La famiglia bisex

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    Capita che la vita a volte metta di fronte a situazioni spiacevoli come la morte. Era venuto a mancare un lontano parente, che a dire il vero poco frequentavamo, cugino di nostro padre. Nessuno dei nostri conoscenti aveva soldi, e forse volontà, di sobbarcarsi le spese del funerale, così ci pensò papi.
    Si recò dal parroco per le pratiche del funerale e la funzione. Dopo la cerimonia, pur non essendo noi credenti (con certe ipocrisie siamo sempre stati alla larga…), i miei lo invitarono a casa per un caffè.
    Io e Fabio andammo in camera a sbrigare alcune cose per il lavoro, mentre don Mario, con mamma e papà, rimasero in salotto a chiacchierare.
    Ovviamente in camera io e mio fratello ci mettemmo comodi, cioè io nudo e lui restò solo con uno slip ridotto, comprato di due misure più piccole così che coprisse il minimo indispensabile. Sentivamo i miei parlare con il prete e a un certo punto mi prese la curiosità. Ovviamente, e chi mi conosce anche attraverso i racconti, ho avuto da sempre fantasie anche su preti e suore sessualmente parlando, per cui ogni tanto la testa se ne andava dalle parti di don Mario. A dire il vero, il canonico non è che fosse particolarmente attraente, ma forse proprio per questo era ancora più eccitante: quasi cinquantenne, con il pizzo, molto molto robusto, con la classica tonaca nera lunga dei preti di una volta.
    Mi affacciai alla porta della camera per origliare cosa si diceva giù in salotto e sentii che il don chiedeva ai miei se frequentavamo la parrocchia e che tipo di famiglia eravamo.
    Papà disse che non frequentavamo ma che nonostante tutto eravamo una famiglia unitissima. Il don, contento per quelle parole (ancora non poteva sospettare….), chiese cosa facessimo per essere così uniti. Papà allora rispose: “Don, mi permetta. Se glielo dico non ci giudicherà vero?”. E lui: “Perché dovrei? Cristo ha mai giudicato?”.
    “Bene”, esordì papà. “Don Mario, la nostra famiglia, ormai di tradizione che si tramanda, ha un suo modo speciale di vivere e di stare unita.”
    Mi divertiva questo inizio di papà….. Vedevo il prete stare sulle spine e volevo capire la tattica che mio padre voleva usare.
    “E quale sarebbe questo modo?” chiese il prete.
    “Glielo dico senza vergogna, e sarà libero di maledirci e di andarsene ma sappia che per nulla al mondo cambieremmo il nostro modo di vivere. Come vede qui in casa siamo vestiti, ma è un evento molto raro!”.
    “Cosa vuole dire signor Franco?....”, chiese dubbioso il sacerdote.
    “Ebbene, la nostra famiglia è nudista innanzitutto. Il sentimento che ci lega però non è un amore che si può trovare in ogni famiglia tradizionale e che si definisca normale. Noi ci amiamo sul serio, nel senso che il sentimento è così forte da portarci a unirci anche carnalmente per dimostrarci questo affetto enorme. È immorale secondo molti ma a noi piace, fa stare bene e ci rende indissolubilmente uniti.”
    Il don sembrava impietrito, era senza parole. Calò un silenzio tombale finché, dopo qualche secondo, papà chiese: “E’ sconvolto don Mario?”. E lui: “Sì, ammetto di sì, ma voglio capire…. Volete dirmi che il legame che avete vi porta anche a….. fare sesso fra voi? Ma è normale tra lei e sua moglie….. O intende altro?”.
    Papà allora si fece intraprendente…. “Don noi non facciamo l’amore solo in due, io e mia moglie Marta. Ogni membro della famiglia ama e gode della sessualità dell’altro. E le dirò di più…. Non facciamo differenza di sessi, uomini o donne che siano, ognuno ha il diritto di amare e essere amato e il sesso è il modo che riteniamo più bello, godurioso e profondo per dimostrare questo sentimento. Ha capito bene, facciamo l’amore anche con i nostri figli e con chiunque abbia voglia di godere con noi. Maschi con femmine, coppie con coppie, in rapporti anche fra persone dello stesso sesso.”
