Seghe tra compagni di classe [SHOTA]

racconto erotico shotacon

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    "Dai, se i tuoi non ci sono oggi ti vengo a trovare. Ci facciamo una sega reciproca, vedrai quanto è bello" "Non lo so, ci penso e ti so dire, poi non parlare adesso che quella si incazza" "Raimondi e Militello avete finito?? Sapreste riprendere il filo da dove ho finito il discorso su Ungaretti?"
    "Beh si, Ungaretti... mi illumino di immenso"
    "Te lo do io l'immenso! Stavo parlando di un'altra poesia! Raimondi: fuori dalla porta fino alla fine della lezione. Militello: dietro la lavagna, se mandassi fuori anche te faresti combutta col tuo compagno e ve la sghignazzereste alle mie spalle e invece no! E sei fortunato che non ho a portata di mano un cappello a cono se no sai quanto mi piacerebbe mettertelo. Sono pagata per fare lezione! Non per sentire bisbigliare gli asini mentre spiego, è chiaro?"
    In aula risata generale...
    "Avete poco da ridere branco di fannulloni! Non c'è nessuno in questa classe degno di nota. Ma quando vengono i vostri genitori non la passate liscia sapete! Voi pensate di essere superuomini perchè avete già compiuto 18 anni ma non è così! Se l'esame di maturità pensate di passarlo stando su facebook, sulla playstation e col cellulare in mano tutto il giorno vi sbagliate alla grande. Il giorno del giudizio è vicino e soltanto gli eletti saranno sorteggiati maturi!"
    Woow! Soltanto gli eletti verranno sorteggiati maturi... che parolone accattivanti, chissà quanti film s'è vista questa. Che noia però la Quartini, minchia, i professori di vecchio stampo, quelli che sbraitano ancora, che si incazzano sempre, sempre pronti all'urlo facile. Poi più che in quinta liceo mi pareva d'essere alle elementari per le sue sceneggiate. Mi sentivo un cretino dietro la lavagna mentre lei continuava a spiegare. Poi sentivo il peso di quel cappello a cono virtuale che lei mi aveva messo. Mi sentivo il buffone di corte. Per fortuna mancava poco alla fine della lezione. E per fortuna avevo altro a cui pensare. La sega reciproca proposta da Edoardo mi attizzava maledettamente anche se non glielo volevo far capire per difendere la mia parte di uomo virile, uomo, beh, non esageriamo... ragazzo virile, mah, ragazzo virile non si dice mica.
    insomma... per difendere quella parte non frocia che c'è in me, così va meglio :)
    Suonò la campanella. La Quartini salutò col suo solito urlo isterico "E domani interrogo, e preparatevi se no per voi son guai!".
    Si affacciò Franzini da dietro la lavagna: "Dai Maurizio adesso puoi uscire, la strega è andata via" disse sghignazzando. "Hai poco da ridere Guido, fossi tu il primo della classe". Raggiunsi con rabbia e velocità Edoardo: "Bella figura che c'ho fatto, grazie a te"
    "Capirai... preferivi essere sbattuto fuori al posto mio?! Poi puoi togliertelo il cappello adesso!"
    "Che cappello?" "Quello a cono che t'ha messo la profe... ahahah" "Ahh fai anche lo spiritoso eh? Facciamo i conti oggi a casa mia!"
    "Wee, allora hai accettato?" "Ti aspetto oggi, poi si vedrà".

    Tornai a casa con i miei stupidi pensieri. Io non sono gay, mi piacciono le ragazze ma finora non sono riuscito a infilarmene una. Come dire di no al compagno di banco che ti propone una sega insieme? Ma che sia solo sega, sia inteso, nè bacini, nè carezzine, nè bocchini! Quelle son cose da froci. Il pomeriggio ero un pò nervosetto sapendo che stava per arrivare il Raimondi.
    Non sapevo se farlo accomodare in sala o in camera mia. Forse in camera saremmo stati più comodi. Avevo un bel letto grande, molto meglio del divano che c'era in soggiorno.
    DLINDLON.
