Una serata speciale......

... ma il dubbio rimaneva: sotto aveva quel mitico body perizomato di pizzo nero...

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  1. Jeremy2.0
     
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    Mia moglie non è mai stata una particolarmente avvezza a giocare con il sesso e l'erotismo al di fuori del letto. Passate le tempeste ormonali dei primi tempi - quando si concedeva abbastanza frequentemente a piccoli strappi alla regola, vestendosi in modo molto provocante o lasciandosi andare anche in pubblico a effusioni spinte - la nostra vita sessuale è rimasta chiusa nelle quattro mura domestiche.
    Solo di tanto in tanto, in qualche occasione per lei speciale, decideva di lasciarsi andare un po' più del solito, senza tuttavia raggiungere mai le fantasie erotiche più spinte.
    Quella sera avevamo deciso di uscire soli io e lei, per festeggiare i nostri compleanni, avvenuti un paio di settimane prima.
    Sistemata la bimba dalla nonna, ci preparammo per uscire.
    Fu subito chiaro che sarebbe stata una di quelle sere "speciali": mentre mi accingevo a fare la doccia, mi invitò a prendere tutte le mie cose e trasferirmi nel bagno di servizio, perché non mi avrebbe fatto più entrare in camera finché non fosse stata pronta.
    Se da un lato la mia fantasia correva, dall'altro il mio spirito realistico mi diceva di non farmi troppe illusioni... probabilmente si sarebbe messa schicchissima, magari con un intimo molto sofisticato ma non altrettanto sexy, almeno secondo i miei canoni... ero rassegnato, ma anche ottimista: piuttosto che niente...!
    La preparazione durò quasi un'ora, cominciavo quasi a spazientirmi, ma quando uscì mi passò subito il malumore!
    Capelli un po' scompigliati; la lunghezza del taglio fatto qualche giorno prima lasciava libero il collo, una delle parti più eccitanti di una donna. Una delle parti più eccitanti di Silvia. Orecchini lunghi come piacciono a me. Un filo di trucco, con una riga appena accennata intorno alle labbra. E poi il profumo... lo stesso della prima sera. Erano passati quasi 10 anni, ma mi faceva ancora lo stesso effetto...
    Poi una camicetta leggera, aperta quanto basta. trasparente quanto basta.
    E "quella" minigonna. Di velluto leggero, beige. Molto corta.
    Nella penombra del corridoio non riuscii a identificare l'intimo, nemmeno sotto la camicetta. Ma già lo immaginavo.
    "Sei splendida, Silvia".
    "Lo so. Oggi voglio essere il tuo regalo di compleanno, anche se in ritardo. E poi voglio farmi perdonare..."
    "Cosa?"
    "tutto e niente... ma davvero mi trovi ancora bella?"
    Conoscevo il gioco: voleva essere riempita di complimenti. Ma non era un problema, la trovavo ancora bella e sexy, anzi ancora più bella e sexy di 10 anni prima. La trent... ().. enne più desiderabile del mondo. Qualche segno in più sul viso non la rendeva certo meno bella, e un paio di chili in più non le stavano certo male!! Quando la conobbi era troppo, troppo magra.
    "ancora più bella, sexy e desiderabile di 10 anni fa". "Davvero?". "Sì. Sei spaziale. Salterei la cena e ti salterei addosso qui, adesso, come sei..."
    Mi avvicinai, le cinsi le mani intorno alla vita (amavo quella vita così stretta..!!) e le diedi un bacio sul collo. Il profumo mi inebriò. La manovra non era casuale, volevo rendermi conto di cosa avesse addosso, sotto i vestiti... ma lei mi scansò troppo rapidamente: "Così mi fai arrossire... dài, lasciami stare... se mi salti addosso subito ti perdi il meglio... fidati!"
    La faccenda si faceva intrigante: difficilmente Silvia si lasciava andare a certe dichiarazioni esplicite... ma il dubbio rimaneva: sotto aveva quel mitico body perizomato di pizzo nero, oppure - cosa ancora più intrigante - la guepiere nera? Oppure qualcosa di nuovo...?
    L'avrei scoperto di lì a poco. Nella luce dell'ingresso, mentre si metteva le scarpe con il tacco, capii che si trattava della guepiere. A fugare ogni dubbio, intravedevo sotto il bordo della corta gonna la balza delle calze velate.... Stavo impazzendo! Non ricordavo da quanto tempo non la vedevo così sexy! E anche così maiala... ero già eccitato!
