Mio zio vuole pisciare

Racconti erotico gay

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    Le vacanze di Natale le ho passate ad Ancona, in famiglia. E’ stata un’occasione per stare insieme agli altri, visto che non vivo più con i miei e che Stefano si è trasferito a Pesaro per lavoro. Oramai a casa è rimasto solo il fratello più piccolo.Purtroppo anche se abbiamo fatto di tutto per convincerli, non siamo riusciti a far rientrare ad Ancona Giorgio e Stefano, entrambi i miei fratelli, sono rimasti fuori, e con tristezza ho dovuto accettare il fatto di non poter passare qualche ora tra le perversioni di Giorgio.Invece, dalla Calabria è salita mia Zia Marta. Una zia con la quale vado d’accordo, visto il suo carattere allegro e anche la sua età, ci separano solo dieci anni.
    E’ salita insieme a Diego,il suo compagno, ne avevo sentito parlare, ma ancora non avevo avuto la possibilità di conoscerlo di persona. Di corporatura muscolosa, e tratti spigolosi, mi colpì fin dall’inizio per il suo carattere fermo e discreto. Lo sguardo freddo, complice anche il colore grigio degli occhi, seminava timore.
    Non scambiammo tante parole, almeno fino alla vigilia di Natale, quando ricevetti una sua chiamata dove mi chiedeva se fosse stato possibile accompagnarlo per comprare il regalo di zia Marta.
    Perfetto! Ne avrei approfittato per fare qualche regalo.
    Uscimmo verso le quattro di quella vigilia di Natale.
    Andammo in alcune gioiellerie e per fortuna non tardò molto nel trovare il regalo per la zia.
    Quando uscimmo dalla gioielleria, mi chiese cosa dovessi comprare, e gli dissi che avrei dovuto fare qualche regalo, orientandomi sugli accessori e capi di abbigliamento.
    In quel momento fece una cosa che mi lasciò di stucco, toccandosi la patta, e stampandosi un sorrisino in bocca, mi disse: “si, però facciamo presto, perché dovrei pisciare”!
    Cercai di fare finta di niente, ma vedere la sua mano lunga e affusolata, toccarsi il pacco e parlarmi di piscio, mi fece saltare il cuore in gola.
    Entrammo in un negozio, e cominciai a guardarmi intorno, guardavo dei portafogli, ma in realtà la mia mente tornava a quella patta, e alle sue mani che avevano stretto il cazzo voglioso di pisciare.
    Passò qualche minuto, dopodiché mi girai e gli chiesi: “Diego il tuo uccello può resistere o ha bisogno di sfogarsi ? ”
    Mi guardò serio, forse avevo esagerato, ma subito dopo rilassò lo sguardo che divenne ironico e sorridendo mi disse: beh, si sfoga già abbastanza con tua zia, però resta il fatto che devo pisciare.
    Questa volta c’era riuscito, e si che c’è l’aveva fatta. Mi ero eccitato e ora il cazzo duro mi impediva di girarmi completamente verso di lui. Dissimulando una certa curiosità per quello che faceva a letto con mia zia, azzardai: beh, la zia ti farà divertire, a casa mia c’è tanta fantasia.
    Capì che incassò il colpo, lui non era facente parte della mia famiglia, e questa mia supposizione di estraneità alla parentela, lo fece replicare immediatamente, subito dopo, mi disse: “se sto insieme a tua zia, sono tuo zio e ho i miei diritti di fantasia e libero arbitrio su almeno uno dei componenti della tua famiglia ! ”
    Questa volta ad incassare il colpo toccò a me. E così feci. Ritornai ai miei portafogli di stoffa a dir la verità per niente belli.Ripensai alle parole che aveva appena detto e mi estraniò sentirgli dire:che aveva i diritti “almeno” su uno dei componenti della mia famiglia.
    Era intrigante Diego, un trentasettenne per niente comune, vestito elegante e di corporatura da giocatore di pallanuoto. Pensai a mia zia, e a quanto dovesse godere con quest’uomo.
    Entrammo in un negozio di vestiti e comprai una maglietta, mi soffermai a guardare un pantalone e Diego ne approfittò per misurare una T-Shirt bianca,. Mi chiamò in camerino per mostrarmela, la magliettina metteva in mostra delle braccia muscolose e dei pettorali pronunciati, i fianchi stretti, accompagnavano l’attaccatura del pantalone di stoffa grigio che aveva addosso, senza cappotto, aveva un culo pronunciato e due gambe massicce.
    Senz’ombra di dubbio era bello, e senz’altro quella maglietta doveva comprarla, e così fece.
    Uscimmo e salimmo in macchina. Appena saliti, Diego mise la sua mano sulla mia gamba, e stringendomela mi disse… Non ti dico che voglia ho di liberare il cazzo dalle mutande e farmi una gran pisciata.
    La visione di Diego in camerino, e ora queste parole, mi eccitarono.
    Lo dovette notare, perché lo vidi guardarmi la patta.
    Non si fece scappare l’ occasione per farsi scappare un sorrisino e scherzando, mi toccò la gamba e mi disse… siete una famiglia piena di sorprese!
    Simulai una risata per nascondere l’imbarazzo e guidai fino a casa.

