Una mamma un pò mignotta

racconto erotico

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    Avevo compiuto 52 anni da pochi mesi quando mio marito se ne andò di casa. Lo fece lasciandomi una serie di debiti e un figlio che studiava biologia all’università. Disperarsi non serviva sicuramente a granché, dovevo assolutissimamente rimboccarmi le maniche e specialmente cercare un secondo lavoro. Grazie ad un’amica mi accordai con un albergo vicino casa e ogni sabato e domenica trascorrevo la mattinata a riordinare le stanze – sostituendo la moglie del proprietario del hotel.
    Mi pagavano bene, ma le spese erano sempre tante e spesso arrivavo a fine mese con l’acqua alla gola, così quando un cliente dell’albergo mi gironzolò attorno proponendomi di far sesso con lui e mi sventolò sul viso cento euro – misi da parte tutte le teorie che mi ero fatta sulla serietà e pur se impacciata accettai di soddisfarlo.
    Rientrando a casa avrei dovuto farmi schifo, invece pensai che se ci avessi saputo fare avrei risolto velocemente tutti i miei problemi.
    Il fine settimana dopo mi presentai al lavoro truccata un po’ di più, con un maglioncino scollato e una gonna che mi arrivava al ginocchio – indossai la divisa perché obbligata, ma badai bene a lasciare i bottoni sopra e sotto sbottonati.
    Il mio intento per due settimane non ebbe riscontri, le spese extra erano sempre in agguato, e proprio quando tutto si stavano mettendo al peggio finalmente un cliente entrò nella sua camera mentre stavo riordinandola e non mi fu difficile comprendere cosa desiderasse visto che mentre mi parlava continuava a strusciarsi sulla patta dei pantaloni.
    Approfittando di una sua distrazione feci cadere a terra un paio di saponette, che prontamente spinsi sotto al letto – mi inginocchiai a terra per raccoglierle rimanendo qualche attimo col culo per aria.
    Quando mi rialzai l’uomo fece un passo verso me e con voce bassa mi disse che se con lui non ci fosse stata la moglie mi avrebbe sbattuta sul letto perché stava provando un bestiale desiderio di fottermi.
    Cercò di palparmi un seno, ma lo fermai immediatamente spiegando che avevo bisogno di soldi e che se ero lì era solo perché dovevo lavorare. “Se fossi qui solo ti pagherei!” rispose quasi sbavando. Solo quello volevo sentirmi dire. Proposi immediatamente, mentre mi sbottonavo un altro bottone della divisa di spostarci nella stanza a fianco, vuota. Per come era arrapato non se lo fece ripetere. In pochi minuti guadagnai cent’euro e l’uomo ritornò appagato ad aspettare la moglie in camera sua. Io intanto passai nella stanza successiva, bussai come ogni volta e quando una voce mi disse “avanti” domandai come da copione se preferiva tornassi più tardi . “Entri pure e faccia come se non ci sono” mi rispose un ragazzo che poteva aver poco di più dell’età di mio figlio.
    Iniziai a pulire il bagno, misi gli asciugamani puliti – lui intanto si era alzato dal letto e io iniziai a ricomporlo cercando di disturbare il meno possibile. Non pensai a nulla vista la giovane età del cliente e così mi spaventai da morire quando mi afferrò per i fianchi da dietro e strusciandosi tutto contro me mi disse che mi aveva vista poco prima, nella stanza che confinava con la sua, mentre facevo inginocchiata un pompino ad un uomo. “Non ho molti soldi, spiarvi mi ha eccitato, e quindi fai la brava e fai godere pure me.”
    Con un piede chiuse la porta, mentre continuavo a ripetergli che ero troppo grande per lui – ma il ragazzo non volle ascoltare ragioni, mi aprì la divisa, sollevò la mia gonna, il mio maglioncino e iniziò a leccarmi sui seni riempiendomi di parole volgari ma specialmente trattandomi proprio come se fossi una puttana.
    Si fece cadere i pantaloni sino alle ginocchia, e senza troppe storie mi infilò il suo arnese dentro, fermandosi solo per uscire pochi attimi prima di godere. Aprì il portafoglio e dopo avermi dato 70 euro mi disse che potevo ricompormi e andarmene. Uscì dalla stanza sentendomi umiliata e andai verso l’ascensore di servizio perché con quella stanza avevo finito il mio lavoro. Mentre aspettavo di entrare col carrello, il giovane mi raggiunse, e mi diede un bigliettino. Oltre al suo numero di cellulare, c’era scritte una data – un orario e un chiamami tra poco sottolineato più volte.
