Luca impara la disciplina

Racconto erotico spanking

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    -Basta, Luca! Questa cosa deve finire, e deve finire adesso! - stava dicendo, o più esattamente gridando, Marco, rivolgendosi per l'ennesima volta al diciassettenne nipote.
    Luca era infatti figlio di Angelica, la sorella maggiore di Marco. Il marito di Angelica se n'era andato due anni prima con una donna più giovane, lasciando da soli moglie e figlio. Da allora Luca, che già prima in effetti era piuttosto viziato, era diventato insopportabile, venendo a essere un serio problema per la madre.
    Voti insufficienti a scuola, brutte compagnie, tutte le solite occasioni per impensierire Angelica che però non sapeva che pesci pigliare. In più, per lei, problemi di lavoro: era stata trasferita dalla banca in una città a due ore di distanza, ma non voleva trasferirsi con Luca perchè lui già era nei guai a scuola, e interrompere l'anno scolastico a quel punto avrebbe significato una sicura bocciatura.
    A questo punto era entrato in gioco Marco, il ventottenne fratello di Angelica, a cui era molto legato. Per questo motivo, e perchè voleva effettivamente bene al nipote, aveva accettato di farlo restare con lui e tenerlo d'occhio, dando così modo ad Angelica di trasferirsi, ingranare con il lavoro e, soprattutto, riprendere le redini della propria vita, recuperando la serenità che il figlio le stava togliendo.
    Chiaramente, Marco non intendeva però fare la fine di Angelica: perciò la sua condizione per accettare di tenere con sé Luca era stata che avrebbe potuto fare come avrebbe voluto per disciplinarlo...in realtà aveva alcune idee piuttosto particolari, ma Angelica era decisa a tentare il tutto per tutto, e dette perciò via libera al fratello, garantendo che non avrebbe interferito e l'avrebbe anzi appoggiato.
    Erano passate tre settimane e Luca aveva dato davvero il peggio di sé: lasciando stare il disordine in casa e la pigrizia rispetto a qualsiasi lavoro domestico, non rispettava nemmeno alcun orario e non dava il minimo segno di essere in procinto di rimettersi a studiare. Note dei professori, brutti voti, strafottenza: Marco ci aveva provato con le buone, ma era consapevole a questo punto che suo nipote se ne stava allegramente fregando. Quella sera suo nipote, infischiandosene che il coprifuoco era stato fissato a mezzanotte, era rientrato alle due senza avvisare, e pure ubriaco.
    -Ora vai a dormire subito, e non pensare di passarla liscia, ci saranno conseguenze questa volta. E te ne accorgerai. - disse perentorio al nipote. - Ok, ok, vado...non serve che ti scaldi eh, non è mica successo niente – fu la risposta di Luca, a metà tra il minimizzare e il provocare con la sua solita strafottenza. Una porta chiusa alle sue spalle chiudeva anche il discorso... “Per questa notte” pensò Marco tra sé “è arrivata l'ora di fare sul serio”.

    Come da programma, il mattino dopo alle sette Marco era in piedi e pronto per un caffè: assaporandolo sulla terrazza di casa, affacciata sulla città ancora dormiente in una domenica di giugno, ripensava a suo nipote ragazzino e a come quell'idiota di suo cognato l'aveva rovinato viziandolo. Eppure non era cattivo, ed era tutt'altro che stupido o insensibile. Marco era determinato a fare tutto il necessario per rimetterlo sulla retta via. Tale determinazione era facilmente leggibile nella pianificazione che aveva portato avanti da un bel po', assicurandosi l'approvazione di sua sorella Angelica...ma oltre alla determinazione, c'era il sorriso che affiorava sulle sue labbra, legato forse a dei pensieri di altra natura, più piacevole.
    Ad ogni modo, vestitosi, Marco percorse il corridoio e entrò nella camera dove ospitava il nipote, aprendo la porta in silenzio per non svegliarlo. La luce che passava dalle persiane socchiuse illuminava piuttosto bene il volto addormentato del ragazzo: un ciuffo dei suoi folti e ribelli capelli castani gli ricadeva sulla fronte. Gli occhi grandi e castani erano chiusi, ma il viso risultava comunque attraente per la regolarità dei tratti, gli zigomi alti, la mascella definita ma non esagerata e le labbra piene e rosse.
    Sotto le lenzuola, un corpo tonico, viste le ore passate in palestra, una moda recente per Luca ma che arrivava dopo qualche anno di piscina che gli aveva irrobustito le spalle e modellato un po' il fisico, comunque ancora acerbo e da ragazzo.
