Prime esperienze di un ragazzino timido

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar
    Group
    Member
    Posts
    11,422

    Status
    Era autunno e cominciava a fare freddo. Io allora frequentavo le superiori e per raggiungere la scuola dovevo prendere due autobus, facendo una fermata intermedia presso la stazione ferroviaria.
    Non ricordo bene, ma credo avessi 14 o 15 anni. Ero un ragazzo molto carino, con un viso angelico che attirava l'attenzione di alcune ragazzine, ma la mia timidezza ed il mio orgoglio non mi avevano mai consentito fino ad ora approcci "seri" con una ragazza. Le mie esperienze più spinte si limitavano a qualche bacio un pò più appassionato del normale durante il "gioco della bottiglia" ad alcune feste di compagni di scuola. Intendo qualche lingua tirata timidamente fuori per vedere l'effetto che faceva...
    Quella mattina indossavo un berretto rosso di lana fatto da mia madre. Scesi dall'autobus e notai sotto i portici della stazione un gruppetto di ragazzine che incrociavo spesso a quell'ora. A volte si scambiavano commenti al mio passaggio, ridacchiando. Essere al centro della loro attenzione mi faceva comunque piacere, e se ne avevo l'occasione, mi piaceva sostenere il loro sguardo, cercando di dimostrare sicurezza.
    Del gruppetto solo una aveva effettivamente attirato la mia attenzione, ed era quella che appariva come il "capo", forse la più grande. Aveva i capelli scuri e corti, da maschietto, ma con un trucco molto marcato, e due grandi orecchini a cerchio. Indossava un piumino senza maniche sopra un golf di lana, ed un paio di jeans sdruciti. Aveva un'aria affascinante da cattiva ragazza...
    Al mio passaggio sentìi una di loro apostrofarmi:
    "che bella testolina rossa!"
    Mi voltai verso di loro con un fermo sguardo da macho, come di sfida, che fu subito raccolta:
    "che vuoi?" con tono altrettanto di sfida si rivolse a me il loro "capo": "Un bacio?" e tutte scoppiarono in risatine.
    "non ne hai il coraggio..." Risposi io con un mezzo sorriso, deciso a non cedere e a non fare la figura del coglioncello...
    "scommetti? Fai "seghino" a scuola, vieni con me e vedrai se ne ho il coraggio". Anche questa frase suscitò le risatine ammirate delle sue compagne.
    Fu un momento... Avevo il cuore a palla e dovevo decidere: tirare dritto con un sorriso e fare la figura dello sfigato, o accettare la sua sfida. La ragazza mi piaceva, e avevo in partenza una mezza intenzione di non andare a scuola quella mattina per evitare una interrogazione. La strada era in discesa...
    "perchè no?" risposi. Ora era il momento più difficile, più imbarazzante. In realtà tutto si svolse molto velocemente... Le altre ragazzine salutarono salendo sul loro autobus continuando a guardare ammirate la loro compagna di scuola. Lei mi porse la sua mano dalle unghie corte e dipinte di rosso:
    "io mi chiamo Gaia" disse "Ed
    io Maurizio" risposi, stringendole la mano: "dove andiamo?" chiesi, lasciando così a lei l'onere di di continuare a condurre il gioco "mmmh...al parco. OK?" "OK!" risposi. Mi prese la mano e salimmo insieme su un autobus diverso da quello che avremmo dovuto prendere entrambi quella mattina.
    Il viaggio in autobus fu abbastanza imbarazzante. C'era molta gente, quindi eravamo appiccicati l'uno all'altra. Non parlammo. Ogni tanto lei mi rivolgeva un sorriso a cui io rispondevo allo stesso modo. Ma il contatto con il suo corpo fasciato dai jeans, e la prospettiva di ciò che sarebbe potutuo succedere poi, mi procurava già una vistosa eccitazione.
    Scesi dall'autobus dopo un tempo che mi parve interminabile, ci addentrammo nel parco pubblico, raggiungendo, sempre tenendoci per mano, una panchina isolata dietro un vecchio rudere di casa abbandonata. Mi guardai attorno, era improbabile che qualcuno fosse passato di lì quella mattina.
    Seduta sulla panchina si accese una sigaretta, ed io accettai di fare qualche tiro. Faceva parte di un rito di trasgressione...
    Finchè non si avvicinò a me a riscuotere i pegni di quel mattino: "che bella bocca" mi sussurrò, stampandomi finalmente un bacio sulle labbra.
