Marina e la spazzola della nonna

racconto erotico esperienze masturbazione femminile 14 anni

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    Marina odiava le vacanze a Rocchetta Sant’Antonio, anche il solo nome… era imbarazzante ripeterlo a settembre a scuola: nessuno sapeva dove fosse. A Rocchetta Sant’Antonio non c’è il mare, ma non è neanche montagna, lei si vergognava di quel piccolo paese dell’Irpinia circondato da colline e sterminati campi di grano.
    Marina aveva 14 anni, una madre giovanissima e un padre orgoglioso del suo paese di origine, come spesso capita a chi dal Sud è salito per cercare fortuna. Quell’estate di inizio anno ’90, però, Marina era diversa, sentiva che stava crescendo, aveva avuto il suo primo ciclo e il seno era improvvisamente scoppiato. A Roma non la notava nessuno, ma a Rocchetta poteva immaginare gli sguardi dei ragazzi del paese su di lei, sul quel fisico ancora sconosciuto, ancora da esplorare…
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    “Dai Marina saluta la nonna, la zia, i cugini”… un’altra estate tra parenti e vecchie pettegole, mentre le amiche andavano al mare a incontrare i primi amori. Marina non sapeva bene cosa fosse il sesso, sapeva quello che aveva sentito a scuola, quello che aveva visto sui giornaletti porno lasciati in giro da suo fratello. La prima volta che li aveva visti era rimasta scioccata, quei membri così grandi che venivano baciati, succhiati, inseriti tra le gambe delle donne, e improvvisamente si ritrovò con le mutandine bagnate e un improvviso calore tra le cosce. Non sapeva cosa fosse, non ne parlò con nessuno, ma non era una sensazione brutta, anzi. Questo era Marina, eccitata dall’idea di piacere e spaventata nel conoscere, finiva sempre per evitare tutti, accennava solo sorrisi, grandi sorrisi, ma guai ad andare oltre, si sarebbe imbarazzata e sarebbe scappata. E se poi l’avessero anche solo sfiorata, cosa avrebbe dovuto fare? No, non era ancora pronta, eppure aveva voglia di esserlo, sentiva di esserlo.
    La prima scoperta…

    In un caldo pomeriggio, Marina si trovò assolta nei suoi pensieri, annoiata di essere a Racconto Erotico Marina e la spazzola della nonnaRocchetta, voleva il mare, voleva i suoi amici, voleva ballare, non sapeva neanche lei bene cosa volesse. Solo tanta agitazione, difficilmente decifrabile. Erano le 3 del pomeriggio. A quell’ora, di solito, sua nonna e sua zia dormivano, lei aveva il suo letto lì con loro, in una terribile ed enorme stanza umida. Non aveva sonno: come si può dormire alle 3 di pomeriggio quando hai 14 anni? Eppure lei era lì, in quel letto con il cuore che le batteva forte e le mani che non riuscivano a stare ferme. La sua mano cominciò a scendere sul collo sudato, fino a spostare la bretella del reggiseno. Scendendo con la mano, Marina scoprì che toccare i suoi capezzoli le dava piacere, un piacere sconosciuto che partiva dal seno e si ripercuoteva nel suo sesso, fino all’interno. Quel piacere era devastante, la turbava, si sentiva bloccata: a pochi metri c’era sua nonna che dormiva e questo la eccitava ancora di più. Continuò ad accarezzarsi fino a spostare le sue mutandine, tremava era eccitata, aveva paura di scoprire qualcosa che andasse oltre il suo controllo. Fu così che scoprì il suo clitoride, non poteva immaginare che potesse essere fonte di un tale piacere, cominciò a toccarsi sempre di più, lo sentiva pulsare, ormai era gonfio.

    ∫ Continuò a toccarsi, sempre più voracemente, era fuori controllo, adorava quelle sensazioni, non sapeva ancora dove l’avrebbero portata, ma sentiva che non poteva continuare lì in stanza, era troppo pericoloso∫

    Si alzò e andò in bagno, chiuse la porta a chiave e si distese per terra. Il freddo del pavimento fu un’ulteriore sensazione di piacere in quella torrida giornata. Marina sentì l’irrefrenabile desiderio di togliersi tutti i vestiti di dosso, di allargare le sue gambe, di toccarsi, di sentire l’odore del sesso, voleva osservarsi mentre esplorava il suo corpo. Così si alzò e decise di montare a gambe aperte sul lavello, di fronte c’era uno specchio. Cominciò a toccarsi, senza riuscire a farne a meno. Bagnatissima, inserì un dito dentro di lei e poi se lo portò in bocca, voleva sentire il sapore del sesso. Marina avrebbe voluto urlare, far sapere al mondo intero la sua scoperta, ma non si può fare, poteva solo osservarsi mentre si masturbava. E’ troppo per lei, troppo eccitante, si vergognava di quell’ignoto piacere, ma non poteva farne a meno, lo voleva, lo voleva più di qualsiasi altra cosa la mondo, fino all’orgasmo. Non sapeva neanche cosa fosse un orgasmo ma in quel caldo pomeriggio d’estate capì che era qualcosa a cui non avrebbe mai più rinunciato, non era pronta per il sesso ma aveva perfettamente capito cosa fosse.
    La spazzola

    Non si fermò, quell’estate. Ogni pomeriggio, quando tutti dormivano Marina si Racconto Erotico Marina si chiudeva in bagno, chiudeva gli occhi e fantasticava di avventure sessuali. Ma aveva bisogno di andare oltre, di provare sensazioni nuove. Aveva negli occhi le immagini dei giornaletti del fratello, avrebbe voluto provarle, ma non poteva. Poteva, però, provare altre cose. Prima di chiudersi in bagno prese dei cubetti di ghiaccio dal freezer e cominciò a passarseli sul collo. I capezzoli divennero duri, li poteva pizzicare con quel misto di piacere e dolore che Marina sperimentò per la prima volta. Il cubetto scese sempre più giù, lasciando una scia di acqua sulla pancia, fino a giungere sul clitoride. Era gonfio, caldo, il contatto col freddo del cubetto la fece andare in estasi. Non poteva fermarsi, non ora. Prese una spazzola della nonna, impugnandola al contrario e piano cominciò a inserirla dentro. Sembrava uno di quei membri che aveva visto sui giornaletti del fratello. Non poteva spingere troppo dentro, era ancora vergine. Ma l’inserimento del manico e il freddo del ghiaccio la fecero fremere di piacere. Fu un’estate di scoperte, di parti di sé che non avrebbe mai immaginato potessero dare tanto piacere. Era vergine, non aveva mai baciato davvero un ragazzo, ma ormai sapeva molte cose sul suo corpo e sul sesso. Fu un’estate di esplorazioni. Chissà, magari l’anno successivo sarebbe stata pronta per avere un ragazzo. Chissà se un ragazzo avrebbe potuto darle lo stesso piacere.

    Marina adorava cantare “Alba Chiara” di Vasco Rossi, la cantava a squarciagola tra i banchi di scuola:

    “ con una mano, una mano ti sfiori, tu sola dentro una stanza e tutto il mondo fuori”.

    A settembre l’avrebbe cantata ancora in classe, ma con un sorriso diverso, con la consapevolezza di cosa volessero dire quelle parole. A settembre non si sarebbe più vergognata di raccontare le sue vacanze a Rocchetta Sant’Antonio, il luogo in cui era diventata donna.
     
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