    Andai ad aprire. Mi fece un sorrisone quando gli aprii la porta e venne spontaneo farlo anche a me. "Ho portato il gelato, ti va?" "Grazie, ne avevo proprio voglia, dai andiamo a mangiarlo in soggiorno". Edoardo si sedette sul divano,
    io sulla poltrona adiacente. Non eravamo di molte parole. Mentre piluccavamo il cornetto ci guardavamo sorridendo ogni tanto. Poi notai che lo sguardo di lui rimase fisso su di me. "Perchè mi guardi così?" "Perchè mi piaci" rispose.
    "Weee weee weee, calma, non ti sarai mica fatto strani pensieri su di me vero?" "Io no, è che tu mi hai chiesto perchè ti guardo e ti ho risposto". "Sei gay! Amettilo!" "Cosa mi dai se lo ammetto?" "Non ti do niente, sei venuto qui per masturbarci insieme? Questo mi sta bene, ma solo questo!" Edoardo non replicò ma continuava a guardarmi con insistenza tantochè mi accorsi che aveva due occhi molto belli, ma questa fu solo una divagazione, non avrei mai fatto nulla di più che una sega con lui. Se avesse avuto una figa allora, beh allora sarebbe stato diverso.
    "Andiamo in camera dissi" e mi seguì. Entrammo in stanza. "Ti piace Lady Gaga?" mi chiese dopo aver notato il poster sopra il computer. "Si perchè?" "niente, niente, è che la trovo solo molto un pò trash!". Lo guardai male. "Sei più bello quando fai la faccia incazzata" mi disse.
    "Guarda che non ci casco, se mi stai facendo le avance con finta disinvoltura te lo dico, con me non attacca!" Ma cominciavo ad avere dei dubbi che su di me non attaccasse. Aveva quello sguardo che cominciava ad pervadere il profondo del mio io. Per sdrammatizzare passai a "Dai mettiamoci sul letto. Inizi tu o inizio io?" "Posso spogliarti io?" mi fece. Mmmm... annuii un po' controvoglia e glielo lasciai fare, ero curioso di vedere fin dove si sarebbe spinto. Ci sdraiammo accanto. Cominciò ad accarezzarmi la patta, più volte, ma resistevo eheh, ce l'avevo moscio come un panno vileda. Passò alla cintura. La slacciò. Aprì il bottone dei pantaloni e mi tirò giu' la cerniera. Entrò deciso direttamente nello slip con la mano e mi toccò l'uccello. Reazione inaspettata. Alzabandiera. "Allora non sei così insensibile" disse sussurandomi nell'orecchio. Volevo
    dirgli di stare più' lontano con le labbra dalla mia faccia ma era già troppo tardi, la sua lingua si era già insinuata sul mio collo. Me lo stava baciando e io per correttezza o per decenza non ebbi il coraggio di fermarlo. Cercai di distrarlo infilandogli una mano nei pantaloni. Ma la tattica non funzionò. Servì solo per constatare che ce l'aveva già durissimo e per fargli aumentare l'intensità delle labbra sulla mia pelle. Ma sapevo che non si sarebbe accontentato. Prese ad accarezzarmi il viso avvicinando la sua bocca alla mia. Mi sentii molto in imbarazzo e girai il viso dalla parte opposta. Ma la sua mano me lo riposizionò in corrispondenza del suo e prima di riuscire a urlargli no mi aveva già stampato le labbra sulle mie. Solo le labbra sulle labbra. Fortunatamente nessuna lingua in bocca, non so come avrei reagito.
    Si alzò di scatto col busto e prese a tirarmi giu' i pantaloni. Si alzò dal letto, mi tolse anche le scarpe e mi tolse i calzoni del tutto. Poi si
    tirò via la maglia, la cintura, i pantaloni e questo sempre guardandomi fisso negli occhi. Lo guardavo anch'io, incuriosito e forse affascinato
    da quel corpo quasi nudo. Mi si avvicinò ancora e a forza mi fece levare la maglietta e si sdraiò di nuovo accanto. "Come va? Sei in imbarazzo?" mi chiese. "In imbarazzo io? Figuriamoci, per così poco?" "Lo chiami poco? Raimondi e Militello nudi in un letto per te è poco?".
