Donatella Versace: «Orgogliosa dell’Italia. Giusto fermare le sfilate. La moda? Non vorremo più le stesse cose di prima. Serve una rottura»

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    La stilista è rimasta a Milano a lavorare: «Mi commuove vedere che siamo finalmente tutti così uniti. La cancellazione degli show è poca cosa al confronto dei gesti eroici di medici, infermieri, farmacisti e volontari»
    «L’Italia è una grande Paese. E ce la farà». Donatella Versace, è a casa, a Milano. Non ha scelto nessun paradiso dorato per isolarsi, avrebbe potuto. Ma mai come un queste settimane lei, come tanti, ha ritrovato un senso di appartenenza e di voglia di esserci. «E’ un il momento di mettere da parte l’io per gli altri», dice. Concretamente (lei con la figlia Donatella ha contribuito subito alla lotta contro il Covid19, come tanti, tantissimi protagonisti della moda) ma anche moralmente. Anche se la moda ha deciso di fermarsi, sino a settembre: cancellate ufficialmente le sfilate di giugno e luglio, sia a Milano, sia a Parigi. «Una decisione — commenta la stilista — immagino dura da prendere da parte dei rispettivi organi in Italia e in Francia, ma credo inevitabile e corretta per tutti noi che lavoriamo alle presentazioni e per chi viene ad assisterle».

    Si parla di show digitali. E’ d’accordo?

    «Non so come sarà il futuro delle sfilate. In momenti di grande cambiamento sento fare dichiarazioni estreme, come che non faremo più sfilate o che saranno appunto completamente digitali. Io voglio pensare e sperare che, se un nuovo modo debba essere trovato, possa essere una via di mezzo. Le sfilate sono un momento magico. Un momento di lavoro, ma anche un momento di ispirazione che non credo possa andare perso. Forse ridimensionato, più intimo…».

    Ha suggerimenti?

    «Tutti noi stiamo pensando a come sarà la moda del “dopo” e, siccome non vi è nulla di certo, è molto difficile – e a volte poco produttivo – fare previsioni per poi dover ricominciare da capo con l’evolversi delle variabili in gioco. Ora, ciò che ritengo essere la cosa più importante è che tutti insieme riusciamo a superare questa catastrofe. Sono grata a tutti i Paesi che stanno mandando aiuti all’Italia e sono molto orgogliosa del fatto che molti altri Stati stiano ora prendendo l’Italia e la Cina come esempi per le misure adottate per combattere questo virus. Mi commuove vedere che, finalmente, siamo diventati davvero uniti nella lotta. Una comunità vera e solidale».

    «Uniti», una parola che sta ripetendo spesso.

    «Ognuno fa ciò che può, ma ognuno contribuisce, anche se questo significa semplicemente rispettare le regole e stare a casa. Sono grata a tutti gli operatori sanitari, a chi lavora nei supermercati e nella farmacie perché stanno pagando il prezzo più alto: la cancellazione delle sfilate per una stagione è poca cosa al confronto dei gesti eroici di queste persone. È un gesto di rispetto, non solo di sicurezza per ognuno di noi. Il nostro governo sta facendo un lavoro esemplare: nessuno poteva essere preparato ad affrontare una calamità come questa, nessuno l’ha mai dovuto fare. Al di là dei credo politici, non si può che applaudire chi ha sulle spalle la responsabilità di un Paese, delle nostre vite, per essere riusciti a mettere da parte le proprie convinzioni per il bene comune e a prendere decisioni così difficili, ma necessarie. So che torneremo e che torneremo sicuramente cambiati, ma più forti di prima. D’altronde l’Italia ha dato al mondo l’arte, la giurisprudenza, le basi dello Stato di Diritto, e potrei continuare la lista per ore... Ci rialzeremo anche dopo questo duro colpo, come abbiamo sempre fatto».

    Nulla sarà come prima?

    «Nulla, sì. Insieme alla paura e all’incertezza per il futuro, è emersa, però, anche questa cosa bellissima. L’anima della gente. Quella parte di noi che mette da parte l’io per gli altri, perché abbiamo capito che solo aiutandoci possiamo uscire da questa sfida vittoriosi. Il nostro Paese ha affrontato molti momenti negativi, ma mai come ora ci siamo sentiti orgogliosi di essere italiani e di ciò che l’Italia rappresenta nel Mondo e per il Mondo. Quindi, anche io nel mio piccolo, continuo a lavorare e a creare».

    Lavorare, una parola che oggi a tanti sembra una conquista più che una certezza.

    «Appunto, lo faccio non solo perché è mio dovere, ma anche per tutte le persone che lavorano con me, gli artigiani e le piccole imprese che dipenderanno da noi per poter ricominciare. Lo faccio in modo diverso rispetto a prima. Banalmente anche solo per il fatto che non posso andare in ufficio e stare con il mio team. La tecnologia in questo caso ci ha salvato. Mi permette non solo di essere in contatto con tutti in azienda, ma soprattutto di restare in contatto con le persone, leggere e vedere ciò che pensano e dicono. Io creo per loro ed è fondamentale per me questo contatto, anche se virtuale».

    Sete e paillettes, non sembra il tempo.

    « Creativamente parlando, io sono sempre io, pur nella consapevolezza che probabilmente dovrò trovare, insieme a miei ragazzi, un messaggio diverso da quello che avevamo in mente qualche mese fa. Se noi siamo cambiati, non vorremo più le stesse cose di prima. Quindi la collezione che farò dovrà avere un messaggio ancora più forte, di rottura. Sarà magari più concentrata, ma per questo vorrei che andasse a colpire direttamente al cuore e faccia dire: lo voglio!».

    Restare a casa, ma non fermarsi. Sembra impossibile.

    « La moda è sempre stata sogno, ha sempre voluto essere speranza e parte della conversazione culturale. Ecco, ora tutto ciò non potrebbe essere più vero. Noi siamo il fiore all’occhiello del Made in Italy, e nessuno potrà mai toglierci questo valore. L’Italia è un grande Paese e questa epidemia ci ha forse ricordato, nella tragedia, quanto questo sia vero».
     
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0 replies since 1/4/2020, 09:51   2673 views
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