notte di ferragosto

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    Era la notte di ferragosto, da tempo ormai sognavamo di poter fare l’amore all’aperto di notte sotto le stelle, ma dato che non c’era mai stata la possibilità, vuoi per il tempo che per i posti, ci eravamo sempre ritrovati a sospirarla con l’idea di metterla in pratica alla prima occasione. Decidemmo di cercare un posto appartato e silenzioso, e trovandoci in vacanza in montagna non ci risultò molto difficile. Così, vagando nel buio illuminato dalla Luna, scendemmo a piedi fino alle sponde del lago dove si estendeva una piana immensa. Era il posto adatto, con lo specchio d’acqua illuminato dalla luce della Luna e, sopra di noi, un tappeto di luminose stelle a farci da soffitto. Stendemmo una coperta molto vecchia trovata in una soffitta della sua vecchia casa che ci risultò essere molto utile per la cosa e ci sdraiammo a terra rimanendo per qualche istante ad ammirare quel quadro che la natura ci offriva: era splendido, temperatura calda, nessuna luce al di fuori di quella della Luna, i grilli che cantavano intorno a noi, nulla più…. Lei per l’occasione si era messa una minigonna leggera senza calze, con un top molto leggero che lasciava intravedere il suo seno, una seconda non abbondante ma soda al tatto, ed un paio di scarpe estive aperte con tacco alto che lasciavano intravedere tutto il piede, cosa che considero essere molto sensuale in una donna. Cominciò lei a prendere l’iniziativa, si posizionò su di me a smorzacandela e cominciò a togliermi la maglietta aderente. Man mano che saliva verso il mio viso sentivo la sua lingua che percorreva il mio petto soffermandosi sui capezzoli, sapeva che erano molto sensibili e che mi davano fastidio, ma era lei a condurre il gioco. Sfilata la maglietta cominciò a baciarmi il collo, le orecchie, i lobi, le guance fino a cercare la mia bocca carnosa che la faceva impazzire. Mi diceva sempre che avevo una bocca disegnata come ogni donna avrebbe voluto.

