Elisa: da fidanzata fedele a puttana, la metamorfosi di una troia

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  1. va@sellina
     
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    Elisa: da fidanzata fedele a puttana, la metamorfosi di una troia

    Elisa capelli biondi, altezza un metro e sessantacinque centimetri, viso un po' spigoloso, ma attraente, magra con un piccolo seno, ma molto sodo, due belle gambe asciutte ed un gran culetto, alto e sodo.
    All'epoca dei fatti, Elisa era fidanzata da 11 anni con lo stesso uomo, più grande di lei di due anni.
    Si erano conosciuti che lei ne aveva diciassette e, prima di allora, non aveva avuto altre storie, né era mai stata a letto con un uomo.
    La professione di lui lo aveva portato, nel corso di tutti questi 11 anni, lontano dalla città natale e, di fatto, il loro rapporto si era consolidato nonostante la distanza.
    La possessività del fidanzato aveva obbligato Elisa ad una condotta di vita al limite della repressione.
    Non poteva uscire sola, non poteva trascorrere serate spensierate con le amiche, non poteva avere alcun tipo di contatto e le era permesso uscire soltanto quando il ragazzo era
    con lei.
    Una non vita!
    Elisa, però, non si era mai ribellata e si accontentava di quella modesta esistenza completa devota al suo uomo.

    Era gennaio ed il giorno della festa a cui era stata invitata si stava avvicinando.
    Ne aveva parlato più volte con il fidanzato che aveva osteggiato la sua presenza alla festa.
    Senza di lui era inimmaginabile che Elisa potesse partecipare ad una festa.
    Il giorno prima della festa, Elisa si era sentita telefonicamente con il fidanzato e gli aveva comunicato, non senza numerosi problemi ed evidenti inquietudini interiori, la decisione di andare alla festa, organizzata da una sua intima amica che si sarebbe seriamente offesa in caso di sua assenza.
    Elisa spiego al proprio ragazzo che se non ci fosse andata, la sua amica ci sarebbe rimasta molto male e rischiava seriamente di rovinare il rapporto con lei. Il fidanzato non la prese bene, ma per una volta si fece convincere.
    Elisa non poteva ancora crederci. Aveva una voglia matta di divertirsi.

    Finalmente arrivò la sera della festa.
    In testa aveva già scelto cosa indossare, quando aprì l’armadio iniziò ad impazzarle il cuore. Era emozionata e non capiva il perché.
    Andò sotto la doccia e si convinse, sotto il getto potente dell’acqua, cosa indossare.
    Con l’accappatoio indosso, andò nella propria stanza. Buttò l’accappatoio sul letto, aprì il cassetto e prese il perizoma; se lo infilò, quindi scelse un paio di calze autoreggenti nere. In quel periodo aveva un’allergia ai collant che le avevano procurato una piccola irritazione all’inguine.
    Si piacque con le autoreggenti e sistemò il pizzo della balza; le venne in mente il reggicalze che tempo prima le aveva regalato il fidanzato, naturalmente da indossare rigorosamente solo con lui.
    Elisa fu molto indecisa se prenderlo o meno, ma dopo molti tentennamenti, aprì il cassetto e lo scovò in fondo. Era nero, lo prese, lo osservò e sorrise. Lo appoggiò sulle gambe per vedere, allo specchio, l'effetto che faceva.
    Non sapeva vedersi con quella lingerie indosso e stava per riporlo quando ci ripensò. Lo
    indossò bloccando le due estremità ed allacciando le calze alle diverse fasce.
    Prese dall'armadio una gonna molto corta con due profondi spacchi ai lati.
    La infilò e l'abbassò per coprire il pizzo delle autoreggenti. Gli spacchi si presentarono molto provocanti perché, nell'aprirsi, mostravano sia il pizzo delle autoreggenti che il reggicalze.
    Stava per levarsi sia la minigonna che il reggicalze, quando inspirò a lungo e si sentì già meglio.
    “Al diavolo”, disse a voce nemmeno troppo bassa.
    Lasciò la minigonna indosso e pensò solo di dover stare attenta agli spacchi ed a tenerli chiusi.
    Prese dalla scarpiera un paio di scarpe nere con un tacco a spillo alto dodici centimetri. La scarpa con il tacco era un suo abituale accessorio e non ebbe alcuna difficoltà a calzarle.

    Si specchiò e si trovò molto bella e provocante, anche se, forse, un po’ troppo audace.

    Si allontanò dallo specchio e sentì il suono del citofono.
    Secondo gli accordi, il fratello della festeggiata era passato a prenderla.
    Elisa prese il cappotto, se lo infilò e scese. Entrò nella macchina. I due si conoscevano da qualche tempo e la conversazione fu sempre viva durante tutto il tragitto.
    Arrivati a casa dell'amica, Elisa fece gli auguri alla festeggiata che le indicò dove lasciare il cappotto. Raggiunse il resto degli invitati radunati in una stanza. Si avvicinò a chi
    conosceva, prendendo un bicchiere di martini.
    Il gruppetto di amici si avvicinò a dei divani ed Elisa prese posto al lato, accavallò istintivamente le cosce senza pensare che lo spacco della gonna si sarebbe completamente aperto. Così fu e la lingerie di Elisa non passò inosservata.
    C'era un gruppetto di uomini, di età mista, tra cui stava un amico di Elisa, che l'aveva adocchiata. Fu proprio quest'amico a chiamarla in un'altra stanza della casa.
    Elisa lo seguì ingenuamente.
    Entrò nella stanza, ma subito dopo qualcuno alle sue spalle chiuse la porta a chiave. Elisa indietreggiò sulla parete con le spalle al muro. C’era un gruppo di maschi, troppi e tutti molto allegri. Si fecero sempre più vicini. Avevano bevuto tutti ed Elisa si
    rese conto di essere in pericolo. Il cuore le batteva all'impazzata e trattenne a fatica le lacrime dettate dall’ansia e dalla paura
    Lo sguardo iniziò a supplicare i maschi davanti a lei.
