IL MIO CARO PAPA

incesto

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    IL MIO CARO PAPA’

    Mamma è morta quando avevo 16 anni lasciandoci veramente soli, soprattutto papà che si è sentito crollare il mondo addosso. Ho dovuto crescere alla svelta, il mio carattere forte mi ha aiutato ed il fatto di non avere altri parenti vicino mi ha costretto a sfoderarlo rapidamente. Papà, giovane, brillante e duro dirigente sul lavoro, in famiglia è sempre stato dominato da mamma (il suo carattere forte l’ho ereditato) e quando è venuta a mancare, lui si è sentito perso e disorientato. Non ho mai accettato il modo in cui mamma trattava papà ed è forse questa la ragione per cui sono sempre stata più affezionata a lui che a mamma; se cercavo coccole e moine è da lui che andavo e lui ricambiava tutto felice. Vederlo cosi disorientato mi spinse a superare velocemente lo shock e a far diventare almeno la nostra vita quotidiana normale; trovai una tata tuttofare che seguiva tutta la casa e cucinava e almeno quel problema fu risolto. Più difficile fu evitare che il sentirsi solo lo facesse cadere in depressione; moltiplicai il mio affetto e le mie attenzioni e per tutto un anno in pratica rimasi appiccicato a lui sera e giorni festivi; facevamo tutto insieme e il nostro affiatamento era perfetto. In quell’anno per me non ci fu che lui. Lentamente ritornò il papà che conoscevo, brillante e spigliato fuori e anche dentro casa (non c’era più nessuno a dominarlo). Io ripresi le amicizie e ricominciai una vita normale. Tra noi un affiatamento perfetto, era ed è il mio confidente, tra noi nessun segreto. Per i miei 18 anni e l’ingresso nel mondo degli “adulti” papà mi ha regalato una festa in discoteca invitando tutti i miei amici ed amiche ma io ho voluto che ci fosse anche lui e a fatica sono riuscito a convincerlo; dopo ho ricevuto i complimenti di tutte le mie amiche “ che papà figo che ti ritrovi” “bello e simpatico” ecc.ecc. e devo dire che quella sera io stessa ebbi una sensazione strana, guardavo papà ma lo vedevo come “un uomo, un bel giovane uomo, aitante, simpatico ed affascinante” era un pensiero che m’infastidiva come m’infastidiva vedere le mie amiche che facevano le stronzette con mio padre. Compresi anche che papà piaceva alle donne e la cosa mi dava una sensazione fastidiosa e m’irritava. Evitai accuratamente d’avere amiche in casa al suo ritorno dal lavoro. Avevo anche il ragazzo, a cui volevo bene e che mi colmava di tenerezza, era insomma un periodo per me bellissimo e felice. A papà raccontavo tutto, era il mio unico confidente e consigliere e mi parve normale, iniziando ad avere una vita sessuale, chiedere a lui, senza vergogna, alcuni consigli su cose molto innocenti come il baciare e come comportarmi. Chiedevo senza imbarazzi e senza imbarazzi ottenevo risposte. Captai però, con il sesto senso femminile, una punta di gelosia e la cosa mi piacque moltissimo. Anzi presi a raccontare a volte in maniera dettagliata alcune pomiciate con la scusa di chiedere come mi dovessi comportare; non si sottraeva mai a queste chiacchiere anche se il filo di gelosia lo percepivo benissimo, mentre a me, il raccontargli certe cose, mi metteva in uno stano stato che sfiorava l’eccitazione sessuale. Quest’ulteriore filo che ci univa, un po’ ambiguo, me lo faceva sentire ancora più complice. Una sera rientrai un po’ prima del previsto, sentivo papà che canticchiava in bagno, stavo entrando nella mia camera quando un impulso improvviso mi prese, silenziosamente mi avvicinai al bagno e dal buio del corridoio, attraverso il gioco di specchi, vidi papà nudo di fronte al lavabo che si sbarbava. Lo guardavo come uomo, bello, atletico con la vita stretta e i glutei sodi e pronunciati. Rimasi affascinata ad osservarlo con il cuore che piano piano prese a battermi in gola e nelle tempie: volevo che si voltasse, volevo vedere il sesso. Non era la prima volta che vedevo papà nudo ma per me in quel momento, era come la prima volta. Come se avesse percepito il mio desiderio, si girò e si mostrò di fronte: i miei occhi attirati e magnetizzati sul suo sesso, grosso e tenero allo stesso tempo così puntato verso il basso, circondato da una chiazza di peli neri. Sentii dentro di me una scarica come un brivido che mi percorse il corpo e il cuore che sentivo nella gola e nelle tempie di colpo sparì. Non so perché, ma al posto di allontanarmi e non farmi notare, entrai decisa in bagno. Finsi sorpresa nel vederlo e lui ebbe un piccolo sobbalzo, più che altro per il mio ingresso deciso e non tanto perché era nudo. Mi misi tranquillamente a chiacchierare per vedere se essere nudo davanti a me lo imbarazzasse; non notai nulla, proseguì a prepararsi come se nulla fosse. Cercando di non farmi notare continuavo a guardare il suo sesso ed ebbi la sensazione, ma non posso esserne sicura, che aumentasse, ma in quel momento, finito di prepararsi, uscì dal bagno. Fu in quell’occasione che decisi che non doveva più vedermi come una bambina ma come una donna, nella stessa maniera in cui io vedevo lui come un uomo. Cercavo tutte le occasioni per farmi vedere il più spogliata possibile, ma lo feci lentamente in modo che per lui diventasse un’abitudine ed il fatto che si andasse verso la bella stagione mi favorì. Spesso la sera in casa giravo solo in mutandine, con la scusa del caldo, un paio di volte mi disse di mettermi addosso qualche cosa, poi non disse più nulla. Maliziosamente andavo in bagno a far pipì o a far la doccia o il bidè e non chiudevo la porta e facevo in modo che accadesse quando papà era in casa e notavo che mi osservava; sono sicura che mi vedeva per quello che ero diventata: una splendida ragazza e non più una bambina.
