Il pompino di mamma

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    Mia madre era solita cambiarsi d’abito in camera sua, senza troppe cautele se essere vista dai figli mentre indossava mutandine, calze o gonne diverse, tale la confidenza in famiglia. Ho visto una infinità di volte il cazzo di papà e di mio fratello. E tante volte anche i piccoli seni delle mie due sorelle, i loro imberbi triangolini e i loro graziosi e sodi sederini, così come tutti avranno visto tutto di me. Ma nessuno in famiglia dice nulla. Tiziana, questo il nome di mia madre, era com’è tutt’oggi, una bellissima donna, slanciata, magra e piacente ed io osservavo sempre con gusto quando si spogliava o si rivestiva. Lei se ne avvedeva, ma siccome io attaccavo con qualche argomento, qualsiasi, lei si convinceva che ogni volta ero lì per un motivo e non già per spiare le sue forme. Solo con l’età, la libido ebbe la meglio sulla tattica, così persi le cautele che usavo e le mie soste si fecero sempre più sospette, a mio dire. Un giorno mentre sbirciavo dalla porta semichiusa, lei alzò di scatto gli occhi e fissò il suo sguardo nel mio. Un attimo solo, per abbassarlo all’altezza della mia patta, dove mi stavo strofinando il grosso arnese, quasi privo di freni. Diede uno strategico colpo di tosse ed io mi ricomposi e me ne andai. Non mi aveva sgridato. Che considerata la situazione, era davvero sorprendente. Per casa spesso circolavano mio padre o fratello e sorelle, così io avevo imparato l’arte dell’attesa e della tattica. Le mie sorelle anche se giovani e belle, non lo erano tanto quanto la mamma, che le superava in femminilità, eleganza e stile. Ed io ormai ero troppo preso da lei, così non pensai al rischio che correvo, la volta successiva che la spiai quando entrò in bagno di fretta col cambio di intimo in mano. Era certamente per cambiarsi il pannolino, per questo forse, quando io arrivai dietro la porta, lei con calma la accostò chiudendomi ogni possibilità di osservazione del suo particolare stato dovuto al ciclo. Un’altra volta la vidi entrare in bagno con più calma. Io la seguii, la vidi posizionarsi a favore della porta, alzarsi la gonna, sfilarsi con grazia il collant e pizzicare con le sue unghie curate il bordo dello slip per farlo calare, mentre l’acqua calda riempiva la vasca sprigionando il profumo che proveniva dalle bolle alzate dal bagnoschiuma. Notai un breve gesto della testa nella mia direzione, mentre raccoglieva i capelli con una pinza, frenato subito come se non avesse voluto farmi sapere che aveva avvertito la mia presenza. Mise il piede nella vasca e cominciò le operazioni di bagno, con la teatralità di chi ha un pubblico che la osserva. Si insaponava le lunghe gambe e si strofinava l’interno coscia con gesti lenti ed aggraziati, come se non fosse sola. Si insaponava le tette ed indugiava sulla sua figa, porgendo lo sguardo nella mia direzione, ma in una maniera tanto discreta, che non si poteva capire cosa pensasse. Io ero al settimo cielo e non contenevo più la mia libidine. Sebbene fossi solo ad un metro da lei, estrassi il mio grosso cazzo e cominciai a menarlo con forsennato attizzamento. Il glande inumidito produsse anche qualche rumore sotto la pressione della mia mano, ma speravo che non si fosse sentito, oppure che se la recita di quel bucolico bagno era a mio uso e consumo, fosse tollerato come la mia presenza. Quando si alzò dalla vasca, la sua figura si stagliava solenne e femminea in mezzo alla stanza, mostrando i seni perfetti ma non grossi, le lunghe cosce sode e la fantastica fessura circondata di pelo in mezzo alle gambe. Il suo incedere nella mia direzione mi costrinse a frenare la pratica onanistica, lasciandomi sfuggire un piccolo ansimo, non so se avvertito dal lei. Mi precipitai in camera mia per paura di essere sorpreso, ma anche nell’attesa che si liberasse il bagno per andarmi a sfogare portando a termine il lavoro iniziato e per raccogliere le idee e riflettere sulla meraviglia appena vista. Dentro lei nella sua camera, sempre a porta semichiusa, dentro io nel bagno. Mentre riprendevo l’attività, l’occhio cadde sul collant e sullo slip fino a poco fa intorno alla sua vita e alla sua cosina. Lo afferro e ne assorbo il profumo di pelle e di sesso, magnifici. Proprio in quel mentre la porta del bagno, non chiusa, si apre e compare sulla soglia mia mamma. Mi guarda e non dice nulla, mi sorride, riprende i suoi abiti dalle mie mani, mi cinge i fianchi e mi bacia. Prima sulle guance, poi con un gesto lento e studiato, sulle labbra. Io la lascio fare, inebriato dal lei e dal suo profumo. Mi accarezza e fa scendere le sue lunghe mani sui miei fianchi, giù fino alle natiche, che stringe con forza, poi passa all’interno delle cosce e da lì al mio cazzo che è tornato bello duro, per lei. Lo prende nella mano, mi guarda e mi sorride e comincia ad accarezzarlo energicamente. Quando è diventato di marmo e io grazie a dio sono parecchio dotato, si china fino a raggiungerlo con la bocca e cingerlo con le sue labbra. Sono in paradiso, il mio grosso attrezzo è nella bocca della mia adorata e bellissima madre. La sento delicatamente iniziare l’operazione di suzione, sempre senza dire nulla. Con le mani mi accarezza le natiche e mi ispeziona l’orifizio posteriore e con la bocca prosegue col suo pompino capolavoro. Mi ero sempre chiesto come fosse il sesso tra i miei genitori e quanto fosse abile mia madre con gli uomini. Mi stava rispondendo ora coi fatti, abilissima. Una vera artista tanto che non mi sorprenderebbe se scoprissi che era stata una mangiatrice di uomini. Bella e abile. Vista la disponibilità, a me era venuto in mente in realtà di spingerla in camera e stenderla sul letto, semmai non fosse più capitata una opportunità simile, ma lei mi frenò subito. Rispose alla mia manovra tenendomi fermo sul posto e continuando a succhiare con voluttà. Volevo fare una più bella figura, ma giunto al limite estremo le venni in bocca di un getto lungo e forte, che ingolosì ulteriormente la sua già cospicua ingordigia, leccando la mia zona erogena come la più consumata delle amanti. Finito io di venire e lei di leccare, mi guardò, mi sorrise e finalmente mi disse che ero molto bravo e molto dotato, anche più di mio padre e che se volevo potevamo riprendere il discorso in un altro momento. Dio che libidine, la più bella fica che io conoscessi, unica fra tutte, mi invitava per future trombate e l’avevo lì a portata di letto.

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    Edited by lance30 - 29/10/2013, 23:30
     
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  2. eugenio68
     
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    l'avrei fatto anchio
     
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  3. eugenio68
     
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    e perche no anghe io un bel pompino
     
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2 replies since 29/10/2013, 22:50   22155 views
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