    Perché, parliamoci chiaro, non è che mia moglie in quel momento fosse propriamente un campione di finezza... la guepiere nera traspariva sotto la camicetta di seta bianca; dal primo bottone, lasciato deliberatamente ed indecentemente aperto, si vedeva anche il pizzo delle coppe... dalla minigonna, ad ogni minimo movimento, si intravvedeva il bordo delle calze velate... morivo dalla voglia di dirle che vestita da puttanella me lo faceva rizzare come non mai, ma non volevo sbilanciarmi troppo. Il rischio era che si offendesse e si rovinasse la serata. Dovevo aspettare di essere nel vivo, prima di poter usare un certo frasario. Sì, perché sono uno di quegli uomini che godono ad andarsene in giro con la moglie mezza nuda, vestita in modo un po' volgare. Senza esagerare, quel tanto che basti a far arrapare tutti gli uomini che la guardano, senza che tutte le donne la classifichino per meretrice al primo sguardo. ... magari al secondo!! Godo a vederla così, ma ancora di più godo a mostrarla, godo che sia lei a mostrarsi. Come a dire al mondo: guardate che gnocca mia moglie: vorreste trombarvela tutti? Beh, ammazzatevi di ....! Tra poco sarò io a farmela!
    Scendendo le scale non riuscivo a pensare ad altro: e se avesse esagerato? Se non avesse nemmeno messo le mutandine? Sarebbe stata la seconda o terza volta da che la conoscevo, ma mai con una combinazione così sexy....
    In macchina era da impazzire: la gonna era così corta che si vedeva tutto il bordo delle calze, fin quasi ai fermagli della guepiere... dalla mia posizione vedevo dentro la camicetta, e potevo immaginare i suoi capezzoli turgidi.. ma la cosa più eccitante era il suo sguardo. Non parlava, ma lo sguardo era più che sufficiente...
    Arrivati in centro posteggiai in piazza del mercato, vicino al mio ufficio. Dopo pochi passi al suo fianco inventai una scusa per tornare alla macchina. Le chiesi di proseguire, l'avrei raggiunta. Era una macchinazione per poterla ammirare da qualche metro di distanza. Amavo quelle gambe lunghe, ben tornite. Con quella gonna e le scarpe col tacco risaltavano ancora di più. In un baleno ero di nuovo eccitatissimo. Sexy. Gnocca. Strafiga.
    Evidentemente non ero l'unico a pensarla così: in quei pochi attimi notai gli sguardi di alcuni uomini che stavano posteggiando. "gnocca, vero? Gnocca e porca, stasera. Ma tutta per me" pensai.
    La raggiunsi, e nel breve tragitto fino al ristorante che avevo prenotato mi assalì un dubbio: era un locale dove ogni tanto andavo per lavoro. E se qualcuno mi avesse riconosciuto, con mia moglie vestita così? La cosa però al tempo stesso mi eccitava...
    Infatti arrivammo al ristorante, e il cameriere che ci accompagnò al tavolo, dopo essersela guardata bene più volte, mi guardò con aria di intesa... "so chi sei, dove lavori...", sembrava dire.
    La cena scorse liscia, ed anche la bottiglia di vino. Non siamo grandi bevitori, mia moglie meno di me. Dopo il primo bicchiere aveva già sciolto i pochi freni inibitori che le erano rimasti. Le sue carezze sulle mie mani, i suo sguardi sembravano già dire tutto. Anche se parlavamo di altro.
    Prima del dolce si alzò per andare in bagno. Silvia ondeggiava un po', forse il passo era incerto per via del vino, o forse era una scusa per farsi notare. Io impazzivo. Le sarei saltato addosso sul tavolo del ristorante. Notai gli sguardi degli uomini presenti: si voltarono tutti, alcuni in modo più esplicito ed altri meno. Una ragazza ad un tavolo vicino diede un calcio al fidanzato, sotto il tavolo...
    Intanto Silvia riapparì dal bagno. A metà percorso, a pochi metri da me, si chinò per sistemare un laccetto della scarpa, mostrando il paradisiaco spettacolo delle sue cosce fin sopra i ganci del reggicalze a me ed a metà del ristorante. Poi si rialzo, e venne a sedersi accanto a me, non più di fronte. Mi diede un bacio, appassionato, con la lingua. Poi dal pugno chiuso mi mise in mano qualcosa, sussurrandomi nell'orecchio "un regalo per te". Capii immediatamente. Pochi centimetri quadrati di pizzo nero. Umido. Il suo perizoma, che si era tolta nel bagno. Stavo per esplodere. Lei me lo accarezzo lievemente, mentre con disinvoltura portavo la mano che nascondeva il perizoma fino al viso e lo annusai.
