La sorellina incorreggibile

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    In famiglia sono considerato il figlio assennato, quello sul quale si può fare pieno affidamento, quando ne parla con le sue amiche mia madre non fa altro che ripeterlo: “Fabrizio di qua, Fabrizio di la è un amore di ragazzo sa sempre cosa fare e giù di li.” Qualsiasi persona a sentirsi elogiare in tal modo sarebbe felice, chiunque ci metterebbe la firma a vita, ma io no, mi ero stufato di questa situazione, perché a furia di dover fare il ragazzo modello, ero diventato una persona senza amici, praticamente un asociale. Al contrario di me invece la mia sorellina Marisa di cinque anni più giovane, era piena di amici e perfettamente inserita sia nella cerchia dei ragazzi della sua età sia in quella dei ragazzi più grandi. Come primo figlio ero stato educato ad essere serio e responsabile, non c’era spazio per le distrazioni, dovevo sempre dare il massimo, perché i miei si erano convinti che nella vita sarei potuto diventare qualcuno. Come si usava dire, ero il maschio di casa e un giorno avrei dovuto prendere il posto di mio padre nell’azienda di famiglia. Nei confronti di Marisa invece erano molto più tolleranti, lei era la figlia piccolina, tanto carina e sempre affettuosa con papà e mamma, per cui le si perdonava tutto e le si giustificavano anche le scelte sbagliate che, era solita fare un po’ troppo spesso. Mamma per giustificarla diceva: “ma si, è ancora una bambina, maturerà lasciamole il tempo e poi, quando Fabrizio sarà più grande la seguirà lui e le farà capire come deve comportarsi.” Era incredibile, io un ragazzo di soli vent’anni, ero già da ora destinato alla formazione e all’educazione di mia sorella. La mamma come educatrice non esisteva, era troppo impegnata ad occuparsi di progetti inutili assieme alle amiche dell’alta società e mio padre era perennemente occupato a fare affari in giro per il mondo. Le aspettative che avevano su di me mi preoccupavano, non mi sentivo all’altezza, ma soprattutto non mi interessavano. Mia sorella poi era un problema, frequentava compagnie che non condividevo e non avevo la minima intenzione di farle da balia. A quindici anni era già una ragazzina disinibita, sempre a caccia di sensazioni forti e proibite, non ne avevo la certezza, ma con tutti i maschi che frequentava, sospettavo che avesse già avuto diverse esperienze sessuali e Dio solo sapeva fino a che punto si fosse spinta. Quello che mi disturbava di lei era l’atteggiamento che assumeva nei miei confronti, spesso mi prendeva in giro per la mia indole troppo tranquilla e per il mio essere sempre

    ligio al dovere. “Fabri ma come fai a vent’anni ad essere sempre così serio e coglioncello, non ti piacerebbe divertirti un pochino come faccio io?” “Marisetta veramente io sono una persona normale, sei tu che fai casino e ti comporti da ragazza di strada.” “Ah Ah Ah, non farmi ridere, ragazza di strada e cosa vuol dire, sei un concentrato di luoghi comuni, dovresti farti prete tu, sicuramente non hai mai visto neppure la figa o mi sbaglio?” Quei discorsi cosi sguaiati e crudi, fatti da una ragazzina adolescente, mi mettevano molto in imbarazzo e finivo per non risponderle. Oltre a quello che diceva, mi innervosiva molto quello che faceva, per esempio andare in giro per la casa quasi sempre seminuda. Il più delle volte mi accorgevo che lo faceva apposta per provocarmi, di solito era vestita soltanto da una maglietta che arrivava a coprirle a malapena il culo, indossava solo quella, senza neanche l’ombra della biancheria intima e spesso quando s’inchinava per provocarmi, le vedevo quasi tutto. Era piccolina di statura, però aveva un corpo molto bello, probabilmente era il giocattolino sessuale con il quale i suoi amici maschi, si intrattenevano spesso e volentieri. Ora forse vi starete chiedendo quale rapporto avessi io con le donne. Volete saperlo? Zero. Non frequentavo nessuna, loro mi trovavano noioso e poco interessante, non ce n’era una che mi degnasse di uno sguardo, col semplice risultato che a vent’anni ero ancora vergine. Solo