QUELLA VOLTA CON LA MAMMA

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    Avevo già chiavato la mamma. Come vi ho raccontato. Quella bella troia era stata mia. Per un ragazzo di 15 anni poter chiavare una donna così bella e appetibile come mia madre era il massimo. Il fatto poi che fosse mia madre rendeva la cosa più eccitante. Non avevo complessi di colpa, avevo goduto al massimo e pure la troia aveva goduto. Ma ora non ne voleva più sapere. Mi aveva fatto un regalo – diceva – ma non poteva più concedersi perché altrimenti la nostra casa sarebbe divenuta un casino e mio padre poteva accorgersi della nostra tresca.
    - Quindi, da ora in poi Giorgino – mi diceva – fatti le seghe come fanno tutti i ragazzi della tua età e ringrazia la mamma che ti ha fatto conoscere cos’è il piacere. Chiuso. –
    Il discorso poteva sembrare saggio, ma il mio cazzo non era d’accordo, Vedendola sgambettare per casa si rizzava e reclamava quanto a lui dovuto. Mi avvicinavo a lei, e, quando nessuno guardava, mi strusciavo, cercavo di palparla sul culo, ma lei mi allontanava sempre.
    Mia madre, a scanso di equivoci, evitava di restare sola con me e la cosa le riuscì per qualche mese.
    Quando mi aveva fatto “il regalo” l’avevo chiavata nella fica, ma non l’avevo inculata perché non aveva voluto. Ma il culo di mia madre è fantastico. Credo sia il più bel culo che esista al mondo: grande, tondo, liscio, sodo e bianco, una meraviglia. Solo a vederlo c’è il rischio di provare un orgasmo. Non potevo rinunziare, dopo quello che era già avvenuto, e decisi che avrei inculato mia madre. Mi preparai ben benino acquistando una scatola di vasellina. L’avrei usata alla prima occasione. E l’occasione venne.
    Un bel giorno mio padre dovette andare a Milano e si trattenne anche la domenica. Le mie due sorelline erano invitate dalla nonna e così restammo soli io e lei.
    Mia madre temeva qualche mio assalto e mi disse subito:
    - Non ti fare venire strane iddee. Gira a largo da me. –
    Giravo al largo ma aspettavo l’occasione propizia. Lei era in camera da pranzo per spolverare, le era caduto lo straccio a terra, si chinò in avanti per raccoglierlo allargando le gambe. Io, rapido più di una folgore, le andai di dietro appoggiando il mio cazzo, perennemente duro quando la vedevo sgambettare, al suo culo. Contemporaneamente le infilai una mano sotto la gonna afferrandole la fica che avvertivo sotto le mutande. Che fica che ha mia madre! Una sensazione di calore incredibile, caldo umido e la fica che sembrava pulsare sotto la mia stretta. Mia nadre chiuse subito le cosce imprigionando la mia mano.
    - Apri le cosce troia – le dissi – che ti massaggio la fica. –
    La troia ubbidì ed io le infilai la mano sotto le mutande masturbando quella delizia, tutta umida e calda che pulsava piano piano al contatto delle mie dita.
    Sempre tenendola da dietro e spingendo col cazzo sul culo, la dirottai nella sua camera e la buttai sul letto a pancia in giù. Rimase immobile senza più fare resistenza. Le sollevai la gonna per quanto potei e mi apparvero le sue belle cosce, il suo gran culo che in parte trasbordava dalle mutande, per la verità piuttosto ridotte.
    Afferrai l’elastico con tutte e due le mani e cominciai ad abbassarle.
    Mi apparve l’inizio della fessura del culo, poi, continuando lentamente, molto lentamente, ad abbassarle, la fessura si feceva sempre più grande e le belle chiappe del culo di mia madre si scoprivano sempre di più, rotonde, bianche, sode. Lei lasciava fare, senza protestare e senza parlare. Infine le mutande furono completamente abbassate ed il culo della mia mamma apparve in tutto il suo splendore. O culo meraviglioso, o culo da favola. Credo che in tutto il mondo non ci sia nessun culo come quello di mia madre.
    Cominciai a baciarlo, a leccarlo, a mordicchiavo. Volevo compenetrarmi in quel culo. Le diedi un primo schiaffo a palmo aperto con la mano destra. Mia madre mugolava. Continuai con una certa violenza, ma senza strafare. Improvvisamente le ammollai una sculacciata con quanta forza avevo in corpo.
    - Hai - gridò la troia – ma che sei impazzito? Mi fai male – E così dicendo si rigirò supina.
    Altro spettacolo di sogno: mi apparve la sua meravigliosa fica. Le abbassai del tutto le mutandine e affondai la mia faccia tra le sue cosce. Aspirai quel suo odore animalesco di femmina che m’inebriò e cominciai a masturbare quella sua gran fica con la bocca e con la lingua. Mia madre mugolava e si contorceva da quella gran troia che è. Il mio cazzo s’era indurito ancora di più, se possibile.
    - Giorgino chiavami – mi disse – Chiava la tua bella mamma che ti aspetta. – E allargò ancor più le cosce.
    Allo spettacolo di quella gran troia, stesa supina sul letto, le cosce divaricate, la fica aperta che pareva pulsare, l’odore intenso di femmina, non potei resistere e, mettendo momentaneamente da parte il mio progetto, mi distesi sopra di lei, le sbottonai la camicetta, le tolsi il reggiseno liberando le sue belle tette ancora sode con quei suoi incredibili capezzoli che baciai avidamente, le tolsi la gonnellina e la liberai del tutto delle mutandine.
    La troiona ora era stesa davanti a me tutta nuda, con la sua gran fica nera, la fessura semi aperta, la linea rossa dell’interno: e si, è veramente una gran bella troia mia madre.
