Il cuginetto voglioso [RACCONTO EROTICO SHOTACON YAOI]

racconto erotico gay

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    Francesco è un ragazzo di diciassette anni e quel giorno si ritrovava a prendere suo cugino a scuola, in quanto era l’unica persona senza impegni per il pomeriggio.
    Al termine delle lezioni, Federico notò nel piazzale la presenza del cugino e non esitò nel corrergli incontro.
    “Fra…” gridò Federico, gettandosi nelle braccia di Francesco.
    “Chicco, finalmente sei qui…”, disse il ragazzo mentre gli scompigliava i capelli.
    Aveva dodici anni e frequentava la seconda media, ma secondo Francesco era di gran lunga più maturo e sicuramente era più intelligente di molti amici che conosceva. Non era più un bambino e non lo era stato per molto; da anni non chiedeva il perché di una cosa ma lo capiva da solo: o comunque si rispondeva da solo.
    Francesco non riusciva a dimenticare il giorno in cui dicendo ad alta voce che non capiva l’esistenza di Parlamento e Senato, si è sentito rispondere da Chicco l’utilità di uno e dell’altro e le differenze che vi erano.
    Dalla parte di Federico, invece, non si sentiva molto maturo o che altro; semplicemente gli era semplice capire le cose. E a volte anche le persone. Inoltre vedeva in Francesco più una persona da cui apprendere le abitudini e i pensieri dei “grandi” che un semplice cugino. L’uno arricchiva in qualche modo l’altro e per questo andavano molto d’accordo, nonostante la differenza di età.
    Iniziarono a camminare verso la casa di Francesco e Federico iniziò a parlare di quanto bello sarebbe poter passare tutte le mattine assieme, invece che nelle rispettive scuole.
    Francesco sorrideva e annuiva, inutile contrariarlo o cercare di fargli cambiare idea, tanto avrebbe dovuto arrendersi.
    Arrivati a casa si misero sul divano a guardare la tv e Francesco utilizzò la scala gerarchica per poter avere il potere di scegliere il programma da guardare; quindi, amante e giocatore di racchetta e palline si impuntò su uno degli Open di cui Chicco non importava nulla.
    “Sei solo un idiota”, si lamentò Chicco.
    “Sono un atleta tifoso”, replicò Francesco; ed era vero: aveva un fisico prestante e non smetteva di curarlo. Inoltre, unito al viso che aveva lo facevano diventare un ragazzo attraente.
    Arrivati al secondo set, Chicco inizia a parlare;
    “Fra posso dirti una cosa?” gli chiese.
    “A-ah”, rispose.
    “Anche se sai che non dovrai dirla a nessuno?”, insistette Chicco. E alzò la testa dal cuscino sopra le gambe di Francesco.
    “Oddio, che cosa hai fatto di così grave?”, chiese leggermente incuriosito.
    “Io…Io ho baciato un ragazzo”.
    Francesco non riuscì a dire nulla. Chicco iniziò a guardarlo fisso e non vi era un movimento sul suo viso.
    “Ma quando dici baciato intendi baciato o…” , disse goffamente Francesco.
    “Con le labbra sulle labbra…”, rispose Chicco.
    “OK…”, disse il cugino, aggiungendo poi: “ma perché?”
    Chicco non rispose subito, anzi ci pensò a lungo.
    Poi iniziò a rispondere: “Perché tu…”. Francesco non gli lasciò finire la frase; “No, Chicco, non puoi girare il discorso questa volta; rispondi seriamente”.
    Il ragazzo ricominciò a pensare e questa volta rispose lentamente: “Perché mi piaceva”.
    “Anzi”, aggiunse, “mi piacciono la maggior parte dei ragazzi, almeno quelli carini.”.
    “Ne sei certo?”, chiese Francesco, “perché se ne sei certo vuol dire che sei…”.
    Come definirlo? La parola gay non gli era mai piaciuta, la trovava strana e aveva quasi assunto un tono offensivo; certo non poteva urlargli contro parole come finocchio, frocio o checca.