a ripeterlo, mi sentivo a disagio, eppure era la verità, avrei voluto cambiare stile di vita, ma non ne avevo la forza e neppure la capacità. La mia vita ormai era orientata in quella direzione e di conseguenza per la sfera femminile, ero solo un coglione di nessun valore. Da qualche giorno però in famiglia stava succedendo qualcosa di strano, Marisa non usciva più di casa, rifiutava gli inviti degli amici e aveva assunto uno strano comportamento, era diventata taciturna e tranquilla, passava ore intere a leggere o ad ascoltare musica a basso volume. Aveva smesso persino di prendermi in giro, sembrava sempre imbronciata e a volte persino un po’ triste. Non ci potevo credere, dovevo cercare di capire senza dare nell’occhio, la osservavo con attenzione, ma conoscendola bene non riuscivo a capacitarmi della sua improvvisa metamorfosi, ogni tanto si voltava e mi guardava a sua volta, poi abbassava il capo e riprendeva a leggere senza pronunciare una parola. Perlopiù passava le giornate in quel modo, poi di sera, dopo cena, fatta la doccia, se ne andava a letto quasi senza salutare. I miei genitori presi dalle loro occupazioni, non si erano accorti di nulla, l’unico a trovare singolare quel suo strano atteggiamento ero io. Una sera, mentre guardavo un film alla TV, entrò in soggiorno, mi si avvicinò e chiese: “Fabri che guardi di bello?” “Ma niente di particolare, è un film poliziesco le solite cose tanto per passare il tempo.” “Perché non esci un po’, se vuoi telefono a qualche mia amica, magari posso convincerla a farti compagnia.” “No no grazie, le tue amiche sono solo delle stupide, pensano unicamente ad andare in discoteca e a fare shopping, guarda non vorrei che ti offendessi, ma non saprei che fare con loro.” Rise a squarciagola e poi continuò: “Però secondo me qualcosa la potresti fare, ma non te la dico altrimenti mi mandi al diavolo.” “Beh sai, non ci vuole molto a capirlo, stai parlando di sesso vero?” “Esattamente sai come ti farebbe bene farti una sana scopata invece che stare sempre a studiare?” “No mi dispiace, ma per me ci vorrebbe un altro genere di ragazza, una con cui poter avere un’intesa sul piano intellettuale e a quel punto, se accadesse, si potrebbe anche fare sesso.” “Che palle Fabrizio, ma lasciati andare un po’ sei troppo pesante.” Tacqui, tanto non c’era modo di venirsi incontro, a quel punto credevo che se ne sarebbe andata invece si sedette sulla poltrona accanto alla mia. Tanto per rompere il ghiaccio le chiesi: “senti, mi sbaglio o in questi giorni sei quasi segregata in casa?” “Te ne sei accorto eh? In questa casa sei l’unico che pur non condividendo quello che faccio si accorge di me.” “Perché dici così? Sei la cocca dei nostri genitori, loro ti vogliono molto bene.” “Tu dici? Secondo te solo perché mi permettono di fare ciò che voglio, li dovrei considerare dei bravi genitori?” Rimasi di pietra a sentirla parlare in quel modo, aveva quindici anni ma sembrava la più matura di tutta la famiglia. Mi alzai ed andai accanto a lei, mi sedetti sul bracciolo della poltrona e le feci una carezza sul viso, mi era venuto spontaneo e sperai che non mi mandasse al diavolo dato che lei era molto cinica e poco incline alla tenerezza, invece a sorpresa, mi prese la mano tra le sue e mi disse: “grazie fratellino, tu si che mi vuoi veramente bene, posso darti un bacio?” Timido e introverso com’ero, non riuscii a spiccicare neanche mezza parola, lei invece senza alcun imbarazzo, alzò le braccia, prese il mio viso tra le mani e avvicinando le labbra mi schioccò un bel bacione sulla guancia. Dovevo essere arrossito, perché il mio viso sembrò andare a fuoco, ma lei non mi prese in giro, anzi fece finta di non essersene accorta. “I miei amici mi hanno stufata, hai ragione tu sai? Sono delle teste di cazzo, i maschi e pure le femmine.” “Ma è successo qualcosa?” Le chiesi con un tono di voce preoccupato.” “Si e no,” “spiegati meglio, non capisco.” “Da qualche tempo si sono messi a parlare di te e a prenderti in giro, io mi sono incazzata e adesso non ho nessuna voglia di frequentarli.” “Ma dai Marisetta, tanto