    Mi adagiai su di lei, la baciai sulla bocca e poi, senza mai toccarlo, introdussi il cazzo in quella gran fica che aspettava solo me.
    Che sensazione di piacere avevo mentre il cazzo scivolava lestamente dentro la sua fica, calda e umida dei suoi umori. - Troia, sei bellissima – le dissi.
    - Chiavami Giorgino mio, chiavami – Mi rispose.
    E cominciai a chiavarla abbandonandomi a peso morto su quel corpo nudo, morbido e caldo, mandando su e giù senza posa il mio stantuffo. Mentre la baciavo e la sbavavo sulla bocca, sulle tette, sulle spalle, la tenevo abbracciata ben stretta. E la troia gemeva sotto di me e si dimenava un poco per aumentare la mia eccitazione. Ogni tanto le davo un colpo molto forte che scuoteva tutto il suo bel corpo:
    - Ti sfondo troia – Le dicevo.
    - Sfondami Giorgino, sono tutta tua.
    La troia chiavava e gemeva, se ne venne più volte. Io cercai di resistere, poi non ce la feci più e la sborrai dentro liberando il flusso di calore a lungo represso.
    La troia gemeva ancora più forte.
    - Che bello, che bello – diceva – Chivami ancora Giorgino. –
    Ma io non avevo abbandonato il mio progetto. Tirai fuori il cazzo e le dissi:
    - Girati mamma che ti voglio chiavare da dietro –
    La troia, credendo che volevo infilarglielo nella fica come l’altra volta, si girò lentamente ubbidendo.
    Ancora una volta mi offerse quel gran cullo di troia.
    Le montai addosso e mi misi su di lei a cavalcioni a fermare le sue cosce, col cazzo appoggiato al culo. Presi la vasellina, che avevo lasciato sul comodino, e cominciai a spalmargliela intorno al buco e poi dentro
    - Cosa stai facendo Giorgino? –
    - Niente mamma è solo una pomata – E continuai.
    In un primo tempo non si rese conto, poi repentinamente si mosse e fece per scrollarsi di me.
    - Nel culo no, Giorgino, nel culo no. Ho detto che non voglio. –
    - Stai calma mamma. Hai il più bel culo del Mondo. Non possiamo farlo perdere –
    E così dicendo mi buttai a corpo morto sopra di lei puntando la coppola del mio cazzo nel buco del suo culo e spinsi con forza.
    Il lubrificante aveva fatto effetto e, sia pure con un po’ di sforzo, il mio cazzo entrò tutto dentro finchè le palle ne arrestarono la corsa.
    - Ahi, ahi - gridò debolmente e senza convinzione la mamma, segno che l’aveva ricevuto senza danno. – Che stai facedo pazzo? -
    - Ti sto inculando mamma – dissi – ti sto inculando, sei meravigliosa.
    La mamma non disse null’altro ed io cominciai a chiavarla stantufando il mio cazzo con foga. Con una mano avevo afferrato una tetta e con l’altra la tenevo ben stretta sopra il seno, la sbavavo e la mordevo sul collo e sulle spalle. - Troia godi – Le dicevo – Godi con il tuo Giorgino che t’incula.
    - Godo Giorgino mio, godo. Inculami , inculami. Ti voglio benne piccolo mio.
    La troia ansimava ed io la chiavavo, sempre più esaltato dalla bellissima sensazione di piacere che provavo allo sbattere delle mie palle su quel gran culo di troia ad ogni colpo di cazzo.
    - Chiava troiazza, chiava troiazza . Godi il mio cazzo che t’incula, mamma. -
    E la mamma gemeva sotto i miei colpi sempre più forti.
    Dopo un po’ me ne venni e la sborrai ancora.
    La troia alzò un poco la testa e disse:
    - Ancora Giorgino mio, inculami ancora, mi piace tanto, continua.
    E Giorgino suo continuò su quel gran culo chiavando la mamma zoccola.
    Dopo l’ennesimo orgasmo la mamma mi disse:
    - Ora riprendi d’avanti. Fammi contenta.
    - Ti faccio contenta mamma, girati.
    E la mamma si girò e nuovamente si offrì con quella gran fica in aria.
    Una bella annusata alla fica per estasiarmi del suo odore e quindi le infilai nuovamente il cazzo.
    La baciai ancora sulla bocca e dissi:
    - Troiazza ti chiavo fino a farti dire basta. Io non mi sazio mai del tuo meraviglioso corpo.
    La tenevo stretta mentre la sbavavo tutta e la chiavavo, ora velocemente, ora lentamente con gran colpi di cazzo che la scuotevano tutta.
    E La zoccola gemeva dal piacere e sbavava anche lei
    Continuai non so quanto ancora. Più la chiavavo e più volevo chiavarla. Non riuscivo a fermarmi.
    Ad un certo punto la mamma non ce la faceva più e mi disse:
    - Basta, basta, Giorgino mio, mi stai distruggendo.
    Affrettai i tempi per un altro orgasmo e venni un’altra volta dentro di lei.
    Restammo a lungo abbracciati l’uno all’altra. Poi la troia si ritrasse, si sollevò facendo leva con un braccio sul letto e, rimanendo sempre con le cosce aperte, disse :
    - Giorgino mi hai distrutta. Ho la fica che mi brucia come il fuoco. Ma che ti era preso?
    - Mamma anche a me fa male il cazzo. Sei una troia meravigliosa. Non mi sazierei mai di te.
    Pensai che ragazzo fortunato che sono: ho una mamma bona da impazzire, troia al massimo livello e che la da al suo bambino. Si può essere più fortunati di cosi?
     
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