Adolescenza violata

racconto erotico shotacon sesso tra adolescenti

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    Io credo che tutti gli uomini in età adolescenziale hanno vissuto il loro sviluppo, la maturità sessuale, la masturbazione come uno specchio a cui ci si guarda ansiosamente per misurare i propri difetti e per confrontare la propria identità sessuale. Per questo l’adolescente vive l’avvicinamento all’altro sesso in modo incerto, prudente, vigile pronto ad attaccare e a difendersi. Naturalmente sull’intensità e sulla soluzione del conflitto sessuale influisce l’atteggiamento con cui i genitori educano il bambino: le famiglie che allevano il figlio sulla base di un’accettazione equilibrata e di un genuino interesse aiuta l’adolescente ad una risoluzione più rapida e positiva del conflitto. Mentre la mia famiglia non mi è stata vicino, e nemmeno le famiglie dei miei coetanei. A quei tempi scoprire la maturazioni degli organi sessuali era il segreto dei gruppi di bambini e tabù dei grandi nei loro confronti. Nell’adolescenza acquista un’importanza decisiva il gruppo dei coetanei che inizialmente ha una struttura omosessuale. Questo tipo di gruppo, vissuto dai ragazzi di 11-16 anni, componendosi di soli maschi serve a superare le angosce relative alla propria identità sessuale attraverso una chiara distinzione fra sessi. I gruppi di questo tipo sono tenuti assieme più che dall’affinità tra membri, dallo loro eterogeneità: in questo modo l’adolescente vive ogni membro del gruppo come una specifica parte del Sé e l’intero gruppo come contenitore di tutte le parti scisse. Io ricordo che con i miei amici ci appartavamo in zone della campagna di periferia e si facevano le gare a chi teneva il pene più grande o dimostrare chi aveva più crescita della peluria. La dimostrazione di essere l’uno più sviluppato dell’altro. Lo stupore e la gioia della prima eiaculazione. Io ero il più timido. Osservavo gli altri e un po’ preso d’invidia, la provavo poiché mi sentivo inferiore. Ancora di più quando si unì a noi un ragazzo di qualche anno più grande. Un giorno decidemmo di portare questo ragazzo con noi a fare la solita passeggiata fuori paese. Di solito facevamo prima qualche gioco per poi distenderci al sole, tiravamo giù i pantaloni e cominciavamo con le solite chiacchiere e speculazioni. Lui non si stupì di vederci con le braghe calate. Si calò pure lui i pantaloni e si cominciò a toccare. Gli occhi miei si fissarono sul suo cazzo. Aveva una forma un po’ curva. Era bello sviluppato con un pube villoso. Faceva un certo effetto vedere il pelo del cazzo nero e lui di carnagione chiara con capelli biondi. Era smilzo, era furbo e ci chiese come passavamo i pomeriggi. Rise e ci derise. Gli raccontammo che ci toccavamo ognuno per conto nostro. Qualche sega ma niente di più. Lui subito propose di fare un giochino. Disse: “invece di stare qui a menarcela solamente, perché non facciamo delle coppie e a turno ce lo mettiamo nel culo?” L’entusiasmo svanì e la proposta non fu accolta da tutti. Alcuni si dissociarono e si tirarono indietro. Anzi ricordo che quasi scapparono. Rimanemmo in quattro. Il ragazzo biondo Piero, io e altri due: Mario e Pasquale, della mia stessa età. Mario però aveva pure lui un cazzetto bello vigoroso. Sembrò quasi un caso che lui Mario e il biondo Piero dovevano essere quelli attivi io e l’altro i passivi. Il biondo fece mettere a pecora Pasquale si sputò sulla cappella e cominciò a strusciarlo vicino al buco di Pasquale. Mario mi fece piegare in avanti e cercò di imitarlo. Certo il possente Piero non trovò difficoltà a deflorare Pasquale che cacciò un urlo e subito si divincolò. Si misi quasi a piangere. Volle smettere. Io invece cercavo di menare i fianchi per aiutare Mario a farlo entrare. Erano vani movimenti. Non volevo che il gioco finisse subito. Non so, ma inconsciamente ero attratto da quel gioco. Mario si arrese e fece posto a Piero che non disdegnò di provarci lui con me. I due rimasero a guardare. Piero lubrificò il mio culo

    e il suo cazzo e con un colpo di ariete affondò quel pezzo di carne dentro di me. Sentii un dolore forte, ma subito seguito da un dolce piacere. Piero cominciò a trapanarmi fino a quando un fiotto caldo mi inondò le viscere. Stavo provando una novità, una dolce novità. Mi era piaciuto. Piero si sentiva grande e cercò di spiegare a Mario che il trucco era la lubrificazione. Io invece sapevo che era la durezza. Lui era più grande e già eiaculava copiosamente a differenza nostra che mala pena veniva fuori acqua lucida.


