Campini-Caproni CC-2 il primo aereo a reazione Italiano

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    Fu uno dei primissimi arei a getto della storia non solo a volare ma anche ad entrare in servizio: di certo il 1° aereo a getto Italiano!

    L’intuizione dell’Ingegner Secondo Campini, che aveva già studiato e progettato motori a turbina, permise di far volare un aereo a reazione appena un anno dopo i tedeschi e un anno prima dei preparatissimi ed attrezzati inglesi.

    Giunse ad ideare un complesso motore a pistoni che azionasse un compressore doveva aspirare e comprimere l'aria necessaria a fornire la spinta.

    Campini_Caproni_CC2_Vista_posteriore1



    Caratterizzato dall'ala bassa a pianta ellittica, era un velivolo dalla struttura in duralluminio, con cabina di pilotaggio adatta al volo ad alta quota che ospitava i due membri dell'equipaggio disposti in tandem.

    Campini_Caproni_CC2_Vista_laterale_nudo1



    Fu uno dei primi velivoli dotati di un motore non a elica e scarsamente simile a quelli della categoria propulsione a getto realizzati nel mondo ; per la sua connotazione sperimentale associata alle modeste prestazioni riscontrate e alle scarse capacità tecnologiche nell'Italia dell'epoca, non ebbe seguito produttivo rimanendo allo stadio di prototipo.

    1920px-Campini-Caproni_C.C.2_2009-06-061



    Il motore del Campini non era un motore a getto ma un complesso azionato da un motore convenzionale a pistoni Isotta Fraschini L.121 RC.40 dalla potenza di circa 660 kW (pari a 900 CV) collegato, mediante un gruppo moltiplicatore a ingranaggi, a un compressore assiale a tre stadi rotorici costituiti ciascuno da sei palette con passo modificabile al suolo e tre stadi statorici da quindici palette con passo variabile idraulicamente in volo. Il condotto a valle del compressore fungeva contemporaneamente da camera di combustione e ugello di scarico (in maniera simile a quanto avviene in un postbruciatore), con iniettori di cherosene disposti circolarmente su un anello che stabilizzava la fiamma. La geometria dell'ugello di scarico veniva modificata facendo scorrere idraulicamente una spina Pelton avanti o indietro in modo da regolare l'area di efflusso. L'espansione dei gas di combustione generava la spinta, pari a circa 750 kgf (7,3 kN) .

    La soluzione impiegata dal motore di Campini è definita motoreattore e sviluppava il medesimo concetto già seguito dall'ingegnere rumeno Henri Coandă nella realizzazione del proprio velivolo Coandă-1910.
     
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