Avventure a scuola [SHOTACON - YAOI]

racconto erotico shota gay

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    Fin da piccolo mi sono reso conto che sentivo attrazione fisica anche per i ragazzi.
    La storia che vi vado a raccontare è accaduta ai tempi della scuola superiore.

    All’epoca avevo 15 anni, e frequentavo una classe di soli maschi. Contro ogni aspettativa, non provavo forti attrazioni verso i miei compagni, forse perchè non li reputavo abbastanza belli per me. Non che fossi uno con delle esigenze particolari, anzi, io stesso non mi considero un gran figo, però, anche l’occhio vuole la sua parte. Della mia classe, soltanto 3 li reputavo carini. Uno di loro, Marco, me lo feci molto amico. Ovviamente non ci provavo, avendo paura della sua reazione, ma a me bastava anche averlo come amico.
    Marco era il classico ragazzo che a vederlo si direbbe uno pieno di ragazze, invece aveva alle spalle solo una storia degna di nota. Non si dava delle arie. Era socevole con tutti, e anche molto disponibile a scuola, dato che era anche uno dei migliori della classe. Alto poco più di me, circa 1,80, capelli castani, occhi scuri, aveva un fisico tonico, forgiato dai duri allenamenti che periodicamente seguiva con la sua squadra di basket.
    Durante quell’anno scolastico una professoressa accoppio i vari studenti per un lavoro da svolgere ogni settimana, e io fui messo insieme a Marco. Si trattava di esercizi da fare sia durante l’ora di lezione, che eventualmente a casa.

    Un giorno mi accordai con Marco per svolgere tali esercizi a casa sua, visto che abitava molto vicino alla scuola. Quel giorno però, durante la giornata scolastica, scoppiò un vero e proprio diluvio. Io sfortunatamente non presi da casa l’ombrello, dato che alla mattina il cielo non dava segnali di cattivo tempo. Marco invece aveva sempre con se l’ombrello tascabile.
    All’uscita di scuola chiesi a Marco:
    “Cavolo Marco, ma come facciamo ad andare a casa? Piove di brutto!” Lui rispose “Beh, io ho l’ombrello...” “Grazie tante, ma io no” Fu allora che mi rispose in maniera che mai mi sarei aspettato: “Dai, vieni vicino a me e cominciamo ad incamminarci”.
    Sapevo che era gentile con tutti, ma una risposta così mi aveva sorpreso.
    Comunque camminare in 2 sotto un ombrello piccolo non è facile, quindi più che una camminata fu una mezza corsa.
    Arrivati a casa di Marco, eravamo entrambi bagnati fradici. “Meno male che avevi l’ombrello” gli dissi con tono sarcastico. Poggiata la borsa e tolto il cappotto, Marco disse “io mi faccio una doccia veloce, e dovresti farla anche tu, o ti prenderai un raffreddore” “Grazie Marco, ma non vorrei disturbare, e poi non ho ricambi”

    “Va in camera mia e scegliti dall’armadio dei miei vestiti”.
    Wow! Tutta questa disponibilità non me l’aspettavo! Così feci. Aperto l’armadio di camera sua presi un paio di jeans ed una maglietta non molto pesante. Poi rovistai fra i cassetti, fino a trovare quello con la biancheria intima. Presi un paio di calzini e delle mutande.
    “Veh che non sei all’outlet” Marco mi sorprese da dietro con questa battuta e scoppiammo entrambi a ridere. “Se per te va bene prenderei questi vestiti” “si ok, attento però, ci tengo a quella maglietta...” “tranquillo, grazie”.
    Presi anchio la volta del bagno dove mi feci una bella doccia calda. Intanto pensavo a tutto quello che stava accadendo, trovandolo molto eccitante. Marco mi piaceva e non mi sarei mai aspettato tutta questa ospitalità. Mi venne quasi voglia di provarci con lui... e se mi avesse respinto? Cosa avrebbe pensato di me? Non potevo rischiare la sua amicizia.
    Dopo circa 15 minuti uscii dal bagno con addosso i vestiti di Marco.
    “Che strano! E’ la prima volta che vedo un altro con indosso i miei vestiti” disse Marco, che ancora si stava vestendo. Non so perchè ci mise così tanto tempo, forse per farmi vedere il suo fisico. Beh, niente male. Se voleva attirare la mia attenzione, ci era riuscito. Infatti poco dopo disse: “Perchè mi guardi così? Ti piace il mio corpo?” Ci misi una frazione di secondo di troppo a rispondere e lui aggiunse “oh ci sei? Non sarai mica gay?” E io “Ma che dici scemo? Non ti posso guardare? Scusa, me ne vado...” E presi la strada per la cucina, dove lo aspettai per pranzare.

