L'arte della sottomissione

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    L'arte della sottomissione



    Mi libera velocemente un polso e il freddo metallo delle manette mi cade sulla mano, poi mi infila le chiavi in bocca e se ne va. Posso finire di slegarmi ora, ma il mio corpo ancora dolorante fatica a muoversi, così passa ancora qualche minuto prima che riesca ad aprire la seconda serratura.

    Mi lascio scivolare lungo l'asta di legno alla quale sono stata immobilizzata per oltre un'ora.

    Libera, e finalmente soddisfatta.

    Ripenso a questo pomeriggio, a perchè sono finita accovacciata sul pavimento, con un palo di legno alle mie spalle...

    Sono arrabbiata, gelosa, frustrata; vederlo lavorare con un'altra donna mi fa andare fuori di testa. Non amo dividere i miei giocattoli, ma so anche che non posso avere pretese. Il nostro rapporto è sempre stato molto chiaro: lui comanda, io obbedisco. Io subisco.

    Probabilmente me la sto cercando, ma anch'io so essere stronza, e glielo dimostro in modo molto chiaro strusciandomi contro il primo collega che mi passa accanto.

    Lui rimane indifferente, accenna solo un vago sguardo verso di noi, con totale noncuranza, ma so che prima o poi me la farà pagare. O forse lo spero, non lo so.

    Un paio di ore dopo sono a casa; mi aspettavo un messaggio, una telefonata, un qualsiasi cenno da parte sua, ma nulla.

    La sua assenza mi fa preoccupare: forse questa volta è veramente furioso e non si farà sentire; odio questa mia insicurezza e questo mio dipendere da lui, ma infondo è semplicemente il suo modo per ribadire chi tra noi comanda.

    Devo vestirmi, mi ripeto mentalmente, non posso farmi trovare impreparata.

    Devo essere sempre come lui mi vuole. Scivolo in un corsetto rosso fuoco che mi lascia il seno scoperto, fisso alla giarrettiera le calze nere e mi allaccio il cinturino delle decoltè, anche queste nere.

    Lascio i capelli sciolti lungo le spalle ed esagero con il rossetto cremisi; infondo sono una puttana, la sua puttana, e anch'io ho una parte da recitare.

    Sono appoggiata al bancone della cucina con un libro del quale non saprei nemmeno dire il titolo, quando sento un rumore di chiavi e la porta d'ingresso aprirsi.

    Non mi devo muovere, lo so. Non posso andargli incontro, salutarlo, baciarlo... Io non posso fare nulla se non è lui a comandarmelo.

    Con un tonfo secco lascia cadere la giacca su una sedia in anticamera, riconosco il suo profumo, e sento che si avvicina a me con passo pesante.

    Forse è paura quel brivido freddo che mi sta correndo lungo la schiena.

    Un attimo dopo è dietro di me, mi prende i capelli e li tira con forza, facendomi piegare la testa all'indietro, con il collo esposto e il petto spinto in avanti; questo davvero non me lo aspettavo, ma un improvviso calore mi colpisce proprio in mezzo alle gambe e mi lascio sfuggire un gemito.

    Mi guarda per un attimo con un ghigno che mi sembra più crudele che compiaciuto, mi prende il viso con una mano e mi infila con violenza la lingua in bocca.

    Adoro quando mi tratta così: sento la sua lingua invadermi fino in fondo mentre mi passa una mano sulla spalla e scende lentamente fino al capezzolo; se lo rigira delicatamente tra le dita, poi lo pizzica forte, e ricomincia da capo con questa tortura. Con l'altra mano continua a tenermi per i capelli e non mi posso muovere.

    Va avanti così per un po', massaggiandomi prima un capezzolo poi l'altro, alternando carezze di puro piacere a momenti di intenso dolore, tanto che non capisco più nemmeno io quale sia il confine tra piacere e sofferenza.

    Quando si stacca dalla mia bocca sono già bagnata, ma so che siamo solo all'inizio.

    Finalmente mi lascia i capelli (prendo mentalmente nota che la prossima volta sarà meglio legarli) e mi fa girare verso di lui.

    Mi posa le mani sulle spalle e lascia correre il suo sguardo affamato sul mio corpo, tanto che riesco quasi a percepirlo come una carezza. Poi senza dire nulla mi infila un dito dentro per un istante e sorride compiaciuto.
    - Sei già bagnata come una cagna,

    Mi eccito ancora di più, e lo sa, - Adesso inginocchiati e impara a succhiarlo, troia.