    - Vi scongiuro, fatemi andare via. Non dirò nulla a nessuno ma non toccatemi. Lasciatemi andare. Non voglio…
    Non fece in tempo a terminare la frase che la camicia le fu strappata. Si mise ad urlare finché non le arrivò uno schiaffo che la zittì immediatamente. Altre mani le slacciarono la corta gonna e scoprirono le calze autoreggenti ed il reggicalze.
    L’abbigliamento intimo, accompagnato dalle immancabili scarpe con il tacco dodici, la fecero apparire per quella che lei assolutamente non era: UNA PUTTANA.
    Il reggiseno le fu slacciato con apparente facilità ed Elisa rimase attaccata al muro, nella vana speranza che tutto finisse lì.
    Uno dei dieci aggressori si avvicinò con un paio di forbici.
    Elisa per un momento temette per la propria incolumità. Quando poi capì che servivano per tagliare al lato il perizoma, tirò un sospiro di sollievo, che però tornò ad essere pianto quando il perizoma cadde per terra scoprendole anche l'ultima intimità coperta.
    Portò subito le mani davanti al proprio sesso, ma braccia più forti la costrinsero a mostrare la propria passera.
    Fu presa per i capelli e trascinata di peso al centro della stanza. I dieci maschi la guardarono con ammirazione, palpandole il piccolo, ma duro seno, ed il ben formato culetto. Alcuni cominciarono a sentire la consistenza della figa, altri le accarezzarono le labbra già pregustando quello che le avrebbero costretto a fare.
    Una spinta la costrinse ad inginocchiarsi sul pavimento, mentre un perentorio ordine la obbligò a mettersi carponi e girare per la stanza, nuda, con indosso soltanto le calze, il reggicalze e le scarpe.
    Come una cagna Elisa fece il giro della stanza, ricevendo ogni tipo d'insulto. Le lacrime non cessarono di sgorgare, mentre lo sguardo, umiliato, era rivolto verso il pavimento.
    A ventotto anni Elisa aveva visto un solo cazzo, quello del suo fidanzato.
    Quella sera avrebbe recuperato il tempo perduto.
    All'improvviso quella sera per Elisa la vita le aveva riservato un colpo di scena. Anche se contro la sua volontà stava per partecipare ad un'orgia con dieci maschi e lei unica donna, vittima sacrificale.
    I dieci uomini si spogliarono contemporaneamente. Si sfilarono velocemente i pantaloni e si liberarono chi dei boxer e chi degli slip.
    I cazzi erano tutti in tiro; uno del gruppo prese Elisa per i capelli costringendola ad
    alzare lo sguardo. Vide i membri duri e dritti pronti ad abusare di lei.
    I dieci si strinsero intorno alla femmina, rimasta carponi; Elisa sentì il primo cazzo sbattere sulle proprie labbra serrate.
    L’uomo la strattontò e le ordinò di aprire la bocca, ma Elisa fece resistenza. Allora un altro aggressore le palpò le chiappe ed improvvisamente le infilò un dito nel culo. Per il
    dolore improvviso Elisa istintivamente aprì le labbra permettendo al cazzo di entrare nella bocca.
    Sotto le minacce iniziò a leccare il membro di quel maschio sconosciuto. La sua abilità si mostrò inaspettata. Leccò l'asta per tutta la lunghezza tenendola ferma nella sua bocca. Succhiò la cappella con fare esperto e lo sentì irrigidirsi all'interno della propria bocca. La santarellina ci sapeva fare con i pompini. Fu costretta a spompinarli tutti e dieci e chi non era impegnato con la bocca della donna, sfogava la propria eccitazione sulle sue parti posteriori.
    Le solleticarono il clitoride ed il piccolo buco del culo, penetrandola nella figa con le sole dita.
    Le lacrime smisero di sgorgare. La figa, però, cominciò a miagolare.
    Elisa non si sarebbe mai aspettata quella sua reazione, anche se solo fisica. Si stava eccitando.
    Leccava e succhiava con più partecipazione e quasi si augurò di essere fottuta per dare libero sfogo ai desideri del proprio sesso.
    Rimase carponi, con le mani poggiate sul pavimento ed il culo a disposizione di venti mani e cento dita, con la lingua che passava da un cazzo all'altro, per più di mezz'ora.
    Elisa sentì dieci sapori diversi corrispondenti ai cazzi che stava succhiando. Si rese presto conto di come i suoi pompini avevano elettrizzato ancora di più l'atmosfera.
    Finalmente riuscì a riposare le mandibole e vide i suoi dieci padroni allontanarsi un momento da lei e confabulare tra loro.
    Tornarono dalla donna, nel frattempo rimasta a quattro zampe.
    Elisa chiese un bicchiere d'acqua. Uno dei dieci si rivestì e cambiò stanza. Fece
    ritorno con un bicchiere d'acqua in mano. Lo posò su un mobile e si spogliò nuovamente.
    Aveva uno strano ghigno che non sfuggì alla donna. Le porse il bicchiere, ma poco prima
    che Elisa lo afferrasse, l'uomo ne svuotò il contenuto sul pavimento intimandole che, se proprio aveva sete, poteva leccare l'acqua da terra.
    Elisa lo guardò incredula. Un paio di braccia la prese da dietro la testa e la spinse in giù intimandole:
    - Se hai sete, lecca! Troia
    Elisa spinse fuori la lingua e finse di leccare. L'inganno però fu subito scoperto. Uno schiaffo fortissimo sulla chiappa destra la convinse a leccare l'acqua sul pavimento.
    All'inizio cerco di poggiare la lingua solo sull'acqua senza toccare il pavimento. Quando però i suoi aggressori la vollero vedere leccare il pavimento, fu costretta a spargere copiose leccate per terra e riuscì a prosciugare la pozza d'acqua, sotto le offese e gli insulti dei dieci uomini che la apostrofarono in ogni modo.
    Elisa era carponi, con la figa oscenamente alla mercé dei suoi aggressori. Mentre era intenta a leccare la pozza formatasi sul pavimento, sentì, improvviso, un cazzo trapanarle il sesso.
    Non si accorse nemmeno di un uomo che si stava segando davanti a lei. Sentiva la presenza di qualcuno davanti, ma era impegnata a leccare la pozza d’acqua.