    Non toccammo più l’argomento durante il pranzo, e dopo un’oretta di studio per via dell’esercizio assegnatoci a scuola, decidemmo di passare un po’ il tempo davanti alla Play.
    “Dai Luca, facciamoci un po’ di partite alla Play” “Ok, hai volgia di perdere?” “Ti piacerebbe!”
    Marco era molto appassionato di calcio (oltre al basket che praticava) e ad ogni gol che faceva, l’esultanza era molto energica. Non so come accadde, ma ad un gol che riuscì a farmi, prese a gioire per la camera, fino a saltarmi addosso. Mi ritrovai sdraiato sul suo letto, con lui sopra, a pochi centimenti dalla mia faccia, che mi urlava GGGOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLLLLLLLLL!!!!!
    “Ehi calmati, ok, ho capito” gli dissi, ma lui rimase immobile “Eh, ti potresti alzare per favore? Sei leggermente sopra di me” gli dissi, “Perchè mi devo alzare?” rispose come se quello che gli avevo chiesto fosse la cosa più anormale di questo mondo “Beh, non vuoi più giocare? Da questa posizione ci riuscirebbe difficile, non trovi?!”. In realtà non volevo assolutamente che lui si alzasse, e pareva a quel punto che lui avesse il dono di leggermi nel pensiero. Fu allora che lui incollò le sue labbra alle mie. Mi baciò. Mi diede un bacio lunghissimo, mi sembrava eterno. Mentre i nostri corpi rimasero in contatto, mi sentivo confuso. Non sapevo cosa pensare.
    D’un tratto si staccò e mi chiese: “perchè non ti sei ribellato?”. A quella domanda decisi di non indugiare più. Tanto ormai la frittata era fatta, e gli risposi “perchè non ne avevo alcuna intenzione, e tu? Perchè mi hai baciato?” Con questa risposta ribaltai la situazone. Ora era lui che doveva confessarsi, e disse “perchè era esattamente quello che volevo fare”.
    A quelle parole fui io che provai ad alzare la testa per arrivare alle sue labbra. Ci riuscii e riprese quel piacere interrotto prima solo dalle nostre confessioni. Stavolta il bacio fu molto più passionale. Le nostre lingue si unirono. Da tutto ciò ne scaturì un piacere enorme, una sensazione che mai avevo provato in vita mia.
    Marco mi baciò in maniera molto passionale, fino a leccarmi anche il collo. Con una mano intanto mi accarezzava il corpo, mentre con l’altra aveva iniziato a spogliarmi. Ero in estasi.
    Ci togliemmo le magliette, e lui, ancora sopra di me, mi prese dalla schiena e mi sollevò. Mi ritrovai con la faccia sul suo petto, che presi ad adorare come fosse un Dio. Passai la mia lingua dappertutto, e presi a scendere sempre più, fino all’inguine, dove con le mani mi stavo già spianando la strada verso il mio obbiettivo finale.
    Slacciati i jeans ed abbassate un poco le mutande, finalmente vidi l’oggetto dei miei desideri. Il suo cazzo svettò verso di me, come se lo avessi liberato da una prigione che erano i jeans. Decisi che questo momento doveva durare e rimanermi impresso nella mente. Cominciai un lavoro di lingua molto lento ma sensuale e delicato. Dai suoi movimenti capii che la cosa era gradita.
    Dopo qualche minuto Marco non resistette più. Doveva prendere il comando della situazione. Sentii la sua mano che si poggiò dietro la mia nuca, e con movimenti di bacino mi cominciò a fottere la bocca. Con cadenza regolare, sentivo il suo cazzo quasi fino in gola, ed ogni tanto lo spingeva fino in fondo, tenendolo in quella posizione per vari istanti, per poi riprendere col movimento regolare. Tuttò ciò aveva intervalli perfetti, come gli accordi di una canzone.