    Marco, che già aveva potuto rimirare la figura del nipote in altre occasioni, senza perdere si diresse alle persiane che spalancò di colpo, rivolgendosi contemporaneamente al ragazzo e dicendo forte: - Luca, alzati che è ora! -
    Intontito, Luca si rigirò nel letto, socchiuse gli occhi, vide la sveglia e disse: - Ma che cazzo c'è? Sono le otto ed è domenica, non rompermi i coglioni che ho sonno...-
    Marco, per la prima volta senza perdere la calma, si sedette sul bordo del letto e disse : - Certo che hai sonno, visto che sei tornato con due ore di ritardo e per di più ubriaco. La musica da oggi però per te cambia: tanto per cominciare non ti sono più concesse parolacce in casa mia. Dovrai meritare di essere trattato come un ragazzo di diciassette anni dimostrando maturità- .
    Luca fece tanto d'occhi al sentire suo zio, in fin dei conti più grande di lui di soli undici anni, che gli parlava così perentorio.
    Senza pensarci due volte rispose: - Ok, ok certo...chi te l'ha scritta questa predichetta del cazzo, la mamma? Guarda che so da solo...-
    Uno schiaffo di Marco troncò la frase. Un silenzio esterrefatto prese il posto del tono di sufficienza di Luca: anche se lo schiaffo non era stato particolarmente forte, il ragazzo non poteva credere che suo zio l'avesse fatto. E tuttavia questo era ancora nulla.
    - Luca, non ti rendi conto che le conseguenze delle tue azioni possono rovinarti la vita. Ma ci penserò io a fartelo capire: da oggi, ogni comportamento che giudicherò sbagliato verrà punito. E non sto parlando di toglierti il cellulare o la paghetta, cose che comunque farò. -
    - Ma cosa stai dicendo? - trovò il fiato di chiedere Luca. - Lo vedrai da subito: non ci si rivolge a chi ti ospita a casa sua con quel linguaggio. Anzi, tu le parolacce le dovrai proprio dimenticare. E per aiutarti partiremo con trenta sculacciate.-
    Sculacciate? Ma tu sei del tutto fuori di testa? Ma provaci e ti denuncio, aspetta che chiami mia madre...- fu la furente risposta. - Si da il caso che tua madre sia d'accordo con me, e te lo potrà confermare lei stessa al telefono...dopo la tua punizione, naturalmente. - replicò Marco imperterrito. Luca era fuori di sé: - Ma sei una testa di cazzo se pensi che te lo lasci fare, un cretino! - e fece per alzarsi e andare verso la porta.
    Ora, un particolare non rivelato finora ma utile da sapere a questo punto, è che Marco era reduce da quindici anni di pallanuoto, il che, unito a un metro e ottantacinque di altezza, aveva portato a un fisico da non sottovalutare affatto. Marco infatti, senza battere ciglio, si interpose velocemente tra Luca e la porta, prendendolo per le braccia e spingendolo verso il letto – Proprio non hai capito, ragazzino, per te è finita l'era del “qui comando io”...in più il tuo tono e i tuoi insulti proprio non mi sono piaciuti, se prima erano trenta direi che ora le sculacciate sono cinquanta.- Sempre trattenendo Luca che si divincolava disperatamente, Marco si sedette sul letto e se lo rovesciò sulle ginocchia. - Ed ora, dal bulletto del sabato sera, abituati alla tua nuova condizione in casa: un ragazzino cattivo che dev'essere punito. -
    -Daaai, ti prego, lasciami! - tentò Luca –ho capito, non serve...-
    -Oh, no che non hai capito, non ancora per lo meno. -rispose Marco. Abbassò gli shorts del nipote e cominciò a far piovere sul quel bel sedere muscoloso una pioggia di manrovesci sonori. Inizialmente per l'urlante Luca il dolore fu assai secondario rispetto all'umiliazione di essere capovolto come un bambino sul grembo del suo giovane zio, ma dopo un po' le manate iniziarono a intorpidirgli il culo e presto cominciò proprio a dolore.
    Fu quindi sollevato al sentire lo zio interrompersi. - Bene, e le prime venti sono andate – disse Marco.
