiamo pensato di colmare con la legge da poco entrata in vigore, grazie alla previsione di un Osservatorio nazionale sulla violenza contro gli insegnanti, che avrà il compito di monitorare gli episodi di violenza e di relazionarne sia al ministero che al Parlamento, con l'obiettivo di suggerire adeguate strategie anche al decisore politico”.


    Quali sono le principali cause di questa che ormai sta quasi diventando un'emergenza?


    “Innanzitutto il ruolo della famiglia: padri e madri sempre meno genitori e sempre più sindacalisti dei figli, sempre meno guida e sempre più amici dei propri rampolli, anche quando sbagliano. Siamo passati da un'epoca in cui dinanzi ad un brutto voto o ad una nota per la condotta una volta tornati a casa si doveva dare conto appunto ai genitori, mentre adesso le spiegazioni vengono chieste ai docenti. Senza parlare poi di quel vero e proprio disastro educativo che si configura quando si passa alle violenze fisiche e verbali dei genitori nei confronti di maestre e professori. Provate ad immaginare che effetto dirompente possa avere l'immagine di una mamma che schiaffeggia una maestra davanti a bambini delle elementari”.


    A livello sociale sembra che i docenti stiano perdendo l’autorevolezza di un tempo: la violenza potrebbe essere anche un conseguenza di ciò?


    “In parte sì. La società deve tornare a considerare la figura dell'insegnante come indispensabile, fondamentale per la crescita di ogni individuo. Allo stesso modo, però, chi decide di intraprendere questa carriera professionale deve avere la consapevolezza che dal proprio impegno, dalla propria attività, dal proprio lavoro spesso possono dipendere i destini dei propri allievi”.


    Da oggi che strumenti avrà in mano un docente che subisce un’aggressione da parte di uno studente o di un genitore?


    “Ci sono degli articoli del codice penale che prevedono i casi di violenze fisiche e verbali nei confronti di un pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni e tale è considerato un insegnante. La legge prevede l’inasprimento delle pene già previste, affinché sia chiaro a tutti che chi tocca un docente tocca lo Stato. Ma non ci si limita ad una prospettiva repressiva e punitiva. Attraverso lo strumento dell'Osservatorio e attraverso momenti di sensibilizzazione come la giornata nazionale contro la violenza sui docenti, intende puntare molto sulla prevenzione e sulla formazione. Elementi di coesione della comunità scolastica tutta, lavoratori, studenti e famiglie. Un'alleanza educativa da stringere nell'esclusivo interesse dei nostri ragazzi”.


    E uno studente che aggredisce un docente, fisicamente o verbalmente, a che tipo di conseguenze va incontro?


    “Ovviamente mi auguro che uno studente minorenne non debba conoscere mai aule di tribunale o, peggio ancora, il carcere minorile. Ma, va detto, che nei casi più gravi se si ha più di 14 anni se ne può rispondere anche penalmente. In ambito scolastico, invece, si può partire da provvedimenti disciplinari che prevedono la sospensione fino a misure più drastiche, per i casi più gravi, che possono portare alla bocciatura”.


    In Parlamento sono in discussione altre misure per ridurre il fenomeno: cosa cambierà dal prossimo anno scolastico?


    “È in dirittura d'arrivo al Senato la riforma del voto in condotta, che prevede la bocciatura in caso di voto insufficiente, oltre al sacrosanto principio del chi rompe paga, scaturito dopo l'ennesimo caso di atti vandalici all'interno di scuole occupate. Questo Governo e la Lega in particolare, soprattutto grazie al Ministro Valditara, stanno provando a riportare a scuola la cultura del rispetto”.


    Cosa si sente di dire agli studenti, anche per tranquillizzanti di fronte a delle norme apparentemente molto severe?


    “Di vivere la scuola con serenità e allegria, di affidarsi ai propri insegnanti e di prepararsi ad affrontare la vita nella sua complessità, con senso di responsabilità e con tanta voglia di futuro”.


    E ai loro genitori?


    “Di fare meno gli amici dei figli e di seguirli di più. Perché la scuola deve tornare a essere un ambiente sano e sereno in cui potersi formare e crescere, deve cercare di essere il più possibile un ascensore sociale per chi parte svantaggiato e in questo senso è fondamentale l'opera dell'insegnante. Di un docente la cui figura deve tornare a essere autorevole e la cui funzione deve essere recepita e posta da tutti ai vertici della società. Loro amministrano il capitale più importante che esista, anche se è un capitale invisibile oggi. È il capitale umano, la società del futuro”.
     
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