    Il suo movimento sul mio bacino cominciò a farsi lento e si strofinava sui miei pantaloni facendo molta pressione per sentire il mio cazzo che da sotto ormai si faceva sentire. Scese sulle mie gambe e si portò alla sua altezza, slacciò i pantaloni, abbassò la zip e li calò lungo le gambe. Con sorpresa notò che ero senza boxer, nudo pronto per essere accarezzato. Una cosa ancora più entusiasmante era che avevo completamente rasato il pube. Rimase esterrefatta della cosa e, dopo un attimo di indecisione, si gettò su di lui cominciando un bocchino fantastico. Succhiava con avidità, in modo forte. Sapeva che quando lo avevo duro in quel modo mi piaceva sentire le pompate possenti anziché delicate, succhiava con energia alternando movimenti lenti a quelli più veloci, accompagnando il movimento con la mano. Ogni tanto si staccava da lui rimanendo con la lingua fuori, incollata sulla punta per non perderne il contatto e mi fissava dritto in viso per vedere il piacere che mi stava donando. Il mio sguardo era altrove, sperso tra le mille stelle del cielo, intento a godermi quelle sensazioni piene che mi stava donando la sua calda bocca, il tutto ampliato dalla trasgressione di farlo all’aperto. In lontananza si sentiva il mormorio della gente di un paesino vicino, ma la tranquillità non era alterata, eravamo soli e dispersi nella notte. Mi portò al limite del godimento e quando sentì le contrazioni farsi più veloci si staccò lestamente lasciandomi con l’orgasmo strozzato in procinto di esplodere. Non voleva finisse tutto subito, erano solo le 22.00 e la notte era ancora lunga. Si alzò in piedi e, con le gambe a cavalcioni su di me ancora steso a terra, cominciò a spogliarsi. Si tolse prima il top mostrandomi quel seno che già troppe volte era stato al centro delle mie attenzioni, si tolse le scarpe, la mini ed infine si tolse il suo perizoma sottile mettendo a nudo la sua fichetta pelosa nera che dal basso si mostrava in tutta la sua bellezza. Mi disse che ora era il suo turno, si stese vicino a me e si posizionò a gambe larghe. Non servì che mi dicesse qualcosa, capii che voleva essere succhiata e leccata proprio come aveva fatto lei con me. Mi accovacciai tra le sue cosce, accostai il viso alla sua apertura pelosa e ne saggiai il sapore intingendo un dito dentro la sua fessura già fradicia di umori. Poi me la portai alla bocca in modo osceno. Era buonissima, dolce ed acre allo stesso tempo. Con la faccia ormai deformata dall’eccitazione mi tuffai a leccarla in modo molto lento. Pennellavo il solco in tutta la sua lunghezza fino ad arrivare al clitoride ed a farlo scattare sotto la lingua per la pressione esercitata. Riscendevo seguendo lo stesso percorso fino al limite più estremo che potevo raggiungere da quella posizione, per poi risalire di nuovo. Mi soffermai più volte tra le sue labbra, le allargavo e cercavo di infilarci dentro la lingua il più profondamente possibile dando un movimento come a volerla scopare. Risalii fino al clitoride e cominciai a leccare prima piano in modo molto ma molto lento. Lei cercava qualcosa di più. Era straziante, sapevo cosa voleva ed in che modo, infilai un dito dentro ad uncino, poi due, in modo tale da poter arrivare a toccare il suo punto G. Infilai un terzo dito dentro e cominciai a leccare il suo clitoride in modo leggermente più veloce mentre le dita scarnivano le pareti della sua fica. Si contorceva sotto di me, era in estasi, chiedeva di più ma anche per lei era troppo presto per poterla far venire. Cominciai ad aumentare la velocità della mano con un movimento preciso e mirato. Le facevo uscire quasi completamente per poi rientrare arcuandole fino a fare una forte pressione verso l’alto per farle sentire al meglio il suo punto più sensibile. Poi i miei movimenti cominciarono a farsi veloci, la lingua andava come un treno, la mano anche, un movimento non sincrono ma che la stava portando all’orgasmo. Mi disse che era quasi giunta al limite ed io a quel punto ritrassi la mano e mi staccai da lei lasciandola con la voglia prepotente di venire e l’amarezza per non aver liberato il suo sfogo. Era pronta, stavamo coronando un nostro piccolo sogno. Mi misi sopra di lei nella posizione del missionario avanzato e lo infilai in un solo colpo dentro, cominciai un movimento lento a far uscire del tutto il cazzo fino la cappella per poi riaffondare fino alle palle, sempre in modo molto lento. Il suo sguardo era sempre rivolto verso quei puntini luminosi nel cielo, andammo avanti per diversi minuti con quella posizione ed a quella velocità. La sua fica era diventata un lago, era fradicia in modo inverosimile mentre il mio cazzo era durissimo, la posizione mi permetteva di darle forti e possenti penetrazioni fino a far toccare la cappella sul suo punto caldo. Aumentai il ritmo, ormai eravamo saturi quindi cominciammo un andamento veloce e costante. Ansimava, sapeva di essere all’aperto ma non voleva limitarsi nel dare sfogo a quel piacere che usciva dalla sua bocca. Stavamo viaggiando sul treno del delirio sessuale, era stupendo ed eravamo quasi giunti al limite quando lei mi disse che stava per venire e di fermarmi. Aveva in mente ben altro per il nostro orgasmo. Ormai la conoscevo bene e già immaginavo cosa avesse in mente. Mi fece togliere dalla mia posizione e si alzò. Mi disse di mettermi steso a terra, si posizionò sopra di me e scese lentamente fissandomi negli occhi, si piegò sulle ginocchia, la vidi passarsi una mano dietro, cominciò a bagnarsi le dita con il dolce succo per poi passarlo sul culetto. Sapeva che ne ero malato, che mi faceva impazzire più di ogni altra cosa, quando fu pronta si insalivò le dita, bagnò il mio cazzo fino alla radice e lo puntò tra le sue chiappe. Era stretto ma non troppo, ormai anche lui era voglioso di essere preso. Passò nella posizione accovacciata come per fare pipì e lo fece scivolare tutto dentro in un sol colpo, fino ad arrivare a toccare il mio pube con le sue chiappe. Rimase così un istante, aveva lo sguardo fiero, sapeva di donarmi un piacere immenso, allargò le gambe prese la mia mano e se la portò sopra la sua fichetta, cominciai un movimento rotatorio con il pollice sul suo clitoride, il tempo di scaldarsi di nuovo e cominciò un movimento a smorzacandela con il culo in posizione eretta. Lo sentivo stretto, caldo, sentivo ogni singolo anello del suo ano, era bellissimo, mi pompava a più non posso, ero al limite ma volevo aspettarla, volevo venire con lei, mi concentrai per non venire subito, aumentai il ritmo della velocità del pollice della mano destra e, quando mi fece cenno che stava per venire, mi lasciai andare. Venimmo urlando insieme, fu lunghissimo, erano tre orgasmi accumulati insieme che si liberavano nel suo accogliente culo. Sembrava interminabile. L’orgasmo finì e lei si tolse, si stese vicino a me e rimanemmo abbracciati a contemplare le stelle e le loro costellazioni…. Eravamo felici di aver realizzato un desiderio.
     
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