Mamma, guarda come sborro! Racconto erotico incesto

Incesto madre figlio racconto figlio scopa madre

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    Allora frequentavo ancora il liceo e mi ero beccato una brutta influenza che mi aveva costretto a letto per parecchio tempo con la febbre alta.
    Abituato com'ero a svuotarmi i coglioni più volte al giorno, quando finalmente guarii mi ritrovai con le palle talmente gonfie da non riuscire neppure a toccarle da tanto che mi facevano male.
    Con mia madre sono sempre stato in grande confidenza, così glielo dissi.
    E' un bel guaio - fece lei – bisogna svuotarle.
    Ora, dovete sapere che la mamma è vedova ed io sono l'unico uomo di casa. Mamma è anche una gran figa ed io mi sono sempre ammazzato di seghe pensando al suo favoloso corpo, maturo ma ancora assai piacente. Lei lo sa, e non dico che mi incoraggi, ma non fa nulla per dissuadermi. Lascia sempre in giro la sua biancheria usata, vaga per casa sempre mezza nuda e, quando le gira bene, mi permette anche di infilarle le mani nella scollatura del vestito e si lascia dare una palpata alle sue enormi tettone. Talvolta mi prende in giro per questa mia insana passione, ma io me ne frego e appena posso ne approfitto per toccarla un po'.
    A volte, quando si accorge che sono particolarmente smanioso, mi propone di fare la lotta per gioco e, sul suo lettone, io ho l'opportunità di palparla dappertutto. Lei fa finta di niente ed io ne approfitto per farmi delle belle sborrate nei calzoni che lei finge di non notare.
    Sicchè, dicevamo, quella volta c'era la necessità di svuotarmi i coglioni.
    Come facciamo? - le domandai speranzoso.
    Figlio mio – mi rispose- non ci sono molte soluzioni. Vai nel bagno e ti tiri un paio di belle seghe.
    Peccato – le feci.
    Peccato?
    Si, speravo che tu mi potessi aiutare.
    Scoppiò a ridere.
    Se tu non fossi convalescente ti proporrei di fare la lotta. Credi che no mi accorga delle tue palpate e delle tue conseguenti godute? Non faccio che lavare mutande e calzoni sporchi di sborra.
    Arrossii e lei scoppiò nuovamente a ridere.
    Non c'è nulla di male. A tutti i ragazzi piace la propria madre. E' il complesso di edipo, dicono. Ma da questo a chiedermi di svuotarti le palle, ce ne corre.
    Mia madre non usa mezzi termini, come potete notare.
    Comunque – aggiunse poi inaspettatamente – fammici dare un'occhiata.
    Colto di sorpresa, la guardai interrogativo.
    Forza – mi incalzò – scosta le coperte e abbassa i calzoni del pigiama, che voglio dare un'occhiata.
    Ma, veramente.
    Cos'è, ti vergogni? Ti ho pulito il culo fino all'altro ieri, capirai che mi frega di vederti il pisello.
    Feci come mi disse.
    Altro che pisello! - esclamò quando mi abbassai i calzoni – questa si che è una mazza! E bravo il mio bambino!
    Mamma, ti prego!
    E non è neanche duro. Complimenti! Bè, sono stata brava, ho fatto proprio un bel maschietto. E che coglioni! Fanno spavento. Ma sono sempre così grossi?
    Bè, si sono grossi, ma non così. Adesso sono gonfi, è per questo che mi fanno male.
    Fammi sentire.
    Con una mano scostò la mazza che, al contatto, diede un guizzo e toccò delicatamente le palle.
    Ehi, ragazzo, non fare scherzi con quel coso – mi disse accorgendosi che la fava si stava drizzando – devono farti davvero male. Sono gonfi e duri come pietre.
    Nel frattempo la mazza si era completamente drizzata e svettava davanti a lei con la testa ancora incappucciata.
    Fammi vedere la testa di questo bel cazzone – disse canzonandomi, mentre agguantava il cazzo e ne faceva scorrere la pelle.
    La cappella, viola, umida e lucida apparve al suo sguardo.
    In quel momento capii che era fatta. Così mi rilassai e allargai bene le gambe.
    Ok – fece lei. Adesso ti do una mano, nel vero senso della parola , e ti svuoto le palle. Ma è la prima e l'ultima volta, sia chiaro.
    Si, mamma.
    Erano anni che sognavo quel momento e mi godetti ogni secondo di quel meraviglioso raspone che mia madre mi stava tirando con tanta perizia.
    Come va? - domando.
    Benissimo. Andrebbe ancora meglio se ti scoprissi le tette.
    Mi accontentò.