    Avevo finalmente la risposta. Sì, era uscita con le mutande. Se così si poteva chiamare quel micro perizoma. Ma non era finita. D'improvviso si accostò al mio orecchio e mi chiese "faresti lo stesso per me?". Ordinai il dolce, senza risponderle e facendo finta di niente. Poi mi alzai ed andai in bagno, ma prima mi accostai al suo orecchio e le dissi "torno subito. Mi raccomando, non fare la porcellona con tutti questi maschi in circolazione". "Certo che la farò!"
    Uscii dal bagno. L'impresa fu più dura del previsto. I pantaloni leggeri, senza mutande, non nascondevano nulla della mia eccitazione. Mi avvicinavo al tavolo e Silvia, mentre fingeva di non guardarmi, continuava a muoversi ed accavallare le gambe. La intravvedevo, depilata e umida... mi sedetti di nuovo accanto a lei. Il dolce era già arrivato. "Credo che tu non sia stata molto brava, in mia assenza..." "già... credo che quel ragazzo seduto di fronte abbia goduto della vista di tutte le mie virtù". Sbirciai, con la coda dell'occhio. Era un ragazzo sulla trentina, con la fidanzata che dalla mia posizione pareva davvero una bella ragazza. Non staccava lo sguardo da mia moglie, che proprio in quel momento si prodigò in un gioco di prestigio per mostrargli di nuovo il meglio di sè .
    Io impazzivo. Le misi una mano sulla coscia, infilai le dita sotto la gonna. Trovai i ganci della guepiere, poi più su fino a sfiorarla lì. Dio com'era bagnata.
    "sei proprio una puttanella", le sussurrai. "Solo?" sembrava delusa "il cameriere è stato un po' maleducato. Ha fatto finta di far cadere un tovagliolo per chinarsi e guardarmi sotto la gonna" "e tu?" "mi sono girata leggermente... verso di lui. Poi ho accontentato un po' il suo sguardo..." "allora sei proprio una gran troia" il cuore mi impazzava, stavo esplodendo. Lei sorrise, compiaciuta "grazie. Non ti pentirai di aver sposato una puttana come me"
    Ero in visibilio. Nei momenti più intimi, e solo quando era veramente al massimo, Silvia si eccitava a farsi insultare, ma lei non usava mai termini volgari. Nella vita di tutti i giorni sì, ma nel sesso no. Avrei dato un braccio per sentirle dire cose porche e volgari, in certi momenti, ma non era mai successo.
    Terminammo il dolce e chiesi il conto al cameriere. Non vedevo l'ora di andare a casa per saltarle addosso. Chiesi a mia moglie se il cameriere del tovagliolo fosse lui... sì. Era proprio quello che mi aveva riconosciuto all'ingresso. Uscendo dal locale, lo dissi in un orecchio a mia moglie. "Meglio", mi rispose "adesso sa anche quanto è bella tua moglie... non sei orgoglioso?"
    Effettivamente sì. La cosa mi imbarazzava, ma mi eccitava da morire.
    Appena usciti feci per avvicinarmi a mia moglie. Volevo baciarla. Lei fu più veloce: mi sbattè contro un muro e mi si gettò addosso. Il bacio fu lungo, profondo. Le nostre lingue non la smettevano più. La mia mano si era infilata sotto il bordo della gonna. Volevo toccarla, ma c'era ancora troppa gente in giro e quella strada era troppo illuminata. La presi per mano e la trascinai via. "vieni" "ma la macchina è di là..." " si ma questo vicolo è più buio e tranquillo". Svoltammo nel vicolo. Questa volta fui io a spingerla contro il muro. Le infilai la lingua in bocca e la mano sotto la gonna. Sentivo i suoi capezzoli duri come chiodi sul mio petto e la sua patata ormai così bagnata da gocciolare.
    "Scopami! Ho voglia di essere scopata adesso. Prendimi, stuprami, insultami, possiedimi." Anche io non vedevo l'ora di farlo, ma in strada mi sembrava troppo! Mi ricordai di avere in tasca le chiavi dell'ufficio. Di solito non le ho, me le ero fatte dare perché la mattina dopo sarei dovuto arrivare prima della segretaria. Erano solo 200 metri, avremmo resistito.