    All’improvviso Marco si alzò, togliendomi dalla bocca il suo cazzo, quasi lasciandomi deluso, ma non era sua intenzione. Riprese a baciarmi, e come feci io prima, mi restituì il favore. Prese anche lui a pomparmi, e lo faceva davvero bene. Decisi anchio di imporgli il ritmo, spingendogli la testa verso il mio bacino.
    Da quella posizione Marco decise di provocarmi ancora più piacere, e con un ditino comincò a rovistarmi nel sedere. Era troppo bello. Sentivo dapprima un immenso piacere, ma poi capii che le dita nel buchino cominciarono ad aumentare, fino a tre. Alchè feci una smorfia di dolore. Non un dolore intenso, ma comunque feci un piccolo sussulto, che fermò Marco. Mi si avvicinò al viso “ti ho fatto male?” io risposi “male no, però mi ha dato un po’ fastidio”.
    “Lo sai cosa ti vorrei fare vero?” mi chiese, ed io “temo di si...”, “se vuoi ci fermiamo qui”
    A quel punto io non capii più niente, e gli risposi di istinto “no ti prego, vai fino in fondo”.
    Non se lo fece ripetere 2 volte. Si alzò e mi giro a pecora. Mi si posizionò dietro, e dopo aver lubrificato abbastanza con la saliva il suo attrezzo, cominciò a spingermi dietro.
    Dopo un’interminabile attesa, riuscì ad introdurne una buona metà, fra le mie contorsioni di dolore. A quel punto si fermò e si piegò in avanti, per arrivare con la sua faccia vicino alla mia nuca. Mi prese a baciare dietro al collo, supplicandomi di resistere. In effetti dopo qualche istante il dolore sembrava placarsi, e lui cominciò un lento movimento che mi fece andare in paradiso. Il movimento divenne però sempre più forte e deciso, ed io non sapevo se pensare al dolore, che comunque andava piano a svanire, o al piacere, che invece cresceva sempre più. Alla fine mi scopava davvero forte. Sentivo i suoi coglioni sbattermi addosso. Come me anche lui godeva come un matto.
    Durò vari minuti, poi si staccò e mi girò violentemente, posizionandosi col suo cazzo a un millimetro dalla mia faccia. Immdiatamente esplose in un orgasmo che mi ricoprì completamente il volto. Decisi di prendere in bocca il suo cazzo, per assaporare il suo seme, e la cosa lo fece svenire dal piacere.
    “Cazzo Luca, sei fantastico!” mi disse, e poi aggiunse “ti sei anche bevuto il mio seme, ora devo ricambiare” e io risposi “magari, ti prego”. Mi prese in bocca il cazzo, e cominciò un pompino deciso, che dopo pochi minuti ottenne il suo risultato. Io già godevo dalla scopata, e con questo pompino gli venni tutto in bocca. Lui senza indugiare ingoiò tutto. Vidi il mio cazzo uscire dalla sua bocca completamente pulito.
    Dopo aver assaporato il mio seme, si poggiò col suo corpo su di me e mi baciò di nuovo.
    “Luca, sei incredibile, non ho mai goduto così tanto” “anchio Marco, è stato davvero bellissimo, non sapevo ti piacessero pure i maschi” “posso dire la stessa cosa di te. Beh, questo sarà il nostro piccolo segreto ok?” “certo” Poi Marco chiese “tornerai a casa mia per fare i –compiti-?“ ed io “tutte le volte che vuoi, io sono tuo”.