    Arrivati a casa, aprì la porta e lo feci passare…appena me la chiusi alle spalle, mi girai e non capì cosa stava succedendo, mi ritrovai le mani di Diego sulla testa, strattonandomi al suolo.Non feci in tempo a reagire, mi spinse con forza, si abbassò la zip e tirò fuori un cazzo duro e pulsante…Mi disse: tutto in bocca nipote !
    Cosa stava succedendo? Ero inginocchiato per terra, con la sagoma di mio zio di fronte e il suo cazzo in bocca.Capì subito che Diego era arrivato ad Ancona avvisato da Giorgio, perché farfugliò alcune parole su di lui e su come lo avesse indirizzato su di me per passarsi dei giorni particolari di vacanza.
    Mi bloccò la testa,e immobilizzandomi con fare autoritario mi disse: “non voglio che mi fai un pompino”! Sconvolto, aspettai inerme un suo movimento, aspettai che cominciasse a muovere il bacino per scoparmi la bocca, ma neanche questo avvenne.
    Mi girai verso lo specchio che restituiva la mia immagine: sottomesso a Diego, inginocchiato al suolo, e con la sagoma di quest’uomo davanti a me, un pantalone grigio, una camicia nera e una cintura scura, solo la zip era scesa, e da li, veniva fuori qualche pelo di cazzo scuro e un pezzo di carne che finiva dentro la mia bocca.
    Non si vedevano le palle, e a momenti neanche il cazzo, che spariva completamente dentro la mia bocca, ora incollata alla sua patta ora qualche millimetro più distante.
    Non faceva nulla, Rimaneva fermo, mi accarezzava i capelli e a volte con violenza li tirava, avvertivo l’odore del suo cazzo, tentai di mettere le mani verso il pavimento, avevo le ginocchia che cominciavano a farmi male, mah, lui, me le afferrò, stringendomele dietro la schiena,e guardandomi con sguardo severo, mi fece capire che era lui a comandare. Non si muoveva, ne un solo muscolo si agitava sul suo corpo, solo il suo cazzo fermo ma pulsante invadeva la mia gola. Tenevo la bocca costantemente aperta, il suo uccello mi impediva di chiuderla, non riuscivo a trattenere la saliva che lentamente cominciava a colarmi sul collo e a bagnarmi la maglietta.
    Un rivolo si fece spazio tra le mie labbra e la pelle del suo cazzo, scivolò giù, prima sul mento poi sul collo. Stavo bagnando la maglietta e a lui questo non importava. Le sue mani bloccavano le mie, la sua dominazione invadeva il mio controllo.
    Feci nuovamente sforzo per alzarmi, ma la risposta fu un colpo di bacino e un affondo del suo cazzo ancora più in profondità.
    Cercavo di deglutire, ma così mandavo ancora più giù il suo cazzo che ora avvertivo meno turgido, si stava smosciando, mentre un liquido caldo cominciò a colarmi giù nello stomaco.
    Lui disse: “Eccola Alex, la pisciata che dovevo fare prima!! Bevi!”
    Un fiotto di piscio invase la mia bocca, ancora un altro, mi tappò il naso e istintivamente sputai per terra, gli macchiai i pantaloni e lui rispose con uno schiaffo, “CHE CAZZO FAI IDIOTA”!!! Mi tirò i capelli e infilandomi nuovamente il cazzo moscio in bocca, mi disse che se avevo voglia di respirare dovevo ingoiare il piscio.
    Questo ordine dovette eccitarlo, perché avvertì il cazzo crescere dentro la mia bocca, le mie labbra si allargavano insieme alla circonferenza di quel membro, avvertì che il suo cazzo cresceva oltre che in grossezza in larghezza e che oramai sfiorava con la cappella la mia gola.
    Contrasse il culo e con una spinta di reni, ricominciò a pisciarmi, questa volta non ebbi il tempo di assaporare l’ orina, perché fiottò direttamente nello stomaco.
    Mi tirò i capelli, volle che lo guardassi, avevo le lacrime agli occhi e mi sentivo umiliato, mah, ero causa del suo piacere, e vederlo godere come un maiale, mi faceva godere. Ci stavamo usando a vicenda, Io ero il sottomesso, ma stavo usando il piacere della sottomissione di mio zio per godere.Quando finì di pisciare, sfilò il cazzo dalla bocca e lo scrollò tra i miei capelli, insieme alle ultime gocce di piscio, mi gettò addosso gocce di sborra calda e molto liquida. Si ripulì dalle ultime gocce di sborra strofinando il cazzo tra i miei capelli, dopodiché, se lo sistemò tra i pantaloni, tranquillamente, come se avesse appena fatto una normale pisciata.

    Non scorderò mai quei minuti successivi, quando mi ritrovai insieme a lui attorno ad un tavolo a scrivere un bigliettino d’ auguri e d’amore per Zia Marta, con il forte odore di sborra e il sapore di piscio in bocca.
    Buon Natale.
     
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