    Mi accarezzava il petto, giocava coi miei capezzoli, poi ci arrivò con la bocca e prese a succhiarmeli. Confesso che mi piaceva e tanto, nessuno me l'aveva mai fatto, ma trattenevo i gemiti, trattenevo le emozioni che mi stava generando. Non volevo dargliela vinta. Ma poi fu inutile, un urlo mi scappò alla fine e lo guardai. Mi sorrise aggiungendo: "Ti piace farti baciare le tette, eh?" Non risposi.
    "Lasciati andare, sarà tutto più facile".
    E si avvicinò ancora alle mie labbra con le sue. Chiusi gli occhi urlando disperatamente no dentro me stesso. Ma al contatto con la sua bocca le mie labbra si aprirono automaticamente, come quando si apre una vongola dopo averla messa nell'acqua bollente. Pensavo mi facesse schifo la sua lingua ma era un pensiero errato, mi diede i brividi tantoche avrei
    voluto dirgli di non smettere. Ma quel bacio durò pochissimo. "Lo so che ti piace, anche se non vuoi ammetterlo!" mi accarezzò. Poi con la stessa mano tornò nel posto che pensavo avesse dimenticato. Mi tolse con violenza il pisello dallo slip e già che c'era me lo sfilò del tutto e lo fece volare in aria. Cominciò a masturbarmi. "Che bel cazzo che hai - disse - è il primo che vedo dal vivo, non ti fa onore questo? Ne ho sempre visti nei filmati porno finora" Io restavo zitto, non sapevo che rispondere, sapevo solo che mi piaceva un casino la sua mano sul mio
    cazzo. Era bravo, chissà quante seghe si era fatto da solo. Beh posso star zitto, non si contano quelle che mi son fatto io. Ebbi l'impulso irrefrenabile di ricambiare. Raggiunsi il suo uccello e cominciai a menarglielo da dentro i boxer. Ma volevo anche guardarglielo e i boxer glieli tirai giù. Ce l'aveva un pò più grande del mio. Presi ad andare avanti e indietro con la mano mentre lui stava facendo altrettanto. Sembrava la scena di un porno. Si confesso, qualche filmatino di ragazzi che si segano l'ho visto, solo qualcuno, non uno di più. Ma tra vederlo fare e farlo c'è di mezzo il mare. La sega reciproca stava facendo effetto, ero più che eccitato. Molto meglio farsi masturbare che farlo in solitidine. E poi Edoardo ci sapeva fare. "Quanto tempo resisti di solito?" mi chiese. "Beh dipende, a volte mi faccio delle pippe che durano anche una mezzora ahah... e tu?" "Beh anche per me dipende ma con il contatto della tua mano, potrei durare pochissimo" "Avvertimi quando stai per venire
    -gli dissi freddamente- che non voglio sporcarmi". Si sentì provocato. Si mosse e tornò ad avvicinare il suo viso al mio. Con un sorrisino maliziosissimo mi sussurrò: "Sicuro che non vuoi sporcarti la mano con la mia panna Maurizio?". Volevo rispondergli che ero sicurissimo ma non me lo fece dire. Si appiccicò di nuovo con le labbra sulle labbra. Interruppe anche la sega che mi stava facendo per concentrarsi meglio e mi accarezzò tutta la faccia e i capelli mentre la sua lingua sembrava un pennello che invece di vernice smaltava della sua saliva la mia bocca. Chiusi gli occhi. Era troppo bella una cosa così. "Sai di cioccolato" mi disse dopo aver detto fine a quella limonata che durava da più di cinque minuti. "Anche tu" replicai sorridendogli. "Mi piace come baci, forse perchè non ho mai baciato nessuno... e tu?" "Anch'io non ho mai baciato, ma avevo sempre pensato di farla con una ragazza, non certo col compagno di banco" risposi.
    "Sei pentito?" "No, perchè dovrei, ma a parte tutto non pensare che io sia frocio!" "Dai, è troppo presto porsi questi problemi, non ho pensato tu sia gay, ma fare queste cose a questa età è normale".