    Avvertimi quando stai per sborrare. Non vorrei che tu mi innaffiassi tutta. Con tutta la roba che devi avere in corpo mi faresti la doccia.
    Sarebbe meraviglioso – dissi.
    Cosa?
    Farti la doccia con la mia sborra.
    Sei un bel porco. Davvero ti piacerebbe sborrare addosso a tua madre?
    Da morire.
    Quando ti seghi pensi questo?
    Si, penso a te, alle tue tette, al tuo culo, alla tua passera pelosa.
    E quando l'hai vista la mia passera?
    Una volta ti ho spiata mentre ti tiravi un ditale. Avevi una faccia da porca che non ho fatto neppure in tempo a estrarre l'uccello e mi sono sborrato nei calzoni. Te li tiri spesso i ditali?
    Quando ne ho bisogno, come tu le seghe.
    Mi sa che ci siamo – disse ad un tratto – il tuo cazzo sta sbavando da morire. Guarda ho tutta la mano sporca di bava di cazzo. Che odore forte che ha! E' un po che non lo sento. Non ho mai visto un cazzo sbavare così tanto. Sembra che tu stia sborrando.
    No, mamma, non sto ancora sborrando. Quella è bava di cazzo. Ne perdo sempre tantissima quando sono molto arrapato.
    E adesso lo sei?
    Da pazzi. Te le posso toccare? - indicai le sue tette.
    Ma certo, piccolo mio.
    Mi misi seduto e affondai le mani in quel ben di dio.
    Ti piacerebbe sborrarci sopra?
    E me lo chiedi! Certo che si.
    Mentre impastavo quelle enormi poppe si diede una leccata alla mano sporca di bava.
    Nell'aria, oltre all'odore delle bava, c'era odore di figa. Doveva essersi bagnata tra le gambe.
    Glielo domandai.
    Si – mi rispose – sono tutta bagnata. Anche se sei mio figlio mi sto arrapando anch'io. Non si può maneggiare un cazzo del genere e non bagnarsi.
    Allungai una mano verso le sue cosce. Non ebbe alcuna reazione. Allora azzardai di più e la infilai sotto la sua vestaglia. Le palpai le cosce nude. Erano ancora belle sode.
    Cosa stai facendo?
    Ti tocco un po'.
    Allargò le gambe e potei raggiungere gli slip. Erano fradici. Infilai due dita sotto l'elastico ed incontrai il pelo della figa.
    Quando infilai le dita nella sua apertura mi accorsi di quanto fosse eccitata.
    Era troppo.
    Sentii la sborrata sgorgarmi dai lombi.
    Mamma, sto per venire!
    Godi, piccolo, godi. Fatti una bella sborrata. Svuotati tutto sulle poppe di mamma.
    Si abbassò verso di me in modo che i getti potessero colpirla sulle tette e mi finì.
    Che dire. Fu la più grossa sborrata della mia vita e se la prese tutta, incitandomi a dargliene più che potevo.
    Gli schizzi andavano dappertutto e la colpirono anche in faccia, sui capelli. Le sporcai tutta la vestaglia.
    Quando ebbi finito di scaricarmi l'avevo ridotta uno schifo. C'era sborra dappertutto e nell'aria si sentiva odore di cazzo, di sborra e di figa allupata.
    Con la mano sporca del mio seme si sollevò la vestaglia, si abbassò le mutandine e si sdraiò al mio fianco.
    Ho bisogno di tirarmi un ditale - mi disse – altrimenti sto male. Voglio che tu mi guardi mentre mi sbatto la passera, così poi potrai farti tutte le seghe che vuoi pensando a me.
    Mentre lei se la montava a neve con due dita io, seduto di fronte a lei, potei annusare il profumo proveniente dai suoi sughi che si spandevano sulle mie lenzuola ed ascoltavo il rumore delle dita che correvano veloci sul clitoride, dritto e duro come un piccolo cazzo.
    Mi venne di nuovo duro e mi tirai una bella sega.
    Dovette sbattersela a lungo prima di soddisfarsi e venne tre volte di seguito. Venni anch'io puntandole la testa del cazzo a poca distanza dal viso e la inondai di sborra per la seconda volta.
    Da allora non vuole più fare la lotta.
    Ho paura – dice – siamo due animali e non so dove potremmo finire.
     
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    sono una signora di 66 anni mio figlio mi scopa da quando aveva 13 anni e ora che è sposato lo faccio ancora...lui mi vorrebbe vedere lesbicare con sua moglie,mia nuora,ma lei non sa nulla.ci provo....?mia e mail [email protected]
     
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  3. gionny11
     
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    beato lui
     
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2 replies since 26/11/2013, 23:01   51664 views
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