    Senza capire, vide cadere le prime gocce di sborra sul pavimento. Nel giro di pochi secondi si formò un’altra pozza, questa volta densa e bianca e non trasparente d'acqua come la precedente. Altre mani la presero per i capelli, costringendola ad abbandonare l'acqua ed a dedicarsi alle leccate dello sperma.
    Intanto continuava ad essere scopata con foga da un cazzo e non riusciva nemmeno a dare un volto a chi la stava trombando.
    Pulì il pavimento dalla sborra e nel frattempo nella sua figa si alternavano altri cazzi.
    Senza volerlo, iniziò a sbrodolare, ma il piacere era prettamente fisico. Si sentiva umiliata e derisa e si spaventò all'idea di quello che ancora le avrebbero potuto obbligare a fare.
    L'umiliazione arrivò improvvisa.
    L'uomo che aveva goduto sul pavimento, la prese per i capelli sollevandole il capo. Elisa lo guardò e, soprattutto, vide il cazzo moscio. L'unico non a tiro. Capì che era quello che aveva sborrato per terra. Sentiva il suo sapore in gola e s'imbarazzò per questo. Aveva leccato lo sperma di un uomo di cui non conosceva nemmeno il nome. Nulla in confronto a ciò che stava per capitarle.
    Il maschio le infilò il cazzo flaccido nella bocca ed Elisa, con riluttanza, lo leccò, pensando di doverlo eccitare nuovamente.
    Improvvisamente sentì lo scroscio colarle in gola. Appena sentì l'acre sapore del piscio, cercò di rifiutare le successive schizzate.
    Ne aveva ingoiato un bel po' non avendo realizzato subito cosa fosse, ma cercò disperatamente di non berne più. L'uomo pisciò con forza sperando che in quel modo la donna ne ingoiasse il più possibile e, per deriderla, informò i suoi compari su ciò che stava facendo.
    Gli altri maschi si fermarono e videro il volto di Elisa. Rivoli di piscio fuoriuscivano ai lati della bocca, occupata per intero dal cazzo, e l'urina gocciolando formò una pozza sul pavimento.
    - Tutto ciò che cade per terra lo leccherai dopo...
    Uno dei maschi parlò così ad Elisa che si convinse ad ingoiare il resto della pisciata.
    Dopo circa un minuto la pisciata, finalmente terminò. L'uomo tenne il cazzo tra le labbra della femmina, scrollandolo dalle ultime gocce, usando la bocca di Elisa come fosse un cesso e pulendosi la cappella con i capelli della povera donna.
    Elisa pensò di non poter subire un'umiliazione più pesante... Purtroppo per lei si sbagliava!
    Le ordinarono di leccare la pozzanghera di piscio formatasi sul pavimento. Elisa, sempre carponi, piegò la testa ed iniziò la pulizia con la lingua. Nel frattempo un uomo si avvicinò da dietro, le allargò le chiappe e le solleticò con le dita il buco del culo. Ad Elisa non era mai piaciuta l'idea d'essere inculata ed infatti aveva sempre negato il proprio culo al fidanzato che, pure, lo aveva chiesto con insistenza.
    Aveva smesso di ribellarsi, ma era terrorizzata dall'idea di dover essere inculata. Appena sentì il dito penetrare nel culo, s'irrigidì procurandosi ancora più dolore. Scoppiò a piangere quando il maschio appoggiò la cappella del cazzo sul buco del culo. Smise per un attimo di leccare il piscio e digrignò i denti nel momento stesso in cui quel cazzo sconosciuto le violò l'ano. Il maschio l’aveva lubrificato con la saliva, ma questa accortezza rimase l'unica e certamente non sufficiente per un culo vergine.
    L'uomo forzò e riuscì prepotentemente ad entrare. Elisa dovette sforzarsi per non gridare dal dolore. Finalmente il cazzo fu completamente dentro e le fitte furono più intense.
    Elisa rimase senza fiato, ma l'uomo continuò ad incularla finché il lancinante dolore passò, lasciando il posto ad una piacevole sensazione.

    La donna riprese la sua opera di pulizia, sentendo il cazzo farsi strada all'interno delle proprie viscere. Pulì per bene il pavimento e cominciò a non sopportare il gusto del piscio nella propria gola. Temeva di chiedere un bicchiere d'acqua, considerato il risultato ottenuto poco prima alla stessa richiesta e sperò, paradossalmente, di poter ingoiare la sborra, certamente più saporita del piscio.
    Mentre il suo culo era violentato da quel maschio privo di scrupoli, un altro compare le sollevò la testa tirandola per i capelli ed obbligandola a spompinarlo.
    Elisa si trovava carponi, con la gola impregnata di piscio, un uomo, del quale non conosceva nemmeno il nome, la stava inculando ed un altro si faceva spompinare. Sino a qualche minuto prima una situazione del genere le era completamente estranea ed impensabile. Ora non solo si trovava in quello stato, ma c’erano altri otto maschi pronti ed impazienti di abusare di lei.
    I suoi pensieri furono interrotti dalla copiosa sborrata di quello che stava spompinando. Elisa fece scivolare la sborra lentamente in bocca sino ad ingoiarla completamente come le era stato intimato di fare dal suo violentatore. Mentre stava ingurgitando la nuova dose di sperma, l'uomo che le stava seviziando il culo, scaricò dentro di lei l'intero prodotto del suo orgasmo.
    Elisa avvertì una stranissima sensazione. Sentiva lo sperma colarle lungo la gola ed altro sperma sguazzare tra le proprie viscere.
    Il maschio che si era fatto spompinare lasciò il cazzo nella bocca della donna sino a farlo smosciare. Elisa temette che cominciasse anche lui a pisciarle in bocca, invece all'improvviso la liberò e lei tirò un sospiro di sollievo.
    Durò poco.
    Il maschio che le aveva sborrato nel culo, lasciandole il cazzo dentro l'ano, si mise a pisciare. Elisa sentì il culo bruciare al contatto del liquido organico. Sentì dentro di sé un fiume di piscio che andò a mischiarsi con la precedente sborra. Quando l'uomo terminò la propria pisciata, prese un tappo di sughero, guardò i suoi amici e disse:
    - Adesso mi terrà dentro di se e scoppiò a ridere.