lo so, sono sempre le solite cose, a volte anche tu per scherzo mi prendi in giro, ma io non ci faccio caso.” “Si, ma se le dico io che sono tua sorella, si capisce che sto scherzando invece nelle frasi che hanno pronunciato loro ci ho trovato solo cattiveria.” Rimasi in silenzio come a voler valutare attentamente quelle parole, poi presi il coraggio a due mani e le chiesi: “E che cosa hanno detto di me?” “No guarda mi vergogno persino a ripeterlo e tu sai che io non sono una santa, mi da un tale fastidio, anche se so che non è vero.” “Fai uno sforzo e dimmelo, non mi offendo dai.” “Hanno detto che tu sei un frocio, ma io non ci ho creduto, mi sono incazzata e li ho mandati a fare in culo.” “Ma lasciali dire, non ne vale neppure la pena di prendersela.” Rimanemmo in silenzio per diversi minuti, poi all’improvviso sentii la sua voce preoccupata che chiedeva: “ma tu non lo sei vero?” “No Marisa non lo sono.” Il suo viso si illuminò e disse: “lo sapevo, ma che stronzi, uno non può avere un carattere un po’ diverso dal loro, che subito si fanno certe idee.” Guardai l’orologio e vidi che era passata la mezzanotte, salutai mia sorella e le dissi che era ora di andare a letto, poi allontanandomi aggiunsi: “lascia perdere, lo sai com’è fatta certa gente no?” Mi feci una doccia veloce e me ne andai a dormire, dovevo alzarmi presto perché l’indomani avevo una lezione di economia politica che mi interessava seguire. Stavo per prendere sonno, quando sentii dei passi dentro la stanza, poi la voce attenuata di Marisa che mi sussurrava: “Fabri, mi tieni con te stanotte? Sono un po’ triste, vorrei che mi facessi qualche coccola, poi ti lascio dormire.” Scostai la coperta e senza dire niente, le feci cenno di sdraiarsi, balzò sul letto e senza fiatare, si strinse forte al mio petto. Doveva essere molto stanca, perché si addormentò immediatamente. Dopo tanto tempo mi sentivo stranamente felice, ero abbracciato alla mia sorellina che riscoprivo in una veste del tutto nuova. La mattina quando suonò la sveglia, Marisa dormiva profondamente accanto a me, dalle persiane semiaperte entrava un po’ di luce che illuminava il suo corpo, durante la notte si era scoperta e non riuscii a fare a meno di guardarla, era una bellissima ragazza, indossava solo le mutandine e il reggiseno, ma era così microscopica la sua biancheria, che praticamente potevo indovinare al cento per cento come erano fatte le sue parti intime. Mi sentivo strano, per la prima volta sembrava che la vista del corpo di mia sorella mi stesse eccitando, la conferma a tutto questo era che il cazzo improvvisamente mi era diventato duro. Allontanai non senza fatica quelle sensazioni, mi sistemai e dopo essermi lavato e vestito uscii. Quando tornai la sera, trovai solo lei, la mamma non era in casa e nostro padre era in viaggio per l’Europa. “Ciao Fabri sei stanco? Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare?” “Ciao Marisetta e da quand’è che ti occupi di cucina?” “Ehi stronzone, a me è sempre piaciuto cucinare, quando sono in casa, sto sempre dietro a Claudia e da lei ho imparato un sacco di cose.” Claudia era la nostra governante, cucinava e teneva in ordine la casa, ma verso il tardo pomeriggio se ne tornava a casa sua perché anche lei aveva marito e figli da accudire. “Buono a sapersi sorellina, allora sorprendimi, vediamo cosa sai fare di buono.” “Tu siediti e guardami, in mezz’ora ti faccio una cenetta da leccarti i baffi.” Non avevo mai visto mia sorella impegnata con pentole e tegami e devo riconoscere, che se la cavava benissimo, era sicura di se, sapeva perfettamente dove mettere le mani e il profumino che stava spandendosi nell’aria prometteva bene. “Accidenti sorella, sei proprio una ragazza da sposare chi l’avrebbe mai detto.” “Già da sposare, ma sposarmi con chi, a parte che sono ancora molto giovane e poi se dovessi sceglierne uno tra gli stronzi che frequento, divorzierei dopo un solo giorno.” “Allora non sposarti e riserva le tue capacità culinarie solo per me.” Mi guardò fisso negli occhi e sorrise: “magari lo trovassi uno come te.” “Ma non dicevi