    Piero ci raccontò che qualche anno prima fu scopato pure lui. Ci raccontò come successe e ci spiegò che per lui non era un dramma, forse all’inizio era stato difficile, ma dopo un piacevole passatempo retribuito. infatti certi giorni era lui a cercare il signore che lo aveva scopato e questo era anche generoso. Nei giorni seguenti io e il gruppetto continuammo a vederci e giocare con il sesso. Di lì a qualche mese anche Pasquale si allontanò e ci comunicò che non aveva voglia di continuare con questo gioco … provava sempre e solo dolore e quando doveva metterlo a qualcuno non riusciva ad avere erezione. Non voleva diventare frocio diceva. Questo che per noi era un gioco a lui non gli piaceva come gioco. La comitiva si sciolse. I primi non hanno mai saputo cosa successo dopo la prima proposta di Piero. E noi quattro decidemmo di non divulgare questo nostro segreto. Passato un po’ di tempo le scuole chiusero per le vacanze e un giorno mi incontrai di nuovo con Piero. Parlammo del più e del meno e a brucia pelo mi chiese se volevo andare con lui il pomeriggio in un posto di campagna. Non tentennai, fui contento ma già immaginavo il finale. All’ora stabilita mi venne a chiamare e passò a prendermi insieme con un signore di nome Luigi. Un quarantenne non sposato che aveva un casolare e un pezzetto di terra fuori paese. Luigi aveva una Ape. Io avevo il cuore in gola perché intuii subito che era il tipo che l’aveva scopato. Volevo quasi rinunciare ma allo stesso tempo volevo dimostrare di essere coraggioso. Pensavo non posso violentarmi, Arrivati in campagna aiutammo Luigi a fare dei lavoretti e questo mi mise a mio agio. Luigi si allontanò perché doveva fare dei lavori con il trattore. Mi sentii sollevato. Raccontai a Piero che l’avevo pensato qualche volta e che quando succedeva avevo un’erezione. Provavo anche a masturbarmi, ma niente sperma, Gli chiesi: “non sarò mica gay?” Lui mi tranquillizzò e mi raccontò che anche a lui quando Luigi lo inculò successe la stessa cosa. In quel momento ebbi la conferma che Luigi era quello che inchiappettò Piero. Luigi era scapolo e non aveva donne. Piero andava spesso con Luigi in campagna e una volta, mi raccontò, lo trovò che si masturbava. Allora Luigi disse a Piero:“ che fai tirati giù i pantaloni e impara”. Poi successe che gli propose di fare sesso. In quel momento mi venne duro. Piero se accorse e mi ripropose la stessa cosa. Accettai. Ci fu una variante. Piero mi prese la testa e me la portò all’altezza del suo cazzo. Ho avuto un po’ di esitazione, ma pian piano cominciai prima a baciarglielo e poi leccarlo tutto intorno, chiusi gli occhi e aprendo la bocca me lo affondai fino alla gola. Aveva un sapore dolce e acre allo stesso tempo, la pelle del cazzo mi sembrava vellutata. Gli feci un pompino e non mi rendevo conto più di quello che succedeva intorno a me. Luigi era tornato e non me ne ero accorto. Lui senza meraviglie e senza scrupoli si tirò giù i pantaloni e volle che gli facessi anche a lui lo stesso trattamento. Io come una troia senza pudore mi avvicinai e cominciai subito a succhiargli il cazzo che era molto differente di quello di Piero. Era più tozzo, più largo,meno lungo e quasi difficile da imboccare. Aveva due coglioni che sembravano due mele. Nel frattempo Piero si tirò una sega e venne. Allora Luigi disse: “ babbeo, te lo inculavi, almeno avresti goduto meglio”. Però Luigi non si fece scappare l’occasione lubrificò per bene il mio sfintere si sputò sul cazzo mi fece girare e mi inculò in un colpo solo. Sentii un grande dolore. Mi tirai indietro e con le lacrime dissi che non volevo. Luigi allora mi cercò di calmare e piano

    piano riprovammo. Provai ancora un po’ di dolore ma mi lasciai andare. A differenza delle altre volte il mio cazzo rimase moscio. Lo feci arrivare dentro di me, ma non vedevo l’ora che finiva.