    Il don sembrava stesse svenendo. Respirava a fatica, credo che sudasse anche. Ma non parlava… Al ché la mamma intervenne: “Don non ha idea di quanto sia bello potersi amare godendo nello stesso tempo della sessualità. Prenda me per esempio. Sono moglie e mamma e sapere di potermi donare intimamente a mio marito e ai miei figli mi rende fiera di essere donna. Mi riempiono anche insieme e sentirli miei mi fa sentire di amarli ancora di più”.
    A questo punto il don scattò in piedi e urlò: “Ma che cazzo di famiglia porca è questa??”. Papà, per nulla spaventato, rispose: “Gliel’avevo detto don Mario. Noi siamo così. Ma non vogliamo essere giudicati. Non costringiamo nessuno e ciò che facciamo è sempre e solo fatto con il consenso degli interessati. Se ci ritiene troppo indemoniati, le chiedo di lasciare la casa.”
    Non me l’aspettavo: il prete si risedette sulla poltrona e mise la testa fra le mani: “Ma come fate? Non riesco a capire come un padre possa amare una moglie e i figli allo stesso modo, per di più facendo anche sesso con loro. E i figli, come si mostrano alla società, agli amici…”. Mamma le rispose: “Perché amare solo una persona quando si può amarne di più?”. Non sapeva più che rispondere.
    Io ero divertito dalla scena. Don Mario era come rinchiuso in un angolo da cui non poteva scappare. Non trovava parole per maledirci ma nemmeno scappava, forse solo non capiva. Papà gli si avvicinò e, presagli una mano, gli disse: “Don Mario, non riteniamo di fare nulla di male a provare amore. Non sappiamo se è lo stesso che predica lei ma per noi è la cosa più bella che si possa desiderare”.
    A quel punto mi venne un flash: perché non fargli vedere quanto ci si possa amare in famiglia? Presi Fabio per mano e decisi di scendere in salotto. Mio fratello anche aveva sentito i discorsi, dopo l’urlo del prete e stette al mio gioco. Scendemmo, dopo che anche io indossai lo slip con sopra una maglietta, mano nella mano. “Ciao don”, esordii. Di scatto si voltò e appena ci vide ci squadrò. “Siamo Fabio e Marco, i figli di Carlo e Marta. Come vedi siamo mano nella mano perché ci vogliamo davvero bene. Nessuno ci ama quanto noi….”.
    Don Mario trasalì. Era paonazzo in viso e sudava. Credo che di lì a poco avrebbe potuto avere un mancamento. Papà intervenne: “Vedi don, come si fa a non voler bene a due cuccioli come loro?”. “Beh, disse finalmente lui, in verità sembrano molto legati. Sono due bei ragazzi che si vogliono bene e sono carini visti così”.
    “Don, disse Fabio, io e Marco ci amiamo alla follia!”. “Ma come fate?....”, chiese lui, tra l’imbarazzato e il curioso. Guardai Fabio negli occhi e in un attimo incollammo le nostre bocche slinguandoci con amore e passione. Papà guardava con mamma divertito mentre al prete molto probabilmente mancava il respiro e faticava a deglutire.
    Con una sfacciataggine che gli era propria, dopo pochi attimi di quel trattamento, papà prese ad accarezzarci i culetti, iniziando a infilare il tessuto degli slip in mezzo alle nostre chiappe a mo’ di perizoma. Io e Fabio ormai stavamo limonando di gusto, non lesinandoci neppure dal colarci la saliva di bocca, che puntualmente andava a cadere sui nostri pacchi che in un attimo iniziarono a inturgidirsi. Mamma si alzò e andò a sedersi vicino al prete e gli mise un braccio intorno al collo: “Non sono splendidi?” chiese.
