Ministro Schillaci manda ispettori e NAS in ospedale che si occupa di adolescenti trans

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    C’è trambusto in questi giorni all’ospedale Careggi di Firenze, nel reparto che si occupa dei minori che soffrono di disforia di genere. Martedì 23 gennaio sono arrivati gli ispettori mandati dal ministro della Salute Orazio Schillaci. E anche i carabinieri dei Nas. Oltre al trambusto c’è la preoccupazione, quella delle famiglie che nel reparto del Careggi hanno portato i loro figli per fare una terapia con un farmaco dal nome complicato: triptorelina. Anche la terapia è molto complicata: il farmaco viene usato infatti per bloccare la pubertà sana a bambini che la pubertà l’hanno appena cominciata. I familiari hanno firmato una lettera-appello al ministro Schillaci, convinti che l’ispezione nell’ospedale abbia un fine politico. Ideologico. L’ispezione di Schillaci sembra invece mirata unicamente alla salvaguardia della salute dei piccoli pazienti. Si vuole verificare cosa succede in quel reparto fiorentino dove arrivano minori che hanno un’eta intorno agli 11 anni. Le due dottoresse del reparto, Alessandra Fisher e Jiska Ristori, hanno dichiarato di non fare la psicoterapia ai minori, a dispetto delle raccomandazioni che sono state date per poter usare il farmaco. È stato il Comitato bioetico, quando ha dato il parere all’Aifa, a raccomandare di verificare l’assenza di efficacia di «assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica» prima di somministrare un farmaco tanto invasivo.

    Chi non conosce la triptorelina deve sapere che è un farmaco usato da molti anni per la cura del tumore alla prostata e della pubertà precoce. Dal 2019, poi, l’Agenzia italiana del farmaco, Aifa, ne ha autorizzato l’uso off label (dopo il parere del Comitato bioetico) per i minori che soffrono di disforia di genere. Le due dottoresse del reparto del Careggi, l’endocrinologa Alessandra Fisher e la psicologa Jiska Ristori, usano la triptorelina dicendo che «bloccare la pubertà serve per dare il tempo al minore di esplorare la sua identità di genere». Ovvero: si bloccano gli organi sessuali e secondo questa teoria il bambino può capire così a quale sesso vuole appartenere. Le due dottoresse del Careggi, come gli altri professionisti internazionali, garantiscono che la terapia con la triptorelina è reversibile perché una volta interrotta gli organi sessuali ricominciano a crescere. Ma non si sa, però, che danni ha provocato nel frattempo. Della triptorelina non si conoscono gli effetti nè nel breve nè nel lungo termine.

    Le raccomandazioni dell’Aifa chiedono anche che prima della somministrazione della triptorelina ci sia un’equipe multidisciplinare che confermi la diagnosi di disforia di genere che al Careggi viene fatta dalla psicologa. Il problema è che nel reparto del Careggi non c’è un neuropsichiatra infantile è che quello che lavora con Fisher e Ristori viene da Prato una volta al mese. L’ispezione vuole valutare: è sufficiente questa frequenza? Soprattutto tenendo presente che nel 2023 nel reparto hanno somministrato la triptorelina a 26 minori, ovvero 2 ogni mese e in due mesi dell’anno 3 minori (per divisione matematica). È possibile in una sola seduta mensile valutare accuratamente e contemporaneamente la salute di 2 / 3 piccoli pazienti?

    C’è anche il problema del consenso informato da verificare. Nel reparto del Careggi c’è un documento dove si sostiene di informare i genitori di tutti i rischi derivanti dall’uso del farmaco. Ma poiché nessuno può davvero sapere quali siano i rischi effettivi, a cosa fa rifermento il documento del Careggi? Non si conoscono i danni della triptorelina usata su una pubertà sana, ma solo su quella precoce e i problemi sono ovviamente diversi. Per l’uso off label si ipotizzano rischi importanti. Li descrive il Comitato bioetico nel suo parere, parlando di possibili «conseguenze negative sulla crescita, sulla struttura scheletrica, sull’apparato cardio-vascolare, neurologico- cerebrale e metabolico, e sulla fertilità».

    Ci sono poi i dubbi internazionali. Il paradosso è che arrivano proprio dai professionisti mondiali che rilasciano le linee guida internazionali, il Wpath. Nell’ultima edizione del Wpath, la Soc 8 rilasciata a settembre del 2022, è stato aggiunto per la prima volta un capitolo dedicato soltanto agli adolescenti, il numero 6. Ed è qui che c’è scritto, con chiarezza: «Non si sa che effetto abbia la soppressione delle mestruazioni sulla disforia di genere», però queste linee guida raccomandano di bloccare lo stesso il ciclo mestruale. L’esito dell’ispezione si avrà i primi di febbraio. Nel frattempo rimane un grande dubbio etico: le due dottoresse del Careggi non vogliono fare la psicoterapia ai loro piccoli pazienti perché non vogliono che la disforia di genere venga considerata una patologia. E quindi in virtù di questo preferiscono somministrare un farmaco così importante? I farmaci, per definizione, servono per curare malattie. Come si risolve questa contraddizione?
     
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