Il primo (e ultimo) pompino

racconti erotici gay shota

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    Sedici anni e la scuola appena finita, un'estate davanti, assieme alla consapevolezza di avere in mano il mondo, la sensazione di potere, di infinito, di libertà.
    In realtà più che il mondo a quei tempi avevamo in mano il nostro uccello, operosamente dediti a pratiche masturbatorie che compensavano la fisiologica carenza di figa - le nostre coetanee andavano con quelli più grandi - e alleviavano gli esuberanti eccessi di ormoni che caratterizzano i maschietti adolescenti. Mi era andata meglio alle elementari e alle medie, allorché da sempre attratto dalle femmine più che dalle macchinine godevo sempre della compagnia di qualche fidanzatina, anche piuttosto duratura. Era ovviamente solo amicizia e affetto, però lasciava già presagire quale sarebbe stato uno dei mattoni fondamentali della mia vita di adulto. Ma iniziato il liceo addio, seghe a nastro e via.
    L'estate apriva le speranze, partendo per le vacanze la sensazione era "dai che questa è la volta buona", fiduciosi in qualche conquista magari di giovani turistelle straniere in vacanza in Italia.
    Un po' con questo spirito partiamo, Pietro e io, vecchi amici d'infanzia e da un paio d'anni anche compagni di liceo, per una settimana di mare nella casa in Toscana dei suoi genitori. Treno per il viaggio, bici per gli spostamenti locali, a sedici anni non possiamo permetterci di più ma siamo molto soddisfatti di questa prima vacanza in autonomia, senza genitori.
    Le giornate scorrono tutte uguali: mare, bagni, spesina, cucinare la cena, giretto al bar per un gelato, un videogioco e magari qualcosa alla tv. Parliamo poco, Pietro è poco incline ad aprirsi, molto riservato, direi pragmatico e oggettivamente non brilla per empatia. Ma siamo amici fin dall'infanzia e conviviamo senza problemi. Ovviamente zero figa, a giugno non ci sono ancora turisti, ma come detto ci siamo abituati. Discorsi sul sesso men che meno, pare sia tabù, per quanto sia evidente che tre giorni senza seghe sconvolgano profondamente i nostri equilibri ormonali. Senza seghe, almeno per quel che mi riguarda, perché tutto sommato un minimo di senso del pudore sta frenando l'attività autoerotica che nel piccolo miniappartamento non trova lo sfogo adeguato.
    E così ogni mattina ci si sveglia nell'unico letto matrimoniale con erezioni dirompenti sotto alle lenzuola, impossibili da contenere nelle mutande, con una voglia via via crescente di placare in un modo o nell'altro gli ormoni imbizzarriti. Tornano alla mente gli innocenti giochi d'infanzia, condotti in compagnia di cuginette e amici, in cui i canonici ruoli di dottore e paziente erano l'occasione per esplorare le nostre reciproche intimità, scoprendo le anatomie dei glabri cazzetti e delle fighette lisce di noi bambini e bambine. E con questi ricordi cresce il pensiero di riprendere quei giochi innocenti, interrotti ormai da anni; e ho la netta sensazione che questa curiosità non sia solo mia: sento una tensione nell'aria che potrebbe portare a qualcosa di inaspettato. E così provoco, non ho il coraggio di fare la prima mossa ma mando un segnale inequivocabile: abbasso un po' le mutande, scosto per bene il lenzuolo e il mio uccello teso, vibrante, bollente è lì in bella mostra mentre io faccio l'indifferente, come fosse tutto ovvio, finito lì per caso. Pietro non aspettava altro, dapprima lo osserva con la coda dell'occhio, poi si gira deciso verso la mia zona pubica e chiede "posso?" quindi senza attendere un mio cenno di approvazione allunga la mano. Con un dito saggia la piccola chiazza trasparente di liquido preseminale che sgocciola dalla cappella, "sudaticcio" dice con fare quasi indifferente, quindi lo impugna e come per gioco inizia a segarlo. Era ciò che stavo aspettando, non posso negarlo, anzi sento anche io il desiderio di prendere il suo tra le mani, ma lui si è messo a pancia in giù e pensa solo al mio uccello. Non guardo, mi vergogno, ogni tanto sbircio con la coda dell'occhio poi velocemente guardo in alto, sul soffitto, cercando di fare l'indifferente, mentre una mano non mia scivola su e giù lungo il mio uccello. Mi godo la sensazione nuova, mai provata, è strana e piacevole dopotutto, e l'evidente imbarazzo non fa altro che accrescere l'eccitazione. Vorrei muovermi, vorrei che si scostasse quel tanto da farmi giocare con il suo tarello, ormai sono curioso anch'io, mi pare ovvio; soprattutto perché gli ormoni già a mille adesso sono in piena esplosione e mi stordiscono, mi fanno perdere lucidità e inibizioni. Chiudo gli occhi e respiro, insomma me la godo un attimo, poi si vedrà. D'un tratto sento qualcosa di morbido e caldo che mi avvolge la cappella, una cosa umida che la lambisce e di colpo mi sento inghiottito in un pozzo bollente, due labbra che scivolano su e giù decise, determinate, curiose, la lingua che stuzzica, lubrifica: mi sta succhiando il cazzo, il primo pompino della mia vita. Mollo gli ormeggi, avrei voglia di ricambiare ma non ho la forza per insistere, lascio fare, mi godo quel su e giù fluido e dopo poco sento la familiare sensazione che precede l'orgasmo, quella in cui godi e vorresti godere più a lungo possibile ma non riesci a resistere; e così gli scarico in bocca la meritata dose di sperma che gusta e deglutisce diligentemente senza che la minima goccia venga sprecata. Sono un po' scosso, l'effetto post-orgasmo genera sensi di colpa in questo caso intensi come non mai, consapevole di aver fatto (o in questo caso lasciato fare) cose non proprio nello standard. Cioè, il mio amico d'infanzia mi ha appena fatto un pompino con i fiocchi, cazzo. Scusa, immagino che ora tu sia eccitato come una belva, ma di ricambiare in questo momento proprio non mi passa minimamente per la testa, abbi pazienza. Giustamente deluso si ritira in bagno, con buona probabilità a sfogare in autonomia l'eccitazione. Chissà come si è sentito, cioè lui ha vissuto la cosa con il grande vantaggio di non subire il down post-venuta, cosa starà provando? Beh certamente voglia di masturbarsi, ne ha ben donde.
    E così la giornata si sviluppa senza ulteriori scossoni, nessun cenno all'accaduto, poche parole in generale ma questo era normale, forse ancor meno del solito. Finta di niente, tantomeno quando viene l'ora di andare a dormire, buonanotte e ciao.

