Nero come l’amore

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    Appena mia cugina compì i diciotto anni lasciò il paese come spesso aveva minacciato per trasferirsi in Inghilterra, io non ricordo molto di quel periodo perché ero una bimbetta, ma che ogni giorno mia zia veniva a trovare mia madre e piangeva non posso dimenticarlo perché lo ha fatto per anni. Non posso nemmeno dimenticare del resto che dopo dieci anni vidi mia zia arrivare a tarda sera a casa e con un sorriso che le attraversava il viso ci comunicò che mia cugina l’aveva chiamata e le aveva detto che il sabato successivo sarebbe arrivata e avrebbe trascorso due settimane al paese perché voleva presentare a tutti il suo fidanzato e annunciare il loro prossimo matrimonio.

    Già da qualche giorno prima dell’arrivo di mia cugina Rosalba mia madre e sua madre iniziarono a fare una serie di preparativi nella casa dei loro genitori, invitarono una serie di parenti, curarono ogni cosa nel minimo dettaglio e mia zia fece persino qualche debito qui e là per far sì che quel giorno fosse meraviglioso.

    Mio padre e mio zio andarono a prenderli in città, mentre io, con nonna, mamma e zia preparavamo il pranzo e i tavoli. Eravamo tutti felici e mia zia continuava a ripetere che non avrebbe mai smesso di ringraziare il fidanzato di Rosalba sino all’ultimo dei suoi giorni, perché grazie a lui la figlia aveva deciso di riallacciare un legame interrotto da oltre un decennio.

    La macchina di mio padre finalmente sbucò sul viottolino di casa dei nonni e mia zia sembrava essere impazzita, saltava e piangeva come un grillo per la felicità. Rosalba scese dalla macchina, abbracciò sua madre fortissimo, mentre tutti attendevano di poter fare altrettanto. Io invece che ero un po’ in disparte notai da prima il viso di mio padre e mio zio e successivamente compresi perché i loro volti erano così tesi. Il fidanzato di mia cugina era nero, nero come la pece. Non posso dire che non mi stranì, al paese da noi era raro incontrare uno di colore e i pochi che avevamo visto erano i venditori ambulanti sulle spiagge vicine.

    Quando le attenzioni si spostarono finalmente sul fidanzato di Rosalba, un silenzio imbarazzante avvolse l’intera atmosfera, nessuno riuscì a fare un passo avanti. Entrai a quel punto io in gioco, andai verso di lui presentandomi.

    In quei quindici giorni per tutti i parenti ogni occasione fu buona per sparlare della scelta di mia cugina, persino mia zia una sera arrivò a dire a mia madre che Rosalba non era tornata per far pace ma per far perdere del tutto la faccia a lei e alla sua famiglia. Tentai di dirle che stava esagerando, e la supplicai di non fare passi falsi o davvero si sarebbe potuta dimenticare per sempre di aver e una figlia. Ma conoscevo bene mia zia e sapevo che sarebbe arrivato purtroppo il momento che avrebbe sparato in faccia ai due fidanzatini quel che pensava. Cercavo così di inventarmi giorno per giorno qualcosa per tenerli lontani il più possibile da casa, li portavo in giro fuori paese e spesso andavamo al mare e restavamo fuori sino a tardi.

