-
| .
|
|
|
I recettori del sistema endocannabinoide del nostro cervello coinvolti, aiutano a controllare la sensibilità al dolore, l’appetito e le emozioni. Il motivo per cui si è spinti a mangiare notevolmente e quindi attivare la “ fame chimica ” è perché il senso dell’olfatto e del gusto sono potenziati dalla sostanza.
Gli esperimenti sono stati condotti sui topi, in cui il THC stimolava notevolmente i vari recettori, aumentando in modo sostanzioso la loro capacità di annusare e di conseguenza di spingerli a consumare più cibo, attivando così la cosidetta “fame chimica” anche nei topi. Confrontati con altri topi a cui non era stata somministrata alcuna sostanza si videro le notevoli differenze nella quantità di tempo utilizzato per annusare il cibo e dal consumo sconsiderato del mangime quando ne avevavi l’opportunità.
La cannabis quindi produce questo effetto della “ fame chimica ” grazie alla manipolazione degli stessi percorsi che il nostro cervello utilizza normalmente per regolare i sensi. Il THC ad esempio imita le sensazioni che proviamo quando siamo a digiuno stimolando appunto la fame.
Uno degli ultimi esperimenti realizzati dai neuroscienziati di Bordeaux, consisteva nel far digiunare i topi per 24 ore scoprendo che questo faceva alzare i livelli di cannabinoidi naturali nel lobo olfattivo e ada vere più fame rispetto agli altri.
I topi a cui mancavano i recettori di cannabinoidi invece, anche dopo il digiuno imposto, non avevano appetito sostenuto né un olfatto sviluppato. Per i pazienti inappententi sottoposti a chemioterapia, questo potrebbe essere uno degli usi terapeutici della cannabis oppure aprire la strada a terapie anti-obesità che tramite regolazione siano in grado di modificare la sensibilità olfattiva e l’appetito.
|
|
| .
|
0 replies since 16/5/2023, 23:56 40 views
.