sempre che ero uno stronzo?” “Non lo penso più, i miei amici vanno bene per un’ora di divertimento, ma per stare assieme nella vita, ci vogliono persone vere e tu lo sei.” Non risposi perché ero rimasto senza parole e in più provavo anche un certo imbarazzo, mi salvò lei stessa annunciando che la pappa era pronta. In dieci minuti aveva organizzato una pasta alla carbonara molto buona e sul fuoco aveva un secondo che a giudicare dal profumino doveva essere delizioso. Mangiai allegramente e parlammo di cose futili e divertenti, alla fine del pasto le feci un sacco di complimenti che lei accolse con molto piacere. “Senti Marisa, ma la mamma che fine ha fatto?” “Ah già, non te l’ho detto, mi ha telefonato poco prima che arrivassi, forse stasera rimarrà a dormire da zia Enrica, giocavano a canasta con le amiche e lo sai, quando iniziano non la finiscono più.” “Oh beh, allora siamo proprio soli.” “Già soli soletti, ma io sono pronta a coccolarti se lo desideri.” “Non scherzare, ho un sonno tale che me ne andrò a letto tra una mezzora al massimo.” Non mi rispose subito, ma dopo un po’ mi chiese: “ti ha disturbato che ieri notte sia rimasta abbracciata a te?” “No ma che dici sciocchina, tu non mi disturbi mai, è che ti trovo strana da un po’ di tempo, non sembri più la stessa.” “Si hai ragione, non sono più la stessa da quando ho capito certe cose.” Non volli chiederle di cosa si trattasse poi lei si allontanò. Bevetti un dito di martini e me ne andai in camera, stavo preparandomi per andare a letto, quando sentii bussare alla porta. “Avanti,” era lei, Marisa, “che c’è ancora?” “Ti scoccia se anche stanotte resto a dormire da te?” Ero un po’ preoccupato, perché la cosa cominciava a prendere una piega che non mi faceva stare del tutto tranquillo. “Beh sai ieri ti ho vista un po’ abbattuta e ti ho fatto restare, ma oggi, non ne vedo la necessità.” “Ecco lo sapevo, anche tu non mi capisci.” “Ma cosa c’è da capire?” “Niente, non importa.” Girò sui tacchi e fece per andarsene, mi dispiaceva essere stato sgarbato e non volevo farla soffrire, allora le dissi: “e va bene dai, in fondo non c’è nulla di male,” si voltò di scatto e mi regalò un sorriso meraviglioso, non disse nulla, mi corse incontro e mi diede un bacio a stampo sulle labbra. Rimasi impietrito, io non avevo mai baciato una donna anche se quella era solo la mia sorellina di quindici anni. “Torno subito, tu mettiti pure a letto tra un po’ ti raggiungo.” Ero sdraiato su di un fianco e davo le spalle alla porta, quando entrò non la vidi, ma sentii che stava sistemandosi sotto le coperte. Non mi abbracciò come la notte precedente, mi poggiò una mano sulla spalla e disse: “dai raccontami un po’ di te, di quello che fai durante il giorno, degli amici che hai e se ce l’hai di qualcuna che frequenti” “lo sai benissimo che non ho amici e che non frequento nessuna ragazza io alle donne faccio schifo.” “Ma perché?” “Credo che mi vedano come una persona noiosa ed imbranata, le donne amano i ragazzi sfrontati, violenti e maleducati e più sono pezzi di merda e più piacciono.” “Lo sai? Lo pensavo anch’io fino a qualche giorno fa, ma adesso ho cambiato idea, e se proprio lo vuoi sapere, a me tu piaci, sei delicato e premuroso, tutto il contrario dei miei amici.” “Si peccato però che io sia tuo fratello.” “Sei il più bel fratello che si potesse desiderare.” Marisa improvvisamente aveva cominciato ad accarezzarmi, con le mani percorreva le spalle e la schiena, poi cominciò a scendere più in basso e a toccarmi i fianchi, quindi mise la mano sulle natiche e cominciò a palparmi. “Ma cosa fai, sei impazzita?” “Ma dai Fabrizio, che vuoi che sia, qualche carezzina non ha mai fatto male a nessuno.” Non sapevo che fare e neppure cosa dirle, provai a girarmi per convincerla a smettere, ma immediatamente mi ritrovai una mano sul cazzo, attraverso la stoffa delle mutande si rese conto che ce l’avevo duro e cominciò a ridere. “Fabri, complimenti, pensavo che non avresti mai avuto questa reazione, altro che frocio, hai un cazzo duro da far spavento, e ti è diventato così per le mie carezze, dunque le