    Mi abbasso obbediente e inizio a slacciargli i pantaloni. Accarezzo piano la sua cintura, guardandolo con uno sguardo lascivo ed implorante: spero che la usi su di me dopo, e il solo pensiero mi fa sfuggire un gemito.

    Stringo le cosce per alleviare in parte l'eccitazione che mi sta salendo mentre riprendo ad aprirgli i pantaloni.

    Indugio sulla zip ma lui non me lo permette, sposta con un colpo secco la mia mano e in attimo mi trovo il suo cazzo davanti, pronto per essere succhiato.

    Mi lecco le labbra già gustando quello che sto per fare, e da brava bambina incrocio le mani dietro la schiena e tiro fuori la lingua.

    Una passata veloce, dalle palle lungo tutta l'asta dura, ed ingoio la punta con ingordigia.

    Fare pompini è sempre stata la mia specialità: adoro passare la lingua attorno alla cappella, leccando bene tutto, ingoiarlo fino in fondo alla gola e poi risalire, stringendo leggermente. Succhiare cazzi è un'arte e io sono la migliore artista. Mi muovo piano, su e giù, ancora e ancora, strisciando le tette sulle sue gambe, muovendo il culo avanti e indietro come se avessi piantato dentro di me un altro uomo in quel momento. Sposto una mano da dietro la schiena e gli afferro le palle, stringendo piano mentre me lo spingo in gola; mi sto eccitando in modo osceno, e mentre con la lingua disegno il contorno dei suoi coglioni mi torna in mente la mia solita fantasia: avere più uomini in fila davanti a me, e io regina indiscussa, costretta a succhiarli uno dopo l'altro.

    Lui lo capisce, lo immagina di certo dai miei continui mormorii di piacere; mi afferra nuovamente per i capelli e mi immobilizza la testa. -Adesso ti faccio passare la voglia di pensare a troppi cazzi, troia- ed inizia a pompare dannatamente veloce che credo di soffocare.

    Potrei venire in questo momento, lo so. Basterebbe così poco... con una mano inizio ad accarezzarmi, sempre più forte, ma non basta. Mi infilo due dita nella figa, già pronta e bagnata, ma non riesco a venire, non ancora.

    - Non ho detto che potevi toccarti, – mi dice quasi urlando, distogliendomi dalle mie fantasie e dal mio imminente orgasmo.

    Si stacca dalla mia bocca e io rimango a guardare sognante quel meraviglioso cazzo che tra poco sarà dentro di me. Voglio essere scopata ovunque; averlo preso in bocca è stato solo un piccolo assaggio di tutto quello che ho voglia di farmi fare.

    Ancora in ginocchio, vedo che sfila la cintura dai passanti dei calzoni: stringo di riflesso il culo, immaginando che stia per colpirmi, sentendo l'ennesima ondata di caldo salirmi tra le cosce.

    Invece me la passa attorno al collo e mi costringe a seguirlo fino in camera da letto. Sono la sua cagna, lo so, e come tale devo seguirlo a quattro zampe senza aprire bocca.

    Si siede sul bordo del mio letto, un bel baldacchino rosa che fa tanto principessa (ora più che mai immagine fuori luogo), e mi ordina di alzarmi.

    - Sai che adesso ti sculaccerò, vero? Te lo meriti

    Annuisco obbediente, mettendomi sulle sue gambe con il culo in bella mostra, pronto per lui. Il primo colpo è forte, mi scappa un grido che lui prontamente soffoca infilandomi un dito in bocca. Succhio avidamente cercando di non mordere mentre un secondo colpo mi arriva senza ritegno. Cerco di spostarmi leggermente in avanti, mi piace sentire la sua mano tra le gambe, le dita lunghe che arrivano a colpirmi quasi sulla figa. Ma fa male, fa dannatamente male, e al quinto colpo (lo so per certo, li sto contanto ad alta voce) una lacrima mi riga la guancia. Non credo sia compassione, in questi momenti non ce n'è, ma in un momento di tregua lo sento massaggiarmi il culo, ampi movimenti circolari che arrivano a sfiorarmi il clitoride.