    “Beh, ecco….. ss…. Sì…” biascicò il don, ormai in imbarazzo ma forse anche eccitato. Per tutta risposta mamma, da vera porca consumata, appoggiò senza remore la mano all’altezza del pacco del prete e quale fu la sorpresa nel sentirlo pulsare…
    “Ma bene! Il nostro prete si sta eccitando!!!” esclamò mamma. “Cosa??”, chiese papà. E immediatamente si avvicinò a lui per palpare con mano la situazione tesa. Appena si avvide anche lui che l’eccitazione cominciava a offuscare la mente del povero sacerdote, alzò la tonaca e con meraviglia scoprì che era senza intimo. “Ma guardate qui il prete nudo!” lo schernì. Lui si cercò di giustificare dicendo che non portava intimo da tempo perché lo irritava vista la sua mole. Io lo trovai così eccitante che mollai Fabio per un attimo e mi accoccolai alle gambe di don Mario. Aveva un cazzo piccolo anche se duro, forse una decina di centimetri, ma appena peloso sul pube e niente sullo scroto. Ovviamente alla vista di quel ben di dio (era proprio il caso di dirlo) mi misi a leccarlo prima e poi a prenderlo in bocca, senza difficoltà ingoiandolo fino alla base. Iniziai un lavorio di bocca e lingua lasciandola ogni tanto aperta a colare la bava fin sulle palle, mentre papà si avvicinò piano piano alla sua bocca e lo iniziò a baciare. Fabio intanto era vicino a mamma e mentre con una mano le pastrugnava la ficona depilata, con l’altra si massaggiava da solo il buchetto del culo.
    Il don si stava sciogliendo e così papà trovò poca resistenza ad aprirgli la bocca e mettergli la lingua dentro. Cominciammo a sentire gli schiocchi delle loro lingue mentre mamma cominciava a dire frasi oscene: “Dai prete, guarda com’è bello amarsi così…. Si può anche essere porcellini e amarsi sul serio…. Vero bimbo mio?” disse rivolgendosi a Fabio. E lui: “Sì mammina…. Facciamogli vedere come amo leccare la patatona di mamma.”. Si chinò e prese a slinguarle la fica infilando la lingua dentro come se stesse ciucciando nettare.
    Mamma iniziò a dimenarsi e a gemere senza ritegno mentre anche papà gemeva slinguando don Mario. Lui si stava lasciando andare e piano piano gli aprii le gambe per riuscire a ciucciargli le palle. Non credo di averne mai viste così grosse, compensavano la piccolezza del suo cazzo. Erano enormi, mai viste, sode e con uno scroto che faticava a contenerle. Inizia a lapparle e ciucciarle dando ogni tanto una spompinata al pisello. Volli di più e gli aprii le gambe. Feci in modo che ne appoggiasse una sul bracciolo del divano e scesi ancora più sotto, dove l’attaccatura delle palle arriva al solco del culo. Il suo era un vero culone, liscio, glabro, ciccioso e affondai la bocca dentro leccando una rosellina pulita e morbida.
    Anche lui cominciò a gemere al tocco sapiente della mia lingua e sembrava cominciasse a lasciarsi andare. “Dio mio, mi piace… Non so cosa mi prenda ma è molto bello ed eccitante”, disse. E mamma lo incitò: “Don siamo tutti qui per te…. Godi con noi… Nulla di ciò che si fa esce di qui. Puoi sfogarti come più ti piace…”. Allora aprì ancor di più le gambe cosicché mi trovai ad affondare completamente la faccia nel suo culone. Da dietro mamma iniziò a leccarmi il culetto e a ciucciarmi il cazzo gocciolante girandomelo indietro mentre Fabio, smesso di leccarle la fica, l’affondò in un solo colpo dicendo: “Tieni mammina troia il cazzone del tuo figliolo”. Don Mario a quelle parole ebbe un sussulto e iniziò a limonare papà con molta più passione e voglia. Era quasi disteso così papà ogni tanto si staccava dalla sua bocca per fargli colare la saliva nella sua. Meraviglia nel vederlo ingoiare…!! Mamma mi stava scopando con le dita mentre Fabio la fotteva in fica e in culo alternativamente sputandola sulla schiena e sul culo: “Troia mammina, ti riempio di cazzo puttana nostra….”. E io di rimando: “Mamma sei una cagna leccaculo. Ficcami la lingua e le dita nel culetto, apri il tuo bimbo porco che lecca il culone del don.” Tutto ciò era fatto affinché il prete si lasciasse andare sempre di più. Ormai con papà era una insalivata unica. Si colavano la bava a vicenda, ogni tanto per come la sputavano faceva le bolle e se la leccavano sulla faccia. Io avevo sete e i avvicinai iniziando a slinguare con entrambi e presto mi ritrovai con il prete che mi teneva la bocca aperta per sputarmi dentro: “Don Mario, dissi, ti amo. Sputami in bocca…. Prendi quella di papà e sputamela in faccia, lascia andare i tuoi istinti…. Diventerai un prete porco con amore con noi!”.