    “…omosessuale”, finì poi. –Bene-, pensò; -così sembro uno psicanalista…-.
    “Ne sono certo”, rispose in fine Chicco.
    Si guardarono e poi Francesco lo abbracciò aggiungendo sottovoce; “Penso sia meglio mantenere questo segreto per un po’ tra noi. Non dirlo ai tuoi compagni, non si sa mai; inoltre penso che neanche i tuoi dovrebbero saperlo, per ora”. Il padre di Chicco era il fratello della madre di Francesco e faceva l’autista. Era una di quelle persone che ci prova con ogni ragazza che gli passava accanto e l’elasticità mentale non era certo il suo forte; come l’intelligenza”.
    Una volta erano in macchina lui e Francesco quando furono bloccati in centro da un corteo di gay; appena li vide abbassò il finestrino e urlò: “Tornatevene al vostro paese, ricchioni di merda, ci volete infettare tutti i bambini che cresciamo?”.
    Da allora Francesco gli sta particolarmente distante, benché lui non sia gay.
    Chicco non era stupido e capì, annuendo con la testa.
    “Un’altra cosa”, disse, “io non l’ho mai fatto”.
    “Beh sei giovane ne hai di tempo”, rispose tranquillamente Francesco.
    “Ma non so come si fa… quando capiterà sarò un impedito.”
    “Ma dai, dubito che tu non sappia come si fa e per quanto riguarda l’esperienza, tutti hanno una prima volta”, ribatté Francesco.
    “Anche tu?”, chiese Chicco.
    “Se dico tutti…”. Effettivamente Francesco era stato gia con parecchie ragazze e anche con qualche ragazzo; era bisex e non si faceva problemi a darlo a ragazze o ragazzi.
    “Aiutami allora”, disse Chicco.
    “No,no e no”, reagì Francesco “sei solo un bambino”. –solo un ragazzo…-, lo corresse una voce dentro di lui.
    “Ti prego”; lo supplicò, “non so come usare la bocca, come non sentir male le prime volte, come far godere un ragazzo”.
    -Oddio ma quanto sa-, pensò Francesco. E nuovamente la voce dentro di lui gli parlò: -un ragazzo carino, guarda i capelli dorati e il viso, è cosi angelico…-.
    “Ti prego”, supplicò un ultima volta sull’orlo delle lacrime.
    Si tirò un po’ su e così facendo appoggiò una mano sui calzoni di Francesco che deglutì, chiuse gli occhi e disse; “Va bene”.
    Chicco sorrise, gli diede un bacio sulla guancia e si sedette sul pavimento leggermente spostato sulla sinistra.
    “Alzati Chicco e spogliati”, disse Francesco con la voce bassa.
    Senza sembrare imbarazzato, cosa che stupì Francesco, Chicco si alzò e iniziò a togliersi la maglietta, mettendo a nudo un corpo da pre-adolescente, magro e glabro. Poi iniziò a slacciarsi i pantaloni e vedendo le gambe, Francesco si meravigliò di come fossero ancora piccole e con una radissima peluria biondiccia. Stava per togliersi i boxer ma venne fermato dal cugino che disse; “Non ancora”, e con un gesto della mano lo vece avvicinare.
    Quando il suo volto era a pochi centimetri, Francesco si arrischiò in un timido bacio, per poi mettergli una mano intorno alla nuca per tenerlo vicino, lasciando attaccate le due bocche.
    Chicco era completamente inerme ed era convinto di essere suo, mentre Francesco si chiedeva se poteva andare oltre. Pochi secondi e decise di procedere. Socchiuse la bocca e lasciò uscire la lingua che, delicatamente, penetrò all’interno della bocca di Chicco, il quale aprì leggermente le palpebre per vedere il viso del cugino. Riuscì solamente a vedere gli occhi chiusi e ai lati del volto un principio di barba, lasciata crescere per rendere l’aspetto del ragazzo più sbarazzino; magari voluta da una ragazza. Ma Chicco se ne infischiò e prese ad assaporare la lingua di Fra.
