La Milf di Ostia

racconto erotico

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    Rischiavo l’esaurimento nervoso. Il trasloco, il cambio di lavoro, la nuova casa. Tutte cose molto belle, tutte novità positive e migliorative, ma comunque stravolgimenti che alteravano il mio già fragile equilibrio. Da quando Lea mi aveva lasciato avevo alternato euforia a depressione, a iperattivismo, come spesso capita a chi tronca una storia lunga e complessa. Avevo deciso di divertirmi, sia per dimenticarla, sia, diciamolo pure, per sfogarmi dopo anni di rigorosa monogamia. C’ho pensato molte volte: se avessi avuto qualche scappatella, forse con lei sarebbe durata di più? Sarebbe andata meglio? Le cose tra noi non andavano bene, ovviamente, e sessualmente ancora meno. Il sesso a volte è una condizione ineludibile, una conditio sine qua non, a volte è una spia. “Sì, tra noi va, però scopiamo poco o male”. Capita spesso di sentirlo dire o pensarlo su te stesso. E a quel punto, ti convinci che una scappatella potrebbe essere terapeutica, servirebbe a tamponare. “Le escort hanno salvato decine di matrimoni”, dice un mio amico. Non è sbagliato: chiedi ciò che non chiederesti mai alla tua donna, vai, paghi e la dimentichi. Nemmeno sai il vero nome, nemmeno ti ricordi la faccia. Per rilassarmi avevo preso una cabina a Ostia, in uno di quegli stabilimenti così belli da farti immaginare di essere su qualche spiaggia esotica. Era una sorte di feticcio, sapere di avere una cabina, due lettini e un ombrellone nel mese di giugno, da poter usare per una fuga dall’ufficio mi faceva sentire bene, mi rasserenava al solo pensiero. Un mercoledì decido di farlo davvero, a ora di pranzo. Sole, mare e spiaggia deserta. Solo io, qualche baby sitter, qualche mamma, qualche anziano e molti bambini. Spengo il cellulare, sono solo io col litorale romano, a godermi la solitudine. Nelle passeggiate al bar per bere qualcosa di rinfrescante incontro Alessandra.
    E’ di Roma, sulla quarantina, non lavora e il figlio ha terminato la scuola, per sfuggire alla calura e alla noia romana ha preso casa a Ostia per 2 mesi, il marito la raggiunge nel week end e, se finisce prima, fa una scappata per cenare insieme. E’ una mamma un po’ annoiata, preda perfetta. Certe occasioni vanno prese al volo, già domani si spezzerebbe l’incantesimo. Luca, il figlio, sta facendo un corso teorico di vela sulla spiaggia che lo impegnerà per 3 ore. Alessandra è sola. Cominciamo a parlare. E’ bella Alessandra, una Milf, si direbbe oggi. Aggressiva nel look, tirata nel fisico, qualche ritocchino qua e là ma ben posizionato. Ha bisogno di brividi, si capisce. La noia si combatte con una terapia shock e Alessandra non solo è pronta: non chiede altro. La porto al bar, le offro un aperitivo. Al mare, si sa, si mangia poco, a volte si salta direttamente il pranzo. Poi il caldo, l’alcol e la testa comincia a fluttuare. Ne approfitto, la invito a farci un bagno. L’alcol ci sta facendo sudare, non può certo rifiutare il bagno. In acqua tutto è più facile. I corpi sono seminudi, sono leggeri, i movimenti sono fluidi ed eleganti, i corpi si sfiorano senza malizia. Inizio a sfiorarla, Alessandra non si ritrae, anzi. Ci muoviamo leggeri come in una danza e a ogni giro la cingo ancora più a me. E’ il segnale, affondo. La volto, lei mi guarda negli occhi solo per un attimo, poi li chiude. Sono in piedi e le gambe mi cingono la vita. Sono eccitato, lei lo sente, anzi: vuole sentirlo. Avvicina il pube a me e spinge. Vuole sentire su di sé il gonfiore del mio sesso. In acqua è tutto semplice, le sposto le mutandine ed entro. E’ strano fare l’amore in mare, l’acqua non aiuta. Ma l’eccitazione è forte. Dalla spiaggia non possiamo esser riconosciuti e suo figlio è comunque al chiuso, al corso di vela. Inizio a spingere mentre lei è a cavalcioni di fronte a me. Le sposto il reggiseno e le succhio il capezzolo, lei inarca la schiena godendosi il sole in faccia, l’acqua sui capelli, la mia lingua sui capezzoli e il mio sesso dentro di lei. Andiamo avanti così per qualche minuto. La situazione è eccitante, anche se non particolarmente comoda.
    Vieni alla cabina 42…