    Sara' stato normale per lui, per me un pò meno, ma in quel momento non volevo far filosofia, mi lasciai andare. Lo scopo di quell'incontro era soltanto quello di godere insieme. Ricominciammo a masturbarci.
    Ognuno imitava l'andamento dell'altro in una perfetta sintonia. Ma il cazzo era solo un tramite. I nostri sguardi si attaccarono insieme, seguendo le smorfie, le espressioni, i particolari del viso. Io studiavo lui e lui studiava me mentre le mani non davano tregua. Ogni tanto divincolava il corpo, segno che indicava quanto stava provando. Io non provavo certo di meno e più volte il mio bacino e le mie gambe si lasciarono andare a movimenti incontrollati.
    "Dammi ancora la lingua" gli sussurrai. Questa volta il bacio fu più intrigante. Mi piaceva il suo alito che sapeva di cacao, mi piaceva la sua bocca, mi piaceva il profumo che emanava la sua pelle, il tipico odore che ha la pelle dopo aver indossato panni appena lavati. Sapeva di bucato. Mi staccai delicatamente dalle sue labbra, sentivo che stavo per venire e glielo feci capire cominciando a gemere come un cretino. Mi tolse la mia mano dal suo cazzo, si alzò col busto avvicinandosi al mio e aumentò la velocità guardando con curiosità quello che stava per succedere. Chiamasi sborrata. C'ero arrivato e chiusi gli occhi in quel momento mentre stavo bagnando la sua mano e il mio pancino. Qualche verso mi scappò ed era più che giustificato. Guardai Edoardo e la sua espressione quasi incantata mentre la sua mano rallentando, mi strizzava l'uccello dal quale ormai uscivano solo le ultime gocce. Ci sorridemmo.
    "Allora?" mi fece molto malizioso. "Allora adesso tocca a te!" risposi duramente dopo aver esaurito gli sbuffi dovuti al totale godimento. Imitai la sua posizione che aveva assunto prima e mi avvicinai al suo cazzo. Glielo presi con l'indice, il pollice e il medio e andai sue giù per infinite volte, osservandolo bene, analizzandolo, cercando forse le differenze tra il suo e il mio. Ogni tanto mi fermavo lasciando completamente scoperto il glande per studiarmelo in ogni minimo dettaglio, il colore, il frenulo, il buchetto in mezzo perfettamente rosso e liscio. Lui mi guardava in faccia, aveva un'espressione tra il lussurioso e il sofferente. Per sfogarsi in qualche modo mi accarezzava e pizzicava la schiena. Con l'altra mano presi a stringergli i capezzoli. Due più due fa quattro. Era sempre più eccitato, lo sentivo anche dai versi che anche se mezzi soffocati si faceva uscire. Mi prese una gran voglia di vederlo sborrare e iniziai l'atto finale accelerando alla velocità della luce il movimento della mia mano. Sentivo le sue unghie che si trascinavano delicatamente sulla mia schiena. L'esplosione che ne seguì fu inevitabile, incontrollata, spettacolare e per certi versi indesiderata. Si perchè il primo getto, violentissimo andò a stamparsi sulla mia faccia. Non me l'aspettavo, non volevo questo. Sentivo il suo sperma che colava dalla mia fronte sul naso e sulle labbra e la cosa mi infastidiva notevolmente ma volevo essere professionale e dovevo finire, dovevo farlo godere. Non mi fermai finchè non gli uscì più alcun gemito, finchè i muscoli del suo corpo non esaurirono ogni minimo sussulto, finchè dal suo cazzo ancora durissimo e bagnato non uscì più l'ombra di una goccia.
    Edoardo aprì gli occhi e mi sorrise aggiungendo un forzato "Mi dispiace". Non so se gli fosse dispiaciuto realmente avermi imbrattato il
    viso, gli risposi semplicemente "Stronzo" con le labbra completamente bagnate dalla sua sborra che continuava a colare. Presi un fazzoletto
    e mi asciugai in fretta. "Sei arrabbiato?" mi chiese. "No dai, non è stata colpa tua, semmai mia, avrei dovuto stare più lontano" "Se non sei arrabbiato mi dai un bacio?".
