albergo a ore

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    Mi ero fermato in quell´albergo fatiscente, in mezzo alla campagna, a causa della stanchezza che inesorabilmente si era abbattuta su di me dopo una giornata di guida.

    Nel piccolo ristorante dove avevo pasteggiato fugacemente, avevo notato diverse coppie che non lasciavano adito a dubbi sul tipo di sistemazione che avevo scelto e le poche chiacchiere fatte con un cameriere avevano confermato le mie supposizioni.

    Andai a letto troppo presto per dormire e troppo tardi per trovare una compagnia che potesse scaldare la mia notte.
    Il silenzio ovattato della stanza amplificava i rumori in modo esagerato.

    Quella vecchia casa aveva pareti troppo sottili per riuscire a nascondere i gemiti dei due amanti che assaporavano i loro piaceri carnali, incuranti del mondo e ignari di rendere partecipe altre persone ai loro piaceri.
    Mi sembrava di vedere un film a occhi chiusi, ogni rumore era la logica conseguenza del mio eccitamento, immaginavo la ragazza vestita nei modi più lussuriosi mentre il suo uomo la possedeva.
    Un gemito più intenso e il pensiero correva a posizioni erotiche esageratamente oscene.
    Ascoltai quello scontro di passione e non potei fare a meno di accarezzarmi e venire insieme con loro.
    Ero sconcertato: erano anni che non mi masturbavo, evidentemente quella situazione mi aveva preso più del previsto, non riuscivo a dormire, il pensiero tornava al rapporto dei due amanti e alla voce della ragazza nel momento dei suoi no, dei suoi sì, dei suoi sospiri urlati, dei suoi gemiti strozzati.
    Mi ero eccitato di nuovo.
    Sarei voluto diventare invisibile ed entrare nella porta accanto, per vedere l´oggetto del mio desiderio...
    Un rumore improvviso, una porta aperta e rinchiusa, passi furtivi e pesanti in quella notte così calda e poi ancora silenzio, mi diedero l´incredibile certezza che fosse l´uomo che era andato via: avevo il mio desiderio vicino, diviso solo da dieci centimetri di muro: dovevo trovare il modo di conoscerla.
    Mi misi addosso i calzoni e sfacciatamente andai a bussare in quell´ora illogica della sera.
    Aprì una donna sui quaranta anni, leggermente in carne, viso pieno, ancora trafelata per il sesso fatto:
    " Buonasera ..."
    " Buonasera, ha bisogno .... ?"
    "In realtà si ... sono nella camera qui a fianco. In questa serata estiva ho dovuto sentire tutte le sue performance amorose con il signore che è appena uscito e devo dire che, pur cercando di rimanere neutrale, la situazione è degenerata ..."
    Dicendo quella frase avevo abbassato gli occhi verso il mio inguine facendole capire cosa intendevo. Istintivamente il suo sguardo aveva seguito il mio e quello che aveva visto l´aveva fatta arrossire abbondantemente.
    Ero convinto che la donna fosse una puttana e Adv che con qualche spicciolo avrei risolto i miei problemi sessuali, ma la sua reazione mi lasciò spiazzato, non mi aspettavo quel suo imbarazzo, ovviamente avevo valutato male la situazione e adesso non sapevo come uscirne; vidi il suo sguardo cambiare e diventare improvvisamente ammiccante:
    " Secondo lei, quanto valgo?"
    Guardai la donna più attentamente, vidi chiaramente che cercava di tenere una parte che non era la sua.

    Anche i vestiti che indossava non avevano niente a che fare con l´abbigliamento di una puttana: era lampante che stesse interpretando un ruolo che la intrigava:
    " Io sono uno esigente, ma anche brillante, il prezzo lo decidiamo dopo, insieme."
    Spostò la gamba lasciando scivolare la vestaglia: la coscia bianca si scontrò con un autoreggente nero che subito fece il suo effetto.
    Non pensai più chi potesse essere, puttana o no, in quel momento volevo averla, ricordavo ancora la sua voce mielosa mentre raggiungeva l´orgasmo e questo mi bastava.
    Allungai le mani sui suoi seni, la spinsi dentro chiudendo la porta alle mie spalle e cercai la sua bocca per saziare la mia sete;
    " Niente baci!"

    Rimasi basito a quella sua richiesta.
    Guardai ancora una volta il suo viso leggermente paffuto, il rossore era sparito.
    Spostai la vestaglia lasciandola scivolare per terra e la portai sul letto: appena sdraiata, la donna divaricò le cosce facendomi vedere uno slip bianco che lasciava trasparire un fitto pelo, i seni nascosti da un reggiseno bianco di pizzo, facevano fatica a restare imprigionati e i capezzoli irti e tesi, lasciavano trasparire il suo eccitamento avanzato.
    " Vediamo cosa sai fare ..."
    " Guarda che sono io che pago e dovresti essere tu a stare al mio posto"
    Sorrise, allargò le mani facendo movimenti empirici nell´aria e mi fece cenno di scendere tra le sue gambe per appagare le sue voglie.
    Quello che stava succedendo mi piaceva: farlo con una sconosciuta, che l´aveva appena fatto con un altro, era una novità anche per me; l´odore del sesso era ancora sul suo corpo.
    Scesi a cercare il suo nettare e trovai una piccola foresta curata, pronta ad essere esplorata; la lingua cominciò a stuzzicare dove doveva e presto cominciai a sentire gli stessi lamenti di qualche ora prima.

    La crescita dei gemiti, legata al respiro sempre più affannoso, era il preludio del suo piacere imminente. Liberai il mio sesso mettendolo nelle sue mani e, facendomelo accarezzare, aspettai che lei venisse.
    Urlò il suo piacere e strinse forte il mio cazzo, poi, soddisfatta, si lasciò andare in un tremito infinito.
    Aspettai che finisse il suo godimento, alzai il viso e, guardandola negli occhi semi chiusi, mi preparai a prenderla: appoggiai il sesso alle sue labbra pulsanti, lucide, rosee, allargate dall´orgasmo, spinsi dentro di lei la mia voglia e trovai un caldo rifugio ad attendermi.
    Il calore raggiunse presto il mio cervello scaldandomi completamente, presi i suoi fianchi pieni e morbidi, spinsi fino all´inguine: il contatto delle palle contro il pube era stuzzichevole, i suoi peli erano piacevolmente ispidi, le cosce si erano avvinghiate alla mia schiena e il suo corpo danzava sotto le mie spinte, i seni, finalmente liberi, dondolavano eroticamente.
    Cercai di baciarla ancora una volta.

    Il suo nuovo rifiuto fece scatenare la mia frustrazione, spinsi dentro di lei per farle male, ma ottenni solo di avere un orgasmo violento.
    Riempii quel caldo bocciolo del mio seme e, appagato, mi abbandonai sul suo corpo.
    Sentivo il suo cuore tornare normale:
    " Allora? Quanto valgo?"
    Cercai una risposta adeguata;
    " Te lo dico più tardi...siamo solo all´inizio di una calda notte: che ne dici di fare una doccia insieme ...?"
     
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