    Il mattino dopo eccoci lì con due belle erezioni come al solito. Gli ormoni adolescenziali si rigenerano con velocità straordinaria e l'effetto svuotamento di palle è già svanito da ore; quindi posso esplorare il territorio dove la mia curiosità rimasta insoddisfatta mi sta spingendo. Non serve chiedere, non servono provocazioni, non serve tastare il terreno. Pietro si è già calato le mutande e quell'uccello è lì che non aspetta altro - mi dice la pancia - è tutto tuo, fai ciò che senti di voler fare, come già avresti vouto fare ieri. E così ce l'ho già in mano, anche questa sensazione è strana: normalmente alla mano che impugna un uccello coincide l'uccello impugnato dalla mano, qui c'è solo la prima parte. Ho in mano il cazzo di un altro, caldo, duro come un sasso ma rivestito con questa sottile, morbida pelle. Ha una forma strana, così diverso dal mio: è più corto, non di molto però si nota, largo e piatto, molto più largo del mio ma schiacciato, e la cappella è piccola rispetto all'asta, oltre che ricoperta dal prepuzio. Lo scopro, lo osservo con cura: sono interessato e curioso, eppure lo sto guardando come un oggetto a sé stante, totalmente svincolato da un corpo che non mi attrae minimamente, che esula totalmente dal mio concetto di bellezza. Sono eccitato e avere a che fare con un cazzo mi piace, almeno in questo momento, d'altra parte ho 16 anni e figa all'orizzonte non se ne vede. Però mi rendo conto che ciò che desidererei, ciò che mi attrae davvero è la bellezza femminile, non ho nessuna voglia di toccare queste cosce, quel culo, quel petto di giovane maschio. Sogno le tette, il culo femminile liscio, la figa. Ma adesso per qualche motivo sono qui con un cazzo in mano e, vaffanculo, mi voglio gustare il momento. E' la magia del sesso, ambigua e non esattamente convenzionale, ma mi attira. Forse mi sento in debito per il pompino ricevuto ieri? No, non contiamoci balle, in questo momento ho proprio voglia di quel cazzo, perché quel cazzo è l'unica cosa che rappresenti il sesso, e io ho voglia, ho bisogno di sesso. Ci gioco con la mano, lo trastullo, mi avvicino per leccarlo, lo lubrifico e lo sego ancora un po' e finalmente me lo infilo in bocca. Lo avvolgo con le labbra mentre con la lingua sfrego per bene la cappella, soprattutto vicino al frenulo, quindi inizio a pompare su e giù. Lo sento forte sul palato, ho voglia di farlo venire, magari non subito ma non credo che resisterà molto. E poi non sono certo esperto della tecnica, non conosco le reazioni degli altri maschi; voglio solo farlo venire e non ci vuole molto, bastano una ventina di colpi e via, gli addominali e i quadricipiti si contraggono e improvvisamente sento getti di liquido denso, caldo, un po' dolce e un po' salato, riempirmi la bocca. Quattro, cinque getti via via meno potenti, meno intensi ma più densi, collosi, seguiti da un sospiro liberatorio.
    Gusto quel succo con interesse, mi piace e mando giù volentieri, finendo di succhiare l'uccello che sta perdendo consistenza. Una colazione fuori dai canoni.
    Si alza e va in bagno, mi sa che il down post-orgasmo sta pesando sul senso di imbarazzo, è comprensibile. Io al contrario ho una voglia pazzesca, mutande umide e cervello fuso per l'eccitazione. Mi sento disposto a qualunque cosa, tra me e me penso che sarei capace di prenderlo in culo; provo a stendermi a pancia in giù sul materasso, allargo le gambe, mi offro con incoscente intraprendenza ma dall'altra parte nessun segnale: esce dal bagno e si dilegua in cucina; incasso malvolentieri ma capisco, poi mi infilo in bagno per sfogarmi: una decina di colpi di mano e esplodo nel lavandino schizzi poderosi di sborra liberatoria. Non ne potevo più.

    E poi? Poi niente, esperienza fatta, finita lì. Nessun ulteriore episodio, dovevamo sperimentare e l'abbiamo fatto, dovevamo avere conferma che gli uomini non ci piacciono, e l'abbiamo avuta. Mancava solo la ragazza, per confermare la nostra passione per il sesso femminile, e quella per me arriverà l'autunno stesso, la prima di una discreta serie che ha arricchito la mia vita. Cazzi? Mai più visti, anche se la curiosità è rimasta. L'unico modo per soddisfarla sarebbe un cazzo su un corpo di donna, ma le trans attualmente sono fuori dal binario che sto percorrendo quindi per ora non se ne parla. Tanto c'è molto altro con cui divertirsi.
     
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