    Rosalba e James non erano stupidi, e forse persino se lo fossero stati avrebbero compreso senza ombra di dubbio che il loro fidanzamento non aveva di certo reso felici nei i miei zii, ne i miei genitori, tanto meno i miei nonni. Così una sera in riva alla spiaggia James mi disse che quando se ne sarebbero andati era certo che solo io sarei stata dispiaciuta della loro partenza. Non riuscì a mentire e tentai di spiegare ad entrambi che il nostro era un piccolo paese, ancora pieno di pregiudizi ed ignoranza. Dissi non credendoci che col tempo i miei zii avrebbero capito e accettato la situazione e che dovevano solo portare pazienza. Rientrammo tardi, e trovammo mia zia seduta sotto la veranda furibonda, la tavola era stata sparecchiata, mio zio se ne era andato a letto e appena mia cugina varcò l’entrata la seguì e prese ad insultarla. Mia cugina uscì pregandoci di scusarla, e disse a James che se non si offendeva preferiva starsene qualche ora da sola e avrebbe preferito lui rimanesse con me. Per circa tre ore io e James parlammo di mille cose, lui aveva 28 anni, 11 praticamente più di me. Era intelligente e simpatico e che fosse di colore nemmeno me ne rendevo più conto. Ad un tratto James mi disse che al mercato il giorno prima mia cugina aveva incontrato una vecchia amica e che questa le aveva chiesto se era vero che i neri erano superdotati. Scoppiò a ridere e finì col dire che molto probabilmente i mariti del paese lo vivevano come un pericolo per via delle sue dimensioni e non per il colore della pelle. E che le donne erano invidiose di Rosalba.

    “che sarà mai, mica avrai un idrante … “ risposi scherzosamente distogliendo lo sguardo da lui perché imbarazzata. “Sei mai stata con un uomo?” mi disse James facendosi serio. Pensai di mentire, ma non ne fui capace e gli confidai che avevo avuto già qualche storia. James si alzò pregandomi di aspettarlo, andò in camera a prendere il tabacco e uscendo mi disse che Rosalba sicuramente si era presa le gocce per dormire visto che dormiva come un sasso. Si fece una sigaretta e mi domandò se ne volessi una. Sapeva che fumavo di nascosto e quindi mi propose di spostarci un po’ più in là per evitare che qualcuno mi vedesse. Andammo dietro casa, dopo il canale, ci sedemmo sull’erba e fumammo guardando il cielo stellato e commentandolo perché era davvero meraviglioso. Ad un certo punto James tornò sul discorso dei rapporti sessuali, mi accarezzò i capelli e prese la mia mano mettendosela sulla patta. “non ho un idrante, ma se hai avuto rapporti puoi valutare come stanno le cose”

    Tirai indietro la mano e cercai di alzarmi per andarmene, ma James mi tirò verso di lui e prese a baciarmi. “tra tre giorni torno in Inghilterra, non lo so se ci rivedremo più, so però che stanotte spesso ti ho desiderata e se vuoi mi piacerebbe fare l’amore qui con te”

    Nessuno mi aveva mai detto che mi desiderava, che voleva fare all’amore con me. Timidamente lo baciai, poi i nostri baci divennero sempre più focosi sino a quando mi ritrovai con lo slip tolto e lui tra le mie gambe. Strusciò la sua mazza dura e lunga contro me a lungo, senza però mai penetrarmi. Mi sfiorò i seni, il collo, il viso e le labbra con dolcezza. Anche se avevo avuto già due storie compresi che di certo nessuno mi aveva trasmesso le emozioni e sensazioni che James mi stava facendo provare. James a quel punto riprese la mia mano e la portò sul suo uccello, me la guidò per un po’ comprendendo che non mi ero ancora sciolta del tutto, poi lentamente mettendomi le dita tra i capelli mi fece scendere con il viso sino davanti alla sua enorme cappella. Passai la mia lingua su quell’asta nera, nerbuta e dura, poi presi a scendere con la mia bocca sempre più velocemente sino a sentire il suo sperma riempirmi la gola. A quel punto i ragazzi del paese aspettano un poco, poi si alzano i pantaloni e ti accompagnano a casa, James invece scese tra le mie gambe e lì rimase sino a quando anche io raggiunsi l’orgasmo.

    Rientrando a casa, non feci che pensare a James, sentendomi a tratti in colpa nei confronti di mia cugina, che certamente avrei dovuto il giorno dopo rivedere e guardare in faccia comportandomi però come se nulla fosse accaduto e così feci quando me la ritrovai a gironzolare in casa mia mentre mi diceva che dovevo alzarmi perché voleva andassi con loro in città. Una volta arrivati in città Rosalba mi disse che voleva farsi i capelli e la ceretta e che io e James avremmo potuto farci un giro perché altrimenti ci saremmo annoiati. Tentai di dire che non mi scocciava aspettarla nel salone, ma Rosalba ci disse che sarebbe stata più a suo agio se avessimo visitato qualche luogo e ritornati a prenderla due ore e mezza dopo.