    Poco dopo Francesco sentì una lingua estranea all’interno della bocca e stupito pensò: -Cazzo, impara in fretta-.
    Si staccarono e si guardarono. Chicco tolse la maglietta al cugino. Dal canto suo, Francesco prese la testa di Chicco e la portò verso il suo capezzolo destro. “Apri la bocca e succhialo”, gli disse al cugino. Chicco aprì la bocca come gli venne chiesto e iniziò a leccarlo. Francesco aspirò a denti stretti; non gli sembrava il caso di gemere in quella situazione.
    Poi lo fece staccare.
    “Pensavo avessi più peli”, disse Chicco.
    “E’ perché li tolgo”, spiegò il cugino.
    Chicco fece si con la testa, come per dire che la cosa era ovvia e che era stato stupido chiedere.
    Poi Chicco si alzò permettendo a Francesco di togliersi i pantaloni; quindi si sistemò meglio seduto sul divano e fece inginocchiare Chicco tra le sue gambe.
    “Sei sicuro?”, chiese ancora Francesco. Una parte di lui temeva che il ragazzino ai suoi piedi si alzasse per bloccare tutto, ma Chicco annuì sicuro di sé.
    “Allora sfilami i boxer”, disse Francesco.
    Chicco prese l’elastico dei boxer e iniziò ad abbassarli lentamente. Li abbandonò ai piedi del cugino, poi alzò lo sguardo.
    Il primo che vedeva oltre il suo. Ma era più grosso.
    “Quanto è grande?”, chiese a Francesco.
    Lui sorrise imbarazzato, in quanto era sempre stato un vanto dichiararlo a chi andava con lui, ma con Chicco era diverso.
    “E’… E’ circa 20cm”, rispose quindi.
    “E mediamente com’è?”, domandò Chicco.
    “Beh in generale la grandezza è tra 16 e 18cm, credo”.
    Chicco si avvicinò col viso e annusò.
    “Che strano odore”, disse.
    Ancora una volta Francesco sorrise; questa domanda la si può ricevere se non si è puliti, oppure se si è con Chicco.
    “Guarda che è il normale odore del…”. Già, del cosa? Si ritrovava nuovamente a non sapere che vocabolo usare; pene è troppo scientifico, pisello lo ha sempre trovato buffo, così come tutto quei termini tipo: uccello, proboscide, mazza o manganello. Rimaneva solo…
    “…cazzo”, disse Chicco, finendo la frase al posto di Francesco.
    “Allora, la parte del cazzo che devi lavorarti e la parte superiore”, disse Francesco. “Alcuni la chiamano cappella. E’ lì che un uomo è più sensibile al piacere; ma non toglie il fatto che puoi lavorartelo tutto”.
    Chicco lo prese con una mano e si avvicinò. Aprì la bocca e lo assaporò per qualche secondo.
    “Ha un sapore salato ma buono”, disse dopo.
    Su indicazioni di Francesco iniziò a succhiare la cappella, poi provo a farlo scendere un po’ più in gola; intanto che una mano del cugino gli fregava la testa premendola leggermente per dare il ritmo.
    Ornai aveva capito come funzionava la cosa e iniziava ad accompagnare il movimento della bocca e della lingua con quello della mano.
    “Mi fa male la mascella”, disse dopo qualche minuto.
    “Vuoi fermarti?”, gli chiese Francesco; ma Chicco si era gia rifondato a succhiare il cazzo.
    A Francesco gli piaceva. La bocca calda di Chicco era straordinariamente abile e il fatto che la persona che glielo stava succhiando era il suo giovane cugino lo eccitava parecchio.
    Chicco era concentrato in quello che stava facendo ma ogni volta che aveva troppa saliva insaporita dall’amato cazzo del cugino in bocca, non esitava a deglutire, gustandosela a fondo.
    Francesco spostò la mano dai capelli alla guancia del ragazzino e iniziò ad accarezzarlo.
    -Dai, guarda come è giovane…-, pensava mentre sentiva la pelle liscia sotto il palmo.