donne ti piacciono.” “Ma chi ti ha fatto credere che non mi piacessero, quei tuoi amici sono dei cretini, fidati dovresti frequentare altre persone.” “Li ho già mollati infatti e sono qui a casa con te.” “Ma dai Marisa te lo ripeto, io sono tuo fratello.” A quella frase non rispose, ma cominciò ad abbassarmi le mutande e ad impugnare il mio pene. Incredibile, mi stava facendo una sega, io ero talmente sorpreso che non ebbi la forza di ribellarmi e di allontanarle la mano, aveva la testa piegata e osservava rapita il mio cazzo diventare sempre più duro. “Fabri ma lo sai che il tuo cazzo non è niente male? Non è tanto lungo, ma è grosso da far paura.” Io continuavo a tacere, anche perché stavo iniziando a provare un certo languorino, solo ogni tanto dalla mia bocca uscivano deboli proteste e inutili inviti a smettere, Marisa aveva un’espressione sognante e mentre mi segava furiosamente mordendosi il labbro inferiore, si chinava sempre di più verso la mia cappella, non osavo pensare a quello che sarebbe potuto succedere se si fosse avvicinata di più. A un certo punto fermò la mano e disse: “Fabrizio è troppo bello il tuo uccello, mi è venuta voglia di farti un pompino.” “No, no che fai, smettila è già troppo quello che stai facendo.” Non mi ascoltò neppure, si infilò la cappella in bocca e tenendo il cazzo con due mani cominciò a succhiare avidamente. Ero alla sua mercè, incredibilmente una ragazzina di quindici anni, mi stava tenendo in scacco. “Marisetta sii buona, smettila siamo fratelli non va bene.” “Che figlio di puttana che sei, parli parli, ma non fai nulla per sottrarti veramente, di la verità che ti piace quello ti sto facendo.” “Si mi piace ma non è giusto dobbiamo smettere.” “Uhmmm Se ti piace stai zitto e goditelo.” Non mi ero ancora accorto che lei era completamente nuda, me ne resi conto quando prese la mia mano e la mise tra le sue cosce, sentivo il pelo della sua figa e la cedevolezza delle sue grandi labbra gonfie e carnose. Non ne avevo mai visto ne toccato una, in quei momenti, anche se avessi voluto far qualcosa, non avrei proprio saputo da dove cominciare. Intanto la sua bocca mi stava facendo morire, ormai non avevo più la forza di oppormi, anzi spingevo il cazzo contro le sue labbra con dei leggeri colpi di reni, lei era una pompinara incredibile, chissà quanti ne aveva fatti per essere così brava. Era bellissimo ciò che faceva e io non riuscivo a resisterle: “Marisa che bello, sei bravissima, mi stai facendo godere ahhh siii sei brava, ma chi te le ha insegnate queste cose, sei una vera maialina, uhhhhh che bello, continua cosiiiiii.” Si sfilò la cappella dalla bocca e disse: “Non pensare che debba fare tutto io eh? Adesso tocca a te, devi farmi una bella leccata di figa come dico io.” “Non l’hai ancora capito che non ho nessuna esperienza di donne, tu sei la prima che tocco.” “Oddio fratellino, sei veramente un verginello? Chi lo avrebbe immaginato, questo mi fa eccitare ancora di più, allora facciamo così, ti guido io, fai tutto quello che ti chiedo,” Accese la luce perché la vedessi meglio, voleva che mi godessi la vista del corpo in tutto il suo splendore, era bellissima, dalla testa ai piedi, aveva il senino ancora acerbo, ma bello sodo, i fianchi rotondi e sensuali, le cosce stupende e tornite, un culetto tondo e prominente che era tutto un programma e poi la figa, era così bella che rimasi a bocca aperta nel guardarla. Lei mi richiamò alla realtà e disse: “basta guardare, adesso me la devi leccare per bene, fai come ti dico, vedrai che mi piacerà. Cominciai a leccarla nei punti che mi indicava, amavo il suo odore, mi inebriava sentire il sapore di quel liquido che colava dalla sua gnocca aperta e adoravo leccarle il clitoride, conclusi che la figa era una cosa meravigliosa e che in tutti quegli anni, mi ero perso l’occasione di godermela come stavo facendo adesso. Se solo avessi saputo, mi sarei dedicato di più alle donne, ma ora ne avevo una tra le mani e… anche se era mia sorella la trovavo meravigliosa, dovevo approfittarne. Mi piaceva tanto leccare e succhiare e mi piaceva soprattutto