    Avevo così il mio amichetto speciale, con cui divertirmi ogni qual volta ci venisse voglia. Quell’anno scolastico fu davvero indimenticabile, ma non solo per Marco.
    Dopo quella giornata passata a casa di Marco, la mia vita era cambiata. Avevo finalmente trovato qualcuno con cui scambiare opinioni sul mondo del sesso gay. Mi potevo sfogare con lui, e potevo passare momenti di piacere immensi.
    Con Marco ebbi altre esperienze, circa una a settimana. Non potevo sempre essere a casa sua, altrimenti avrei suscitato sospetti sia a scuola che in famiglia. Così decidemmo di approfittare della scusa degli esercizi da effettuare in coppia.
    La mia vita però stava per essere nuovamente scombussolata.

    Un giorno, apparentemente come un altro, la vita scolastica proseguiva con la solita routine. Durante l’intervallo mi vidi venire incontro Marco, che mi chiese “Ti va oggi di venire da me?” “Ma Marco, sono venuto ieri! Lo sai che non voglio attirare attenzioni”. Lui quasi scocciato mi replicò “Daiiii, che ti frega? Se qualcuno chiede qualcosa, gli diciamo che avevamo voglia di giocare un po’ alla Play… non mi sarà mica vietato di invitare i miei amici a casa mia ti pare?!”
    “Anch’io avrei voglia di giocare un po’ con voi alla Play…”
    Rimasi pietrificato all’udire questa frase. Chi era? Qualcuno alle mie spalle aveva ascoltato la nostra conversazione. Di fronte a me c’era Marco che aveva alzato lo sguardo, per capire anche lui chi potesse mai aver violato la nostra privacy. Mi voltai di scatto… era Fabio, un nostro compagno di classe. Provai a fare finta di niente e ad uscire da questa situazione “Oh ciao Fabio. Vuoi venire anche tu? Beh non so guarda, devi sentire da Marco, e poi io non ho ancora accettato il suo invito”. Pure Marco si accorse del pericolo che stavamo correndo, e cercò di ritrattare “Poi sai, io l’ho buttata lì, però adesso che ci penso credo che oggi ci siano i miei a casa, quindi non possiamo fare casino”. Grande Marco! La sua risposta era ancora meglio della mia. “Ah ok, vabbe” disse Fabio, che poi continuò, rivolto a me “Tu invece Luca hai sempre casa libera vero?”. Porca… Non si era arreso, e oltretutto non potevo mentire, dato che Fabio è un mio amico fidato, e sa benissimo che i miei non tornano mai prima delle 19:00. Risposi “… eeeehhh, si, perché?”. “E se ricordo bene pure tu hai la Play giusto?”. Eh no eh. Questo era un colpo basso. Anche qui non potevo raccontare balle… “si esatto, ce l’ho”. E con un sorriso a 72 denti Fabio disse “beh ma allora dov’è il problema? Veniamo a casa tua no?!”. Io non sapevo che dire. Mi voltai rassegnato verso Marco, e pure lui, con una faccia che era tutto un programma mi disse “oggi non abbiamo nemmeno compiti da fare…”. Pensai, mi prende

    pure per il culo!
    Le restanti ore di lezione proseguirono normalmente, ma io in testa avevo altri pensieri. Infondo pensai: che male c’è? Vengono Marco e Fabio a casa mia. Ci sono già stati. Sono miei amici. Non può succedere niente di male. Già, però questa volta era diverso. Fra me e Marco era cambiato qualcosa, e io non ero tranquillo.