    La parte mezza etero di me aveva voglia di morderlo ma sfogai il tutto entrando nella sua bocca con la mia lingua e spazzolando con violenza e tenerezza per altri cinque minuti buoni. Non sapeva più di cioccolata. Sapeva di Edoardo soltanto e mi piaceva. E tanto. Quel pomeriggio di sesso adolescenziale si chiuse lì. Avevamo varcato soglie mai valicate. Avevamo esplorato la dimensione di un essere altrui nel punto più intimo. Avevamo raggiunto l'orgasmo con serenità, senza troppe paranoie e con inaudita dolcezza.

    Il mattino dopo ci ritrovammo nella solita aula della quinta C. Con i soliti compagni, con la solita zero voglia di imparare quello che ci veniva insegnato, con la solita professoressa nevrotica che non aspettava altro di sfogare i suoi problemi personali su di noi.
    "La prossima volta proviamo a fare qualcosa di più hard?" mi sussurrò Edoardo in un orecchio.
    "Che intendi per qualcosa di più hard?" gli chiesi. "Ne parliamo poi, zitto adesso se no quella si incazza...".
    "Ragazzi vi siete preparati? Avevo detto che oggi interrogavo. Cominciamo con due nomi a caso... Raimondi e Militello! Che ne direste di venire qui e raccontarmi qualcosa di Ungaretti, Saba e Montale?".
    Ci alzammo controvoglia trascinando i nostri passi spenti fino alla cattedra. La Quartini ci massacrò anche perchè dei suddetti poeti non ne sapevamo una sega. Ma poco importava a me. Io non vedevo l'ora di fare quello che Raimondi mi aveva bisbigliato nell'orecchio.
    E fu una cosa molto hard...
    Ve l'assicuro!


    Era passata una settimana da quando Edoardo mi aveva proposto qualcosa di più hard ma non avevo ancora ceduto, temporeggiavo per non dargliela vinta, volevo farlo soffrire anche se conoscendomi ci sarei caduto molto presto, quasi sicuramente.
    Quella mattina qualcuno aveva portato un cappello a cono in classe e lo aveva appoggiato sulla cattedra. Carina come trovata. Forse per prendere per i fondelli la Quartini o solo per darle la possibilità di metterlo in testa a qualcuno che disturbava mentre stava facendo lezione. La prima ora era quella di filosofia. Il professor Stroppa era uno dei più buoni, forse quello che ci comprendeva di più. Quando entrò e vide il cappello lo prese in mano e sorridendoci ci chiese "E questo?". La Simoni fece da portavoce: "Beh è un omaggio che volevamo fare alla professoressa Quartini. Lei è fissata coi cappelli a cono e muore dalla voglia di farlo indossare a qualche asino". "Ah, la Quartini -riprese Stroppa- mi parla spesso di voi e mi rammarica molto il fatto che ce l'abbia tanto con questa classe. Io cerco di capirvi, di venirvi incontro, con la mia materia del resto non andate malissimo e io faccio di tutto per aiutarvi. E anche all'esame vedrete cercherò di stare dalla vostra parte e di fare in modo che siate ammessi tutti anche se avete lacune in qualche materia" "Grazie professore" ribattè Montequarti.
    "Ma adesso ragazzi facciamo una cosa, questo cappello, anche se è molto carino e ben fatto, lo piego e lo butto nel cestino, che dite?" E così fece. "E cercate anche voi di andare un pò incontro alla signora Quartini, cercate di studiare un po' di più italiano e di disturbare meno quando lei spiega, ok ragazzi?"
    "Peccato -dissi ad Edoardo- mi sarebbe piaciuto vedere la sua reazione" "Beh almeno non corri il rischio di fartelo mettere, sei tu quello che ha più probabilità hihi" "Ridi ridi e tu no eh?" Bussarono alla porta. Qualcuno entrò.
