Eccitata durante il temporale

racconto erotico

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    A lei piaceva, nelle notti d’estate, quando c’era il temporale, restare sdraiata sul letto, nuda, al buio, ad ascoltare i rumori dei tuoni e della pioggia, lasciando che l’aria fresca, che entrava dalla finestra aperta, le facesse fremere la pelle e le inturgidisse i capezzoli, provocandole una sorta di eccitazione sessuale.
    E restava così a lungo, con una mano in mezzo alle gambe toccandosi piano…
    All’improvviso una mano, nel buio, si allungò verso di lei e l’afferrò per un braccio. Prima che potesse gridare, un’altra mano, sulla sua bocca, non glielo permise; una voce sussurrò: “Taci…!” ubbidì istintivamente, nel buio non distingueva nulla e i lampi, ormai sempre più rari, non rischiaravano a sufficienza la stanza. L’uomo la afferrò per le braccia e gliele tirò in alto sopra la testa, per legarle alla spalliera del letto, senza che lei osasse ribellarsi. C’era qualcosa nell’aria, qualcosa di elettrico che la eccitava e poi quell’odore…l’odore di lui e della sua eccitazione, non capiva come potesse essere così provocante... Lui terminò di stringerle i polsi e cominciò a fissarle le caviglie ai piedi del letto, in modo che potesse appena piegare le ginocchia. In breve fu legata, le braccia e le gambe aperte, con due cuscini sotto le spalle che la facevano stare sollevata. “Non voglio farti del male…” Lui sussurrò. Per un lungo attimo non vide e non sentì più nulla, solo il temporale, tanto che pensò che lui se ne fosse andato. Era eccitata e quasi le dispiacque; aveva sempre fantasticato di farsi legare da qualcuno che poi avrebbe potuto approfittare di lei e ora…Poi lo sentì di nuovo, il suo odore, i suoi sensi, acuiti dal fatto di non poter vedere quasi nulla, avevano reagito subito alla sua presenza. Lui si sistemò tra le sue gambe aperte, le accarezzò le cosce e risalì verso l’inguine, ma si fermò e ricominciò dal basso verso l’alto, lentamente, facendo scorrere le mani sulla sua pelle più e più volte, finché il suo respiro si fece più veloce e lei inarcò il bacino verso le sue mani. Lui sorrise nel buio e si fermò. Le sfuggì un gemito di disappunto: era bagnata ed eccitata e voleva che lui la toccasse. Strattonò le corde che le serravano i polsi in un tentativo di ribellione, che lui placò subito, stringendole forte un capezzolo. Lei gridò di dolore, ma si sentì ancora più eccitata, la sua figa depilata era ormai fradicia e lei sentiva il lenzuolo bagnato sotto di sé. Lui ricominciò ad accarezzarla, questa volta sul corpo, stando ben attento a non toccarle i capezzoli. Lei gemette di nuovo sentendosi frustrata. Lui continuò eccitandola senza soddisfarla, le leccò l’interno delle cosce e l’ombelico, finché fu certo che avrebbe fatto qualsiasi cosa. Poi si alzò e si mise a cavalcioni del suo corpo appoggiandosi alla spalliera. Lei intuì, più che vedere, l’ombra del suo corpo sopra di lei e sentì il suo cazzo duro premere contro le sue labbra ed entrare prepotente nella sua bocca. Alzò la testa per prenderlo meglio, ma non poteva muoversi molto. Fu lui che glielo spinse lentamente, ma decisamente, in bocca, senza darle tregua finché non fu tutto dentro. Era grosso e lei faticava ad accoglierlo, ma lui lo lasciò fino in fondo alla sua gola ordinando “Tienilo…!” finché non le mancò il respiro; allora si tolse un poco permettendole di prendere fiato e poi cominciò a scoparle la bocca imponendole il suo ritmo. Lei cercò di assecondarlo e, mentre lui affondava, faceva scorrere la lingua stuzzicandolo nei punti più sensibili godendosi il modo in cui lui la riempiva. Dopo un po’ tolse il cazzo e le appoggiò le palle sulle labbra aperte. Subito lei le leccò e le prese in bocca succhiandole. “Brava” disse lui “sapevo che eri una troia…”Le fece succhiare e leccare a lungo le palle e il cazzo poi si scostò: era eccitatissimo e doveva calmarsi un po’