    Prese il tappo e lo infilò nel culo di Elisa lasciando che quel miscuglio di piscio e sborra navigasse dentro di lei.
    Elisa non capì dove volessero arrivare; finché, libera da entrambi i cazzi, con un tappo di sughero a chiudere il buco del culo, fu fatta alzare.
    Camminò sui tacchi a spillo, serrando le chiappe per non perdere il tappo. Vestita di sola lingerie nera, Elisa fu fatta entrare nel bagno. Un uomo sollevò la tazza del cesso ed Elisa fu costretta a sedersi.
    Portò una mano tra le chiappe e sfilò il tappo, ben ficcato nel suo culo. Si sentì un rumore sordo, quindi il liquido di sperma ed urina cominciò a colare fuori dal culo ed a invadere il fondo del water.
    Elisa si sentì ancora una volta umiliata: era seduta sul gabinetto, nuda, davanti a dieci uomini sconosciuti e stava espellendo dal proprio culo sperma e piscio. L'uomo che aveva spompinato si piazzò davanti a lei tenendosi il cazzo moscio in una mano. Improvvisamente si mise a pisciare direttamente sul suo volto:
    - Apri la bocca puttana. Ingoia quest'altro piscio
    Naturalmente anche questa volta Elisa obbedì all'ordine e spalancò le labbra, ingoiando quegli schizzi di piscio che l'uomo indirizzava nella sua bocca, bagnandosi completamente il viso con il resto della pisciata.
    Il maschio terminò di pisciare ed anche lei aveva provveduto ad espellere tutti i liquidi dal proprio culo.
    Fu fatta alzare dal cesso e le ordinarono di pulire, ovviamente con la lingua, le gocce di piscio cadute intorno alla tazza. Elisa si mise carponi e provvide per l'ennesima volta ad usare la propria lingua per pulire il pavimento. Quando ebbe finito fu costretta a fare qualcosa di ancora più degradante.
    La presero per i capelli e le infilarono la testa dentro il gabinetto. La fecero andare sino al fondo del cesso e le intimarono di leccare l'intera pozza di sperma e piscio, nonché le pareti del water.
    Elisa scoppiò a piangere, ma non riuscì ad evitare quella tortura. Tirò fuori la lingua e leccò le pareti del cesso, quindi affondò la testa nel gabinetto e la lingua nella pozza succhiando l'acqua piena di piscio e sborra. Non aveva nemmeno più i conati di vomito.
    All'improvviso sentì delle dita armeggiare intorno alla propria passera. Dopo alcuni istanti avvertì la sensazione di una penetrazione. Si concentrò e si accorse che la stavano scopando.
    Delle mani la spinsero ancora più a fondo nel gabinetto e, con la bocca, s'impegnò per succhiare tutta la pozza del cesso.
    Dopo poco nel water non c'era più nulla. Tutto il liquido era finito dentro la propria bocca.
    Le sollevarono la testa e videro l'opera compiuta dalla femmina. Era tutto pulito. Elisa rimase carponi con la testa sopra il cesso a farsi fottere da chiunque dei dieci lo volesse. Aveva lo sguardo umiliato ed aspettava solo nuovi ordini. Continuarono a trombarla alternandosi tra loro. La femmina contò cinque cazzi che si alternarono nella propria fica. Gli altri tre si accontentarono di veloci e fugaci pompini.
    La fecero alzare e la portarono in una camera da letto. Elisa rimase in piedi a farsi ammirare. La lingerie era ancora intatta; le sole calze presentavano qualche ristagno di
    piscio. Un uomo si distese sul letto, la prese per i capelli e la fece piegare a novanta gradi con le gambe ritte. Le infilò il cazzo in bocca, mentre un altro maschio le andò da dietro, le aprì le labbra della fica e la chiavò. Con le mani si mise a segarlo, mentre con la bocca succhiava la cappella, leccandogli la parte superiore della verga. Il cazzo cominciò a pulsare sotto i sapienti colpi di Elisa. L'altro, intanto, continuò a fotterla con vigore, sbattendo le palle sulle chiappe. Elisa sentiva il rumore della propria lingua, il rumore delle palle che sbattevano sulla propria pelle ed i gemiti dei due uomini, oltre ai costanti insulti che le piovevano addosso da tutti gli altri.
    Un terzo maschio si piazzò seduto sul letto, con il cazzo ritto. Prese la mano libera di Elisa e la portò sul proprio membro. La donna iniziò a segarlo con calma, scappellandolo del tutto e poi dando dei repentini colpi sino a coprire il glande e così di seguito. Questa scena, accompagnata alle profonde leccate della femmina, fece godere l'uomo che Elisa stava spompinando. Aveva la cappella interamente circoscritta dalle proprie labbra e stava succhiando il cazzo quando sentì sulla lingua la presenza di qualcosa di molto denso. Il cazzo non schizzò, ma poggiò sulla lingua di Elisa una quantità impressionante di sperma. La donna lo raccolse in bocca e lo ingurgitò in un botto, deglutendo a fatica. Lo pulì dai residui di sborra, quindi concentrò la propria attenzione sul cazzo che stava segando. Poco tempo ed anche quello venne. Quando vide la cappella farsi rossa ed il cazzo pulsare, Elisa rallentò il ritmo della pugnetta, stringendo nella mano il grosso arnese e facendolo godere senza alcuno schizzo. La sborra si raccolse in cima alla verga per poi scivolare giù ricoprendola completamente. Fu allora che Elisa chinò la testa, tirò fuori la lingua e pulì il cazzo da quel rivestimento di sborra.
    Rimase piegata a novanta gradi, con il cazzo nella fica che continuava a stantuffarla. I due uomini che avevano appena sborrato, si alzarono e si allontanarono. Tornarono entrambi con un bicchiere in mano. Si misero davanti agli occhi della donna, infilarono dentro ciascun bicchiere il proprio cazzo e cominciarono a pisciare.
