Un'avventura fuori casa.

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar
    Group
    Member
    Posts
    11,422

    Status
    Ero in giro, lontano da casa e dal solito tran-tran, in una città grande e distante. Nei giorni precedenti ero stato ospite di amici, ma adesso per motivi logistici ero costretto a stare da solo, in giro senza una meta precisa.
    Quella sera avrei dormito in albergo, e probabilmente anche il giorno seguente. Mancava comunque molto a quel momento. Avevo pranzato molto presto, prima di mezzogiorno, in modo da poter girare comodamente le attrazioni della città.
    Durante uno di questi giri, mentre ero imbambolato ad osservare la maestosità di un monumento, mi sentii chiamare improvvisamente da una voce del tutto sconosciuta.
    Mi girai di scatto, e pian piano mi misi a cercare con lo sguardo la fonte di quella voce. C'era tanta gente attorno a me, e ci misi non poco ad individuare il motivo della mia curiosità. Più che altro ne fui individuato, devo ammettere.
    Dopo qualche minuto di ricerca infatti fui avvicinato alle spalle da una graditissima sorpresa: una cara amica, che conoscevo solamente via chat, mi aveva fortunosamente incrociato in mezzo a tutta quella confusione.
    Simona, così si chiamava, era un'insegnante di molti anni, quasi venti, più grande di me, che ancora ero un semplice studente universitario. Parlavamo in chat già da anni, e le conversazioni erano sempre piacevoli e divertenti.
    Proprio grazie ad altri amici comuni lei aveva saputo della mia trasferta, e di conseguenza aveva cercato in un certo senso di creare la coincidenza. Anche lei non risiedeva in quel posto, ma viveva in un comunea qualche decina di chilometri da lì.
    Mi disse che sperava fortemente di incontrarmi, così da poter finalmente fare quattro chiacchiere dal vivo. Ricambiai l'entusiasmo.
    Passammo un'oretta da turisti fin quando lei, venuta a sapere che avrei dovuto trovare un albergo, non iniziò ad insistere per ospitarmi in modo da evitarmi una spesa inutile.
    Non volevo approfittare dell'ospitalità, e quindi cercai di resistere alla sua offerta, benché in effetti mi avrebbe fatto non poco comodo. Alla fine, dietro ripetute minacce di rimanere offesa, cedetti ed acconsentii a seguirla fino alla macchina.
    Il viaggio verso casa sua durò quasi un'ora, ma non avvertii nulla. Le ore piccole fatte con gli altri amici nei giorni precedenti fecero il loro effetto, ed io in macchina dormii per tutta la durata del tragitto.
    Di questo mi scusai molto quando, una volta arrivati, Simona mi svegliò ridendo. Ero imbarazzato dal mio comportamento un po' maleducato, ma lei non sembrava farci assolutamente caso.
    L'idea di una casa comoda e gratuita per la notte e un po' di stanchezza passata con la profonda dormita mi avevano messo di buon umore, e quindi in pochissimo mi ristabilii e ripresi amichevolmente a conversare.
    Mi veniva sempre difficile parlare dal vivo con chiunque, anche con amici di una vita; figuriamoci con una persona che incontravo per la prima volta! La timidezza mi impediva quindi di essere troppo brillante o logorroico, ma forse era una fortuna. La mia amica parlava per due, anche per tre, forse per l'abitudine a tenere lezione giorno per giorno, in classe, da molti anni.
    La sua casa era una villetta di due piani immersa nel verde, abbastanza isolata dal centro urbano, ma non troppo fuori mano. Un giardino ben curato, con un prato perfettamente rasato, contornava la struttura. A sua volta il giardino era circondato da una fitta siepe, che nascondeva un muretto. La siepe si interrompeva solo per la lunghezza di un cancelletto, non più grande di una normale porta.
    Entrammo dentro e sostando nell'ingresso, che poi era in realtà una sorta di soggiorno, chiesi dove dovevo lasciare il piccolo bagaglio che mi portavo dietro.
    -Le camere da letto sono al piano di sopra-, mi rispose la donna -Dai a me, li vado a sistemare io che devo andare su, tu mettiti pure sul divano, che magari ti fai un'altra dormitina-, rise garbatamente.
    Diventai rosso all'improvviso, dimenticandomi anche di ringraziarla per quel "trasporto merci" che non le competeva. Avrei dovuto offrirmi di farlo da solo, ma quando mi venne in mente lei era già arrivata quasi alla fine delle scale che portavano al secondo piano.
    Mi guardai un po' attorno. Il divano era rivolto verso la porta d'ingresso, ed aveva accanto due poltrone. In mezzo a queste, un tavolino basso di legno e vetro, parzialmente coperto da riviste e soprammobili. Di fronte al divano, sulla destra della porta d'ingresso, una grande tv a schermo piatto adagiata sulla parete. Per terra completava l'arredamento un grande tappeto.
    Dall'altra parte della stanza, sulla sinistra, un tavolo rotondo faceva bella mostra di sé, assieme a delle sedie in legno che riprendevano il colore chiaro del mobilio di tutta la stanza.
    Seduto su di una poltrona, mentre osservavo il fondo della stanza che portava ad altri ambienti, probabilmente una cucina e un bagno di servizio, la mia amica stava tornando giù. Erano passati una ventina di minuti, che avevo ingannato anche leggendo qualche rivista di quelle sul tavolino. Fra quelle, aveva colpito la mia attenzione un catalogo di biancheria, che avevo scoperto essere un po' "spinto". Per evitare imbarazzi l'avevo rimesso sotto tutti gli altri periodici appena avevo sentito i suoi passi avvicinarsi.
    Lei intanto si era cambiata d'abito: al posto del jeans e della polo, con cui girava in città qualche ora fa, adesso indossava una gonna comoda ed una camicietta; era una donna veramente bella, nonostante l'età non più giovanissima. Ma certamente quel che colpiva di più in lei erano le dimensioni. Tutt'altro che grassa, era comunque incredibilmente imponente. Più alta di me di una decina di centimetri, poteva sicuramente essere scambiata per una giocatrice di pallavolo o pallacanestro; io, infatti, non ero affatto basso.
    Nonostante l'altezza, però, il suo aspetto non era assolutamente allampanato o dinoccolato, anzi! Appariva senza dubbio in carne, pur senza essere grassa. L'aspetto era "morbido", per così dire.
    Chiacchierammo del più e del meno fino a metà pomeriggio, poi mi avvertì che sarebbe passata una sua amica, con cui una volta avevo anche chattato, per prendere un té.
    Detto ciò si alzo e andò verso il fondo della stanza, dove avevo ipotizzato ci fosse la cucina, azzeccandoci.
    Il rumore di stoviglie non coprì quello di una macchina che si fermava fuori dalla proprietà.
     
    Top
    .
0 replies since 12/12/2012, 13:06   1563 views
  Share  
.