    Prese una corda sottile e si avvicinò a lei; le prese un seno e legò strettamente la corda alla base facendo diversi giri, poi tirò fissandola alla spalliera del letto. Fece lo stesso con l’altro seno, tirò e lei gemette. Strofinò il cazzo sui suoi capezzoli duri e sensibilissimi provocandole sospiri di piacere e lei pensò che se lui avesse continuato, sarebbe impazzita senza poter venire.
    Poi lui si alzò dal letto, armeggiò poco distante e accese una candela che rischiarò un poco la stanza e lei lo vide. Spalancò gli occhi…quel cazzo… oh quel cazzo, che lei aveva potuto solo assaggiare, svettava imponente tra le gambe di lui e lo desiderò mentre un brivido di piacere faceva fremere il suo corpo legato. Lui la guardava, la fiamma della candela disegnava luci e ombre sul suo corpo: era uno spettacolo così legata mani e piedi, indifesa, vulnerabile…eccitata… un velo di sudore le satinava la pelle e la figa leggermente aperta, che lui non aveva ancora toccato, grondava letteralmente. I suoi seni, che lui aveva legato strettamente, si muovevano al ritmo del suo respiro affannoso e, nei suoi occhi, brillava quella luce di eccitazione e di voglia che lui conosceva così bene…
    Lei implorò “Scopami...” “Pazienza bimba, non ho ancora finito con te…” Mentre parlava, le mostrò qualcosa: era una scintillante catenella argentata, alle estremità della quale erano fissate due minuscole pinzette metalliche. Negli occhi di lei un lampo di timore, subito sostituito da puro desiderio. Lui si avvicinò al letto e sedette sul bordo vicino a lei. Con una mano le toccò un seno sfiorandole un capezzolo era durissimo; le tenne fermo il seno, mentre con l’altra mano avvicinava la pinzetta. “No…” Lei cercò di ribellarsi tirando le corde che le legavano i polsi, ma lui la strinse. Lentamente avvicinò la pinzetta al capezzolo turgido, mentre lei ansimando supplicava: “No…ti prego…” lui le ordinò “Guardami!” e lei lo guardò negli occhi mentre lui faceva chiudere la pinza sulla punta del capezzolo. Lei urlò di dolore e chiuse gli occhi, ma lui strattonò la catenella e ordinò di nuovo: “Guardami!” riaprì gli occhi e li fissò nei suoi, lui si stava godendo ogni istante della sua sofferenza e ogni gemito di dolore e, quando lei si calmò un poco, gli bastò toccare appena la pinzetta per rinnovare il suo dolore. “Ora l’altro piccola…” Spostò la mano sull’altro seno e ripeté l’operazione con lei che, ora consapevole, lo supplicava più forte. Inesorabile la seconda pinzetta le morse la punta dell’altro capezzolo e le sue grida di dolore lo eccitavano sempre di più.
    Lasciò che si calmasse, poi si sistemò in mezzo alle sue gambe seduto sul materasso, infilò le gambe sotto le sue sollevandole il bacino e tirandola a sé. Così facendo aumentò la tensione alle corde che le bloccavano le braccia e i seni facendola di nuovo gemere di dolore. Lei pensò di impazzire: il dolore ai capezzoli era forte, ma lei era sempre più eccitata. Lui le strofinò il cazzo duro in mezzo alle labbra della figa indugiando sulla clitoride gonfia; lei gemette di piacere e si inarcò cercando di farsi penetrare, ma lui sorrise e si spostò. Poi le sollevò di nuovo il bacino e con le mani le allargò le natiche; fece scivolare il suo cazzo, bagnato di lei, sul suo buco più stretto e spinse. A lei mancò il fiato: quell’enorme cazzo tentava di penetrare il suo culo e lei non era pronta; ebbe un lampo di dolore che subito passò quando la sua cappella si fece strada dentro di lei. Allora lui le lasciò le gambe facendo in modo che si impalasse lentamente, da sola, sul suo cazzo duro. Lei cercò di resistere contraendo i muscoli e inarcandosi, ma lui afferrò la catenella che le torturava i capezzoli e tirò verso di sé. Lei urlò “Fino in fondo piccola…o continuerò a tirare….” Continuò a tirare la catenella finché lei non riuscì a farsi entrare tutto il suo grosso cazzo nel culo. Lei si sentiva spaccare: quel palo rovente le bruciava nel culo e i capezzoli martoriati erano doloranti. Lui cominciò a muoversi dentro di lei, inculandola lentamente ed entrando ogni volta più in fondo. Ogni volta che le spingeva il cazzo nel culo, tirava la catenella verso di sé. Lei era in agonia, dolore e piacere si mescolavano provocando sensazioni esplosive; gemeva senza sapere se di dolore o di piacere e desiderava che quel cazzo la sfondasse. A un tratto lui si tolse e, preso un plug anale che aveva tenuto lì vicino, lo infilò lentamente al posto del suo cazzo; poi, piano, cominciò a stuzzicarle la clitoride gonfia con le dita, mentre le infilava il cazzo nella figa madida. Cominciò a scoparla piano continuando a toccarla e muovendo la catenella. Il suo cazzo, in profondità, si incontrava con il plug nel culo facendolo impazzire di piacere. Lei si sentiva dilatare al massimo, il cazzo di lui, complice quello nel culo che la rendeva più stretta, la stava facendo impazzire e finalmente venne gridando di piacere. L’orgasmo esplose in tutto il suo corpo,in ogni fibra e in ogni nervo, amplificato dalla tensione cui erano sottoposti i suoi muscoli a causa delle corde. Lui si fermò dentro di lei continuando solo a toccarle la clitoride e, quando il suo orgasmo cominciò a calmarsi, ricominciò a muoversi e a toccarla finché si eccitò di nuovo e venne ancora e ancora…Alla fine lei lo supplicò “Basta… non ce la faccio più…ti prego…”rendendosi conto che lui non era ancora venuto. Allora lui uscì da lei e si mise di nuovo a cavalcioni per offrire il cazzo alla sua bocca; prima però, le slegò i seni lasciando le pinzette. Poi le infilò il cazzo bagnato, tra le labbra e ricominciò a scoparle la bocca come prima e mentre affondava nella sua gola, tolse le pinzette. Il sangue che tornava a circolare, le procurò un dolore lancinante e lei urlò con la bocca piena del suo cazzo. Lui le stinse i capezzoli torturandoli con le dita, continuando a scoparla in bocca finché venne nelle sue grida di dolore. Lei fu costretta a ingoiare per non soffocare e lui le lasciò il cazzo in bocca finché non ne fu certo. Poi si tolse le slegò mani e piedi e le tolse il plug dal culo. Si sdraiò accanto a lei, ancora ansimante, massaggiandole i polsi e carezzandole il corpo “Tutto bene piccola?” “Amore mi hai fatto impazzire…” sussurrò lei. Lui sapeva perfettamente, come farla godere…
     
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  2. Eltromba
     
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    Bel racconto
     
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