    Nelle sere che passavamo in casa a guardare la tv, mi accoccolavo stretto a lui, cercando il calore del suo corpo e lui mi ricambiava stringendomi forte forte. Era una di quelle sere in cui lo stargli vicino mi eccitava, il suo profumo, il suo calore, il suo braccio intorno alle spalle con la mano a sfiorarmi il seno; i capezzoli duri a segnare evidente la leggera maglietta. Quel senso d’eccitazione mi spingeva a volere che anche lui si eccitasse, vedevo che ogni tanto i suoi occhi “cadevano” sulla maglietta ad osservare le punte indurite; l’atmosfera di complicità mi spinse a parlare ”Sai Pa’ ho un problema con Alex….” Fingendo un leggero imbarazzo perché non stavo per raccontargli una delle solite pomiciate, “non si accontenta più delle solite cose….” “Bhe, mi sembra normale… cosa è successo ?” Rimanendo in silenzio per qualche attimo come a caricare la tensione e poi come una diga rotta “ Domenica, alla festa di Cristina, non era proprio una festa come pensavo, mi sa che era preparata….” “eravamo solo tre coppie, dopo un po’ Cristina è sparita e Alex ha voluto che andassimo nella stanza del fratello di Cris. Ho visto che era un po’ su di giri e anch’io ero molto eccitata..” ho sentito il suo braccio intorno alle spalle contrarsi leggermente” ha incominciato a spogliarmi ma io resistevo un po’ perché avevo paura che entrasse qualcuno, lui ha chiuso la porta con la chiave e a quel punto non avevo più scuse. Lo sai che non mi sono mai denudata completamente con lui ed ero un pò imbarazzata” “ se non volevi prendevi e uscivi” “ ma ero anch’io un po’ eccitata …..” “ e brava la mia porcellina !” “ …e Alex era davvero su di giri e se lo fermavo a quel punto chissà cosa succedeva. Ho finito di spogliarmi e vedere Alex mangiarmi con gli occhi mi dava brividini lungo la schiena. Siamo finiti sul letto e lui a toccarmi e leccarmi il seno….” “ Marta…..ma….avete già…..” “ papà, ma no, lo sai che te lo avrei già detto, proprio per come sono andate le cose domenica…come una valanga…..che sto chiedendo a te” “va bene vai avanti” “sentivo le dita.. giù.. che mi stuzzicavano e poi …. Mi ha aperto le gambe e ha cominciato a baciare e leccare…e dopo un po’….” “ Hai sentito una scossa elettrica partire dalla tua micina e arrivare al cervello e ritornare alla tua micina tutta bagnata” “ si” “ Marta è questo il problema ? Hai avuto un bell’orgasmo ! “ “No, non è questo il problema….. Alex a quel punto voleva…fare all’amore, lo volevo anch’io, era eccitatissimo, ma poi mi sono gelata perché quello stupido non aveva il preservativo e visto com’era “conciato” non si sarebbe fermato in tempo”…Pausa….” E allora ?” “ E allora, io ero seduta sul letto, lui in piedi in mezzo alle mie gambe, mi ha preso la mano e …l’ho……” “masturbato” “….si, …solo che lui mi ha chiesto di ……bhe, baciarlo…lì….” e di sottecchi guardavo i pantaloncini e mi sembrava che fossero più gonfi del normale.
    Poiché stavo zitta mi ha sollecitata “ e tu ?…..” “ non ho voluto farlo, ho detto che non me la sentivo e lui è stato lo stesso carino e non ha insistito anche se era molto deluso…” “ Marta ancora non capisco dov’è il problema” “ caspita papà….il problema è che non è che mi facesse schifo o che non mi andasse…..il problema è che ho avuto paura di non essere capace e brava a farlo mentre lui è stato bravissimo a….. farmi godere” mentre così parlavo, con la scusa di sistemarmi meglio dato che ero semisdraiata su di lui ho appoggiato la mano sulla sua coscia, all’attaccatura dell’inguine e ho fatto leva per risollevarmi un po’, lasciando poi la mano mollemente adagiata sul posto. Attraverso la stoffa leggera dei boxer sentivo la pressione calda del suo sesso contro il dorso della mano; sentivo che l’atmosfera che si era creata e la pressione della mia mano lo avevano eccitato. “ e ti dovrei dire e insegnare come fare a……Marta lascia perdere per favore” così dicendo si è alzato ed è andato in camera sua.