    Alla fine delle lezioni, io, Marco e Fabio ci incamminammo verso la fermata dell’autobus. Infatti casa mia dista un pochino dalla scuola, a differenza di quella di Marco. Arrivato l’autobus, provammo a salire e a farci spazio fra la folla. Si perché a quell’ora l’autobus è sempre pieno e ti tocca di stare in piedi, schiacciato da altre persone. Ci fermammo nel corridoio, e mi trovai Marco di fronte e Fabio dietro. Fra le varie pressioni causate dalla folla, mi sembrò che dietro di me Fabio avesse poggiato qualcosa di duro su una mia chiappa. Chissà cosa? Non ci feci molto caso. Probabilmente non voleva nemmeno farlo, ma costretto dall’enorme numero di persone. E poi non avevo la certezza che fosse proprio il suo “coso”. Magari era solo il cellulare che aveva in tasca.
    Dopo qualche chilometro la folla diminuì, ed io assieme agli altri finalmente ci sedemmo in 3 dei 4 posti che solitamente negli autobus sono accoppiati in modo che 2 persone si possono guardare di fronte. Io avevo Marco alla mia destra ed ero dal lato corridoio. Davanti a me Fabio. Marco guardava spesso fuori il finestrino, mentre Fabio, stranamente, mi fissava. Io cercai di distogliere lo sguardo da lui, ma cominciai a pensare a strane cose, e maledissi il momento che Fabio si intromise in quel dialogo.

    Arrivammo a casa mia. Pranzammo con dei panini e cominciammo a giocare alla Play, infondo era per quello che ci eravamo riuniti. Il pomeriggio sembrò proseguire senza intoppi. Decisi di fare una pausa, e chiesi ai miei amici se volevano bere qualcosa. Con questa scusa lasciai la camera per la cucina a prendere del succo di frutta. Mentre rovistavo nel frigo, mi accorsi che dietro di me c’era Marco, che mi prese per un braccio e mi si avventò addosso, dicendomi “Ti prego, non ce la faccio più…”. Io cercando di divincolarmi gli dissi “Ma che ti salta in mente??? C’è Fabio di là” “Dai, solo un bacio… dai, facciamo in un attimo” “Non dire cazzate, se ci vede siamo rovinati” “Ma dai che non ci vede, su ti prego”. Tutta questa discussione avvenne con un filo di voce per non farci sentire. Ma dalla camera Fabio esclamò “Oh raga, chi viene a giocare? Bisogna essere in 2 per prendere da bere?”. Io mi rivolsi a Marco “Dai, vai da lui che c’ha ragione”. Marco quasi piangendo si arrese e tornò in camera. Io intanto guardai l’orologio: erano solo le 16:00… ma sto pomeriggio non finisce più? Dopo breve tempo tornai anch’io in camera col succo, e il pomeriggio sembrò continuare normalmente, con Marco che ogni tanto mi lanciava occhiate da cerbiatto ferito. D’un tratto squillò un cellulare. Era quello di Marco. “Si… ok, va bene… sto arrivando…” Marco parlava col suo interlocutore con tono un po’ scocciato, poi si rivolse a noi “Era mio padre, ha bisogno di me a casa, a quanto pare oggi è tornato prima. Vi devo salutare”, io gli risposi “Ok Marco, non fa nulla” e Fabio aggiunse “Dai, ci vediamo domani a scuola, io resto ancora un po’ per qualche partita, se a te va bene Luca” “Si si, certo Fabio” risposi io serenamente. In effetti senza Marco mi sentivo più tranquillo.