    Elisa capì le loro intenzioni e li pregò di lasciar perdere:
    - Vi prego, non fatemi bere altro piscio. Vi sto facendo godere, sto facendo la
    brava, mi sto impegnando, ma vi scongiuro, basta pipì
    Non sortì alcuna compassione. Entrambi i bicchieri furono riempiti di piscio; uno dei due maschi la prese per i capelli, le porse il proprio bicchiere e le intimò:
    - Bevi
    Elisa sconfitta, prese in mano il bicchiere e lo portò alla bocca. Sorseggiò appena la disgustosa bevanda e per un momento pensò di ribellarsi buttandola a terra. Si ricordò di quanto avvenuto poco prima e si convinse che in quel modo la cattiveria dei suoi violentatori sarebbe peggiorata e, comunque, sarebbe stata costretta a leccare il pavimento. Trattenne il fiato e tracannò di colpo l'intero bicchiere.
    Fu ripugnante sentire ancora il sapore del piscio in gola. Si fece forza, prese il secondo bicchiere e, dopo alcuni secondi di esitazione, svuotò il contenuto in bocca, ingoiando altro piscio. Il sapore dell'urina aveva nuovamente e prepotentemente preso posto nella sua gola.
    Intanto l’uomo che la stava scopando non si era fermato un momento giungendo, ormai, ad un passo dal piacere.
    Sfilò il cazzo dalla figa, prese uno dei due bicchieri che Elisa aveva svuotato, si segò e vi sborrò dentro. Dopo averlo fatto smosciare, aggiunse alla sborra il piscio, donando ad Elisa una miscela di sperma e urina da bere.

    Elisa lo guardò disgustata, ma rassegnata, prese quest'altro bicchiere.
    Le venne un conato di vomito nel guardare le strisce di sperma galleggiare in un mare di piscio e nel pensare che avrebbe dovuto bere il tutto.
    Avvicinò tremolante il bicchiere alle labbra, le dischiuse e cominciò a sorseggiare. Faticava ad ingoiare e ad ogni sorso corrispondeva un conato di vomito.
    Riuscì a svuotare il bicchiere, ma subito dopo dovette trattenere i rigurgiti che si susseguivano. Finalmente la crisi passò ed Elisa rimase immobile ad aspettare altre umiliazioni.
    Cinque uomini avevano sborrato; altri cinque aspettavano il proprio turno. In mezzo Elisa, usata come una puttana per poter godere e come cesso per poter pisciare.
    Rimasero nella camera da letto. Elisa fu fatta mettere carponi sul materasso. Era una posizione certamente più comoda rispetto a quella a quattro zampe sul pavimento o a novanta gradi con le gambe ritte.
    Si avvicinò il più brutto dei dieci maschi che Elisa aveva notato da subito. Era, infatti, molto grosso, con la pancia che trasbordava così tanto da nascondere l'inizio del pube.
    Aveva un ghigno per nulla confortante ed una pelle butterata, un po' nascosta da una folta barba nera. Poteva avere al massimo quarant'anni, ma ne dimostrava molti di più. Insieme con lui si avvicinò il più anziano di tutti. Un signore sulla sessantina, altezza media, capelli bianchi con la pelle macchiata ed avvizzita.
    L'uomo anziano si sedette sul bordo del letto, di fianco ad Elisa. Le accarezzò i capelli cercando di confortarla. Nel frattempo l'uomo con la barba era andato dietro la donna leccandole la figa.
    Elisa apprezzò quella lingua esperta, tuttavia cercava disperatamente di nascondere la propria eccitazione.
    Il vecchio aveva con sé la camicia di Elisa. Lei non capì. L'uomo prese l'indumento e lo sistemò aperto sul pavimento. Davanti agli occhi di Elisa, cominciò a segarsi sino a godere ed a sborrare sulla camicia.
    Subito dopo l'uomo si sedette nuovamente vicino ad Elisa e le porse il cazzo che stava perdendo la propria consistenza. La prese nuovamente per i capelli, ma questa volta non con gesto consolatorio. Le disse:
    - Adesso dovrai spompinarmi sino a farmelo diventare di nuovo duro. Nel frattempo gli altri miei amici ti sfonderanno il culo e la fica e smetteranno solo quando sarai riuscita a farmi eccitare di nuovo. Perciò ti converrà impegnarti, anche perché io non ho una gran facilità di erezione
    Elisa rimase carponi sul materasso, fu tirata per i capelli dal vecchio e fu costretta a prendere in bocca il cazzo molliccio dello stesso. Iniziò a leccarlo. Lo scappellò succhiando la cappella, ma la verga invece di reagire continuò nella sua refrattarietà, riducendosi, se possibile, ancora di più. Intanto da dietro avevano cominciato a fotterla.
    L'uomo barbuto fu il primo. Le allargò le chiappe, divaricò le labbra della figa e la violentò con forza e vigore.
    Elisa avvertì la forza della scopata ed il suo ritmo impressionante. Andava avanti e indietro e non le fu facile mantenere la concentrazione del pompino.
    Passarono dieci minuti. La propria figa fu martirizzata da quella violenta scopata, ma il cazzo dell'anziano non dava alcun segno di ripresa. La donna succhiava, leccava e s'impegnava nella pompa, ma non c'era nulla da fare.
    Il barbuto lasciò il posto ad un altro uomo. Era giovane, ma abbastanza brutto. Il viso butterato ed un fisico scheletrico. Elisa chiuse gli occhi. Stava concedendo la propria figa a chiunque, e questo la faceva star male.
    Il maschio, evidentemente frustrato, la trattò molto male. La schiaffeggiò sulle chiappe e la insultò, quindi la prese per i fianchi e la scopò con colpi secchi e violenti. Come se non bastasse, la tirò in continuazione per i capelli, facendole male e costringendola a delle acrobazie per provare a spompinare quel cazzo moscio che non ne voleva sapere di eccitarsi.
    Il cazzo del ragazzo assunse proporzioni inaspettate ed Elisa, pur avendo la figa abbastanza elastica, cominciò a provare un po' di dolore per la violenza della scopata e per le dimensioni del cazzo.
    L’uomo continuava a fotterla con vigore. Le sputò sull'ano e con un dito spalmò la saliva sul buco del culo. Quindi lo infilò dentro facendo sussultare la ragazza e scopandole il culo con il dito.