    "Vieni con me..." "non voglio andare a casa, non resisto. Scopami adesso" "non voglio scoparti in mezzo a una strada come una puttana da due soldi... abbi pazienza: due minuti e ti farò mia" "ma io sono la tua puttana, scopami!!" non volevo svelare che l'avrei portata in ufficio, ma non vidi altra scelta. Tirai fuori le chiavi dell'ufficio e le feci tintinnare. Capì subito. Le si illuminarono gli occhi. Il suo sguardo e il suo sorriso mi fecero arrapare ancora di più. Percorremmo tutto il vicolo, fino a sbucare sulla piazza del mercato. Il palazzo dove aveva sede l'ufficio si affacciava proprio sulla piazza, dal lato opposto. Quando non c'era mercato, la piazza era un grande parcheggio, ben illuminato. Quella sera non era pieno, ma c'era un bell'andirivieni e gruppetti di ragazzi che se la raccontavano.
    Silvia mi fermò: "aspettami, lasciami andare avanti un po'". Incominciò ad attraversare la piazza, ondeggiando un po' per il vino e un po' per farsi notare. La seguii con lo sguardo. Figa. Bella. Strafiga. Stragnocca. E anche un po' puttana. Un bel po', stasera.... Per come si muoveva, ad ogni passo si vedeva il bordo delle calze. Impazzivo nel vederla camminare ed impazzivo nel vedere tutti quelli sulla piazza che si giravano a guardarla. Arrivò proprio al centro della piazza, profonda settanta o ottanta metri, si fermò e si chinò nuovamente a sistemarsi un laccetto della scarpa. O a fingere di sistemarsi un laccetto. Poi si rialzò e indugiò ancora qualche secondo, tirando su la calza e mostrando per un attimo i laccetti della guepiere. Quando ripartì uscii dal buio del vicolo e iniziai ad attraversare anche io la piazza, leggermente di traverso, come se fossi lì per caso. Passai accanto a un gruppetto di ragazzi e ragazze, sulla ventina. "Che troia..." decretò una ragazza. "si ma che figa..." rispose un ragazzo. I commenti continuarono, ma io ormai ero troppo lontano per sentirli.
    La raggiunsi sotto il portone dell'ufficio. Aprii la porta e ci fiondammo dentro. Si avviò verso l'ascensore. "l'ascensore è bloccato, di notte", le dissi. Era un palazzo di soli uffici. In alcuni casi l'ascensore portava direttamente dentro gli uffici, quindi per sicurezza di notte lo disattivavano. "Ma io volevo divertirmi a farti impazzire in ascensore..." disse con aria delusa. "puoi sempre farmi impazzire sulle scale... dài, sali" fece qualche gradino, poi si voltò "non vieni?" "voglio godermi lo spettacolo...".
    Sulle scale c'era poca luce, ma forse questo lasciò ancora più spazio all'immaginazione. Ero eccitato da morire. Da sotto intravvedevo il suo posteriore e non solo... . Uno spettacolo della natura
    Si fermò sulla rampa tra il secondo e il terzo piano. Si sedette sull'ultimo gradino prima del pianerottolo intermedio, uno dei punti meno illuminati. Le gambe un po' aperte lasciavano intravvedere il paradiso... mi fece segno di salire, ancora. Mi fece fermare proprio con la patta davanti al suo viso. Alzò gli occhi, fece un sorriso complice, poi mi abbassò la zip. "Fai piano... sono senza mutande, ricordi?" me lo tirò fuori, lo agguantò con una mano, poi lo ingoiò in un baleno, con una foga mai vista prima.
    Me lo succhiò una trentina di secondi, poi mi chiese: "possiamo entrare? Voglio scoparti sulla poltrona del tuo capo!"
    Aprii la porta, mi ricordai che era necessario disinserire l'allarme entro 20 secondi, per evitare l'intervento della vigilanza. Non volevo proprio ci interrompessero sul più bello.... Lo sbagliai due volte, per la foga e l'eccitazione. Riuscii a inserire quello giusto proprio all'ultimo secondo!... nemmeno fossimo in un film americano!
    Puntammo verso l'ufficio del titolare. La porta era chiusa a chiave, purtroppo, e non potei soddisfare il desiderio di Silvia. Tornammo nell'open space, vicino all'ingresso.