    Non volevo lasciar perdere, era il momento giusto, non era stato perentorio ed io capivo quando i suoi “no” erano definitivi. Aspettai un’oretta poi andai in camera sua “Pa’ ” sussurrai, un grugnito in risposta, veloce saltai sul letto, era disteso sul fianco, lo abbracciai spalmandomi sulla sua schiena premendo petto ed inguine contro di lui e iniziai con voce melensa a dire che avevo solo lui, che era il mio confidente, “ Marta ma ti rendi conto che sono tuo padre?” cosi dicendo si era girato sulla schiena per guardarmi con occhi severi. Risposi tranquilla e decisa “si, ma voglio che sia tu ad insegnarmi” rimasi un attimo a guardarlo fisso poi allungai e posai la mano sui boxer; continuava a guardarmi senza dire nulla, allora strinsi la mano sentendola piena del suo sesso morbido. Accarezzandolo in questa maniera sentivo che s’irrigidiva, allora mossi la mano per infilarla nei boxer, ma la sua mano mi bloccò il polso “ Marta, vai a dormire per favore” questo era un “no” definitivo, mi alzai e dissi “buonanotte”. Nel mio letto mi girai e rigirai per un’oretta prima di riuscire a prendere sonno; aprii gli occhi di colpo, subito sveglia, guardai l’orologio: erano le 6. Rapida decisione, mi tolsi la maglietta rimanendo con gli slip, andai in camera di papà e m’infilai nel letto, un attimo ferma per vedere le reazioni, la mia mano ad accarezzare un fianco poi a stringere il suo sesso morbido da sopra i boxer, nessun rifiuto, la mia mano sotto l’elastico a stringerlo finalmente.
    Caldo, morbido a riempirmi il palmo, mi limito a stringerlo delicatamente, lo sento crescere veloce, prendo a far scorrere lenta la mano su e giù; con un sospiro si volta sulla schiena, lo guardo tiene gli occhi chiusi, abbasso l’elastico e continuo lenta a muovere la mano, il suo sesso è rigido, caldissimo, con la punta viola e lucida, mi accoccolo di fianco, avvicino il viso al suo pene, ne sento l’odore penetrante, guardo di nuovo pà, chiudo le labbra sentendo finalmente il suo calore sulla mia lingua; a papà sfugge un sospiro come se avesse trattenuto il fiato sino a quel momento. Tenendolo stretto tra le labbra lo lecco con la lingua facendo pressione e poi, come mi ha insegnato Alex, inizio ad ingoiarlo lenta il più possibile e poi lo lascio. Sentire il respiro di papà sempre più rapido e affannoso aumenta la mia eccitazione, aumento il ritmo del mio succhiare, sento la sua mano che mi accarezza la nuca, il suo sesso nella mia bocca è un pezzo di marmo, sento un suo “siiiii” sospirato e dalle contrazioni capisco che sta per venire; sento la bocca riempirsi e inghiotto, succhio e inghiotto; lo lascio e mi allungo al suo fianco: ha gli occhi chiusi e il respiro affannato; prendo la sua mano e lo costringo ad accarezzarmi il seno e poi lo spingo giù verso la pancia; non fa resistenza; lo spingo giù sotto l’elastico degli slip, spalanco le gambe e sento le sue dita navigare nel mio bagnato, accarezzarmi tutto intorno e poi un dito ad aprirmi e sfregarmi. Ho un orgasmo e mi contraggo, urlando, con tutto il corpo intorno a quel dito. Rimaniamo in silenzio, abbracciati, per un bel po’, poi sento dirmi con voce depressa “ e così sei riuscita a fare quello che ti eri messa in testa….Marta, hai incasinato la nostra vita !” “Ma papà perché dici così, da quando non c’è più mamma io sento che siamo ancora più uniti e cosa c’è di male ad esserlo anche fisicamente, è una nostra scelta e io voglio prendere il posto di mamma” “ ma tu non sei mamma ! “ “ in me c’è una sua parte” “ Marta devo riflettere molto bene su questa faccenda” questa frase chiudeva per il momento la discussione. Dopo un breve silenzio mi scappò detto “ ma sono stata brava ? ti è piaciuto ?” “ si….bugiarda….sei stata bravissima e mi è piaciuto molto “. L’argomento non si toccò più per un paio di settimane, il suo umore e il suo modo di fare e di trattarmi era il solito, capivo che ero ancora io a dover muovere le acque. Una sera entrai in bagno mentre usciva dalla doccia, tranquilla iniziai a spogliarmi e, nuda, mi misi dinanzi a lui guardandolo con aria decisa e tranquilla. Il suo sesso si era già risvegliato. Dopo un attimo d’indecisione mi ha abbracciato