    - Venti? Ma come venti? - chiese disperato Luca, cercando di voltarsi verso suo zio che stava sorridendo di cuore all'espressione del nipotino viziato. - Ti prego, zio, basta...lasciami stare, per piacere...! -
    Ma le proteste non erano destinate ad avere buon fine. - Ti conviene risparmiare il fiato mi sa. – disse Marco, abbassando contemporaneamente i boxer che fino ad allora avevano protetto l'intimità del nipote.
    Incurante delle proteste furibonde di Luca, calò le mutande fino alle caviglie ed assunse un tono derisorio: – Ed ora eccoci qua, guarda che bel culetto liscio e rosa...come un bambino...anzi, rosa scuro a dire la verità...un ragazzo di diciassette anni in queste condizioni, non ti vergoni Luca? - Con l'altra mano passò oltre le natiche e palpò il membro del nipote, di dimensioni normali e anche un po' turgido.
    Divertendosi decise di calcare con l'umiliazione: - Ed ecco qui questo pisellino dello zio, non sei ancora cresciuto molto eh? Non preoccuparti, avrai tutto il tempo di maturare, fisicamente e nel comportamento. -
    Mentre Luca gemeva, Marco divertito gli accarezzò il sedere, notando che il ragazzo era tutto rigido e contrattò e pregustando quello che lo aspettava. - Bene, riprendiamo con altri venti colpi. - Se quelli di prima era stati forti, ora esagerò deliberatamente, pensando che se doveva ridurre suo nipote allo stato di un ragazzino era meglio farglielo capire subito.
    La sua manò si abbattè con regolarità sulle natiche del ragazzo, colpo dopo colpo, senza risparmiare nessuna zona, dalle cosce carnose ai glutei e allo spacco che per il dolore si apriva e chiudeva mostrando il buchino di Luca.
    Il ragazzo cercava di resistere, ma dopo cinque colpi iniziò a singhiozzare, abbandonò ogni resistenza fisica limitandosi a sobbalzare per le sculacciate e a pregare lo zio di smetterla.
    Non occorre dire a questo punto che Marco non aveva la minima intenzione di assecondare le richieste di Luca. Passarono venti colpi e Marco si fermò. Con voce poco più gentile, disse al nipote: - Hai visto, ne hai già presi quaranta...ora ne mancano solo dieci. Con la cinghia però. -
    -Come con la cinghia? Ma perchè? Ti prego zio...-
    -Perchè voglio davvero che la lezione ti resti impressa per bene. Prima però starai mezz'ora nell'angolo, con le mani sulla testa.-
    -Eh? Ma perchè 'sta roba nell'angolo?- chiese Luca, rialzandosi dalle ginocchia dove lo zio non lo tratteneva più, e passandosi una mano ad asciugare i solchi lasciati dalle lacrime sulle sue guance lisce.
    -Luca, mi sta seccando questa tua mania di non obbedire e rispondere sempre. Non ti serve sapere il perchè delle cose, impara ad obbedire subito. Magari facciamo venti colpi con la cintura?-
    -No, no., va bene..aè che prima vorrei andare al bagno, è già un po' che trattengo una pisciata-
    Marco schiaffeggiò il ragazzo seccamente, dicendo subito: - Ancora con questo linguaggio? Da ora in poi dirai “pipì”, come un bravo ragazzino. E visto che sei impertinente, facciamo un'ora all'angolo. Penso che a diciassette anni tu sia in grado di trattenerti un po'. Muoviti, all'angolo...e se vuoi scosto anche le tende così il tuo amico Gabriele che abita lì di fronte ti vede un po'...-
    La minaccia sortì l'effetto di tacitare ogni residua lamentela di Luca, che sudava freddo al solo pensiero che qualche suo amico avesse idea di cosa gli stava capitando.

    Ed ecco l'adolescente di diciassette anni all'angolo: figura snella e con qualche muscolo in rilievo, gambe lunghe e insospettabilmente lisce, sedere rotondo e rosso, la zazzera scomposta e, unico indumento, la canottiera...Marco lo contemplò seduto sulla sedia a dondolo della stanza, ammonendolo a non osare massaggiarsi il sedere se non voleva aumentare la punizione. Guardandolo, altre idee gli venivano in mente...soppesatele, sorrise e, per far passare il tempo, si dedicò a leggere il giornale.
    Dal canto suo Luca era scioccato per tutto quello che era successo...oltre che fargli effettivamente male il culo, il cambiamento di status da giovane rampante a bambino cattivo era davvero qualcosa di incomprensibile, anche se ancora più incomprensibile era stato sentire le mani dello zio sul suo corpo, riempendolo di strane sensazione anche mentre gli diceva cose così umilianti. Tutti questi pensieri si univano alla consapevolezza di essere nudo e rivolto a un muro, e alla sensazione di urgenza crescente per andare in bagno. Rassegnato, sperò che il tempo passasse...
