Farmaci nel calcio? Prendevamo di tutto: neoton e cardiotonici tutti i giorni

Il ds Sabatini torna a parlare delle medicine prese in carriera da calciatore

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    Walter Sabatini torna a parlare delle polemiche sul doping ai calciatori, come già aveva fatto dopo le morti precoci di Gianluca Vialli e Sinisa Mihajlovic. O meglio: non parla di doping, ma dei farmaci che venivano somministrati agli atleti negli anni della sua carriera, anni Settanta e Ottanta (e non solo). a gennaio, quando Dino Baggio aveva raccontato di «certi integratori», l’ex dirigente della Salernitana aveva replicato: «Non tiriamo dentro Vialli, ma c’è stata una moria di giocatori lunghissima: i medici ti facevano punture e non sapevi quello che ti iniettavano».

    L’ex centrocampista (tra gli altri di Perugia e Roma) lo racconta in un’intervista al Foglio: «Non parlo di doping, perché non ho indizi e, tanto meno, prove di effetti dopanti. So, però, che c’era un uso dei farmaci per così dire allegro. I farmaci erano tanti e frequenti. Ci venivano somministrati durante la settimana e prima della partita. C’era un uso indiscriminato di farmaci e posso dirlo con cognizione di causa perché negli anni a cavallo fra il Settanta e l’Ottanta io giocavo. La cadenza delle somministrazioni era quotidiana. Il neoton, i cardiotonici e quelli che i medici definivano ricostituenti. C’era di tutto».

    Un fenomeno che, però, dovrebbe essersi ridotto almeno oggi, precisa: «I calciatori sono cambiati. Oggi, a differenza di un tempo, sanno proteggersi. Nessun calciatore attuale si fa fare un’iniezione intramuscolo a cuor leggero. Vogliono sapere preventivamente tutto del farmaco e molto spesso, nonostante ogni spiegazione e rassicurazione, non ci si riesce ugualmente». Sabatini assicura che gli atleti «hanno un’altra coscienza, altri scrupoli e, diciamolo pure, un’altra cultura».

    Sabatini, ora, è al palo: dopo l’esperienza da direttore sportivo con la Salernitana, la scorsa estate — a due settimane dall’impresa della salvezza — è arrivata una clamorosa rottura per le divergenze con il presidente Danilo Iervolino. Il dirigente, 67 anni, era stato fermato per la questione delle commissioni all’agente di Lassana Coulibaly. Ora ammette: stare fuori dal calcio «è durissimo. È come se mi avessero sottratto una quota della mia vita, ma tornerò presto. Se non fosse possibile come direttore sportivo, mi inventerò un lavoro nuovo».
     
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