accarezzandomi le spalle, la schiena e stringendo forte tra le mani le mie natiche, lenta mi sono inginocchiata e l’ho preso in bocca. Ad un tratto, alzando gli occhi ho chiesto “hai mai scopato in bocca a mamma ?” questa mia frase cruda deve aver scatenato ricordi e rotto qualche barriera perché ho visto i suoi occhi diventare acquosi, mi ha sollevato prendendomi sotto le ascelle e mi ha preso in braccio come quando ero piccola, ho avvolto le gambe intorno alla sua vita e mi ha portato nella sua camera. Mi ha sdraiato sul letto e, mettendosi a cavalcioni sui miei fianchi, ad occhi chiusi ha iniziato ad accarezzarmi a due mani, sul viso, sulle spalle; le mani a coppa a stringermi i seni, le dita a stuzzicare i capezzoli e poi le sue labbra a catturarli. Lo guardavo, teneva sempre gli occhi chiusi, non era a me che succhiava le tette ma a mamma, ho chiuso anch’ io gli occhi e mi sono lasciata prendere dal piacere. La mano in mezzo alle gambe, le dita ad aprirmi e penetrarmi e poi la lingua a leccarmi la figa, la punta morbida che mi penetrava e poi la punta grossa e calda del suo cazzo prima appoggiato e poi lento ad entrare in me
    sempre di più, sempre di più, ad invadermi e riempirmi e poi svuotarmi quando si ritraeva. Un orgasmo violento e non ho capito più nulla. Come in una nebbia sento sollevarmi e appoggiarmi alla testata del letto, le mani intorno al mio viso, il suo sesso a premermi forte forzando sulle labbra, spalanco la bocca, mi riempie arrivandomi sino in gola, ho un conato che reprimo, lento esce permettendomi di respirare poi di nuovo mi forza, è lui che da il ritmo bloccandomi il viso con le mani, accelera il ritmo e rallenta, accelera e rallenta, si sta godendo la mia bocca, mi sta scopando in bocca, sta rispondendo alla mia domanda.

    Quell’ultima barriera tra noi si era, forse, volatilizzata ed io avevo ciò che il mio subconscio ha sempre desiderato. I giorni seguenti passarono normalmente, i nostri comportamenti erano normalissimi, parlavamo, scherzavamo e discutevamo e nessuno dei due faceva cenno a quanto accaduto. Di proposito non volevo forzare la situazione, aspettavo che fosse lui a decidere. Aspettare mi costava certamente, soprattutto la sera, nel mio letto nell’attesa di vederlo entrare nella mia stanza; spesso mi bagnavo solo al pensiero e mi masturbavo in silenzio. L’attesa durò circa due settimane; era un sabato notte, ero uscita con Alex e avevamo fatto all’amore. In camera mia mi stavo spogliando per entrare in doccia quando entra Pà, dico “ciao” ma non mi risponde, mi si avvicina e vedo che il suo sguardo è diretto sui miei slip e comprendo che guarda la macchia provocata dallo sperma di Alex che fuoriesce dalla vagina. Mi volto dicendo “ vado in doccia “ ma sento la sua mano sulla spalla che mi blocca e mi costringe a girarmi, mi tira contro di se e le sue dita a scostarmi gli slip e a frugarmi dentro, a sentire tutto il bagnato mio e di Alex che ancora m’inzuppa: dice solo due parole “voglio così”, mi abbassa e sfila gli slip, si apre la vestaglia, mi sento sollevare e aprire le cosce, e m’infila letteralmente sul suo cazzo, li, in piedi, con la mia schiena appoggiata al muro.La posizione in cui mi sta prendendo, la foga un po’ cattiva con cui mi scopa, il sentirmi aperta in due e penetrata fino in fondo, il suo inguine a premere forte e i colpi contro la clitoride mi portano rapidamente all’orgasmo e vengo, aggrappata alle sue spalle, urlando non so cosa, singhiozzando dal piacere. Rimane rigido dentro di me, fermo, abbracciandomi forte ed aspettando che mi riprenda; senza uscire da me mi porta sul letto, le labbra e la lingua sul seno e i capezzoli, riprende a scoparmi lentamente, con dolcezza, godendosi la mia micia calda e scivolosa, lo guardo incantata godersi sua figlia, la fronte e le labbra sudate; accelera i movimenti, sta portando anche me di nuovo all’orgasmo, sta per venire e fa per uscire; lo supplico “ no…..non uscire ….vienimi dentro, vienimi dentro….” Di schianto mi schiaccia con il suo peso, sprofondato in me, e mi riempie del suo sugo, e vengo anch’io, vengo…vengo. Ci siamo addormentati abbracciati, un sonno tranquillo e rilassato.