    Elisa era sempre impegnata a spompinare il cazzo del vecchio il quale all'improvviso la prese da dietro la testa e la bloccò contro il proprio pube. Si mise a pisciare e quasi affogò la povera donna che si ritrovò una gran quantità di pipì da dover, naturalmente, ingoiare.
    Dopo aver ingoiato la pisciata Elisa era più fiduciosa. Infatti, credeva che il cazzo, svuotato di urina, avrebbe avuto più facilità di erezione. Riprese a succhiarlo, ma il risultato sperato non arrivò. Intanto nella sua figa era entrato un altro pene. Un uomo sulla quarantina che Elisa aveva già visto da qualche altra parte, ma di cui non riusciva a
    ricordarne il nome.
    L'anziano le disse che se avesse voluto farlo eccitare gli avrebbe dovuto leccare il culo.
    Elisa non voleva leccare anche il buco del culo e continuò a spompinarlo. L'uomo allora le sfilò il cazzo dalla bocca e si girò porgendole il culo. Con le mani si allargò le chiappe ed avvicinò il deretano alla bocca della donna.
    Elisa, però, rimase inerme sin quando il vecchio le disse:
    - Se non mi fai il bidet con la lingua, ti cago in faccia
    Sentendo queste parole, per timore della minaccia, Elisa avvicinò la bocca e cominciò a baciare l'ano dell'uomo. L'uomo la invitò a tirare fuori la lingua, ma Elisa non lo fece. Il vecchio appoggiò il buco sulle labbra della donna e scorreggiò. La donna si ritrasse, ma fu obbligata da una mano a stare attaccata al culo dell'uomo. Tirò fuori la lingua e cominciò a leccare l'ano ancora impuzzolito dalla precedente scorreggia. L'uomo prese la mano destra di Elisa e la portò sul proprio membro. Elisa lo segò e sentì il cazzo, finalmente, reagire. Infilò la lingua nel culo e nel contempo continuò a segargli il cazzo. Finalmente l'uomo si eccitò, ma Elisa non poté smettere il bidet con la lingua.
    L'ultimo maschio stava abusando della sua figa. Elisa sentì entrare un altro cazzo, questo già di dimensioni considerevoli e faticò a prenderlo tutto.
    L'uomo anziano era nuovamente eccitato e disse ai suoi compari:
    - Fatemi spazio. Voglio scoparmela anch'io questa troietta
    Si allontanò dal viso della femmina andandole alle spalle. La prese per i fianchi e la penetrò con un colpo secco. Elisa sussultò. Pregò l'uomo di fare piano perché la figa iniziava a dolerle. La sua bocca, però, rimase poco tempo libera di parlare. Infatti, i quattro maschi che in precedenza l'avevano scopata, si portarono davanti a lei ed a turno le infilarono i propri cazzi in bocca, costringendola a spompinarli.
    Si avvicinarono anche gli altri cinque maschi, che avevano già sborrato, ed Elisa fu obbligata a succhiare anche i loro cazzi ormai tornati in tiro.
    All'improvviso tutti smisero di torturarla.
    Si riunirono tra loro lasciandola carponi sul materasso.
    Tornarono dalla donna e le dissero:
    - Adesso ti sfondiamo il culo
    - Nooo vi prego. Mi fa già male. Non potete entrare tutti. Non l'ho mai fatto prima di stasera.
    Non la stettero a sentire. Si misero tutti e dieci in fila indiana ed ognuno la inculò con modalità diverse.
    Il primo la prese per i fianchi e la penetrò violentemente. Mantenne le mani sui suoi fianchi ed aiutandosi con le braccia impresse un ritmo forzato all'inculata. Elisa fu costretta a muoversi rapidamente avanti ed indietro sentendo il cazzo occuparle tutto il culo.
    Il secondo la sodomizzò prendendola per i capelli. Le sollevò la testa e la penetrò a fondo violando ogni parte del suo deretano. Elisa riuscì a sopportare sia il dolore di quella profonda inculata, sia il fastidio del continuo tirare dei capelli. Chiuse gli occhi sperando che quel supplizio finisse il prima possibile.
    Il terzo la prese dolcemente e le infilò il cazzo nel culo con calma senza farle sentire alcun dolore. Elisa quasi riuscì ad eccitarsi, e si bagnò quando l'uomo le infilò un dito nella figa. La donna sentiva il cazzo sprofondare nel culo ed il dito penetrarla nella figa. Chiuse gli occhi cercando di non godere, ma la reazione fisica riuscì ad arrivare dove la mente non avrebbe voluto.
    Represse i gemiti dell'orgasmo e cercò di mascherare il proprio piacere.
    Il quarto riprese l'opera del suo precedente compagno. Però questo invece di penetrarla con un dito nella figa, si limitò a massaggiarle il clitoride.

    Elisa cominciò a provare piacere nel venire continuamente inculata, ma quelle provocazioni al clitoride furono molte fastidiose per il recente orgasmo raggiunto pochi secondi prima e la figa aveva un alto tasso di sensibilità.
    Il quinto era uno dei più violenti e tale si dimostrò anche in quella situazione. La prese per i fianchi e la inculò senza alcun'accortezza. Elisa rimase per un attimo senza fiato per la violenza della sodomizzazione. L'uomo cominciò a sbatterla e ad insultarla:
    - Ti piace essere inculata, zoccola? Rispondi, puttana!
    - Nooo. Fai piano. Mi fai male
    - Stai zitta, troia. Dillo che ti piace
    Elisa rimase in silenzio e, per tutta risposta, l'uomo divenne ancora più
    violento e volgare.
    - Sei una puttana. Ti fai scopare, ti fai pisciare in bocca e poi dici che non ti
    piace farti inculare. Sei un cesso
    Elisa rimase in silenzio.
    Il sesto fu più dolce del suo precedente compare. La penetrò nel culo in maniera delicata, entrando pian piano completamente dentro. Quando il cazzo scomparve dentro il culo, si piegò e le afferrò le tette con entrambe le mani. Cominciò a palparle ed a solleticare i capezzoli ed Elisa sembrò apprezzare, eccitandosi. Durò poco perché il posto del maschio fu preso dal settimo uomo il quale, prima ancora di incularla, la schiaffeggiò sulle chiappe procurandole all'inizio soltanto fastidio, poi vero e proprio dolore. Quando le chiappe si arrossarono, l'uomo la inculò.