    "Pellegrini! -esclamò Stroppa allungandogli la mano- che sorpresa, come mai l'onore di questa visita?" "Ciao a tutti ragazzi! Sono andato in segreteria per sbrigare delle
    formalità che erano rimaste in sospeso e ne ho approfittato per venire a salutare i miei ex colleghi e i miei ex alunni". Le più smorfiosette della classe si alzarono e andarono a stringergli la mano e a fare due chiacchiere. Noi maschi invece restammo diligentemente seduti ai nostri posti. Ma notai qualcosa sul viso di Francioni. "Ehi Edoardo, guarda un pò Ettore"
    "Cavolo, è vero ma che cos'ha fatto? Sembra abbia visto il diavolo quando è entrato Pellegrini!". Non eravamo grandi amici di Francioni per cui quella sua reazione sarebbe
    rimasta segreta come un tesoro sepolto. E mi dipiaceva, perchè curioso come sono, avrei voluto sapere il perchè. Pellegrini salutò tutti e uscì. Un attimo dopo Ettore alzò la mano e disse a Stroppa che doveva andare in bagno e uscì anche lui dall'aula.
    Intanto nel corridoio:
    "Professore, professore" "Ettore Ciao! Come stai?" "Io bene e lei?" "Benissimo, sono andato a insegnare in quel posto che ti dicevo l'anno
    scorso. E per quella cosa lì? ti è passata?"
    "Beh si, diciamo di si, ma sa, certe cose rimangono dentro e non ci se ne libera mai del tutto. Per questo... le dicevo che se un giorno, anche fra 10, 20 anni lei ci ripensasse, se avesse voglia di rivedermi, se avesse ancora voglia di parlarne mi chiami quando vuole, il mio numero di cellulare sarà sempre quello.
    ARRIVEDERCI professore"
    Francioni rientrò in aula. Tornò a sedersi al suo posto mentre Stroppa stava riassumendo i filosofi contemporanei. Ettore aveva il viso quasi sconvolto ma me ne accorsi soltanto io.
    "Per me è andato a parlare con Pellegrini -feci ad Edoardo- Prima o poi glielo chiedo cos'è successo, non è una reazione normale quella che ha avuto!" "Ma cosa te ne frega di Francioni? Non sei curioso piuttosto di sapere le cose hard che vorrei fare con te?" "Oggi ho la casa libera" "Allora è un invito!" "Chiamalo come vuoi! Ti aspetto nel pomeriggio".
    Stroppa intervenì: "Raimondi e Militello! volete fare i bravi e stare un pò zitti quando spiego?"
    "Ha ragione professore, ci scusi". Stroppa riprese il suo monologo su Hegel. Io invece, dopo aver accantonato la morbosa curiosità su Francioni, mi isolai da quello che Stroppa stava spiegando e dedicai ogni mio pensiero a cosa sarebbe successo qul pomeriggio con Raimondi.
    Ma bastava aspettare che l'orologio scoccasse le ore 15.
    DLINDLON
    Edoardo arrivò sorridente come sempre. "Ti ho portato un regalino". "Cos'è?" "Ho masterizzato un cd di Lady Gaga, credo tu non ce l'abbia perchè non lo visto tra i tuoi l'altra volta"
    "Ma sei un tesoro" gli dissi andandogli incontro e abbracciandolo. Ne approfittò per spingermi contro il muro e per ficcarmi la lingua in bocca. "Ti sono mancato, confessa!" mi disse dopo avermi asciugato tutta la saliva che avevo. "Mi saresti mancato di più se tu fossi una figa". "Ah già Maurizio, ogni tanto mi dimentico che tu sia ETERO... Andiamo su in camera?". Gli sorrisi anche se lo guardavo un pò storto, sentivo che la parola etero l'aveva dipinta di un certo sarcasmo. Gli feci segno di incamminarsi, la strada la conosceva.