    Lo chiamai qualche ora dopo per capirci di più. Voleva praticamente incontrarmi in un’altra pensione e fare sesso con maggiore calma. Mi propose 300 euro per due ore e aggiunse che avrebbe persino potuto pagarmi di più se avessi accettato di farmi legare e sculacciare. “Se mi paghi bene puoi farmi quello che vuoi” risposi. “Perfetto. Presentati all’ora stabilita e aspettami davanti alla pensione che ti dirò – indossa lingerie provocanti e truccati da puttana. Le lingerie desidero siano nuove, scelte per me e te le pagherò ovviamente a parte.”
    Investì i 70 euro che mi aveva dato, per comprare un completo intimo nero, particolarmente raffinato e fortunatamente super scontato perché esposto in vetrina, e il fatto che avesse il reggicalze lo ritenevo particolarmente arrapante.
    La situazione mi stava indubbiamente intrigando e quando finalmente mi ritrovai ad aspettare il ragazzo davanti alla pensione che mi aveva comunicato, mi ritrovai ad essere particolarmente eccitata.
    Lo vidi arrivare a piedi, mi sorrise aprendo la porta dell’albergo e mi fece cenno di accomodarmi. Diede a quel punto il suo documento d’identità al portiere e pregandolo di non registrare il mio nome gli allungò sotto banco un verdone.
    Il portiere non fece una piega, gli strizzò l’occhietto e ci consegnò la chiave della stanza 105 indicandoci come raggiungerla. Il ragazzo a quel punto si raccomandò – “mi raccomando discrezione assoluta, non voglio che il nome di mia madre per nulla al mondo si sputtani!”
    Mi prese sotto braccio mentre il portiere con gli occhi fuori dalle orbite ci guardava allontanare dal bancone.
    Il giovane al solo presentarmi come sua madre si era eccitato come un pazzo e mentre raggiungevamo la camera mi palpava ovunque come un ossesso, continuando a ripetermi che ci saremmo divertiti alla grande.
    Una volta entrati nella stanza mi disse che mi ero truccata divinamente e che non poteva sperare di meglio e che al solo pensiero di ciò che stava pensando il portinaio si stava eccitando sempre più.
    “Te lo immagini!?! … starà dicendosi che siamo due perversi, che se non ho voluto ti registrasse è perché faremo sesso. Guardandoti si sarà pure detto che con te solo sesso si può fare, visto che hai scritto con lettere cubitali che ti piace il cazzo!!”
    “Spogliati mamma, fammi vedere cosa hai comprato per il tuo figliuolo preferito. Fammi vedere cosa hai scelto per mandare fuori di testa il tuo piccolo”
    La cosa mi inquietò. Faticavo per certi versi già a pensare che stavo facendo la mignotta, figuriamoci poi con uno che mi chiamava mamma e si comportava come se fosse mio figlio. Tentai di distoglierlo dalla sua fantasia, ma non fu possibile in alcun modo. Ogni tre per due mi chiamava mamma.
    Proprio quando stavo pensando di abbandonare il gioco, il giovane tirò fuori 10 carte verdi dalla tasca interna della sua giacca e mettendole sul comodino mi disse che se mai ci avessi saputo fare sarebbero stati tutti miei.
    Non potevo sputare su mille euro, erano l’affitto e il pagamento di alcune bollette oramai in scadenza. Mi tolsi così l’abito che indossavo restando con l’intimo che bramava di vedere e sfiorandomi i seni lo invitai a farmi vedere cosa aveva imparato e quanto mi desiderava. Inginocchiato completamente nudo sul letto, mi aveva tirata a sé – continuava ad accarezzare tutto il mio corpo. Ogni volta che sfiorava e baciava il mio viso continuava a ripetermi che aveva una madre davvero troia e non vedeva l’ora di vedere cosa avrei fatto al suo uccello e quanto avrei goduto nel sentirmi sbattere da lui. Quasi mi strappò le cose che indossavo per vedermi completamente nuda e lasciandomi con le calze e poco più mi spinse sul letto. “Voglio legarti ora, voglio legarti come faceva il tuo amante quando vi ho scopertiiii”
    Era chiaro che stava rivedendo qualcosa di già vissuto, era evidente che stava desiderando di simulare qualcosa che lo aveva ferito ed eccitato. Pensai persino potesse essere pericoloso, ma mille euro erano un buon motivo per rischiare e gli dissi che da quando mi aveva scoperta non speravo altro e che da allora desideravo fosse lui il mio unico amante.
    “Chiamami Andrea troia!” mi ordinò schiaffeggiandomi forte il culo.

