la prostituta

racconto erotico

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    Alla fine mi sono deciso! In fondo è un bisogno fisiologico… Niente di più, niente di meno. In fondo lo desideravo già da qualche anno. E poi, a giudicare da tutti gli annunci che ho scorso su internet, settanta euro sono assolutamente un prezzo… modico.
    Così ho preso il telefono, ho composto il numero… l’annuncio finiva dicendo: “chiamare solo se interessati ad incontro il giorno stesso”.
    Lei aveva una bella voce, fresca, giovane, amichevole. Ci siamo dati appuntamento. Quando sono entrato da lei, ho notato che aveva una casetta davvero carina, una vera bomboniera, pulita, accogliente. La ragazza aveva il tavolo della sala ingombro di libri.
    “Sto preparando un esame” mi ha detto.
    Così abbiamo chiacchierato un po’, mi ha offerto un caffé. Io mi sentivo felice dall’eccitazione. Mi sembrava di irradiare vita da tutti i pori. Mi sentivo come una pianta in fiore a primavera.
    Piccola pausa nella nostra conversazione. Un silenzio imbarazzato.

    “Va beh…” esordisce lei rompendo l’imbarazzo, “veniamo al dunque?”

    Io, che sono una persona onesta, ho preso subito il portafogli per deporre con delicatezza i soldi sul tavolo.

    “Ah ma potevi darmeli anche dopo!” fa lei sorridendo.

    “Preferisco prima: quello che è giusto è giusto”

    Serena, così si chiamava ma preferiva “Sere”, prende i soldi dal tavolo e si allontana in un’altra stanza per andare a riporli.
    Io l’aspetto, sorseggiandomi un bicchier d’acqua mentre sento la patta già stretta.

    “Eccomi!” annuncia lei sorridente, di ritorno.

    Ci sediamo sul divano e cominciamo a toccarci per qualche minuto. Poi mi alzo. I patti erano chiari ed ero venuto principalmente per quella cosa lì. Mi tiro giù i pantaloni e, non senza un filo di emozione, abbasso gli slip e li sfilo dalle caviglie. Lei si inginocchia, sinuosa come un felino dalle movenze eleganti fino a trovarsi con la testa in mezzo alle mie gambe e comincia a baciarmi l’interno delle cosce. Senza quasi pensarci, le apro un po’ di più mentre rimango in piedi di fronte a lei. I suoi bacini sono passati ai testicoli e poi cominciano a risalire lungo la mia erezione mentre mi accarezza ancora le palle con le dita stuzzicandomi il solletico più bello che avessi mai provato in vita mia.

    Un sorrisone mi si allarga subito sulle labbra, un riflesso incondizionato procuratomi da quei polpastrelli che la sapevano lunga.
    Dopo aver baciato tutto il mio membro, su ogni più piccolo centimetro di pelle, ecco che Sere inizia a leccarlo, lentamente e metodicamente, come un imbianchino che passasse il rullo su tutta una parete con diligenza per non lasciare nessun vuoto

    E poi è arrivato il momento magico, quando finalmente ha cominciato a prenderlo in bocca

    Quello che aspettavo era di sentire proprio le sue labbra che si chiudono dolcemente, quasi a mangiarmelo. E’vero, lo ammetto: il mio sogno erotico prevalente è di essere posseduto e dominato. E lei ha una delicatezza estrema, che sa tanto incatenare quanto più è leggera.

    Il piacere sessuale è come un buon vino o un buon liquore: se lo mandi giù tutto d’un fiato non solo non te lo godi, ma stai male

    E invece la Sere sa proprio come tenere un uomo sulle spine, proprio ed esattamente quelle spine sulle quali adoro stare.
    E restiamo così a cincischiarci per qualche minuto, lei che me lo succhia dolcemente titillando il glande con la lingua e io che come un vero maiale me ne rimango lì ad ascoltare e basta, senza far niente, mentre il piacere mi sale dalle gambe e mi conturba il bacino e tutti i sensi.

    Poi la Sere comincia a fare su e giù a mo’ di pompa, con una lentezza esasperata, ora prendendolo tutto in bocca che mi par tanto buffa, con le guance gonfie, ora facendomi scivolare verso fuori sempre tenendo le labbra premute sulla mia carne.

    Mi son bastate tre volte così per farmi venire le lacrime agli occhi, perché il piacere è anche un po’ doloroso, ma era semplicemente magnifico.
    Poi, mentre sento le prime avvisaglie dell’orgasmo e sto per metterla in guardia, mi tornano in mente le parole che mi ha detto lei prima di cominciare. Le avevo quasi dimenticate:

    “Tu non preoccuparti di niente: penso a tutto io”

    E del resto l’annuncio parlava chiaro:

    “Offro orale scoperto con ingoio, settanta rose”

    Così, deliberatamente, non l’ho avvisata.

    Ecco, dio che bello! Non lo tengo, non lo tengo… non lo…

    Vrrram!

    La prima scarica stupenda mi toglie il fiato. Respiro a scatti, ogni volta che uno spasmo nuovo mi scuote in mezzo alle gambe e il mio seme le riempie la bocca.

    Grande Sere!
     
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