    Al mattino sono la prima a svegliarmi, lo guardo dormire rilassato e tranquillo, guardo il suo ventre con il sesso mollemente adagiato sulla pancia, ho di nuovo voglia di lui. Mi chino e lo prendo tutto in bocca; è bellissimo sentire tra le guance e la lingua quella calda tenerezza. Subito lo sento reagire e rapidamente me lo sento crescere dentro; lo succhio lenta e decisa portandolo ad una splendida durezza poi tenendolo con una mano mi metto a cavalcioni, me lo strofino contro le labbra e la clitoride, lo uso per aprirmi e poi lenta m’impalo su di lui premendo forte per farlo penetrare il più possibile. Pà è assolutamente immobile, tiene gli occhi chiusi, ha capito che voglio “usarlo”, voglio essere io a muovermi al mio ritmo, voglio solo “il suo cazzo” e non lui. Con le mani appoggiate al suo petto muovo il bacino roteando lenta, poi salgo e scendo, mi muovo avanti e indietro sfregando tutta la mia figa sul suo ventre, accelero il ritmo di questi movimenti impazziti sino a che arriva un orgasmo come una frustata che mi lascia senza fiato e che per lunghi attimi mi toglie i sensi. Lentamente ritorno in questo mondo, sono accasciata sul suo petto, guardo pà che rimane immobile ad occhi chiusi, le braccia abbandonate mollemente lungo i fianchi, è ancora rigido dentro di me, lo sento pulsare nella mia vagina. Mi sfilo e mi chino a leccare e succhiare i suoi capezzoli che s’irrigidiscono, lenta faccio scorrere la lingua sulla pancia e sul ventre poi mi accovaccio di fianco e lo prendo in bocca, voglio che mi guardi come lo succhio, voglio che veda le mie labbra intorno al suo sesso, voglio che veda come inghiotto e lo svuoto. In quella domenica entrambi ci liberammo dai legacci che avevano impedito sino all’ ora di essere consapevoli di un fatto molto semplice: ci volevamo fisicamente in maniera assoluta. Passammo tutto il giorno e la notte seguente a fare sesso, ci cercavamo in continuo e anche solo l’odore dei nostri corpi era sufficiente ad eccitarci; la consapevolezza, per entrambi, di poter volere e fare ciò che la nostra fantasia immaginava ci rendeva liberi e felici. Vivevamo certamente uno sdoppiamento della nostra personalità; eravamo in realtà quattro persone, padre, figlia e amanti che si scambiavano e compenetravano nella normale vita in comune; come padre e figlia si discuteva, a volte si litigava, si metteva il muso; come amanti eravamo sullo stesso piano, eravamo una donna e un uomo; c’ era in ogni caso una cosa che era singolare (e indicativa): mentre facevamo l’amore non ci parlavamo mai, non parlavamo delle nostre cose o dei nostri pensieri come se quella situazione fosse confinata in una camera stagna, lontana dalla nostra vita reale. La nostra “vita reale” in compenso era migliorata moltissimo, io ero più rilassata e soddisfatta, i miei amici ed amiche mi trovavano più disponibile e allegra e quando loro lo facevano notare rispondevo “ sentivo che la mancanza di mamma era meno pesante”; anche papà era ritornato quello di una volta, non aveva più cupi periodi di depressione. Usciva più spesso con amici ed amiche.
    Anche tra noi i rapporti erano più tranquilli dopo il periodo in cui ogni momento era buono per cercarci e fare sesso. Io avevo cambiato ragazzo, Roberto, e papà verso di lui provava non una forma di gelosia ma di “competizione” poiché non era un ragazzino ma aveva 29 anni; lo capii dopo un po’ quando mi accorsi che mi cercava praticamente tutte le volte che uscivo con Roberto e facevo l’amore. Pà aveva sviluppato un sesto senso. All’inizio non capivo: tornavo a casa, andavo a salutarlo, chiacchieravamo un po’, lui mi osservava attento poi, prima ancora di potermi infilare nella doccia, lo ritrovavo in camera mia. Tra noi c’era un tacito accordo, eravamo disponibili l’uno per l’altro sempre. Molte di quelle volte all’inizio non avevo voglia di sesso ma rispettavo l’accordo; e poi lui per prima cosa mi sdraiava, mi apriva e mi leccava a lungo come solo lui sapeva fare portandomi al primo orgasmo e scatenando in me quella voglia di lui che continuavo ad avere per poi continuare a scoparmi sino a lasciarmi senza forze dopo due e tre orgasmi. Quando finalmente capii il perché di quella “competizione “, una sera, dopo aver fatto l’amore, abbracciandolo forte, assicurai che le sensazioni che provavo con lui erano uniche e lui si rese conto che la competizione l’aveva vinta lui. Da allora smise di cercarmi quando pensava che avessi fatto sesso con Roberto.
    Allora non sapevo che anch’io avrei provato le stesse sensazioni.
    Dopo 5 o 6 mesi il mio legame con Roberto era diventato più forte e pa’ lo aveva percepito e per lui nacque un altro “problema”. Avevo percepito una strana tensione in lui, avevo cercato di indagare, di farlo aprire ma non ero riuscita a capire; c’era qualche cosa nell’aria….