    Mentre Francesco pensava se stava facendo una cosa esatta, Chicco tolse dalla bocca ciò che stava succhiando.
    “Sta uscendo qualcosa…”, disse con lo sguardo rivolto al cugino.
    “Si, capita che esca del liquido”, gli rispose Francesco.
    “E che cos’è?”, domandò Chicco.
    “Non ne ho idea ma succede…”, gli diede risposta Francesco, alzando le spalle.
    Chicco continuò a muovere lentamente la mano su e giù, guardando il comportamento del liquido vischioso sulla punta del cazzo del cugino. Le gocce che erano uscite si erano sparse, cospargendo tutta la cappella di liquido.
    “Cosa devo fare?”, domandò infine Chicco.
    “Quello che ti senti; molti non ci fanno caso ma se a te disturba puoi toglierlo, anche se penso che si ripresenterà”, disse con tono dubbioso Francesco.
    Chicco ci pensò un momento, poi aprì la bocca e con la punta della lingua prese in assaggio un po’ di liquido. Pochi secondi e iniziò a passare la lingua per tutta la cappella, raccogliendo ciò che vi era cosparso. Francesco serrò gli occhi e buttò indietro la testa, cercando in tutti i modi di non dar alcun segno di apprezzamento della cosa; anche se gli piaceva; e tanto.
    Il cuginetto ricominciò a succhiarglielo e Francesco iniziò a pensare a cosa fare dopo. Ma Chicco era attento e si bloccò non appena vide un ombra di dubbio sul volto del cugino. Vedendolo fermo, Francesco prese il suo cazzo e lo sollevò, mettendo in mostra quello che vi era sotto.
    Chicco osservò attentamente le palle del cugino, indeciso su cosa fare.
    “Dai…”, disse Francesco, spingendolo lievemente con una mano verso le palle.
    Chicco le leccò e sfoderò tutto quello che aveva appena imparato sulle palle e nei minuti seguenti nuovamente sul cazzo del cugino.
    “Basta così, ti prego”, disse dopo un po’ Francesco. Non ce la faceva più a trattenersi e quindi fermò Chicco.
    Il ragazzino alzò la testa e con uno sguardo per metà preoccupato e per metà eccitato disse:
    “Vuoi farlo adesso?”.
    “Io… non, non…”, rispose tentennando Francesco.
    Ma Chicco si alzò e si tolse i piccoli boxer che aveva. Era giovane, non ancora completamente adolescente. Il suo cazzo era forse ancora in crescita ma le dimensioni erano comunque normali; non aveva peluria e un lembo di pelle copriva ancora parzialmente la cappella. Comunque era eccitato e lo si vedeva.
    Francesco fece un sospiro, poi si alzò e condusse Chicco verso il bagno. Aprì un’anta di un armadietto e porse una scatoletta al cugino.
    “Sai quando dicevi di avere mal di pancia e la nonna ti faceva usare questo? Usalo anche adesso e fallo per due o tre volte”, disse Francesco.
    Chicco prese la scatoletta col clistere, entrò in bagno e chiuse la porta.
    Francesco tornò sul divano e si sedette ad aspettare. Passò circa un quarto d’ora quando sentì la porta del bagno aprirsi e vide Chicco venire verso di lui.
    “Fatto?”, chiese Francesco.
    “Come hai detto tu”, rispose Chicco.
    Con una mano, Francesco, chiamò a sé il cuginetto. Lo fece sdraiare a pancia in giù con il sedere appoggiato sulle gambe. Lo divaricò e passò una mano sul buco di Chicco. Era bello liscio e sembrava appartenere a una ragazzina. Si leccò un dito e lo infilò lentamente dentro. Era stretto e Chicco era molto teso.
    “Devi rilassarti, altrimenti sarà più difficile” disse Francesco.
