Mia mamma mi ha violentato

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    Non ho parole per descrivere quanto accadde e la prima volta è stata violenta. Ma non la più violenta. Non ho quasi reagito,non riuscivo a connettere. L’assurdità di quanto stava succedendo mi ha portata a osservare la scena dal di fuori, come se non mi riguardasse più di tanto. Era estate ed avevo 18 anni. L’ombrellone lo prendevamo ogni anno sempre allo stesso stabilimento. Quell’anno i tedeschi erano meno del solito, al contrario dell’afa, che invece accendeva l’aria già alle prime luci dell’alba. Mi ero fatta un bagno con Sonia e Sara, le mie migliori amiche. Ero chiusa in cabina ad asciugarmi e a cambiarmi il bikini. Qualcuno ha spalancato la porta che nell’impeto mi ha colpito alla schiena, con uno schiocco. Ho sobbalzato e ho stretto i denti per il dolore all’anca. Mi sono voltata di scatto e mi sono trovata di fronte mia madre, col suo bikini viola e i capelli bagnati sciolti sulla schiena. Mi ha fissato in silenzio e ho afferrato al volo. Si capiva dagli occhi che era un’altra delle sue crisi. Forse si era scordata le pillole, come l’ultima volta. Si è chiusa la porta alle spalle e mi ha tirato uno schiaffo. Forte, mi sono venute le lacrime. Mi ha sbattuto al muro, furiosa. Mi tirava i capelli e mi affondava le unghie laccate nella schiena. Ho cercato di divincolarmi con più energia e lei mi ha sferrato una ginocchiata all’inguine. Mi sono portata le mani agli slip e lei mi ha tempestato di schiaffi, isterica. Schiaffi a piene mani, da lasciare solchi rossi sulle guance. In un attimo di tregua mi sentivo piagnucolare, poi mamma mi ha dato un calcio in faccia e mi ha spaccato il labbro con la punta del suo zoccolo. Ero in ginocchio, in lacrime, nella penombra della cabina e mia madre addosso che mi soffiava sul collo. Si è chinata su di me e mi ha sollevato la testa per i capelli. Si era quasi calmata adesso. Sapevo che era inutile. La dottoressa ce lo aveva spiegato bene. Quando si perdeva dietro i suoi deliri non c’era nulla di razionale che potesse trattenerla. Dovevi solo lasciarla sfogare. Ed ha fatto una cosa che non mi aspettavo. Ha infilato una mano sotto l’orlo dei miei slip. Prima che potessi muovermi mi ha penetrato la fica con un colpo secco di medio e indice. Ho strizzato gli occhi, credo di aver urlato. Non avevo mai avuto rapporti completi e le sue unghie affilate sono state come un affondo di coltello. Praticamente mi ha sverginato lei. Mia madre. Le sue dita andavano su e giù, su e giù. Non capivo più niente, mi sembrava di svenire. Piangevo in silenzio, gemevo piano ed era solo dolore. Accasciata per terra, la sabbia che mi graffiava le ginocchia e mia madre che con l’altra mano mi accarezzava la vita. Dolce, quasi. Poi ha sfilato le dita dalla mia fica e me le ha avvicinate alla bocca. Sembrava divertita. Ma io ho scansato la testa e lei non ha insistito. Si è portata le dita in bocca e ha deciso di assaggiare lei. Si leccava le dita e intanto con l’altra mano era salita a palparmi il seno. Era delicata, mi stavo quasi rilassando, pensavo fosse finita. Invece mi ha schiacciata a terra ed è tornata con le dita sotto i miei slip. Stavolta però la parte di dietro, perchè voleva il mio culo. Il “no” che mi è uscito dalle labbra è stato un acuto sfiatato. Mia madre mi ha piantato un ginocchio sulla schiena e non mi ha dato modo di muovermi. Quando mi ha penetrato ho battuto a terra la fronte e mi sono morsa un labbro. Faceva male. Molto più di prima. E mia madre mi affondava le dita nell’ano in modo brutale, senza alcuna attenzione. L’ho sentita ridere, mentre io piangevo e grattavo il pavimento con le unghie sbiancate. Si è divertita ad aprirmi il culo e con l’altra mano mi accarezzava la schiena, metodica. Si è sdraiata sopra di me, mi ha infilato la mano sotto le tette, mi ha pizzicato un capezzolo. La sentivo accorciare il respiro, strusciarsi, incastrare le gambe tra le mie. E’ scesa con l’indice e il medio tra le grandi labbra delle mia fica e mi ha infilato nel culo il pollice. Mi ha scopato così, con tre dita, continuando a palparmi il seno. Avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro. Sentivo un taglio, una fiamma, un dolore lancinante, ma dietro la porta, nascosto, anche qualcosa di diverso. Un gusto stordente, un piacere abbacinante e sconosciuto, il brivido elettrico di un uragano in arrivo. La spiaggia pochi metri là dietro era affollata e vociante, ero rinchiusa in una cabina dello stabilimento con mia madre che mi aveva infilato le dita nella fica e nel culo e mi stava piacendo. Sentivo la fica aperta, fiammeggiante e liquida e volevo che non smettesse mai di tormentarmela con le sue unghie rosse. Sono venuta con un lampo bianco nel cervello, ho strisciato una guancia e ho leccato i granelli di sabbia per terra. Ero su un altro mondo, annientata, svuotata, beata. Mia madre ha continuato a penetrarmi ancora qualche istante, poi ha smesso e io ho sospirato, rauca. Mamma mi ha accarezzato il culo e mi ha girata su un fianco. Ha cominciato a massaggiarmi le tette, a piene mani, amorevole adesso, ma ancora possessiva, animale. Mi piaceva essere inerme tra le sue mani, indifesa, piccola, impotente. Tenevo gli occhi chiusi e ormai gemevo senza ritegno. Nè vergogna, quella sarebbe venuta dopo. Mia madre mi è salita a cavalcioni sulla vita e mi ha cinto il volto per le guance. Ho atteso ancora un momento, godendomi le carezze, poi ho aperto gli occhi. Mia madre era lì, statuaria e impassibile. Ho guardato le sue cosce muscolose ancora lucide di olio solare, il suo ventre piatto, la quarta misura del suo seno imbrigliata a fatica dal top viola del costume. Mi aveva appena violentata e io la trovavo bellissima. Come potevo non essere dominata, posseduta, umiliata? Mi ha accarezzato le labbra e ho sperato che si chinasse a baciarmi. Non ne avevo abbastanza, non ero più io. Invece lei si è alzata, in silenzio e dallo sguardo che mi ha lanciato mi è sembrato che fosse tornata in sé. Si è reinfilata gli zoccoli e si è pulita le dita umide dei miei umori strofinandole contro una coscia. Ma dopo quella volta é andata avanti per molto tempo.



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