    Mi strinse a sé. Mi baciò, infilandomi 10 cm di lingua in bocca. "Baciami", mi disse. "perché, cosa sto facendo?" chiesi un po' perplesso. "dall'altro lato..." e così dicendo si girò e si stese con il busto sulla scrivania, le gambe dritte poggiate a terra. 90° gradi perfetti, nemmeno avesse usato il goniometro! Con un colpo ribaltò la minigonna sulla schiena, poi si attaccò con le mani dall'altro lato della scrivania. La visione era paradisiaca. "Dai, baciami!"
    Mi chinai e cominciai a baciarle piano le chiappe, poi mi avvicinai alla patata e all'ano. Il sapore della patata mi inebriò. E poi si era depilata benissimo, era morbida e liscia. Un piacere unico da leccare e assaporare. Era difficile che Silvia si facesse leccare lì, e ancora di più dietro. Quella sera invece non solo si lasciò leccare, ma si agitava e spingeva indietro verso il mio viso. Le infilai la lingua nella patata, Silvia si agitava da matti, mugolava; si agitò e si scostò, finché la mia lingua fu proprio sul suo buchino. La leccavo tutt'intorno, avvicinandomi pian piano, ma lei spingeva indietro, quasi volesse farsi penetrare dalla mia lingua.
    Io stavo letteralmente impazzendo. In quella posizione, con quel magnifico culo incorniciato da guepiere e calze, Silvia era eccitantissima. Più lei era arrapata e più impazzivo. Si lasciava fare - ed anzi era lei a fare - cose che di solito erano tabù. Mi balenò nella mente che quella sera era pronta per abbattere anche l'ultimo dei tabù. Avevamo provato un paio di volte, ma era sempre stata troppo rigida e aveva sentito dolore, quindi non voleva più saperne. Sicuramente anche io avevo sbagliato, ero stato troppo irruento... ma ero sicuro che questa sarebbe stata la volta buona. Lei era eccitata e disinibita come mai l'avevo vista. Si era fatta slinguazzare a lungo, ormai l'avevo ammorbidito ed allargato a dovere con la mia lingua. Avvicinai un dito e provai a infilarlo, per allargarlo ancora di più prima di infilarle il mio pisello.
    "No, dietro no. Ti prometto di dartelo la prossima volta. Ora ho voglia di sentire qualcosa di duro nella patata. Infilami qualcosa, subito." Mi allungai sulla scrivania e presi un marker, un grosso pennarello, glielo infilai senza alcuna fatica, tanto era larga e bagnata. "non sentirà niente" pensai "larga com'è dovrei infilarle qualcosa di molto più grosso" ma non trovavo nulla di idoneo a portata di mano. Infatti dopo pochi secondi mi prese la mano e se lo sfilò: "no, non mi piace" si rimise in piedi, mi baciò e mi accarezzò, poi si tolse camicetta e minigonna. Si stese sulla scrivania, supina. Allargò le gambe e le piegò: "infilami le dita, fammi impazzire come facevi tanto tempo fa". Le infilai un dito, poi subito un altro. Sapevo cosa cercare e dove cercare. Fino a qualche anno prima, prima di fare l'amore si lasciava masturbare da me, facendosi penetrare con le dita. Spesso veniva con le mie dita, poi la scopavo e veniva ancora. Dopo la nascita di nostra figlia pareva non gradire più, la potevo masturbare al massimo sul clitoride, e con molta attenzione e delicatezza.
    Mentre cercavo il punto del piacere, con la coda dell'occhio vidi un'ombra affacciarsi dall'ingresso. "Merda" pensai "proprio adesso no. Chi cazzo sarà a quest'ora?" ero più preoccupato di interrompere questa magnifica serata che delle conseguenze che la nostra trasgressione avrebbe potuto generare. La figura si fermò in un angolo. L'ufficio era buio, la sola luce era quella che filtrava dall'esterno, dai lampioni e dalle luci della città, quindi non la vedevo bene. Ma capii che si era fermata ad osservare. Questo era un bene, forse non ci avrebbe interrotti. Proseguii la mia esplorazione nella patata di Silvia, che però si accorse di un attimo di incertezza: "che c'è?" "niente, amore. Sei così gnocca che sto impazzendo. Voglio fare impazzire anche te. Voglio farti godere come una troia" "sì, fammi godere, sono la tua troia, la tua puttana". Intanto cercavo di tenere d'occhio l'intruso. Un lampo di luce, forse il riflesso dei fari di una macchina, mi consentirono di vedere: era una donna, capelli lunghi. Vestiva un'uniforme scura, con cinturone e pistola. Cazzo, la Vigilanza!! Avevo dimenticato che per staccare l'antifurto dopo le 10 di sera era necessario avvisare la vigilanza, altrimenti sarebbero intervenuti. Ma per fortuna era ferma, ci guardava. La cosa rendeva il tutto ancora più eccitante. Dopo pochi istanti sentii la porta che si richiudeva. La vigilante aveva deciso di lasciarci fare. Grazie della cortesia!