    Accadde una domenica, visto che Roberto era all’estero per lavoro, volevo dedicare la giornata allo studio e non mi sarei mossa da casa; anche pà sostenne che era stanco e voleva oziare. Iniziai presto, alle 7, a studiare e tirai dritta sino al pranzo, un pasto veloce e poi un riposino con la camera in penombra. Un sonnellino profondo e poi ero nello stato che precede il risveglio, quando sei perfettamente rilassato e con un solo piede nella realtà; sento le mani di pà leggere a sbottonare il pigiama, chiudo gli occhi e sorrido contenta, a sfiorarmi fresche i capezzoli che s’induriscono, leggere a premere sui seni e a scivolare sul ventre, sono già bagnata, mi sento sfilare i pantaloni, apro subito le gambe, sento le sue dita aprire delicatamente la mia micina e arrivare decisi al suo vertice, tocchi leggeri che mi fanno gemere poi il suo viso in mezzo alle cosce a leccarmi e mordicchiare l’interno, accavallo le gambe dietro la sua nuca e ridendo lo tiro verso l’obiettivo, sento la sua bocca aperta coprirmi tutta la figa bagnata ed aspirare, mio dio che cosa bellissima, poi lentamente inizia a lavorarmi come solo lui sa fare: la punta irrigidita della lingua ad aprire le labbra dal basso verso l’alto, stilettarmi la clitoride per poi prenderla tra le labbra e succhiare deciso. So che gli riempio la bocca del sugo che m’inzuppa e la cosa mi fa impazzire. Arriva il momento in cui l’eccitazione che mi prende mi fa quasi straniare dalla realtà e non capisco più se quello che mi sta facendo è vero o mia fantasia. Mi fa piegare le cosce verso il petto, divaricate, mi prende le mani e le appoggia sulle mie cosce, capisco che le devo tenere cosi per essere più e completamente aperta, riprende a leccarmi, si sofferma sul buchino, sentire la sua lingua lì mi piace immensamente, vorrei aprirmi ancora di più, dico “si, si “ per incitarlo a continuare, dita leggere mi penetrano davanti, mi premono decise dietro, con una carezza circolare, le voglio dentro, spingo decisa contro il suo dito, sento che inizia ad entrare, sento fastidio ma non voglio che si fermi. Entra deciso sino in fondo, la sua mano mi possiede completamente, le sue dita mi masturbano entrando e uscendo facilmente dal mio culo e dalla mia figa dilatati, l’orgasmo arriva esplodendomi nel cervello.
    Torno lentamente sulla terra, pà mi tiene abbracciata stretta, la mia schiena contro il suo petto, seduti sul letto; continua lento ad accarezzarmi il seno, le spalle, la nuca, come se fossi una gattina. Mi giro a guardarlo sorridendo maliziosa, mi divincolo dal suo abbraccio e sempre guardandolo mi abbasso di fianco, lo prendo in bocca e mi riprometto di fare un lavoro delizioso. Pà allunga la mano, prende un flacone sul comodino, mi versa sul ventre un olio trasparente e inizia lentamente a massaggiarmi tutta la passera, spalmandomi l’olio in tutte le pieghe. Mi sistemo in modo tale che sia comodo a toccarmi senza smettere di succhiarlo e leccarlo. L’olio che usa, oltre alle carezze, dà un’intensa sensazione di calore senza essere fastidioso; ricomincio ad essere molto eccitata, insiste intorno all’ano e delicato mi penetra; l’olio rende meno fastidiosa la cosa; mette altro olio e oramai mi masturba solo lì. Sento che mi forza con due dita, mi rilasso il più possibile, sento male ma entra, mi spalma internamente. Ancora non ho capito! Sento le sue dita sfilarsi e riprendere a masturbarmi davanti, sono pronta ancora una volta, si sfila dalla mia bocca, mi fa coricare di fianco e sollevare una gamba, mi penetra di fianco. Mi piace quando mi scopa così, mi accarezza su tutto il corpo, i seni, le spalle e il culo; sono completamente nelle sue mani, mi posso muovere pochissimo e mi sento dominata. Il lento entrare ed uscire del suo cazzo che sprofonda sempre più in me mi porta velocemente all’orgasmo: vengo urlando e singhiozzando. Lo sento uscire e subito la pressione del suo sesso dietro, a forzarmi: in un attimo il mio cervello ha fatto un mucchio di ragionamenti velocissimi. Ecco cosa era la tensione che percepivo, voleva avermi anche dietro, la “competizione” con Roberto, doveva, almeno, essere lui il primo, chissà se anche con mamma….., ma lo voglio provare? Si, ma ho anche paura del dolore, una volta fatto rimarrò sformata ?ma cosa cazzo stai pensando non sei la prima donna a prenderlo nel culo. Tutte queste cose le pensai in pochi secondi mentre sentivo sempre più forte la sua pressione sul mio sfintere. L’unica cosa che riuscii a dire “fai piano, ho paura”. “Rilassati” La pressione si faceva forte e sentivo dolore e mi lamentavo; si fermò un attimo e con una mano mi apri maggiormente le natiche. Il dolore si attenuò, riprese a spingere, una fitta lancinante mi fece capire che il mio anello aveva ceduto un po’ e la punta del suo arnese era entrata. Il mio urlo lo fermò in quella posizione. “ MI fa male, mi fa male” continuavo a dire. Cercavo di staccarmi, mi si piegò addosso accarezzandomi e bloccandomi, stando lui fermo, il dolore si era attenuato. Non sentendo