    ...E in effetti un'ora passò. Marco, che intanto aveva preso in mano una cintura D&G del nipote, lo chiamò: - Puoi venire, Luca, siamo alla fine della punizione. -
    Luca, da un lato rassegnato a subire ancora dieci colpi, per di più con la cintura, dall'altro era sollevato all'idea che presto tutto sarebbe finito e sarebbe anche potuto finalmente andare in bagno.
    -Ora stenditi con la pancia sul letto e apri bene le gambe...di più, ecco, così. - disse Marco, mettendo bene in mostra non solo il culetto del nipote, ma anche le sue cosce e l'ano roseo. - Cominciamo. Conterò io i colpi. -
    E, come annunciato, cominciò.
    -Uno!-
    Veloce come un fulmine, la cintura si abbattè sonoramente su Luca, per l'esattezza nel punto dove la coscia della gamba sinistra cominciava a unirsi alla chiappa. Il colpo era stato davvero forte e colse del tutto di sorpresa Luca, impreparato a qualcosa che mai aveva subito. Gli tolse il respiro.
    - Due, tre! - seguirono altri colpi in velocità, rendendo Luca ancora più dolorante.
    -Ah! Nooooo! - gridava, mentre il quarto e il quinto colpo continuavano a infliggergli una sensazione insopportabile. Al sesto colpo sentì anche una goccia di pipì cominciare a scappargli fuori, e tentò disperatamente di trattenersi per evitare un'ulteriore umiliazione. All'ottavo colpo però si rese conto che non ce l'avrebbe fatta a resistere e si lasciò definitivamente andare.
    -...e dieci!- concluse Marco, a cui non era sfuggito nulla ma che non voleva perdere la possibilità di fare ancora un po' di commedia ai danni del ragazzo. - Luca, tirati su...ma...cos'hai fatto? Non ci posso credere, la pipì addosso? -
    Luca continuando a piangere di vergogna si tirò su e rispose: - Ti avevo detto che mi scappava, ma tu...-
    -Pensavo potessi resistere, ma evidentemente sbagliavo...vieni, devi ripulirti.- disse Marco, e prese Luca, ormai al di là di ogni resistenza, per mano, accompagnandolo in bagno. Lo fece sedere sul bidè e cominciò a lavarlo e insaponarlo su pene, testicoli e intorno all'ano, senza risparmiare una nuova umiliante predica. - Non è bastato doverti sculacciare e frustare con la cinghia, dovevi farti anche la pipì addosso è? A diciassette anni! Tante arie da adulto, e poi, basta qualche sculacciata e si fa la pipì sul suo stesso letto...incredibile...dovrò pensare a dei provvedimenti anche per questo-. Luca, esaurito dalla situazione incredibile fino al giorno prima, non trovò nulla da rispondere e si lasciò manipolare, godendo almeno del sollievo per i suoi poveri glutei.
    Sciacquatolo, Marco lo asciugò e sempre tenendolo per mano l accompagnò, questa volta in salotto. Seduto sul divano, lo fece di nuovo mettere rovesciato sul suo grembo – Tranquillo, ti metto un po' di crema ora. - disse, percependo il panico di Luca che temeva una nuova sculacciata. E così fece, passando con cura e con discreto piacere la pomata rinfrescante lungo ogni centimetro di quel bel sedere, insistendo ovunque...proprio ovunque. Poi lo tirò su a sedere, sempre tenendolo sulle ginocchia e disse: - Luca, questo era solo l'inizio. Da oggi la tua vita cambia, e temo che le sculacciate e le punizioni non finiranno qui per niente.-
    Luca disperato si rimise a piangere, dicendo – Sarò buono, vedrai...- e abbandonando la testa capelluta sulla spalla dello zio.
    Marco, compiaciuto, con una mano gli massaggiò affettuosamente il culetto, con l'altra gli accarezzò i capelli, sussurrando “So che vorresti esserlo, ma la strada è ancora lunga, perciò lo zio ti aiuterà. Dovrai essere molto buono. Abbiamo molte regole nuove da stabilire...ho meglio, io le devo stabilire e tu le dovrai seguire. Ed è solo il primo giorno.” sorrise Marco.
     
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