    “Sì, grazie ragazzi. Fatemi il vostro confessore delle vostre porcate…”. Ormai era chiaro che si stava lasciando andare e ne approfittammo. Mamma si alzò da dietro di me e si pose sopra la testa del don. “Guarda prete che bella fica; la vuoi leccare?”. “Sìììì”, rispose lui, come se non desiderasse fare altro. Mamma si accucciò e lui le infilo la bocca e quasi il naso nella fica respirando gli umori della nostra genitrice e ciucciando come se avesse in bocca un lecca-lecca. Mamma iniziò a gemere e urlare sconcerie dicendo: “Maiale di un prete porco, fammi godere con la bocca nella fica….. leccami dentro i succhi e strizzami la clito con le labbra”. Sembrava, per essere prete, che non avesse fatto altro: ciucciava la vagina di mamma come una bestia, ormai drogato dai sapori che emanava dall’utero mentre papà iniziò a spompinarlo, prendendo in bocca il cazzo e una palla, da vero frocio. “Papi, gli dissi, ciuccia il don mentre mi impalo sul tuo cazzo di maiale!”. E in men che non si dica la verga paterna sparì nel mio sfintere fino alla base. Godevo del suo cazzo mentre mamma si era sporta verso di me per iniziare un lingua-lingua bavoso accompagnato da sputi e insulti. “Sei un frocetto e una puttanella bambino mio”. “Mamma, intervenne Fabio, e io??”. “Scusa ricchioncello della mia fica…. Vieni qui che ti lecco il culo a fica che hai…. Facciamo vedere al don come sei aperto…”. E iniziò a leccarlo, con lui insellato come una troietta consumata, infilando le dita a una a una dentro. Il suo antro si apriva meravigliosamente e mi venne voglia di leccargli la bavetta che cominciava a filare dal suo prepuzio chiuso ma duro. Bevevo la sua bavetta mentre vedevo la mano di mamma entrare sempre più in lui. Il don al vedere quella scena quasi svenne….. Avvicinò la bocca alla mano e al culo di Fabio e iniziò a leccare gli umori che colavano dal culetto fraterno. Ormai si stava lasciando andare davvero.