    Silvia non se ne era accorta, per fortuna. Si sarebbe di sicuro spaventata...
    "AAAAAHHHHH" Silvia lanciò un urlo di piacere, strozzato. Avevo trovato il punto. "grida, grida amore. Non c'è nessuno nel palazzo, nessuno può sentirci. Fammi sentire come ti piace" "AAAHHHHHH AAAAAHHHHHHHHHHHHH Sì... lì mi piace, mi fai impazzire... continua AAAAAHHHH" "ti piace, eh? E a me piace farti godere come una puttanella" "AHhh, sì sì siii... continua, parlami, insultami, chiamami troia.... sono la tua troia, fai di me quel che vuoi..." "Ah ti piace essere chiamata troia, eh? Mi piace quando sei troia, fai la santarellina ma dentro sei puttana da paura. Ti piace far vedere la tua fica? Ho visto come godevi a mostrarla a tutti!!" "sì sì sì sìiiiiii AAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHH". Silvia si alzò in piedi davanti a me. Era bellissima, fighissima ed eccitantissima. Mi sorrise, di un sorriso ed uno sguardo beato. Mi abbracciò e mi baciò. Poi mi slacciò la camicia, me la sfilò piano. Si chinò e mi tolse i pantaloni. "Voglio sentirti dentro, infilamelo fino in fondo" si inginocchiò davanti a me "prima voglio assicurarmi che sia abbastanza duro... non vorrei restare delusa" cominciò a leccarmelo sulla punta, mentre con la mano me lo scopriva fino in fondo. Poi lo prese in bocca fin dove riusciva. "Perché non ti sembra abbastanza duro?" chiesi. "non si sa mai..." e riprese a succhiarmelo solleticandomi con un dito tra i testicoli e e l'ano. Stavo impazzendo, ma non volevo venire con un pompino. Volevo venire dentro di lei. La spinsi lentamente indietro, lei capì. Si rialzò e mi spinse verso una sedia. Mi sedetti, lei da un metro di distanza mi guardò. Io la guardavo, impazzendo di desideri. Si scoprì i seni, tirandoli fuori dalle coppe della guepiere, poi si avvicinò e mi cavalcò. Era così calda, umida e larga che arrivai subito in fondo. Intanto cominciai a baciarle e morderle il seno e i capezzoli, duri come chiodi. Incominciò subito ad ansimare "sì... siiiìììì.... Mi piace sentirti dentro.... Ce l'hai grosso da morire, sono piena di te amore mio....".
    La strinsi forte e la baciai, mentre sentivo i suoi capezzoli puntati sul mio petto, le sue chiappe sode sotto le mie mani, il suo profumo che mi inebriava, la sua pelle liscia sotto le mie dita, la sua lingua che frullava con la mia, le sue labbra dolci sulle mie. Lei mi toccava le spalle, la schiena, il petto. Mi baciò e mi leccò un orecchio. Mi faceva impazzire. Mi sussurrò: "sei maschio, sei bello... dio come sei figo! Ti amo!". Intanto continuava ad agitarsi, a far scorrere la sua patata intono al mio pisello duro duro.
    Stavo per venire, erano ormai due ore di eccitazione continua. Ma volevo far venire anche lei insieme a me. Le agguantai le tette, accarezzai i suoi capezzoli turgidi. "sì ...sìiii... AAH ... AHHHHHHHHHHHHHHHHHHH" mi lasciai andare. Le venni dentro "sì, vieni vieni vieni amore mio.... Ti vengo dentro..... godi, godi. Ti amo ti amo ti amo".
    Restammo così, abbracciati, per qualche minuto. Poi ci guardammo. Sorridevamo entrambi, ebbri del piacere che ci eravamo appena donati.
    Senza dire nulla ci rivestimmo, scambiandoci carezze, baci e dolcezze ad ogni minuto. Controllai di non aver lasciato nulla di compromettente in giro, riattivai l'allarme e chiusi la porta dietro di me. Scendemmo nel posteggio, mano nella mano come due fidanzatini, felici e innamorati.