    Mentre mi legava, continuavo a domandargli – chiamandolo Andrea – cosa volesse farmi o dove volesse arrivare. “Sai bene cosa voglio fare, non ti ricordi più cosa stavi facendo quel pomeriggio che ti ho scoperta?”
    “Non voglio pensare ad allora, voglio pensare a noi, solo a te e a mamma” risposi con prontezza e devo ammettere che le mie parole fecero un effetto meraviglioso su Andrea.
    Mi legò bene, bendò e infine mi trovai con una balla in bocca che mi strinse dietro alla nuca tramite una fascia elastica. Mi aprì le gambe e iniziò a masturbarmi, colpendomi di tanto in tanto con un sonoro schiaffo tra le cosce e successivamente con la fibbia della cintura.
    Poi prese a mordermi i capezzoli sempre più forte, li pizzicava, stingeva e tirava come se volesse strapparmeli dalla pelle.
    L’eccitazione si mescolò alla paura e in quel momento scoprì un modo di godere a me ignoto sino a quel momento.
    “per ora mamma devi tenerti la palla tra i denti, ma ti prometto che te la tolgo e sai bene perché la toglierò vero? “ feci segno con la testa di si e Andrea continuò a toccarmi, insalivarmi ovunque, facendomi male certe volte e baciandomi dolcemente altre. Commentava i miei seni, la mia fica spalancata e bagnata – strusciava il suo cazzo ovunque sulla mia pelle e ansimava come uno che sta scopando ed è vicino a raggiungere l’orgasmo.
    Dopo diverso tempo mi tolse la benda, permettendomi di vedere. Sostenendo che potevo immaginarmelo cosa avrebbe fatto …
    Ma come potevo saperlo?! Ad un tratto, prese delle candeline da torta nella sua giacca, le accese e avvicinando la fiamma a un paio di centimetri dai miei seni fece colare sui miei capezzoli duri la cera calda.
    Non fu doloroso come credevo, anzi, quel calore risultò piacevole da provare sulle mie mammelle turgide. Andrea continuò ad accendere candeline e a far colare la cera sul mio ventre, sino a scendere e riempire di cera anche la mia clitoride – facendomi scostare perché per i miei gusti quel che stava facendomi era troppo doloroso.
    A quel punto si eccitò come un pazzo, mi abbassò la palla sotto al mento e iniziò a dirmi che voleva gli facessi un signor pompino, il migliore di tutta la mia vita.

    Dimenticai che stavo facendo sua madre, dimenticai che avevo un figlio fuori da lì, dimenticai i mille euro,
    i debiti, che ero una puttana per necessità. In quel momento in me rimbombavano le parole “signor pompino” – erano infatti le stesse che mi diceva il mio ex marito quando stavamo insieme e dove puntualmente quando ingoiavo il suo sperma caldo usava ripetermi che meglio di me non esisteva nessuna succhia cazzi. Mi eccitava quando mi diceva succhia cazzi, impazzivo quando mi facevo scendere la sua cappella sino in gola e sentivo che mio marito stava impazzendo della mia bocca e su quei ricordi mi lasciai andare e iniziai a leccarlo in lungo e largo, prendendo in bocca le sue palle gonfie e dure, succhiandole per poi dopo con la lingua salire sino al glande gonfio e voglioso. Le mie labbra circondavano a quel punto il sesso duro e che pulsava di desiderio, e iniziavano a scendere sino a sentire la sua cappella oltrepassare la mia ugola e strusciarmi le pareti del collo.
    “Sei imbattibile come bocchinara mamma, mi stai facendo un pompino da mille e una notte” continuava a ripetermi mentre continuavo imperterrita a lavorarmelo con la bocca. Ero sicura che sarebbe venuto nel giro di pochi attimi, desideravo quanto lui sentire il suo piacere scendermi nelle viscere, ma proprio quando l’orgasmo fu lì li per esplodermi in bocca, Andrea mi tolse dalla bocca il suo splendido uccello, mi girò e iniziò a cercarmi il culo. Sentivo le sue dita entrarmi e uscirmi tra le gambe, sentì il suo sesso inoltrarsi nel culo. Continuò a fottermi furioso, continuò a ripetermi che così doveva essere … e così fu sin quando il suo seme mi riempì dentro e poi lento mi colò fuori mentre Andrea mi slegava e mi chiedeva quando avrei potuto incontrarlo nuovamente.

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