ROBERTO DI FERRO, il partigiano "Baletta" fucilato e crocifisso dai nazisti a 14 anni

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    Roberto Di Ferro nasce in un piccolo centro dell’alessandrino; lavoratore precoce per aiutare la famiglia, Roberto prese, dopo l’8 settembre del 1943, la via delle montagne per dare il suo contributo. I suoi genitori erano contrari, all’epoca era poco più di un bambino: aveva appena tredici anni. Ma lui aveva scelto e non voleva tornare sui suoi passi.
    Da partigiano sull’Appennino ligure si guadagnò il soprannome di “Baletta”, per via della sua giovane età e del suo entusiasmo nello svolgere i compiti di staffetta. Era un ragazzino Roberto, lo abbiamo detto, ma non aveva paura di fare scelte da grande. E così presto decise che insieme alle comunicazioni avrebbe portato anche il mitra. Volle combattere al fianco dei suoi compagni, e anche nelle azioni di prima linea Baletta si distinse più volte, dimostrando che quella guerra dura e sanguinosa non riusciva ad intaccare il suo coraggio.
    Una guerra purtroppo fatta anche di spie e doppiogiochisti.
    Fu proprio a causa di una delazione che il gruppo di Roberto fu sorpreso in un’imboscata, durante quelle che sarebbero state le ultime settimane della guerra. Dopo aver esaurito ogni possibile resistenza, dieci partigiani del distaccamento "Marco Agnese", appartenente alla Brigata "Silvano Belgrano", furono arrestati a Pieve di Teco.
    Era il 25 marzo del 1945 e Baletta non aveva ancora compiuto quindici anni.
    Roberto fu condotto insieme ai suoi compagni al municipio, dove venne messo davanti ad un giudice tedesco, che per tre giorni cercò di estorcergli informazioni preziose, forse confidando in una debolezza dettata dalla giovanissima età. Ancora una volta, l’adulto nel corpo del bambino Baletta tenne duro e scelse la via più difficile, quella di non rivelare nulla, anche se questo significava andare incontro alle torture e, infine, alla morte.
    Nelle prime ore del 28 marzo a Roberto venne piantata una pallottola nella nuca e il suo corpo venne poi crocifisso; finiva così la breve vita di Roberto Di Ferro, il partigiano Baletta, che aveva dimostrato a tutti che il coraggio non è certo figlio dell’età anagrafica.
     
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