    Appena Marco uscì, cominciai una nuova partita con Fabio, che mi disse “Oh finalmente, meno male che se ne andato”. Io mi voltai verso Fabio con una faccia fra lo spaventato e l’incazzato, e gli risposi “Ma Fabio! Perché dici così? Che ti ha fatto?” “No no, non fraintendermi. Marco non mi ha fatto nulla. E’ solo che volevo parlarti di una cosa, e preferivo farlo senza di lui”. Io intanto non davo più nessun comando al joypad della Play, e chiesi a Fabio “Beh coraggio, di cosa si tratta?”. In quel momento provai dapprima un po’ di paura. Con quella frase Fabio era come se volesse dirmi –adesso che siamo soli sei nelle mie mani-. D’altro canto ero anche incazzato: che gli aveva fatto di male Marco? Fabio si voltò verso di me, fregandosene anche lui di come la partita stesse proseguendo, dato che nessuno dei due aveva messo in pausa il gioco. Si alzò in piedi e prendendomi per un braccio mi tirò su e mi ritrovai di fronte a lui. Fabio mi fissava negli occhi e nel mentre mi poggiò la sua mano sul pacco. Io spalancai lo sguardo verso di lui “Ehi Fabio!!! Che fai?” e così dicendo mi spostai, ma lui mi afferrò per una mano e mi ritirò a se, e avvicinando la sua faccia alla mia spalla destra mi sussurrò all’orecchio “Dai, lo so che ti piace” “Ma te sei matto!” gli dissi, ma lui replicò subito “Dici? E come mai oggi in autobus ti sei fatto massaggiare bene la chiappa dal mio cazzo?”. Io provai a difendermi “Non sapevo fosse il tuo cazzo, altrimenti ti avrei detto qualcosa”. Fabio però non si arrese, e mi chiese “E che mi dici dei pomeriggi che trascorri con Marco? Ultimamente siete molto affiatati”. A questa provocazione però avevo già la risposta pronta, anche se scontata “E’ per via dei compiti della prof. Anche tu li fai no?”. Fabio come previsto non se la bevve e contrattaccò con una rivelazione shockante “Quella dei compiti è solo una copertura. E’ inutile che ti nascondi, guarda che io di Marco so tutto”. Non può essere!!! Marco non poteva avergli raccontato di noi, allora indagai “Cosa vuol dire che sai tutto di Marco?” “Che so che a lui piace anche il cazzo. Io conosco Marco da più tempo di te. Quando eravamo alle medie capitava che ci segavamo assieme” “Davvero? Non lo sapevo” risposi io sorpreso. “Beh, ora lo sai. Quindi puoi anche smetterla di nasconderti” e riprese a toccarmi il pacco e a cingermi a lui. Io a quel punto non sapevo come reagire, e infatti non reagii affatto, lasciandolo fare. “Lo sapevo che ti piaceva” mi sussurrò Fabio all’orecchio, cominciando anche a leccarmelo. Presi la decisione di lasciarmi andare. Fabio sapeva di Marco, e ora sapeva anche di me, ma non poteva rappresentare una minaccia, visto che anche lui era come noi.
    Fabio continuò a leccarmi l’orecchio, passando poi al collo. Mi resi conto che il collo era per me il mio punto debole. Un brivido mi attraversò la schiena e mi paralizzò letteralmente. Fabio mi aveva in pugno. Mi afferrò la maglietta da sotto e me la tolse con decisione. Con la stessa decisione si tolse la sua, e poi tornò su di me. A quel punto presi anch’io a baciarlo e leccarlo su collo e sulla spalla. Poi passai al petto, soffermandomi di tanto in tanto ai capezzoli, che succhiai e mordicchiai passionalmente. Questo fece perdere la testa a Fabio, che dal piacere che provò si sedette sulla sedia che aveva alle sue spalle. Le effusioni continuarono con Fabio seduto e io piegato su di lui intento a baciargli e leccargli il ventre. Fabio si stava già slacciando i pantaloni quando con una mano mi prese la testa e me la spinse verso il suo inguine, come ad impostarmi un ordine, ad assegnarmi una missione, per me tutt’altro che impossibile. Presi ad accarezzargli l’uccello che aveva ancora addosso le mutande. Aprii la bocca per prenderne un po’. Soltanto il cotone delle mutande separava la mia lingua dalla sua cappella, ma anche l’ultimo ostacolo venne presto rimosso dalle mie mani. Il suo cazzo era davvero grosso e bello lungo. Iniziai a pomparlo più che potevo, e provai a prenderne in bocca il più possibile, ma non riuscii completamente. Era davvero grande. Però mi piaceva un sacco. Succhiai e leccai quel cazzo in maniera famelica, e Fabio apprezzò il mio lavoretto “Wow Luca, sei davvero grande! Mi fai impazzire!”