il professore superdotato

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    Era una giornata di fine estate, o per meglio dire, di inizio
    inverno, date le avvisaglie di freddo.
    Lo avevo conosciuto il giorno prima in chat, ma si scoprì
    successivamente che avevamo avuto modo di parlare qualche
    tempo prima. Mi invitò a casa sua per un caffè, anche se entrambi
    eravamo consapevoli che si sarebbe andati oltre a quel quotidiano aroma.

    Lo chiamai prima di partire, mi confessò di essere ancora sotto la doccia. Già mi
    immaginavo il suo corpo levigato dall'acqua, il suo pisello scalfito dolcemente dal getto caldo.
    Arrivai poco dopo sotto casa sua, aspettai qualche minuto ed entrai in quello che sarebbe
    diventato il teatro di questa bollente storia..

    Quando mi aprì la porta lo scrutai nella sua totalità, era molto alto, moro e sicuramente più giovane
    della foto che mi mostrò quando ancora chattavamo. Insomma, decisamente carino..e con quel tocco
    da me richiesto, il pantalone di tuta, ancor più intrigante.

    Sapevo che sotto i vestiti nascondeva una grossa dotazione, lo avevo letto sul suo profilo e ne avevamo parlato tanto,
    ma non avevo il coraggio di saltargli addosso, anche perchè la situazione avrebbe perso di fantasia.

    Prendemmo il caffè, da lui gentilmente offerto, anche se io lo assaggiai appena..Sapevo già da quell'istante
    cos'avrei voluto assaggiare con molta più foga.

    Ci mettemmo a parlare, lui sul divano, io su una sedia di lì poco distante. Dopo qualche minuto mi chiese di
    sedermi accanto a lui e la mia voglia di afferrare il suo membro aumentava sempre di più.

    Dopo un veloce pit-stop per fumare, ci appoggiamo alla cucina e l'atmosfera si fece decisamente
    bollente. Cominciai a raccontargli le mie avventure sessuali in un'affascinante penombra, creata
    dalla luce alle sue spalle ed il totale buio generato dal tramonto.

    Una buona mezz'ora passò dalla prima frase audace ed il mio imbarazzo si fece tangibile,
    anche perchè volevo togliergli i pantaloni e dimostrargli che le mie non erano solo favole.

    Ad un certo punto mi fece capire che anche lui aveva voglia di passare alla pratica, e mi invitò
    a sfilargli i calzoni che opponevano resistenza alla sua dura virilità.
    Mi inginocchiai in pochi istanti, gli sfilai quella bellissima tuta grigia e mi accorsi di
    qualcosa di veramente grosso che mi stava attendendo ormai da tempo.
    Lo sfilai dalle mutande, liberandolo da quella guaina asfissiante, per dirigerlo nella mia calda e
    accogliente gola. Cominciai a leccarlo e succhiarlo dolcemente, accorgendomi sempre di più che
    ero di fronte ad un uccello veramente abbondante.
    Era lungo circa 20cm, con una grande circonferenza e questa cappella gonfia che svettava
    come
    una cupola del Brunelleschi: mastodontica e piena di fascino.
    Cominciai a spompinarlo, prima dolcemente, poi con movimenti più profondi, mi sforzai di soffocare
    sotto i suoi colpi e con fatica feci conoscere le mie tonsille al suo prepuzio ormai di marmo.

    Non ero soddisfatto a pieno, volevo vederlo sdraiato, nella sua imperiale interezza. Lo condussi
    nella camera da letto degli ospiti e lo feci sedere, accomodandomi tra le sue gambe.
    Continuai nel pompaggio senza sosta, finchè non mi chiese di spogliarmi del tutto e mi afferrò
    con forza i capezzoli, stuzzicandoli al ritmo della sega che gli stavo praticando.
    Volevo soddisfarlo a pieno e rendere l'incontro ancora più sporco, trasgressivo..allora gli chiesi di
    andare in bagno e appoggiarsi sul cesso per continuare il mio lavoro proibito.

    Ad un certo puntò suonò alla porta la vicina, lui di scatto si avvicinò all'occhiello completamente nudo e le
    urlò che sarebbe salito da lei poco più tardi; non prima di avermi coperto di crema.
    Anche se era al buio, la sua cappella luccicava della mia saliva; non vedevo l'ora tornasse da me per ridarle
    un caldo abbraccio nel mio palato di fuoco.
    Continuammo nel gabinetto ancora per poco, per poi tornare in camera da letto.
    Ormai eravamo alle battute finali, infatti dopo qualche minuto ci avvicinammo alla conclusione.
    Io non ero certo sazio, ma continuavo a stuzzicarlo succhiando con energia e dedizione,
    soffermandomi su quegli enormi testicoli pieni di latte caldo.

    Il ritmo insistente lo fece sborrare con qualche forte schizzo di piacere, intervallato dai
    miei rapidi movimenti di mano.
    Presi il suo nettare sulle dita e lo spalmai sul suo addome rovente, come
    mostarda su un panino appena sfornato.
    Andammo a pulirci per poi tornare a chiacchierare in cucina, di sesso ma non solo.
    Io ero talmente eccitato da volerlo succhiare ancora e ancora, nonostante dovessi andare a mangiare
    la pizza e fossi già in ritardo.
    Visto l'orario ormai, lo salutai dirigendomi verso l'uscio, ringraziandolo per il caffè ma
    sopratutto per quell'enorme salsiccia venosa che avevo avuto l'onore di cucinare dentro di me.
     
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