    Papà era infoiato a vederci così e senza farsi accorgere da don Mario, mi spostò da sopra di lui e si appostò sopra al prete impalandosi in un sol colpo sul suo cazzo. Don Mario ebbe un fremito e urlò: “Sììììì porco fatti scopare…..” ma papà, animale com’è mise le mani dietro e fece in modo che le palle viscide di saliva entrassero nel culo con il cazzo. Così il nostro nuovo amante aveva tutto dentro papà che iniziava a urlare di piacere “Fottimi prete del cazzo. Pisciami nel culo maiale porco”…. A quelle parole il don non si tenne davvero più: “Vuoi davvero che ti pisci in culo? Guarda che ne ho tanta da fare…”. “Amore don Mario riempimi il culo di piscia. Falla tutta che poi la spruzzo in bocca a quei frocetti dei miei figli….”. Sentii solo un aaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh di goduria e papà che si dimenava come un indemoniato: don Mario si stava scaricando nel suo culo. Immediatamente io e Fabio, che continuava ad avere nel culetto la mano di mamma che faceva su e giù, ci accoccolammo come due cuccioli alla base del culo di papà e iniziammo a leccare le gocce che gli colavano sulle chiappe slinguandole insieme e sputandocele in bocca a vicenda. Papà poi si alzò e immediatamente uno scroscio di piscia gli usci dal culo colpendoci in pieno viso. Come due troiette consumate io e Fabio ci leccavamo ansimanti le bocche e la faccia spingendo con amore la testa dell’uno verso l’altro, mentre la mamma, oltre a Fabio, iniziò a scopare di dita anche il mio culo. Don Mario si alzò dal divano e guardandoci dall’alto mentre leccavamo papà che stillava le ultime gocce dal culo iniziò a scaricare la sua vescica direttamente in faccia a mamma che ci stava dietro, chiamandola con i peggiori nomi da dare a una donna. “Tieni brutta scrofa maiala. Prenditi la piscia in faccia perché meriti solo questo puttana!”. Mamma figurarsi se si offendeva! Lo incitava: “Sei il mio porco prete bastardo. Vieni qui e infila il tuo cazzetto in culo ai miei bimbi.”. Detto fatto il primo a subire questo piacevole supplizio fui io: la mano di mamma nel culo aiutava il pene del don a entrare e mi sentii squassato. Papà intanto era sotto Fabio e si appostò in modo da prendere il suo cazzo duro dentro. “Amore riempimi di sborra, metti incinto il tuo papi”: “Ti amo papà…. Ti sborro tutto il culo. La mano di mamma mi stimola la prostata e non resisto più!”
    E in breve venne dentro il culo di papà. Dopo che l’ebbe ben riempito, papà si tolse da sotto quella posizione e si appostò dietro il don. “Che vuoi fare?” chiese quasi impaurito il prete. “Rilassati”, disse papà, “ e godrai soltanto”. Papi era un maestro a metterlo nel culo ai verginelli: punto la cappella sulla rosellina inviolata e piano piano spinse. Il prete non sembrava aver fastidio né provare dolore. Quando alla fine fu tutto dentro don Mario disse: “Fai piano Carlo, voglio imparare a godermelo il cazzo nel culo”. Papi iniziò a stantuffarlo prima con dolcezza, poi quando sentì che le pareti anali erano ormai lubrificate, iniziò a fotterlo sempre più forte… Quel trenino di papà che scopava il don che scopava me durò ancora poco. Eravamo allo stremo delle forse e mentre mamma iniziava a godere frullandosi la fica con la mano e spruzzando umori come una vera sborrata, a turno iniziarono le urla di godimento della sborrata. Prima fui io a sborrare: la mano di mamma mi rendeva la prostata di fuoco e senza toccare sparai in bocca a Fabio una quantità di sborra colossale. Poi papà cominciò a grugnire e insultando don Mario scaricò il suo seme nel suo intestino: “Sei una scrofa di prete, ti piscio sborra in culo maiale!”. A quelle parole anche don Mario non resistette oltre. Quasi masturbato nel mio culo dalla mano di mamma, iniziò a urlare come una bestia e: “Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhhh godo
    porcellinooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”. Sentivo la mano di mamma che usciva e il culo che colava la sborra che iniziava a uscire dal cazzo del don. Fabio e papà si misero sotto il mio culo oscenamente aperto e leccavano la sborra che colava limonandosela con la mamma che aveva la fica come una lago. Restai a pecora qualche minuto, avevo i muscoli che non reagivano più finché mi buttai sopra il don che scoppiò a ridere…. “Che famiglia di depravati…. Mi avete fatto godere come un maiale…. Verrò a confessarvi presto. E ovviamente confessione di gruppo!”.
    Fu così che iniziammo a ricomporci, anche se un po’ a fatica perché stravolti di piacere, promettendo al don che io e Fabio saremo andati a trovarlo presto con degli amici.
     
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