    Chicco respirò profondamente e annuì con la testa. Ora il dito non incontrava più resistenza. Cominciò a muoverlo dentro e fuori piano piano, finché non capì che si era abituato al dito. Allora ne inserì un secondo. Continuò a muoverlo e rifece tutto quello che aveva fatto sino a che non aveva tre dita. Quando le tre dita entravano con facilità le tolse e fece alzare Chicco.
    “Come va?”, chiese subito Francesco.
    “Brucia un po’”, rispose Chicco.
    “Vuoi smetterla?”
    “No”.
    Quindi Francesco prese un preservativo e lo aprì.
    “Cos’è?”, chiese Chicco.
    “Un profilattico”, rispose il cugino, sospettando che in realtà sapesse perfettamente cos’era.
    “E a cosa serve?”, continuò Chicco.
    “Normalmente è un anticoncezionale”, rispose Francesco.
    “Potrei rimanere incinto?”, disse sarcasticamente Chicco.
    “No… però… serva anche a proteggersi”
    Chicco lo guardò con aria ironica e indicò sé stesso.
    “Insomma è più facile farlo con questo, entra meglio”, concluse Francesco.
    Lasciandogliela andare Chicco lo lasciò fare. Poi Francesco lo piegò a gattoni sul divano e si sistemò dietro.
    “Ora rilassati e non opporre resistenza, se fa troppo male dillo subito a me”, esclamò Francesco.
    Mise una mano sul culetto del cugino e appoggiò la punta del cazzo al buco.
    “Vado”, disse Francesco.
    E iniziò a spingere dentro il cazzo; non appena fu entrato un pezzo Chicco tuffò la testa nel cuscino e soffocò un urlo. Francesco intuendo la cosa tolse delicatamente la piccola parte di cazzo entrata. Per qualche secondo Chicco non disse niente.
    “Riproviamo”, esclamò infine.
    Francesco riprovò ma Chicco lo bloccò ancora.
    La terza volta Chicco lo fermò e disse; “Fermati, non ce la faccio. Quanto è entrato?”.
    Francesco controllò e vide che non era entrata neanche metà cappella.
    “Non molto”, ammise.
    Chicco sospirò, poi si spostò, girandosi a pancia in su. Alzò le gambe, le buttò verso la testa e le aprì.
    “Se continuo a fermarti non faremo nulla; ora fai quello che devi fare, velocemente e senza preoccuparti per me”, disse Chicco.
    Francesco lo guardò negli occhi e aprì bocca per parlare ma Chicco lo anticipò dicendo; “Ti prego”.
    Allora Francesco si rassegnò; appoggiò la cappella al buchetto del cugino, spinse leggermente e la fece entrare pochissimo. Chicco chiuse gli occhi.
    “Sei sicuro?”, chiese Francesco. Chicco fece un rapido cenno col capo.
    Con un colpo, Francesco mise tutto il cazzo dentro il culetto di Chicco; il quale urlò non appena entrò. Francesco allungò una mano e la premette sulla bocca del cugino, per soffocare il grido.
    “Mi dispiace, mi dispiace…” disse. Ma lasciò il cazzo dentro.
    Intanto Chicco continuava a urlare, solo era soffocato dalla mano.
    “Mi dispiace…”, ripeteva Francesco.
    Chicco smise di urlare ma della lacrime gli colarono dagli occhi. Gli tolse la mano dalla bocca e rimasero per un po’ a guardarsi negli occhi.
    “Mi dispiace”, ripeté un ultima volta Francesco; poi si chinò e baciò Chicco.
    Mentre lo baciava iniziò a muoversi; lentamente fece scivolare il cazzo fuori dal culetto di Chicco, per poi rituffarlo dentro. Sentiva la tensione in Chicco dal bacio nervoso che gli stava dando; ma come poteva dargli torto…
    Piano piano Francesco aumentò il ritmo e anche Chicco iniziò a rilassarsi. Ora non sentiva più quel dolore acuto, ma un semplice fastidio che stava diventando piacevole. Francesco, invece, non riusciva più a riconoscere se il culo che stava scopando era del suo giovane e amato cugino o quello di una qualsiasi altra persona che aveva scopato. Non riconobbe più neanche Chicco; quando smise di baciarlo lo vide con la bocca aperta che ansimava e si toccava. Cominciarono a gemere e godere e per parecchi minuti, Francesco scopò il cuginetto senza riserbo.