. Intanto Fabio con una mano mi accarezzava la schiena fino al sedere. Mi alzai e mi levai i jeans e le mutande. Fabio a quel punto mi spinse su letto e mi girò di schiena. Mi si mise sopra e mi prese a leccare dietro il collo. Con molta delicatezza mi passò la lingua sulla colonna vertebrale, scendendo sempre più, fino ad arrivare al mio culo. Inaspettatamente mi cominciò a leccare anche quello. Con le mani mi allargò le natiche e arrivò con la lingua al mio buchino. Il mio corpo era attraversato da costanti brividi di piacere, e quando mi cominciò a leccare il buco del culo, la goduria mi pervase. Fabio allargò il più possibile il mio buco con la lingua, per poi riposizionarsi su di me, e appoggiarmi il suo cazzo fra le natiche. “Ora ti faccio godere davvero” mi disse. Infatti cominciò a spingere il suo attrezzo nel mio buco. Mi accorsi subito della differenza di dimensioni con quello di Marco, cui ormai avevo fatto l’abitudine. Fabio me lo introdusse tutto senza troppi indugi, procurandomi un forte dolore. Afferrai con le mani le lenzuola del mio letto e cercai di resistere il più possibile, ma il dolore era davvero forte. Emisi quindi qualche lamento, ma Fabio non ci diede molta importanza. Rimase comunque fermo in quella posizione, evidentemente per far abituare il mio culo all’intrusione. Dopo poco si udiva solo il mio respiro affannato, e fu allora che Fabio cominciò a scoparmi. Era davvero infoiato. Mi scopò subito in modo molto veloce e deciso. Cominciai a provare piacere. Il mio culo si era adattato anche al cazzo di Fabio, e lui accorgendosene mi stava fottendo alla grande. Mi prese per i fianchi mettendomi a pecora e continuò sempre più forte, facendo sbattere rumorosamente il suo bacino alle mie natiche. Ad un tratto si fermò, e togliendo il suo cazzo dal mio culo, mi voltò e guardandomi dritto in faccia, riprese a scoparmi e a segarmi contemporaneamente. Il godimento era a livelli allucinanti. Io venni copiosamente dopo qualche istante, ricoprendomi la pancia di schizzi bianchi. Intanto Fabio era una furia. Gli si vedevano le vene del collo. La faccia era molto rossa. Mi sbatteva davvero forte, fino a quando rallentò di colpo. Capii che mi era venuto dentro. Rimase fermo per qualche istante, fino a crollare su di me. Così facendo il suo cazzo uscii dal mio culo, assieme ad un po’ di sperma che mi colò fra le natiche. Fabio era su di me a peso morto, affannato, sudato, ma appagato. “Che scopata! Sei una furia!” gli dissi, e lui orgogliosamente “Ci puoi giurare!”. Ci ripulimmo e ci rivestimmo, anche perché si era fatta una certa ora, e io dovevo anche ripulire il lenzuolo sporcato dallo sperma di Fabio.

    Che giornata assurda! Alla sera ripensai a tutto ciò che mi era accaduto. Ero contento di aver trovato un altro –compagno di giochi-. Certo che Marco me lo poteva pure dire che si segava con Fabio alle medie…! Proprio pensando a Marco, mi arrivò un suo SMS sul telefono, che diceva #ti chiedo scusa per averti abbandonato oggi. Tutto ok?#. Io gli scrissi #oh si, tutto ok… domani ti racconto#. -Chissà come l’avrebbe presa Marco?- pensai divertito nella mia mente.
    Già, chissà…
     
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