    Una volta vicino al letto Edoardo ordinò "Dai spogliamoci!". E lo facemmo in fretta osservandoci bene, reciprocamente. Credo morissimo dalla voglia di vederci nudi. Pensavo ce l'avesse già duro ma era ancora nelle dimensioni normali. Anch'io non avevo ancora drizzato, se no magari ci facevo la figura di quello più infoiato (cosa che non era vera, no, forse invece, mio malgrado era proprio vera!). Mi spinse sul letto e mi fece mettere a pancia in giù. Cazzo, non vorrà mica mettermelo nel culo, questo mai, non lo accetterei, pensai. Si sedette sulle mie gambe e prese ad accarezzarmi tutta la schiena. Dopo un massaggio da urlo durato qualche minuto, mi passò il dito indice in mezzo al collo per andare più in giu, più in giu', in un movimento diritto e lineare. Più giù. E arrivò in mezzo ai miei glutei e lì si
    fermò. Prese a massaggiare con inaudito erotismo e libidine il mio buchetto. Cazzo se mi piaceva. Cazzo se ci sapeva fare. Sentivo i suoi occhi che me lo studiavano in ogni dettaglio e sentivo anche i suoi occhi che me lo mangiavano. "Che bel culo che hai! Posso?" disse allargandomi le natiche e infilandoci la lingua. Feci un sussulto. Un urlo stereofonico. Arrivai alla sua testa con la mano e gliela spinsi più che potevo verso di me in modo che la sua bocca aderisse pneumaticamente al mio buco del culo. Con la mano si era insinuato fino al mio uccello. Constatò l'erezione massima e scontata dopo un trattamento così. Interruppe la leccata da capogiro baciandomi le natiche una ad una.
    "Posso farti un pompino?" mi chiese. Mi girai a pancia in su. Gli sorrisi prendendomi il cazzo in mano e scappellandomelo. Risposi "Certo che si!". Sostituì la mia mano con a sua e me lo smenazzò svariate volte prima di lasciarmi la cappella completamente scoperta per avvicirsi poi col naso. "Che buon odore che ha". Detto questo se lo inghiottì di getto e io provai vibrazioni mai provate. La sua lingua si ripassava tutto il glande soffermandosi sul frenulo e succhiava, succhiava maledettamente, provai brividi infiniti e speravo durassero all'infinito. Sempre col cazzo in bocca con la mano ogni tanto mi segava e ogni sua mossa generava sensazioni che solo se sai come succhia Edoardo puoi saper descrivere. Io non le sapevo descrivere anche se era Edoardo che mi succhiava. Amavo qual momento. Amavo la sua bocca, il suo modo, il suo stile, avrei voluto fermare il tempo e avrei voluto che quel bocchino meraviglioso fosse durato per sempre. Ma ahimè la bocca di Edoardo se lo sfilò prima del previsto tempo infinito e volle baciarmi. E passò a baciarmi la fronte, le guance, gli occhi, per poi passare alle labbra, per entrarci dentre col suo tipico modo di fare. Il limone che fa sbandierare, e credo che chiunque al posto mio avrebbe voluto quel bacio, etero, gay, bisex che fosse. Durò tantissimo ma mai abbastanza. Mi piacevano da morire le sue labbra morbide e l'odore della sua pelle, aveva sempre quel profumo che sa di bucato. Venne a sussurrarmi in un orecchio "Hai voglia di farmelo anche tu?". Lo guardai intimorito. Un pò mi eccitava l'idea di ricambiarlo ma forse mi faceva paura soprattutto. Non avrei mai voluto che la cosa mi disgustasse per non ferirlo. Ma lui mi mise a suo agio. "Senti, ci mettiamo a 69? Poi io ricomincio a succhiarti e poi se a te va lo fai anche tu, non è indispensabile, non è obbligatorio per te. Giochi un pò col mio cazzo e se poi ti va lo prendi in bocca, ok?". Gli sorrisi annuendo e prendemmo la posizione di quel numero. Lui ricominciò subito a leccare, a baciare, a succhiare. Io avevo il suo uccello lì, vicinissimo alla mia faccia e lo masturbavo, glielo strizzavo, glielo mettevo a nudo mentre sentivo la sua bocca che non mi dava tregua facendomi sussultare e gemere come un cretino. Mi avvicinai sempre di più al suo cazzo durissimo. Glielo annusai. Non faceva odore. Era bello, era lucido, era gonfio. Dapprima lo leccai appena, qualche bacino sull'asta e sul glande. Poi mi lascai andare e lo presi tra le labbra. Penso non se lo aspettasse perchè urlò dal piacere e quella gratificazione mi diede l'impulso per cominciare a sbocchianarlo con tutto il mio impeto, con tutta la mia maldestraggine, con tutta la mia inesperienza. Mi faceva uno strano effetto avere un cazzo in bocca, non mi sarei mai immaginato di fare una cosa simile ma non mi dipiaceva succhiare l'altra estremità di Edoardo. Alla fine non era altro che una specie di lingua più grande e non mi dispiaceva. Edoardo gradiva molto e gradivo io stesso quelle sue labbra che stavano dandosi da fare in tutti i modi per farmi provare emozioni mai provate prima di quel momento. Sentivo che stavo per venire.