    “Alzati”, disse a Chicco.
    Chicco si alzò e seguì le indicazioni di Francesco che lo fece rimettere a gattoni.
    Mentre si stava abbassando Chicco disse; “Quello non serva più”, indicando il preservativo.
    Francesco ci pensò un momento, poi lo tolse. Sputò in una mano, si lubrificò il cazzo e lo spinse nuovamente dentro il buco dilatato di Chicco. Lo prese per i fianchi e lo scopò con più foga e senza il minimo riguardo. Chicco era completamente abituato al cazzo del cugino che per quanto con forza lo scopava, lui sentiva solo il piacere.
    Francesco incominciò ad amare la vista del suo cazzo che si immergeva nella carne giovane e morbida del cuginetto. Prese a schiaffeggiare il culo di Chicco che dava dei gemiti di piacere.
    “Non fermarti…”, disse Chicco.
    “Sta zitta!”, gli intimò Francesco.
    Chicco non sembrò offendersi per questo ma, anzi, diede un gemito più forte.
    La faccia di Francesco si fece sempre più appagata e dopo pochi minuti disse; “Devo venire”.
    Allora tolse il cazzo e iniziò a masturbarsi.
    Vedendo Francesco fare così, Chicco disse; “Ma che fai?”.
    Francesco si fermò e rispose; “Non riesco a trattenermi”.
    “Ma perché l’hai tolto?”, continuò Chicco.
    “Non sapevo se accettavi la cosa…”, si scusò Francesco.
    “Non saprei, di solito dove si viene?”
    “Dipende dalla persona; dentro, sul ventre, in bocca…”, spiegò Francesco.
    “In bocca?”, disse Chicco. E guardò il cugino dritto negli occhi. In risposta ricevette un sorrisino.
    Francesco fece inginocchiare Chicco e gli infilò il cazzo in bocca. Cominciò a scoparlo, tenendolo per i capelli e dandogli dei colpetti. Pochi minuti e Francesco iniziò a trattenere il respiro.
    Chicco aprì la bocca. I primi schizzi gli finirono sul viso ma poi chiuse le labbra intorno alla cappella del cugino e continuò a riceverli in bocca. Quando finì Francesco disse; “L’hai ingoiato?”.
    In risposta Chicco aprì la bocca facendo vedere al cugino il liquido che si muoveva intorno alla lingua. Poi ingoiò.
    Rimase qualche secondo immobile, poi iniziò a portasi in bocca con le dita quello che gli era finito in faccia. Francesco sorrise e rimase in piedi a guardarlo pulirsi.
    “Ne ho un po’ sul cazzo”, disse a Chicco.
    Lui controllò, poi si mise a leccare via dal cazzo quello che era avanzato. A Francesco sembrava un bambino col gelato; aveva la stessa espressione di voglia soddisfatta, come se quello che stesse leccando fosse panna.
    Quando Chicco finì si sdraiò a terra. Francesco gli appoggiò un piede in faccia, si fece succhiare qualche dito e si sdraiò accanto a lui.
    “Allora, come ti è sembrato?”, gli chiese.
    In risposta, Chicco gli sorrise. Francesco lo guardò, poi si avvicinò e iniziò a baciarlo. Sentì la lingua, la saliva e le labbra del cugino assieme alle sue. Si staccò e iniziò ad accarezzarlo.
    Avvicinò un dito alle labbra del ragazzino e lo passò sopra, poi Chicco aprì la bocca e iniziò a succhiarlo. Francesco sentì che ricominciava a eccitarsi, quindi lo tolse e riprese a baciarlo.
    “Penso di amarti…”, gli sussurrò in un orecchio. Chicco sorrise, abbassò lo sguardo e gli rispose abbassandosi verso il cazzo nuovamente duro del cugino; “Anch’io…”.
     
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