Prima notte d'amore con mamma

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    Dopo quanto era successo nel pomeriggio il menage familiare doveva per forza cambiare. Il lettone, in cui stavo aspettando mamma, doveva diventare un talamo, o almeno lo speravo. Mamma era in bagno. Ci andava tutte le sere prima di coricarsi. Stranamente quella sera la permanenza si prolungava oltre il normale. Soltanto dopo una ventina di minuti, infatti, la mamma uscì e mi raggiunse in camera. Il suo aspetto era da grande occasione. Da nottata memorabile. Profumata e pettinata indossava un babydoll bianco, velatissimo e corto all’inguine. Sotto non aveva nulla. Il suo corpo era esposto in una vista erotica quanto mai arrapante. Il seno, seppure un po’ calato, era più che attraente e la pancia, seppure non piattissima, dava risalto al folto pube che le si spandeva sotto. Certo, mamma non era una Top Model, ma nemmeno io volevo che lo fosse. Mi piaceva così, da donna vera con gli attributi veri e con quelle, chiamiamole imperfezioni, che me la facevano maggiormente amare. Le modelle algide forse serviranno a veicolare la moda e a far vendere rotocalchi, ma non per dare umori e sostanza a un rapporto incestuoso. Mamma s’infilò nel letto. “Ti piaccio?”, sorridendo, mi chiese.
    “Altro che! Sei uno spettacolo mozzafiato!”.
    “Sta’ notte più che da mamma vorrei piacerti d’amante!”.
    “E, infatti, io così ti vedo. Un corpo da amare, da prendere e godere!”.
    “Soltanto, non eccitarti troppo, altrimenti va a finire che non ti sai trattenere. Non vorrei che questa nostra prima notte d’amore fosse rovinata da un approccio troppo svelto e mal fatto!”:
    “Hai ragione, starò attento. Anche se con queste premesse ogni sforzo d’interdizione al piacere diventa vano!”.
    “Non devi negarti il piacere, soltanto devi pensare di non consumarlo tutto e subito. Non c’è fretta! E i tempi dell’amore possono essere dilatati”.
    Mi avvicinai a lei e cominciai ad abbracciarla. Lo facevo con il ritmo di uno che si vede la terra franare sotto i piedi e fa del tutto per sbrigarsi.
    “Amore, calmati, che fretta c’è? Respira a lungo, poi scoprimi adagio, adagio e comincia a guardarmi. Ti piace il mio babydoll. L’ho indossato per te e per questa notte che voglio speciale. Qualcosa di indimenticabile. Un ricordo per sempre. La notte che sei diventato uomo! Il mio uomo!”.
    “Il babydoll è meraviglioso, tu sei meravigliosa!” mormorai.
    “Oh, grazie caro. Il più caro dei figli che una madre può desiderare!”
    Intanto, avevo infilato le mani sotto il babydoll e cercavo di sfilarlo.
    “Perché lo vuoi togliere? Fammelo tenere ancora un po’ almeno fin tanto che non abbiamo completato i preliminari. Baciami! Voglio sentire la tua lingua che s’insinua nella mia bocca. Assaporare la tua saliva. Farti sentire
    con il frullo della mia lingua quanto ti desidero”.
    Scesi a baciarle il collo, le accarezzai la nuca, ritornai sulle labbra, aspettai che tirasse fuori la lingua e inebriato la leccai, la morsicai gentilmente. Poi scesi alle mammelle. Succhiai le aureole, strizzai i capezzoli e lungamente li baciai. Nel frattempo mi ero tolto il pigiama e nudo mi muovevo nel letto con il cazzo rigido e svettante. Mamma lo avvolse con una mano e, spostandomi da sopra di lei, mi fece sdraiare e me lo prese in bocca. In modo ben diverso da come aveva fatto nel pomeriggio. Prima lo leccò tutto dall’alto in basso, poi si soffermò sul glande, se lo passò un paio di volte sulle guance e quindi finì per infilarselo tutto in bocca. Soltanto quando fu ben entrato lo mosse in un pompino stravolgente. Ogni tanto lo batteva sulla lingua per poi ingoiarlo più a fondo. Poi è stata la volta mia. Mi sono tuffato tra le sue cosce, le ho leccato le grandi labbra tirati e succhiata la clitoride, giocato a lungo sull’orifizio della vagina che si strizzava e allentava come a sollecitarmi a prolungare i baci. E io l’accontentai, continuai a leccarla e a penetrarla prima con un dito e poi con due. A quel punto mamma disse di sentire caldo, che non ce la faceva più a tenere addosso anche quel velo di babydoll. Se lo sfilò e mi si sedette sulla faccia. In quella posizione, mentre la mia lingua continuava a frugarle la fica, ebbe il primo orgasmo. Si fermò giusto il tempo di rendersi conto di quanto mi aveva bagnato, quindi mi prese per mano, mi fece alzare e mi condusse davanti all’anta specchiante dell’armadio.
    “Voglio vederti mentre mi stai amando”, disse mentre si piegava in avanti e mi chiedeva di metterglielo dentro.
    L’accontentai e cominciai a montarla. Dopo un po’ che la stavo godendo alla pecorina, volle il mio cazzo tra i seni in una spagnola gigante. Il piacere era al massimo. Mamma venne una seconda volta e io stavo facendo sforzi inauditi per frenare il mio orgasmo. Mamma lo capì. Presa quasi a compassione mi fece mettere in ginocchio, lei si stese sotto di me e m’incitò a venirle in bocca. Voleva bere completamente la mia sborra. Mi raccomandò soltanto di indirizzare bene il getto, in modo che nessuna schizzo andasse sprecato. E così avvenne. Scaricai il mio ardore nella bocca di mamma che lo bevve tutto e continuò ripulendo il mio cazzo fino all’ultima goccia. Soltanto quando fu ben certa di averlo ben nettato si abbandonò sul letto, mi guardò negli occhi e mi sospirò: “Adesso riposiamoci un attimo. Questo è soltanto il primo round. Tra poco ricominciamo daccapo”.
     
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