lamenti diede un altro colpo e mi penetro un altro poco, di nuovo un urlo e ripresi a lamentarmi. Con un rapido movimento si girò sulla schiena e, tenendomi abbracciata stretta, mi ritrovai supina sdraiata sopra di lui. Potendo poggiare i piedi riuscii a trovare una posizione in cui il suo cazzo impalato dentro di me mi dava meno dolore. Intanto mi accarezzava il ventre e mi stuzzicava la passera suscitando sensazioni strane: di dolore e piacere insieme. Sentendo evidentemente che il mio anello si era un poco rilassato, mi afferrò forte le anche e spinse verso il basso e nello stesso tempo spinse il suo bacino verso l’alto con il risultato che lentamente ma senza più fermarsi mi spinse il suo sesso tutto dentro la pancia. Mi lamentavo forte, lo imploravo di fare piano, un po’ piangevo, credo anche che gli piantai le unghie da qualche parte nel corpo. Tranquillo mi sussurrava nell’orecchio “ adesso passa “. In realtà standomi dentro fermo sentivo molto meno dolore e concentrando le mie sensazioni, potevo distinguere chiaramente il pulsare del suo cazzo dentro di me. Istintivamente, proprio per sentire meno dolore, il mio corpo imparava a rilassare certi muscoli del bacino. Mi tenne in quella posizione per un po’ di tempo poi quando ritenne che fossi sufficientemente rilassata rotolò su se stesso, sempre tenendomi stretta a lui, e mi ritrovai bocconi sul letto con lui sopra di me. Sentivo le sue mani sulle spalle fare pressione per tenermi ferma sul letto e poi lentamente prese ad uscire. Speravo che fosse finita invece si fermò tenendomi dentro tutta la punta, versò ancora dell’olio spalmandoselo, mi si sdraiò completamente addosso. Ero completamente bloccata dal suo peso e dal suo corpo che mi costringeva a stare con le gambe divaricate; movendo solo il bacino riprese a penetrarmi; come mi lamentavo, e istintivamente serravo i muscoli, si fermava per ricominciare quando sentiva il mio sfintere rilassarsi. Piano piano il dolore si attenuò e così le mie contrazioni. Sentendomi sempre più aperta il suo movimento dentro di me diventava più continuo fermandosi solo quando mi lamentavo più forte. Per un tempo che mi sembrò allora lunghissimo continuò a prendermi in quella posizione; il mio buchino ben lubrificato si era adattato alle sue dimensioni e, a parte qualche fitta quando spingeva più forte, il dolore si era trasformato più che altro in fastidio. Ad un tratto lo sentii uscire completamente e pensai che fosse venuto. Mi girò sulla schiena e mi sorrise tranquillo, anch’io sorrisi per far capire che in fondo andava tutto bene. Mi prese la mano e la portò a toccarmi in mezzo alle gambe; capii che voleva che controllassi che non fosse successo nessun guaio. In effetti, toccandomi sentivo che il mio buchino si era quasi completamente richiuso. Scomparse le mie paure scoppiai in una risata e allungai una mano per accarezzarle il viso. Si sdraiò sopra di me coccolandomi. Tra le gambe lo sentivo ancora duro e dopo essersi un po’ sfregato esternamente, la mia passera lo inghiottì. Non ci mise molto a farmi venire mentre con i talloni sul suo sedere lo spingevo ad entrarmi più profondamente. Ancora in preda all’orgasmo lo sentii scivolare fuori e, aiutandosi con una mano, puntare sull’ano. Una leggera spinta e tutta la punta mi entrò. Si fermò un attimo sentendomi lanciare un urletto poi deciso mi penetrò sino in fondo e iniziò a scoparmi il culo senza più preoccuparsi dei miei lamenti.
    Tenendomi ferma per i fianchi entrava ed usciva deciso, mezza intontita e un po’ dolorante facevo il possibile per aprirmi, lo guardavo, teneva gli occhi chiusi ed era tutto concentrato a godere delle sensazioni che il mio anello stretto gli dava. Ogni tanto rallentava il ritmo, usciva completamente poi riappoggiava la punta contro lo sfintere che si era leggermente richiuso, premeva e mi scivolava sino in fondo. Le sue spinte si fecero più violente e tutte le volte che mi si affondava mi lamentavo dal dolore; con un grugnito ed un’ultima violenta spinta mi venne dentro, s’ irrigidì stringendomi forte i fianchi. Sentivo forti e chiarissime le contrazioni del suo pene che si svuotava, contro il mio sfintere e quando riprese a muoversi avanti ed indietro, pur sentendo un dolore molto forte, strinsi forte i muscoli dell’ano per aiutarlo a svuotarsi completamente. Si sfilò da me e mi si mise addosso. Lo abbracciai forte accarezzandole il viso. Tutto il giorno seguente, ad essere sincera, lo passai abbastanza agitata, avevo bruciori, anche se non fortissimi, all’ano; facevo pipì e mi toccavo immaginando il mio buchino aperto e slabbrato, in realtà era tutto normale a parte il leggero bruciore. Già il mattino dopo non avevo più fastidio. Durante il giorno tra noi, di quanto successo, neanche una parola, come il solito tutto normale. La sera uscii con Roberto tornato dal viaggio e con una gran voglia di me; con lui finsi anche un orgasmo perché proprio non era la sera giusta. Rientrata a casa e appena uscita dalla doccia vidi pà entrare in camera; mi resi