    Passarono alcuni giorni prima di farmi rivedere in giro. Mi ero sentito sporco e violentato. Trovai il coraggio e mi feci un giro in paese. Incontrai Piero e gli raccontai del mio imbarazzo e depressione. Lui mi rincuorò e capì. Forse era stato anche lui nelle mie stesse condizioni. Dopo qualche giorno vidi anche Luigi. Lui si fermò e mi chiese se volevo aiutarlo in campagna ma io rifiutai l’invito. Ci riprovò ancora promettendomi una paga. A questo punto accettai. Arrivati al casolare lui mi confessò che l’invito non era per lavoro, ma per scopare. Io rimasi in silenzio. Alla vista però dei soldi cambiai idea. Erano tanti, poi per un ragazzino della mia età! Lui forse voleva rimediare con più dolcezza. Entrammo e non persi tempo a spogliarmi, volevo che tutto finisse subito. Invece quel marpione di Luigi mi confessò che voleva fare sesso al contrario della prima volta. Voleva fare con calma e dolcezza per non crearmi traumi. In pratica voleva svezzarmi come una bella checca. Non so se fu il suo modo dolce di parlare o fu la sua promessa che ad ogni incontro c’era la paga ma io non ci stavo capendo più niente ed ero già con il suo cazzo tra le mani. Credo però che sia stata anche la mia voglia di essere sodomizzato. La mia curiosità di riprovare quel piacere che avevo provato la prima volta con Piero ancor prima di conoscere Luigi. Di sentire il pene che scivolava avanti e indietro per poi sentire il fiotto dello sperma nel culo. Ci spogliammo tutti e due, feci distendere Luigi mi abbassai sul membro ancora non del tutto bello dritto nella sua dimensione, cominciai a leccarglielo fino alle palle. Quelle due grosse palle mi incuriosivano. Pensavo se erano tutte piene di sborra. Volevo che si svuotassero interamente nel mio sfintere. Vedevo Luigi che si sentiva rilassato, mugolava, si contorceva e io provavo piacere nel vedere che il mio lavoretto di bocca lo faceva eccitare. Però mi ripetevo nella mente non sono un frocio. Lui ad un certo punto mi fermò. Voleva rilassarsi e non voleva rovesciare tutto il succo della sua banana sul mia faccia. Questa volta era molto più bello meno traumatico. Mi fece mettere a pecora e cominciò a leccarmi il culo la schiena fino al collo. Mi prese e mi girò di pancia in su cominciando a leccarmi le gambe fino ai testicoli. Quasi sfiorò il mio pene, ma non lo imboccò. Continuò a sleccarmi tutto fino a fermarsi. Scese dal letto andò in bagno e tornò con un tubetto di vasellina. Capite cosa fece. Mi lubrificò per bene e mi massaggiò le chiappe per una buona mezz’ora, ogni tanto si lisciava quel pezzo di carne che unto a dovere sembrava un totem. Mi stavo eccitando come una puttana, ma mi ripetevo non sono gay. Prese il suo cazzo e lo puntò al mio buco. Cominciò a strusciarlo su e giù in mezzo alle chiappe. Ogni tanto lo ficcava solo un poco, usciva e strusciava, mi portò al punto di farmi urlare di piacere senza che nemmeno me lo avesse messo per intero. Tac ! Un colpo e scivolò quel pezzo di muscolo dentro di me. Ero un adolescente ma ero anche una troia nata. Luigi cominciò un andirivieni magnifico però ogni tanto si doveva fermare … era eccitatissimo. Si distese e mi fece accovacciare su di lui dandogli le spalle. Mi muovevo io su e giù. Sentivo la sensazione di quando uno deve defecare. Era bello. A differenza dell’altra volta era veramente bello. Provammo anche la posizione simile del missionario con lui che mi leccava il petto e il collo ma mai la bocca. Ad un certo punto mi fece girare a pecora mi inculò e volle finire con una cavalcata da oscar. Mi svuotò dentro il colon non so quanti litri di sperma. Ci

    accasciammo esausti e sudati scoppiamo in una fragorosa risata. Andai al bagno per lavarmi e mi si reso conto che colava dal culo tanta sborra che sembrava che avessi la diarrea.
     
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