    Sapevamo di avere tutta la mattina per noi e non affrettammo i tempi. Ci carezzammo le labbra umide (anche lei aveva una bellissima bocca carnosa) finchè le lingue non uscirono e cominciarono a carezzarsi in profondità. Ci baciammo affannosamente, con impeto. Capivo che era il momento di andare avanti, di fare ciò che fin'ora avevo solo immaginato di poter fare con una ragazza, consapevole che Gaia da ragazza scafata qual era, non avrebbe sicuramente avuto da obiettare. Infatti mentre inserivo la mano dentro il suo piumino, fu lei stessa a prederla e a guidarsela sul seno. Palpeggiai, carezzai, andando a stuzzicare il grosso capezzolo irto sotto il maglione.
    "mi piace molto" sospirò staccando la sua bocca per un attimo "vai sotto il maglione, ti prego..."
    Non me lo feci ripetere due volte. Infilai la mano sotto il pesante maglione bianco e venni a contatto con la sua pelle morbida e calda. Non portava reggiseno ed aveva due mammelle morbide e di perfetta forma sferica. Ripresi estasiato a palpeggiare, strusciare, titillare...
    Gaia gemeva piano, ed il suo respiro si faceva sempre più affannoso, mentre continuavamo a limonare con impegno.
    Potete immaginare, amici miei, qual fosse lo stato del mio uccello... Ero eccitatissimo da quella inaspettata situazione. E fu in quello stato che sentìi la sua mano posarsi sulla la mia patta, sopra il tessuto dei jeans. Cominciando a carezzare e palpeggiare il mio inguine. Quel gesto mi fece impazzire... andava al di là di ogni mio più spinto desiderio: a quella età, limonare era già per me una esperienza straordinaria...
    Ma la sua mano non si fermò! Fece scendere la zip dei miei jeans e si infilò all'interno, nel calore tra i miei slip ed i jeans stessi. Continuammo a palpeggiarci così per alcuni minuti, ed a quel punto, per equità. anch'io cominciai a fare le stesse cose che aveva fatto lei, palpeggiandola dapprima sopra i jeans, e poi, apertia la zip e il bottone, infilai la mia mano destra a sentire per la prima volta le mutandine umide di piacere di una donna.
    "Hai dei fazzolettini?" mi chiese ad un tratto. "si, eccoli" risposi, cercando di capire che cosa avesse in mente.
    "ti faccio godere" mi disse interpretando i miei pensieri con un sorriso malizioso. Infilò la mano nei miei slip, abbassando l'elastico allo stesso tempo. Il primo contatto delle sue dita sul mio membro eretto mi fecero sussultare. "rilassati" mi disse in un sospiro baciandomi ancora. Mise un fazzoletto a cappuccio sopra la mia cappella e cominciò a segarmi con impegno, mentre io stavo impazzendo di piacere. Ad ogni suo movimento sentivo distintamente i suoi polpastrelli sulla pelle del mio memro che scorreva avanti ed indietro.
    Infilai anchio la mano dentro le sue mutandine e presi a carezzarle la fica pelosa, provando maldestramente a fare entrare un dito nella sua fessura. "Ssiii!" gemette lei, ed io incoraggiato dalla sua approvazione, feci scivolare il mio dito medio all'interno del suo buco e cominciai a scoparla così. Il suo buco era completamente zuppo di umori, ed il mio dito produceva rumori inequivocabili nel fare dentro e fuori da lì.
    Continuammo a masturbarci così, finchè entrambi esplodemmo in un incredibile orgasmo. Ormai non ci baciavamo più, concentrati nella masturbazione reciproca, e gemevamo entrambi in maniera assurda. Io sborrai copiosamente nel fazzolettino, in preda come ad una violenta scarica elettrica, lei si irrigidì inarcando la schiena, e sentìi distintamente il suo buco serrarmi il dito nella contrazione dell'orgasmo.
    Ci ripulimmo e riconponemmo. Io feci un gesto che mi sarebbe poi diventato familiare: con fare indifferente, fingendo di asciugarmi il naso con il dorso della mano, annusai il dito che avevo usato per penetrarla, per sentire l'odore della sua Fica. La mia manovra non passò però inosservata.
    "profuma?" disse lei ridendo e afferrando il mio dito per portarselo vicino al naso. "mmmhhh" esclamò, e si infilò il mio dito in bocca succhiandolo avidamente, mentre mi fissava con quei suoi occhi neri.
    Erano passati solo pochi secondi dal mio orgasmo, ma l'uccello mi tornò istantaneamente duro come il marmo... Beata gioventù!
     
    Top
    .
0 replies since 2/12/2013, 12:23   4950 views
  Share  
.