    Voglio dedicarmi ad Alessandra, voglio succhiarle il clitoride che ho sentito pulsare tra le mie dita. In acqua non si riescono a sentire i sapori e di una donna voglio sentire tutto, i sensi voglio usarli tutti. “Usciamo, andiamo nella mia cabina”, le dico. Lei mi sorride e mi segue docilmente. Poi si ferma “Non usciamo insieme, però”. “Ok, vieni alla cabina 42”, le dico uscendo per primo dall’acqua. Entro nella cabina e l’aspetto. E’un momento bellissimo, l’attesa ingrossa il mio desiderio. Dall’oblò della porta la vedo uscire dall’acqua e ancheggiare sulla sabbia dirigendosi verso di me. E’ bellissima, tutta abbronzata e con uno sguardo a metà tra l’imbarazzato e il lussurioso. Guarda la cabina, ha un attimo di esitazione, poi si decide. Apro la porta, è dentro. Il cuore le batte all’impazzata: l’eccitazione, il proibito, la trasgressione, il buio. Le cingo dolcemente le spalle per non spaventarla, mi bacia con una passione mai provata. La lingua vaga in tutta la bocca, poi mi stacco e comincio a baciarla sul collo, poi scendo sulle spalle. La sua pelle è salata. Il sale, i suoi respiri sempre più affannati, i suoi fremiti, il buio, la mia eccitazione è ai massimi. Scendo sul seno, le mordicchio i capezzoli, sono già duri. Con le mani inizio a frugare tra gli slip, slaccio i laccetti del bikini. Alla vista del suo sesso non resisto: la faccio appoggiare al muro e mi inginocchio davanti a lei. Il suo clitoride è gonfio, inizio a succhiarlo, Alessandra mi mette una mano sulla testa e mi spinge verso il suo ventre, fino quasi a soffocarmi.
    Riesco a staccarmi, uso le dita per massaggiarle il clitoride e piano piano penetrarla. Il suosesso mare2 150x150 Racconto Erotico La Milf di Ostia sapore è inebriante, i suoi umori si mischiano al sale, alla mia saliva, al suo sudore, è sesso selvaggio, primordiale. Sono inginocchiato davanti a lei, è bellissima vista dal basso, col seno che orgoglioso si staglia sopra la mia testa. Mi alzo, la bacio, voglio farle sentire il suo stesso sapore. La giro, i palmi delle sue mani appoggiate alle pareti della cabina: “inarca la schiena”, le dico. Lei obbedisce, ho il suo bellissimo culo davanti agli occhi. Con la lingua seguo tutta la linea della spina dorsale, alternando la lingua a piccoli morsi, mentre le mani strizzano i suoi capezzoli. La lingua scende tra le sue natiche protese e indugia sull’altro buchino. E’ sorpresa, non se l’aspettava. Si irrigidisce, ma io continuo e la lingua scioglie la sua rigidità, anche lì dietro. Lo sento dilatarsi, geme. E’ bagnatissima. La sto penetrando da dietro e le sussurro all’orecchio quanto mi ecciti, alternando parole a colpi con la lingua nell’orecchio. I miei colpi si fanno sempre più forti, sempre più profondi “ti sto scopando come meriti, Alessandra”. A queste parole si scosta, mi lascia col mio sesso dritto e incredulo, mi guarda con occhi pieni di eccitazione e mi dice “stenditi per terra, ora guido io”. Obbedisco, Alessandra mi sale su e comincia a muoversi piano. Un su e giù a volte lento a volte veloce, ma sempre più profondo. Ho le mani sui suoi seni, non le vuole sui suoi fianchi, vuole essere lei a guidare. “Ti voglio tutto dentro, voglio sentirlo fino in gola”, urla mentre spinge coi talloni. D’improvviso me lo tira fuori e lo mette nel suo sesso, urlando: “toccami il clitoride”. Ancora una volta obbedisco, si dimena, si agita, stantuffa sopra di me. Alessandra si mette una mano davanti alla bocca per non urlare, con l’altra mi stringe il braccio con forza: sta venendo. Esausta smette di fare su e giù e sfiancata, sudata, si china sopra di me. Sono eccitatissimo, una donna sposata mi sta usando e per di più c’è il rischio che ci scoprano, che sentano le sue urla. E’ ora di recuperare il mio ruolo di uomo. Esco da lei che resta in ginocchio. La giro facendole dare le spalle alla porta e avvicino il mio membro alla sua bocca. Lei vorace inizia a succhiarlo e a farlo sparire nella sua bocca, l’orgasmo invece di sfiancarla le ha dato vigore. Prendo la sua testa da dietro spingendola verso il mio pube, quasi a soffocarla. Ma Alessandra incassa alla grande. Dopo qualche minuto così mi chino a baciarla, riesco a sentire il mio sapore sulla sua lingua, sulle sue labbra. Continuo a spingere e lei continua a succhiare finché non esplodo nella sua bocca. Estraggo il mio sesso e continuo a venire sulla sua guancia, con lo sperma che cola sui suoi seni, è una visione paradisiaca.

    Dovrei essere al lavoro e invece mi sono fatto una delle più intense scopate della mia vita e ho una bellissima donna in ginocchio davanti a me mentre guardo il sole che si avvicina al mare. E mi viene in mente Dino Campana “Lavorare lavorare lavorare, preferisco il rumore del mare”.

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