    James a quel punto mi prese sotto braccio e mi disse che aspettare così tanto si sarebbe annoiato e che se proprio doveva aspettare preferiva farlo all’aperto in un giardino pubblico ma non chiuso dentro al salone.

    “buona idea James!” “portalo ai giardini della villa cuginetta - tra tre ore in punto vi raggiungo io al chiosco che c’è all’entrata e ci mangiamo qualcosa di buono” mi disse Rosalba

    Giunti ai giardini, feci fare a James un giro attorno al laghetto cercando di parlare di stupidate e sperando le tre ore passassero in fretta, ad ogni passo avvertivo però sempre più nitida la sensazione che molto presto saremmo finiti a parlare della notte trascorsa insieme e che tutti ignoravano.

    James ad un tratto si fermò davanti al lago, e mi abbracciò fortissimo dandomi un bacio sulla fronte. Poi le sue labbra cercarono le mie ed io non riuscì a non ricambiare e poco dopo ci ritrovammo come due veri amanti ad amoreggiare dietro ad un cespuglio. Pensai che si saremmo limitati a qualche bacio e palpata, anche se era un posto nascosto del resto era giorno e qualcuno avrebbe potuto vederci. La circostanza mi faceva credere che non sarebbe accaduto di più e quando lui mise le sue mani sotto alla gonna e dentro allo slip lo lasciai fare pensando che si sarebbe fermato. Ma James ancora una volta mi disse che mi desiderava e ci tenne a specificare che la sera prima non avevamo fatto all’amore come voleva e che avrebbe fatto di tutto perché ciò accadesse prima della sua partenza. Sdraiati sull’erba sotto al cespuglio lui si calò il pantalone, e mentre mi baciava prese a far entrare la sua cappella dentro me. Entrava lento e si fermava per poi riprendere e darmi colpi sempre più intensi, baciandomi di continuo e pregandomi di rilassarmi per non sentire dolore. Effettivamente non avevo mai avuto un coso così duro e lungo dentro me, ma James ci sapeva fare così bene che nemmeno mi accorsi che era riuscito a farlo entrare tutto. Mi piaceva così tanto come mi fotteva che dovette mettermi una mano sulla bocca per evitare che qualcuno sentisse che ansimavo e quando lui raggiunse l’orgasmo ricordo che lo abbracciai fortissimo confidandogli che non avrei voluto che quel momento fosse finito tra di noi. Poco dopo senza nemmeno sfilarlo da dentro me, ricominciammo a fare all’amore e se non fosse stato per lo scoccare del campanile saremmo stati là ancora per non so quanto tempo. Veloci andammo nel gabinetto pubblico a darci una sistemata per come si poteva. Sempre di corsa andammo verso il chiosco, fortunatamente Rosalba non era ancora arrivata e quando arrivò James le disse che dopo aver girato tremila volte attorno il laghetto avevamo rischiato di addormentarci sopra una panchina sfiniti. Rosalba non sospettò nulla per fortuna, e meno male che sino a quando partirono per l’Inghilterra non ci trovò mai a fare all’amore. Non fui in grado di resistere a James dopo le scopate al parco, ogni occasione diventava infatti per noi buona per amoreggiare o fare una sveltina dove si poteva, persino all’aeroporto prima di partire trovai il modo di raggiungerlo veloce dentro ai bagni mentre Rosalba sceglieva qualche souvenir da portare agli amici di Londra. Lui andò a fare pipì, io trovai la scusa di dovermi cambiare l’assorbente per paura che la mia gonna chiara si potesse macchiare, in realtà nemmeno avevo lo slip, appena James uscì dal bagno degli uomini lo afferrai per un braccio e trascinai dentro al bagno delle signore, chiusi la porta, mi alzai la gonna e velocemente scopammo contro al muro come due ossessi sapendo che sarebbe stata l’ultima volta. Tre anni dopo invece decisi di andarli a trovarli a Londra, venne solo James a prendermi, non mi chiese come stavo, non mi baciò nemmeno sulle labbra come speravo, pensai a quel punto che non mi desiderasse più e mi domandai se fosse stata una bella idea fare quel viaggio. Ma proprio quando stavo per pentirmi della scelta che avevo preso James mi disse che da quando era venuto via dall’Italia mi aveva pensata ogni giorno e che non potevo aver trovato un periodo migliore per andare a trovarli. “Rosalba non vede l’ora di rivederti e ci vuole mezz’ora prima di arrivare a casa quindi dobbiamo sbrigarci” mi disse mettendomi il braccio attorno alla vita. “Se ti sono mancata che fretta c’è di correre a casa?” chiesi con tono triste, salendo in macchina. “Ti ho detto che non potevi scegliere momento migliore … Rosalba nei prossimi quindici giorni deve sostituire la sua amica che è in ferie e la sua amica in queste due settimane ha il turno di notte. Io così mi sono preso 15 giorni di permesso per non lasciarti sola di giorno mentre lei riposa e la notte sarà tutta per noi tranne che di domenica”