    Elisa non resistette e scoppiò a piangere. Li implorò
    - Vi prego basta. Non ce la faccio più. Sborrate e finiamola. Non posso continuare in eterno. Sono stanca, ho sete, ho la figa che mi brucia, il culo che mi fa male. Vi supplico smettetela, godete e ognuno per la sua strada
    Risero.
    L'ottavo maschio la prese per i capelli, le sputò in faccia e le disse:
    - Smettila di supplicarci. Non smetteremo finché non ci saremo stancati. E finiscila di dire che non ti piace. Hai la fica bagnata e adesso che t'inculo dovrai gridare che ti piace, troia!
    Così dicendo, sostituì il compagno nel culo di Elisa e la obbligò ad urlare il suo piacere.
    - Siii continua. Sfondami. Sono una troia. Mi piace avere il cazzo nel culo. Daiii... sono una puttana
    L'aria si fece ancora più frizzante ed i dieci violentatori decisero di farsi leccare il culo dalla donna. Così mentre i maschi rimasti continuarono ad incularla, gli altri, a turno, si fecero leccare l'ano dalla povera Elisa.
    Il nono uomo che si alternò nell'inculata, ordinò ad Elisa di toccarsi la figa. Così la donna si ritrovò ad essere sodomizzata, a leccare il culo di un uomo ed a masturbarsi.
    L'ultimo che abusò del culo di Elisa, accompagnò la penetrazione anale con abbondanti sputate sulla schiena della femmina, sempre intenta a slinguazzare il buco del culo di chi le si parasse davanti.
    Ancora una volta si allontanarono, lasciandola sola, nuda sul materasso.
    Elisa per paura di compiere qualsiasi gesto che avrebbe peggiorato la sua situazione, rimase carponi sino a nuovo ordine. Evitò di guardarli. Teneva gli occhi bassi. Sentiva le mascelle indolenzite, la lingua piena di sapori misti, tutti nauseabondi. Le bruciava il buco del culo e la figa si era irritata.
    Aveva un forte stimolo di fare pipì, ma aveva paura che una volta fatta la obbligassero ad ingoiarla. Così si trattenne.
    Sentì una voce ordinarle di alzarsi. Elisa scese dal letto traballando sui tacchi a spillo. Anche le gambe le facevano male. I sei maschi che avevano già sborrato si accomodarono su un divano, masturbandosi davanti alla donna. Uno degli altri quattro si distese sul letto
    ed invitò Elisa a raggiungerlo. La donna si mise a cavalcioni su di lui, prese il cazzo in mano e se lo infilò delicatamente nella figa. Si piegò facendosi scopare con dolcezza. L'uomo la prese da dietro la testa e la obbligò a baciarlo. Elisa fece una minima resistenza, ma cedette per paura e ricambiò il bacio con un intreccio di lingue.
    Senza che lei se ne accorgesse, un secondo uomo si portò alle sue spalle. Elisa capì le
    intenzioni quando sentì due mani sulle chiappe. L'uomo le allargò e puntò il cazzo verso il culo. . La sodomizzò con facilità per un culo che era stato ripetutamente violato.
    Elisa sentì i due cazzi dentro di lei quasi toccarsi, divisi soltanto dalla sottile membrana. Dopo un primo momento d'imbarazzo, quella nuova esperienza le procurò un
    fortissimo piacere sessuale. Fece di tutto per nasconderlo, ma non aveva più voglia di piangere. Chiuse gli occhi per assaporare quella bellissima doppia di cui era protagonista.
    Un terzo uomo la prese per i capelli e guidò il viso verso il proprio cazzo. Elisa aprì le labbra e fece scomparire il cazzo nella propria bocca. Il quarto maschio le prese la mano destra e la portò sulla propria verga per farsi masturbare.
    Elisa avrebbe voluto vedersi in quella situazione, oltre ché viverla. Stava in mezzo a quattro cazzi che abusavano di ogni suo buco. Si sentì per la prima volta puttana e non costretta a farlo perché quella situazione la stava eccitando da morire.
    I quattro non ebbero alcuna delicatezza e la sfondarono ovunque. Elisa li sentiva sempre più duri e, soprattutto, sempre più eccitati. Quello che stava spompinando schizzò all'improvviso riempiendole la bocca di caldo e denso sperma. La donna, naturalmente, ingoiò tutto aspettando altre schizzate. Quello che stava masturbando, si avvicinò al volto di Elisa e le riempì la faccia di sborra. Era tanta ed Elisa si sentì la pelle del viso completamente coperta di nettare bianco.
    Gli ultimi due si staccarono dalle intimità della femmina e si fecero leccare il cazzo per poi sborrare uno subito dopo l'altro nella bocca di Elisa che ingoiò anche le due sborrate consecutive.
    Tutti e quattro dovevano pisciare. Elisa cercò di chiedere di non farlo più nella sua bocca.
    - Tutto questo piscio potrebbe farmi male, cercò di dire, ma i suoi violentatori volevano ancora umiliarla.
    La portarono nel bagno, la fecero mettere di fianco al water, con le spalle rivolte verso la parete ed uno di loro disse:
    - Adesso dobbiamo scegliere in quale cesso pisciare. Io scelgo nel cesso vivente
    Detto questo si avvicinò ad Elisa, le infilò il cazzo in bocca e si mise ad urinare. Lo stesso fecero gli altri tre ed Elisa fu obbligata ad ingoiare altre quattro pisciate, in aggiunta alle precedenti già ingurgitate.
    Non ce la faceva più. Elisa doveva pisciare. Rimase accovacciata di fianco al water e mollò la pisciata. Se ne accorsero in ritardo, ma se ne accorsero.
    Sotto le sue cosce c'era un'enorme pozza di piscio. Sapeva già prima che parlassero cosa sarebbe stata costretta a fare. La fecero mettere di nuovo carponi e la costrinsero a leccare la sua stessa pipì.