    Mi infila dentro due dita e le spinge in un unico affondo, poi le allarga, dilatandomi, mentre chino sul mio collo mi passa la lingua sulla nuca. Sento il suo fiato caldo nelle orecchie, -Vieni adesso. - mi dice. Finalmente mi lascio andare in un orgasmo liberatorio, e mentre ancora sono scossa dalle contrazioni che si espandono tutto intorno alle sue dita, le ritrae e mi colpisce il culo un'ultima volta... e io urlo dal piacere.

    Ma non c'è tempo per riprendersi, non me ne lascia mai in questo caso. Sono ancora sulle sue ginocchia, con la cintura fastidiosamente allacciata al collo, quando sento qualcosa di freddo stringersi attorno al polso. Da dove arrivano queste manette ?

    - Non ho finito con te, troia. - Mi dice duro; la delicatezza degli ultimi istanti è già sfumata, e so che adesso inizierà a fare sul serio con me. Mi costringe a sollevarmi in piedi, mi prende anche l'altra mano e mi immobilizza al palo del mio baldacchino. Con uno strappo deciso mi toglie il corsetto rosso, lasciandomi esposta alla sua vista solo con la giarrettiera e le scarpe nere.

    Non avrei dovuto godere prima, lo so. Adesso che la mia spavalderia iniziare è rimpiazzata da un senso di appagamento, non c'è più traccia della puttana che mi sentivo prima. Sono completamente a sua disposizione. Ma lui sa come farmi eccitare ancora. Mi sfila la cuntura e se la passa tra le mani più volte; vuole provocarmi, terrorizzarmi, farmi supplicare, e io lo accontento.

    - Ti prego...- gli dico. Un primo colpo mi arriva alla coscia, un avvertimento molto chiaro: non gradice che gli dica cosa fare.

    - Tu parli troppo, lo sai ? Adesso rimediamo.-

    Lo vedo rovistare in uno dei miei cassetti, e dopo un attimo sono bendata ed imbavagliata. Sono completamene alla sua mercè e non posso fare nulla. Cerco di concentrarmi sui suoni attorno a me, ma lui non lascia intendere nulla; non riesco nemmeno a capire se mi sia accanto o dietro. Con la mano lo sento afferrarmi un seno e d'istinto mi inarco in avanti. Lo tocca, lo strizza, lo stringe forte... prende un capezzolo tra le dita e con la bocca mi succhia l'altro. Sono ancora bagnata per l'orgasmo di prima, ma inizio nuovamente ad avere voglia di venire.

    Quando mi attacca le pinze ai capezzoli vorrei gridare; certo, le ho usate spesso, ma ogni volta è una sensazione nuova. Cerco di non muovermi troppo altrimenti il contrappeso tirerebbe troppo, e non so quando dolore potrei sopportare in questo momento. Un altro colpo della sua cintura, questa volta direttamente sul culo; non vuole che stia ferma, il bastardo. Lo sento spogliarsi e mi immagino il suo corpo splendido. Avrei voglia di toccarlo, di strusciarmi languida su di lui, di sentirlo sotto di me, di leccarlo ovunque... ma non posso fare nulla di tutto questo. Oggi devo solo subire.

    Mi sfugge un gemito quando prende la catenella delle pinze che ho attaccate al seno e le tira leggermente, mentre con la punta della cintura mi accarezza in mezzo alle gambe. Una volta, un'altra ancora, prima di darmi uno schiaffo in piena faccia.

    - Questo è per oggi pomeriggio, - mi dice rabbioso -Ricordati che tu sei solo mia.-

    La sua mano scende lungo la spalla fino a raggiungere il punto in cui lo bramo di più. Mi infila un dito molto lentamente, poi due, e poi tre; spinge a fondo facendo dei piccoli movimenti circolari con il pollice fisso sul mio clitoride.

    Ok... credo di non poter resistere allungo ancora e inizio a gemere nonostante sia ancora imbavagliata. Sono sopraffatta dalle sensazioni che provo in questo momento: completamente privata della vista, ho i capezzoli in fiamme e una mano che spinge con forza dentro di me; eppure non mi basta. Ho voglia di essere riempita ancora di più, di godere fino a perdermi in un orgasmo lunghissimo. Sento i miei stessi umori colarmi lungo le gambe da quanto sono eccitata e ancora una volta hanno il sopravvento le mie fantasie più inconfessabili: voglio più uomini attorno a me, pronti a scoparmi in ogni buco possibile, contemporaneamente.

    E' proprio mentre mi immagino accerchiata da tre cazzi diversi che lui mi prende per le anche e mi fa girare; sono inginocchiata al bordo del letto, le mani ancora fisse al palo del letto, ora davanti a me. Non sono pronta ancora, non mi ha preparata, ma senza darmi tregua sento il suo cazzo sul mio culo entrare con un'unica spinta.