subito conto che non era venuto per salutarmi e augurarmi la buona notte. Ebbi dentro di me un attimo di stizza repressa ma poi consapevole del tacito patto della continua disponibilità, con un sorriso, rimanendo nuda, mi sedetti sul bordo del letto. Pà si mise in piedi di fronte a me. Capendo cosa volesse gli aprii la vestaglia: come sempre era nudo ma, diversamente dal solito, non era già eccitato o con un inizio d’erezione. La cosa, non sò perché, mi fece tenerezza; presi tutto il dolce pacchetto in una mano e lo portai alla bocca: erano poche le volte che lo avevo succhiato tenendolo in bocca così molle sentendomelo veramente crescere sulla lingua e tra le guance. Presi a succhiarlo eccitata. Si lascio fare per un po’ poi si stacco, mi fece alzare e mi sistemò con le mani appoggiate al cassettone di fronte allo specchio a muro, le gambe aperte e la schiena naturalmente abbassata. Mi spalmò velocemente un po’ d’olio tra le natiche e si spalmò lui, aiutandosi con la mano appoggiò la cappella sull’anello premendo leggermente. Alzai gli occhi per guardarlo attraverso lo specchio; mi fissava serio, voleva che lo guardassi. Continuai a guardarlo mentre con una spinta decisa fece entrare la punta e senza fermarsi arrivò sino in fondo. Il mio viso attraverso lo specchio mostrò una smorfia di dolore senza però dare un lamento; nello specchio vide tutte le mie espressioni dopo che, presa stretta per i fianchi, iniziò a scoparmi. Attraverso lo specchio però anch’io vedevo il suo viso: il piacere che il mio sfintere stretto gli procurava era evidente. Presa dallo stesso gioco imparai a rilasciare i muscoli quando il suo cazzo usciva per poi stringerli quando mi entrava; i primi momenti sentivo veramente dolore, poi quel dolore si tramutò in una sensazione diversa che non potei definire perché dopo poco sentii le sue mani aprirmi completamente le natiche, il suo sesso sprofondarmi dentro e svuotarsi singhiozzando. Per un po’ mi costrinse solo a rapporti anali che in verità per me diventavano sempre più piacevoli; bastava che mi appoggiasse il cazzo sul buco che riuscivo a farmelo scivolare dentro senza il minimo di fastidio. Quel giorno ero smaniosa, sin dalla mattina avevo una voglia matta, a scuola e poi il pomeriggio a casa non avevo combinato nulla. Sul tardi una bella doccia ed un’abbondante profumata e poi una T-short doppia misura sulla pelle nuda e nient’altro.
    Suona il campanello, apro la porta, pà entra ed ha solo il tempo di appoggiare la borsa, mi spalmo su di lui cercandogli le labbra e la lingua, un suo mugolio di piacere nel vedere l’eccitazione ed il benvenuto della sua bambina. Lo trascino in camera e l’aiuto a togliersi i vestiti, quasi gli strappo i boxer, m’inginocchio per prendere in bocca il suo pisello che voglio rendere grosso e duro. Ridendo mi solleva e con le dita mi fruga tra le gambe: gocciolo letteralmente e quando vedo che si succhia le dita bagnate dalla mia voglia, impazzisco. Lo trascino sul letto, prendo il sesso e l’appoggio sul buchino: lo voglio subito nel culo, voglio godere nel culo. I ricordi si fanno sfocati, mi ha scopato dietro e davanti alternando la penetrazione; gli ho sentito mormorare “ come con tua madre…..” poi sono venuta a valanga.
    Come ho già detto anch’io provai il senso della “competizione” quando mi accorsi che pà aveva stretto un legame più forte con Katia, una bellissima ragazza di 27 anni con cui usciva sempre più di frequente. Quando rientrava dopo un’uscita con Katia lo tampinavo subito, non volevo neanche che si lavasse, volevo sentirgli addosso il profumo ed il sapore dell’altra. La cosa più eccitante era succhiarlo e leccarlo sentendo in bocca il sapore aspro della micia di Katia. Quando mi entrava, il pensiero che avesse appena chiavato un’altra donna mi portava subito all’orgasmo come se ci stesse scopando nello stesso momento.
    Ora sono passati un po’ d’anni, pà si è risposato, con Katia, ed io con il mio Roberto.
    Da quando ho detto a pà che Roberto ed io cercavamo un figlio l’unica cosa che fa alla mia passera è leccarla, con la solita abilità, in compenso ho imparato a godere tantissimo utilizzando il mio culetto.
    Proprio come adesso: sono in piedi, a causa del pancione di sei mesi, nuda, perché così mi vuole, con le mani appoggiate al tavolo della cucina, le sue mani artigliate sui miei fianchi. Il suo cazzo che mi scava nel culo mi sta procurando il secondo orgasmo. Siiiiiiiiiiiiii……… ora basta, per me va bene così…… vieni qua, fammi sedere, sai cosa voglio. Lo sai che mi piace il tuo cazzo che sa di me, come mi piace leccartelo e succhiartelo, sono brava vero, si, lo sento da come mi accarezzi le spalle e la testa. Lo sento che stai per venire, come mi hai insegnato ti affondo l’indice nel tuo buchetto dietro e premo forte, ohh… siiii…. Mi stai riempiendo la bocca, che buon sapore il tuo sperma, lasciati succhiare a fondo, non voglio perdere neppure una goccia. Tu sei il mio caro papà !
     
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