    Solo sguardi d'amore e sorrisi d'intesa. A metà della strada verso casa mi chiese "hai apprezzato il regalo?" "da morire, amore mio. Ti amo da impazzire, ma quando sei un po' porca ti amo ancora di più" "solo un po' porca? Pensavo di aver raggiunto un livello più alto della scala..." "beh, stasera sei stata una gran porca. Una puttanella ...." "ah... pensavo meglio..." finse un'aria delusa "hai ragione, a ben pensarci sei stata proprio una gran puttana" sorrise. Io ero un po' stupito. Sapevo che a volte - ma solo a volte - mentre lo facevamo amava essere insultata, ma fuori dal sesso mi suonava strano "ti piace essere chiamata puttana?" cercai di mascherare il tono stupito con un tono complice, ma non so quanto ci riuscii. "Dipende. Dal momento, da chi me lo dice, dal significato che ha in quel momento. Se appena svegli la mattina tu me lo dicessi al posto di , ci resterei male sicuramente. Se me lo dici ora, non posso che prenderlo come un complimento. Gradirei anche apprezzamenti più spinti, in questo momento..." "tipo che sei la più troia che mi sia mai scopato, una pompinara professionista, che hai la figa larga come una puttana di strada...?" "..sì... beh... ma se sono solo esempi..." "no, amore è proprio quello che penso!". Sorrise. "però in questo momento li considererei complimenti solo da te" la mia espressione non nascose lo stupore, lei mi chiarì: "hai presente quando ho attraversato la piazza prima di salire in ufficio? C'erano dei gruppi di ragazzi... se qualcuno di quelli mi avesse detto qualcosa di volgare, l'avrei preso come un complimento. Ero così... così.... eccitata... . Se uno di quei ragazzi mi dicesse qualcosa adesso, mi offenderei. Però mi sarei offesa anche se mi avessi detto tu cosacce mentre venivamo qui in macchina. In quel momento apprezzavo solo complimenti... tradizionali." "Ho capito, non ne verrò mai a capo. L'unica cosa certa è che sei donna. Femmina". "Pensavo fosse proprio quello che ti piaceva...", civettuò. Raccolsi la provocazione: "sì, mi piace. Mi piace che tu sia femmina, che tu sia figa e che tu sia troia. La mia troia preferita..." Riniziavo ad eccitarmi. Intanto eravamo arrivati a casa. Eravamo entrambi felici e rilassati. Silvia mi abbracciò. "ti amo. Sei felice?" "Molto" "Anche io. Ti prometto che di farti questi regali un po' più spesso" la mia eccitazione saliva "anche perché mi sono divertita parecchio anche io..." tirò fuori la lingua e la mosse a destra e sinistra, a mimare un cunnilingus. Capii cosa intendeva. Aveva apprezzato. "sei stanco?" mi chiese. Io indugiai un attimo nella risposta e Silvia incalzo: "Io non sono stanca, e preferirei non fare da sola... ma se tu non pensi di farcela vorrà dire che mi attrezzerò..." il mio coso era di nuovo duro come il marmo "tanto lo so che non ti masturbi" "potrei sempre cominciare..." l'idea di vederla mentre si masturbava mi eccitava da morire. L'aveva fatto solo una volta, io ero impegnato a stimolarla altrove e lei era così eccitata da toccarsi da sola. Avevo creduto di morire. Poi la cosa non si era più ripetuta. Silvia non si era mai masturbata nemmeno in solitudine. La sfidai: "ok, fai pure, non credo che il mio pisello sia pronto per un secondo round" mentii. "lo sento che è già duro come un manico di scopa. Dai, facciamolo. Voglio sentirlo dentro" "Oggi sei proprio insaziabile. Una gran troia insaziabile con una gran voglia di cazzo" iniziò a spogliarmi, poi si spogliò. La fermai prima che si togliesse perizoma, calze e guepiere. "così mi piaci di più. Un bel quadro si valorizza in una bella cornice. E una bella figa si valorizza in un bell'intimo da mignotta". "il perizoma però dovremmo toglierlo..." "non ti preoccupare, ci penserò io a tempo debito". Si stese sul letto "mi preferisci dal lato a o dal lato b?" "cominciamo dal lato b". cominciai a baciarla dai piedi. Risalii lentamente: le caviglie, i polpacci, l'incavo delle ginocchia. Poi le cosce. Mi soffermai sul bordo delle calze. Baciai la sua pelle liscia lungo tutto il bordo, e lungo i laccetti della guepiere. Poi le natiche, centimetro per centimetro, millimetro per millimetro, seguendo il bordo del perizoma. E poi su, lungo la schiena, attraverso il pizzo della guepiere. Le spalle, dolcemente, e poi sul collo, baci lievi su tutto il collo, fin dietro le orecchie.