    Elisa, ormai, non mostrava più alcuna titubanza. Tirò fuori la lingua e leccò il piscio sul pavimento. Quella posizione fu un invito per loro. A turno ripresero chi ad incularla, chi a scoparla.
    Finalmente si stancarono.
    Uscirono dal bagno e la portarono in mezzo alla stanza.
    Elisa s'inginocchiò in mezzo ai dieci maschi. Abusarono della sua bocca facendosi spompinare. Quindi godettero tutti e dieci sul suo dolce viso. Elisa si ritrovò il volto colmo di sperma. Tutti, ma proprio tutti, le avevano schizzato in faccia. Per umiliarla maggiormente la portarono davanti allo specchio. Elisa poté vedersi con il volto pieno di sborra. Faticava a riconoscersi. Senza farle pulire il volto, le porsero la gonna e la camicia. Elisa cercò di levarsi lo sperma dalla faccia con le mani, ma fu immediatamente bloccata: doveva rimanere con il viso sporco di liquido seminale.
    Infilò la gonna senza nemmeno levarsi le scarpe. Sperava di potersi finalmente allontanare da quel luogo di torture. Prese la camicia e la indossò abbottonandosi soltanto tre bottoni inferiori, lasciando perciò una notevole ed intrigante scollatura. Non poteva fare diversamente perché gli altri bottoni erano stati artatamente scuciti. Aveva vergogna di tornare nel vivo della festa in quelle condizioni e li pregò di potersi dare una sciacquata. I dieci maschi si guardarono tra loro e sorrisero. Avrebbero pensato loro a pulirla. La fecero mettere in ginocchio in mezzo a loro. Tutti e dieci pisciarono sul volto di Elisa, levandole sì lo sperma dal viso, ma bagnandola copiosamente di lunghe pisciate.
    Elisa aveva il volto bagnato di piscio, la camicia intrisa di urina ed un alito pesante per quanta pipì e sborra aveva ingoiato.
    Si alzò e fu costretta a tornare alla festa.
    Appena rientrò nella stanza dove stavano gli altri invitati, si sentì gli sguardi di tutti addosso. La sensazione non era lontana dalla realtà. Emanava un forte puzzo di piscio e l'espressione stravolta del suo viso non passava inosservata, così come la sua camicia talmente aperta da scoprire completamente il seno.
    Elisa si precipitò verso il tavolo dove stavano le bevande. Il sapore del piscio era insopportabile. Prese un bicchiere di acqua, ma servì soltanto a dissetarla. Provò con qualcosa di più forte come una birra, ma il gusto acido le rimase in gola. Dopo cinque minuti di totale imbarazzo, si avvicinò al fratello dell'amica chiedendogli se potesse accompagnarla a casa. Non si sentiva bene, si giustificò, ed aveva bisogno di andare via.
    Salutò velocemente l'amica e stava per andare via, quando fu chiamata da uno dei suoi dieci violentatori.
    La prese di forza e la portò in un'altra stanza. Elisa temette che l'incubo non fosse finito. L'uomo le disse:
    - Vai via senza nemmeno salutarci?
    La spinse in ginocchio ed Elisa succhiò per l'ultima volta le dieci verghe. La lasciarono andare dopo nemmeno cinque minuti.
    Elisa raggiunse il fratello dell'amica ed uscì finalmente da quella casa.
    Entrò in macchina senza nemmeno indossare il cappotto. Così facendo mostrò l'intera coscia al suo accompagnatore che si eccitò all'istante. Giunsero sotto casa della ragazza ed il maschio prese coraggio ed accarezzò la gamba scoperta di Elisa. Lei lo lasciò fare, anzi di risposta mise una mano sulla patta dei pantaloni pensando che, considerata la serata, un pompino in più non le avrebbe cambiato la vita. Si chinò sull'uomo, abbassò la cerniera dei jeans e tirò fuori l'uccello. Lo masturbò per farlo crescere ancora di più, quindi iniziò a leccarlo, scappellandolo e tenendo la lingua intorno alla punta del cazzo.
    Il ragazzo sollevò la gonna sino a scoprirle le parti intime. Leccò un dito con la propria saliva e masturbò la femmina. Elisa aveva voglia di sentirlo nella figa. Liberò il cazzo dalla propria bocca e si mise a cavalcioni sul maschio. Prese la verga e la infilò nella passera, sussultando su e giù. Si baciarono e dopo pochi minuti Elisa esplose in un prolungato orgasmo. Si accasciò su di lui e disse:
    - Voglio bere la tua sborra
    Si sistemò di nuovo sul sedile del passeggero e si chinò sul pene. Lo sentì pulsare, se lo infilò in bocca e si mise a pompare il necessario per farlo esplodere. Si ritrovò la bocca colma di sperma, lo raccolse tutto sulla lingua e lo ingoiò con viva soddisfazione del maschio. Lo pulì dei pochi residui di sborra e lo ripose all'interno dei pantaloni prima che anche lui avesse l'idea di pisciarle in bocca. Elisa alzò la testa, sorrise al ragazzo e sussurrò in un orecchio:
    - La prossima volta ti darò il culo
    Scese dalla macchina e si diresse verso il portone di casa sculettando come una troia.
    Prima di entrare nel portone, si voltò e salutò il suo nuovo amico, sollevando la gonna e dandosi una leggera pacca sulla chiappa sinistra. Entrò nell'ascensore, si guardò allo specchio e pensò di essere ormai una puttana.
    Quella serata, per violenta che fosse stata, alla fine non le era dispiaciuta, ma questo poteva confessarlo soltanto a sé stessa.
    Entrò in casa. I genitori dormivano. Si liberò degli abiti e dell'intimo, posò le scarpe nella scarpiera e s'infilò sotto la doccia.
    L'acqua calda scorreva sulla sua pelle e mentre strofinava, si soffermò sulla figa. Si appoggiò alla parete, chiuse gli occhi, e rivisse i momenti di quella serata. Scoprì che le umiliazioni subite avevano uno strano effetto su di lei: la eccitavano.
    Da lì a qualche mese si sarebbe sposata e nonostante ciò si eccitava all'idea di quel che era successo quella sera. Solo allora si convinse di essere diventata una puttana.
     
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