sentirla sospirare e gemere, io l’imbranato, stavo facendo godere una donna. Marisa allungando la mano, aveva ripreso a farmi una sega pazzesca, lo faceva con una foga tale da rischiare di farmi sborrare subito. Ero giunto quasi al culmine del piacere quando mi accorsi che anche lei era molto eccitata, muoveva i fianchi roteandoli e dava dei forti colpi di reni accompagnando le mie leccate che a quanto pare apprezzava molto. “Ahhhhh che porco che sei, impari in fretta eh? Lo sai che mi stai facendo impazzire con quella lingua? Altro che frocio, sei meglio di tanti ragazzi che ho avuto.” Stava godendo e lo manifestava urlando e gemendo per il piacere che provava, però non aveva nessuna intenzione di venire in quel modo, voleva papparsi il mio cazzo, così si scosse e disse: “adesso si tromba, tu non preoccuparti, ti vengo sopra io, non vorrei che sbagliassi canale.” Rise della sua stessa battuta e dopo un’ultima scrollatina al cazzo, si mise a cavalcioni su di me e diresse l’uccello nel posto giusto, ormai era tutta bagnata e capii che sarebbe entrato subito. Appena si fu impalata, lanciò un piccolo urlo e subito dopo un sospiro di piacere, “ohhhh Fabri come sei grosso, mi hai riempita completamente, non ti dico che sensazione sto provando, appena mi è entrato dentro ho sentito dei brividi in tutta la schiena, un affare grosso come il tuo non l’avevo mai provato. Cominciò a cavalcarmi ondeggiando prima piano e dolcemente, poi cominciò a darci dentro con una tale energia da farmi ballonzolare anche i coglioni, la sua vagina era un po’ stretta e sentivo le pareti che si corrugavano attorno al cazzo, era una sensazione stupenda, ero al calduccio nel suo nido e ne ricavavo sensazioni bellissime. “Marisa sei stupenda, mi stai facendo godere tantissimo, ma come facciamo, se ti vengo dentro è un problema?” “Ma no, non preoccuparti un mio amico che studia medicina, mi ha fatto mettere la spirale, non dovrebbero esserci problemi.” “Scusa ma quanti maschi ti sei fatta finora?” “Tu dovresti essere il decimo se non sbaglio… ma no, guarda che scherzo eh? Non è vero, oltre a te ho scopato con altri due, poi ho fatto un mucchio di seghe e di pompini, ma chiavare è tutta un’altra cosa.” Adesso lei muoveva il culo e lo roteava che era una meraviglia, alternava spinte avanti e indietro a movimenti rotatori del bacino mi stava portando al settimo cielo, ogni volta che usciva e poi se l’infilava di nuovo fino in fondo, sospirava e si lasciava andare a piccoli versi gutturali, stava godendo come una porcella, si era anche chinata a baciarmi sulla bocca, ma questa volta non fu solo un bacio a stampo, mi mise la lingua in bocca e mi frugò dentro, fino ad eccitarmi ancora di più. Anch’io mi muovevo al suo stesso ritmo, ma da qualche minuto, lei accelerava i colpi, forse era vicina all’orgasmo e mi rendevo conto di esserci quasi anch’io. “Che bello chiavare con te sorellina, la tua farfallina è qualcosa di meraviglioso.” Lei non faceva caso a ciò che dicevo e continuava a muoversi, ormai era vicinissima a venire, bisbigliava delle parole che non capivo, ma alla fine, quando stavo per sborrarle dentro, le sentii dire chiaramente: “Ahhhhh Fabri mi stai facendo godere come non avevo mai goduto, siiii sto… sto per venire anch’io, ohhhh tesoro mio, ecco, eccooooo sto venendo di bruttoooo ahhhh che bello si, si così.” Eravamo venuti quasi contemporaneamente, lei si era lasciata ricadere sul mio petto stremata, intanto io le accarezzavo il culo morbido e pieno, sentivo ancora i brividi che correvano sul pube di lei a causa degli spasmi dell’orgasmo mentre tra le sue cosce colava il mio sperma che era veramente tanto. Rimanemmo abbracciati per una buona mezzora, io avevo ancora il cazzo infilato dentro di lei e quando si fu ripresa mi sorrise e mi fece il più bel complimento che potessi aspettarmi: “se qualcuno si permette di dire ancora che sei un frocio lo ammazzo. Senti, ora non gasarti troppo, ma te lo devo proprio dire, tu finora sei stato il migliore, quello con cui ho goduto di più.”
     
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