    Ma sarebbe stato troppo presto. Glielo sfilai a forza e gli chiesi di darmi una altro bacio che non si rifiutò certo di darmi. E ancora lingua su lingua, e ancora scambio di saliva tra due esseri umani che stavano esplorando la loro sfera sessuale nel modo più naturale. Il bacio con una ragazza mi avrebbe fatto provare le stesse sensazioni del bacio di Edoardo? Non so, avremmo dovuto mettere sulla bilancia le due cose. Ma sulla bilancia ce n'era solo una e a me andava bene così per il momento. Riprendemmo la posizione di prima e ricominciammo a
    ciucciarci con foga. Sembrava facessimo a gara. Sembrava che uno facesse il possibile per dare il masimo all'altro. E ognuno faceva il possibile per durare di più, per ritardare quella scalata al piacere che prima o poi sarebbe esploso con conseguente eruttazione di liquido bianco e denso. Sapevo dalla volta precedente che Edoardo sborrava in modo violento ma non per questo mi allontanai quando
    sentii che era alla fine. I suoi gemiti mi mandavano in estasi, osai toccargli anche il buco del culo per fare in modo che si lasciasse andare esageratamente. Ancora alcuni colpi di sega e il suo cazzo esplose come un vulcano. La lava bianca anche stavolta irruppe sul mio viso ma a differenza dell'esperienza precedente quando colò sulle mie labbra tirai fuori la lingua per assaggiarmela e con stupore apprezzai quel gusto. Apprezzai la panna di Edoardo che qualche giorno prima non avrei neanche voluto mi sporcasse le mani. Mentre stava ancora godendo muovendo spasmodicamente braccia e gambe mi accorsi che stavo per venire e con gemiti intensissimi anche se soffocati glielo feci capire. Ma lui non mollò la presa, non si sfilò il mio cazzo dalle sue labbra quando giunsi all'orgasmo. Si fece entrare tutto quello che mi uscii. E fu tanto a giudicare dalla massa bianca che si fece scivolare fuori dalla bocca quando aprii le labbra. Vedevo la mia sborra che gli
    colava fuori mentre mi sorrideva e mentre io sorridevo a lui. Presi un fazzoletto e lo pulii. E poi un limone in bocca che sapeva di Edoardo e
    di me. Della sua saliva e della mia. Del succo dei suoi testicoli e dei miei. Ci sdraiammo accanto e rimanemmo abbracciati tutto il resto del pomeriggio. Senza dirci niente, senza una parola, respirando solo il profumo della nostra pelle e nutrendoci del sapore delle nostre carezze.
    Quando andò via misi su il cd che mi aveva portato e lo ascoltai apprezzandolo in ogni sua nota. Ad Edoardo non piaceva Lady Gaga e soprattutto per questo era stato molto carino a masterizzarmi quel cd. Ma nonostante l'esperienza con Edoardo continuavo a desiderare una donna e a sognare il momento in cui me ne sarei portata a letto una. Ero comunque combattuto perchè quando mi masturbavo pensavo più a lui che a qualche ragazza. Ma forse era normale, almeno cercavo di giustificarmi così con me stesso.
    Dopo cena suonò il telefono di casa. Mio padre mi chiamò: "Maurizio rispondi, c'è un tuo compagno al telefono, un certo Ettore".

    Ettore? Ettore Francioni? Che chiamava me? Perchè??
     
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  2. orishaslover
     
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    incontriamoci e ci seghiamo
     
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