    Lo baciai sulla bocca mentre con la mano andai a cercare il suo uccello già duro … sapevo a quel punto che era solo questione di ore e finalmente lo avrei sentito nuovamente dentro me. Anche se in quei tre anni mi ero fatta qualche storia sapevo che puntualmente ogni volta avevo finito per dirmi che uno come James non era facile da trovare e che quel color cioccolata sulla mia pelle era una sensazione difficile da dimenticare e che prima o poi me lo sarei andata a riprendere. Tre anni dopo sposai James a Londra, partì praticamente due giorni dopo che Rosalba arrivò al paese dicendo che si erano lasciati e che non era vero che si erano mai sposati perché lui sosteneva che un torto così alla sua famiglia non si sentiva di farlo.

    Fu proprio Rosalba a portarmi all’aeroporto e quando ci salutammo mi abbracciò fortissimo come una che aveva capito tutto ed era felice per me che andavo da lui e lei che finalmente era tornata a casa. Non pensai mentre volavo da lui a come avrebbero preso la cosa un giorno i miei famigliari, ero certa che alla fin fine avrebbero capito e accettato la mia scelta perché per i miei genitori quel che contava era solo che io fossi felice e a loro fortunatamente quel che la gente diceva era da un po’ che non interessava più nulla anche perché era vero che il nostro era un piccolo paese ancora ricolmo di ottusità, ma di certo non potevamo ignorare quel che ogni giorno accadeva nelle nostre case. Tradimenti, separazioni erano diventati all’ordine del giorno, chi scappava con il cognato, chi veniva trovata col cugino, si vociferava pure che ad avere l’amica fosse il prete, che il sindaco se la facesse con le ragazzine e che qualche padre di famiglia andasse a pagare gli uomini in città – mia zia nel frattempo l’avevo trovata in intimità col vicino e saputo che la sorella di mia nonna aveva abortito due volte mentre il marito era in guerra. Come avrebbero potuto scandalizzarsi e stranirsi se amavo uno di colore? Forse potevano indignarsi perché diventava palese avessi scopato con lui quando stava con mia cugina, ma se a mia cugina di James non fregava più nulla e tornando a casa aveva reso felici i suoi genitori da biasimarmi era rimasto davvero poco o forse mi dovevano un grazie ed io lo dovevo a James per avermi fatto capire che il vero amore non conosce ne ostacoli, ne confini.

    Eccolo … ha un mazzo di rose rosse e mi viene incontro correndo, mi bacia tra la folla mentre nessuno si stranisce di nulla, o semplicemente perché a Londra è così tutto strano da far sembrare anche un incontro come il nostro qualcosa di naturale come è giusto che sia.
     
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