    - Non lo volevi, vero, piccola troietta ? -

    Mi pare dica così, non ne sono sicura. Mi sto perdendo nei suoi movimenti, assecondando con il bacino colpo su colpo. Con una mano mi sta ancora torturando le pinze sui capezzoli mentre l'altra si muove attorno alla mia figa che implora di essere riempita. Cerco di dire qualcosa, ma il foulard mi impedisce di parlare, quindi subisco colpo su colpo questa splendida tortura.

    Scommetto che si sta godendo lo spettacolo, riesco quasi ad immaginarmelo: so che gli piace vedere quel suo bel cazzo sfondare il mio culo, entrare ed uscire sempre più veloce mentre io sono pericolosamente vicina a venire per la seconda volta.

    La sciarpina che avevo sugli occhi mi scivola via tra un movimento e l'altro, così da sopra una spalla riesco a guardarlo fisso negli occhi per un attimo.
    - Lo so cosa vuoi, sai ?- mi chiede spingendo ancora più dento nel mio culo per un'ultima volta.

    Si sfila lentamente e mi scappa un mormorio stizzito che lo fa sorridere per un attimo. Dal cassetto del mio comodino prende un vibratore (si, “un” vibratore, uno dei tanti che mi ha regalato), mi abbassa il foular dalla bocca e me lo da da succhiare. Sto immaginando che sia il cazzo vero di un perfetto sconosciuto, e che il mio padrone mi costringa ad essere la puttana di chiunque lui voglia. Chiudo gli occhi e succhio, faccio correre la lingua tutto attorno, cercando di non venire mentre due dita mi stanno nuovamente penetrando. Poche passate con la lingua, e il virtatore e pronto per me. Me lo spinge nel culo, ormai abbastanza dilatato per prendere anche questo, mentre mi passa una mano sotto il bacino per farmelo mettere ancora più in mostra.

    Sono china in avanti, legata ad un palo, le pinze che titillano dai miei capezzoli ad ogni colpo, con il culo in bella mostra infilzato da un cazzo di plastica, e trattendendomi per i fianchi sento che inizia a scoparmi. Si muove veloce dentro di me, mentre continua a spingere anche vibratore che mi ha infilato prima.

    - Succhia anche questo adesso, – dice infilandomi un pollice in bocca, - Lo so che sei brava a prendere tutto.-

    Ad ogni colpo gemo di piacere, finalmente sono completamente piena e penso soddisfatta ai tre cazzi che mi piacerebbe avere.

    Sto per venire, spingo in dietro il culo per prendere tutto fino in fondo e proprio mentre esplodo con un gemito, mi stacca le pinze dai capezzoli così che la sensazione di piacere si espande in ogni cellula del mio corpo.

    Non credo di riuscire a muovermi, rimango piegata in avanti malamente appoggiata sui gomiti, ancora legata , mentre mi sento togliere sia il vibratore che lui stesso. Gira attorno al letto e si mette davanti a me, il suo cazzo davanti alla mia faccia, ancora duro. Con una mano mi prende per i capelli e mi fa alzare la testa, con l'altra si sta facendo una sega a pochi centimetri dalla mia bocca.

    Mi lecco le labbra mentre non riesco a staccare gli occhi da quello spettacolo, il mio culo che involontariamente riprende leggermente a muoversi.

    - Sembri proprio una cagna messa così, – mi dice, e sento dal tono che sta per venire.

    - Adesso ti sborro in faccia, così impari a fare la troia con gli altri. -
    Fisso la sua mano andare su e giù finchè non sento il suo seme caldo schizzarmi sulla bocca, sugli occhi, e colarmi lungo il collo. Poi, ancora con il cazzo gocciolante lo intravedo girarsi e raccogliere i suoi pantaloni dal pavimento.

    Mi sgancia velocemente un polso e il freddo metallo delle manette mi cade sulla mano, poi mi infila le chiavi in bocca e se ne va. Posso finire di slegarmi ora, ma il mio corpo ancora dolorante fatica a muoversi, così passa ancora qualche minuto prima che riesca ad aprire la seconda serratura. Mi lascio scivolare lungo l'asta di legno alla quale sono stata immobilizzata per oltre un'ora. Libera, e finalmente soddisfatta.
     
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