    "Ti amo" le sussurrai. "Anche io. Vuoi fare l'amore con me?" "non subito. Voglio godermi ancora un po' tutto questo ben di Dio" "ma io sono eccitatissima, voglio farlo, sentirti dentro" "ti farò soffrire un po', allora... sei ancora in vena di sentire porcate?" non volevo correre rischi. Lei sorrise: "tu prova... devi correre il rischio, se pensi che ne valga la pena..." "Ah... troietta! Mi metti alla prova?" "sì" "hai voglia di cazzo?" "sì" "vuoi sentirlo tutto dentro?" "sì" "sei tutta larga e bagnata, come una vera puttana, no?" "sì, sì... non vedo l'ora di sentirti dentro" intanto ero sopra di lei, e glielo appoggiavo in mezzo, solleticandola e spingendo "io invece vorrei sentire qualcosa di scurrile ed eccitante da te. Raccontami cosa vorresti fare, le tue fantasie. O raccontami cosa provavi questa sera, mentre facevi la troia al ristorante e in giro per la città, o mentre ti trombavo in ufficio..." "Ero eccitatissima, amore. Mi sentivo troia per davvero. L'avrei fatta vedere al mondo intero. Mi piaceva essere guardata. Mi piace essere guardata. Non sempre. A volte mi infastidisce, più spesso mi fa piacere. Questa sera mi eccitava. Ad ogni sguardo mi bagnavo di più. La vigilante che è entrata in ufficio mentre lo facevamo mi ha fatto eccitare a mille. Non avrei mai pensato di riuscire a farlo con qualcuno che ci guardava, stasera l'avrei fatto in mezzo ad uno stadio." Rimasi sorpreso. Ero convinto che non si fosse accorto della ragazza della vigilanza. "ah, e così l'hai vista? Ero convinto di no" sorrise "lo so, sono stata brava... al primo istante mi sono spaventata, poi ho capito che era la vigilanza, e poi che era una donna... mi sono eccitata ancora di più. Mi è quasi dispiaciuto che sia rimasta solo pochi attimi, se fosse rimasta a spiarci mi sarei eccitata ancora e ancora di più" cercai di farla parlare. Quello che mi stava raccontando mi eccitava a mille "ah sì? E cosa ti eccitava?" "no so... forse il fatto che anche lei potesse eccitarsi nel guardaci fare l'amore" "ah, ti piace l'idea di eccitare una donna?" "questa sera mi piace l'idea di eccitare chiunque..." "e non ti senti un po' troia a voler eccitare chiunque?" "sì, molto. Mi sento così, questa sera. Ma voglio solo te, dentro di me" "così come ti?" "come hai detto tu... troia, puttana..." "stai cercando di farmi eccitare?" "perché non ci riesco?" "non ti basta quanto sono già eccitato?" diedi una spinta, per farglielo sentire, proprio all'altezza del suo ano "evidentemente non abbastanza, visto che ancora non vuoi scoparmi. Fammi tua, subito. Sono la tua troia, la tua vacca, la tua puttana. Prendimi, ti prego" decisi di accontentarla. Scesi fino all'altezza del suo sedere, strappai il perizoma e la feci mettere carponi, con il sedere in su. Le diedi un'ultima passata di baci, con labbra e lingua, partendo dal sotto - dalla sua fessura calda, larga e bagnata - fino ad arrivare al bordo della guepiere, passando per il buchino del suo sedere tondo.
    Lo appoggiai lì e feci per spingere. Niente da fare: lo prese in mano e lo diresse per vie tradizionali. "quando me lo darai il culo come si deve, amore mio?" "non stasera". La penetrai, lei urlò dal piacere, in pochi secondi. Evidentemente era troppo eccitata. Io avevo bisogno di più tempo. Continuai a fare su e giù. Prese una mia mano, e se la porto al seno per farselo toccare e strizzare. Continuai così per alcuni minuti. Lei ansimava, non ne aveva ancora abbastanza. Si fermò, mi fece stendere e poi mi cavalcò. Venimmo insieme, dopo pochi secondi, baciandoci profondamente.
    Quando ci svegliammo la mattina eravamo ancora abbracciati. Io nudo, lei con guepiere e calze. Il suo sorriso era luminoso, il suo sguardo profondo come il mare, il suo volto quello di una dea.
     
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