La cavalcata di Lara, racconto erotico

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  1. gaetano12911
     
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    La cavalcata di Lara, racconto erotico


    Al termine della cena, Lara annunciò ai genitori ed al fratello: "Non so voi che cosa farete domani, ma di sicuro farò una bella cavalcata nei paraggi". "Uno di questi giorni - profetizzò il fratello, servendosi un altro goccio di schotch - ti romperai l'osso del collo!". I genitori, che tenevano in gran conto l'opinione del loro unico figlio maschio, annuirono. Lara, lasciando la tavola, con un con un movimento della testa rovesciò all'indietro la sua chioma corvina, sorrise in maniera sprezzante e proclamò: "Sì so fare, lo sai bene. E poi mi ha insegnato tu non ricordi? Sei stato un buon maestro, non te lo scordare, eh?". Lara salutò i suoi e si ritirò in camera, si preparò per la notte e si ammirò davanti allo specchio tutta nuda. Era una bella donna con un corpo perfetto, sodo, due grosse tette che era costretta a schiacciare con indumenti troppo stretti per il volere dei genitori, un culo tondo, due gambe da cavallerizza ben piantate e una fica depilata da far rizzare il grosso cazzo di uno dei tanti stalloni della scuderia. Al cavalcare poi, non la batteva nessuno. Sì, nel cavalcare, oltre i cavalli, anche i cazzi! In primis quello del fratello che l'aveva istruita al sesso, ficcandoglielo nel culo e salvaguardandole - bontà sua! - la virtù, per quella che poteva valere, ma lei sognava d'incontrare un uomo che ne valesse la pena, un uomo con le palle, che la sapesse prendere in ogni senso. Il giorno dopo si svegliò di buon'ora. La mattinata s'annunciava serena. Dopo la doccia, s'apprestò ad indossare la sua tenuta da amazzone, quella classica, elegantissima. Stivali e cappellino con la visiera neri, camicetta bianca di trine, pantaloni bianchi molto aderenti, guanti dello stesso colore e una giacca rossa stretta ai fianchi. Era uno schianto, avrebbe fatto alluppare Bob lo stalliere che sbavava per lei e per il quale nutriva un pensierino, visto che da molto non fotteva con nessuno. Afferrò il frustino, passò per il soggiorno e, prendendo al volo una fettina imburrata e un caffè nero, salutò di nuovo i suoi che, a vederla così affascinante, sorrisero soddisfatti e raggiunse le stalle. Bob era al suo solito posto di lavoro: stava strigliando un bel roano. Lara amava quell'ambiente, l'odore del letame, lo scalpiccio delle bestie, il loro sudore, i finimenti. Bob la guardò, come sempre, pieno di desiderio e, ad un suo cenno, le preparò un bel baio. Senza dire una parola, Lara, disinvoltamente, vi montò, agilmente guadagnò l'uscita, trascorse un paio di minuti per scaldare il cavallo e poi lo lanciò a tutta birra nel vento. Cavalcò per due ora buone e cominciò a pensare a Bob. Lo sfregare del sedere sulla sedia le stava provocando un piacerino non male, tanto che le sarebbe venuta voglia, se fosse stata una perversa, di farsi inforcare dal cavallo, di cui tante volte aveva visto il fallo in erezione. Lei si era preparata in un certo modo, perché aveva deciso di farsi fottere da Bob quella mattina. Raggiunse la stalla in men che non si dica. L'uomo era sempre lì al lavoro. Lei scese da cavallo, lo salutò e, mentre lui, copriva l'animale con una coperta, appoggiò un gamba su un'asta del recinto, rivolgendogli il culo e facendo finta di allacciarsi uno stivale. Non fu un mostrare le chiappe semplicemente: i pantaloni, volutamente, avevano un'apertura, da lei praticata in precedenza, che faceva vedere la fica. Bob, che era di poche parole, anche questa volta confermò questa sua qualità. Si slacciò i pantaloni e gli mostrò un cazzone bello grosso. Si sedette su una balla di fieno e le ordinò di succhiarglielo, cosa che la donna fece volentieri e con maestria, stringendogli i testicoli. Quando fece raggiungere l'uomo al punto giusto d'eccitazione, senza spogliarsi, s'allargò le natiche e gli palesò il buco rosato del culo e con questo gesto gli fece capire dove lo voleva. Gli s'accovacciò allora sulle gambe e se lo infilò dentro e, da quel momento, iniziò una stupenda cavalcata, accompagnata da gemiti, mugolli, gridolini. Sentiva il cazzo dell'uomo che s'ingrossava sempre di più nel suo retto e questo la fece venire più volte. "Fottimi e vieni, stalliere!" - gli ordinò con tono da comando. Bob aumentò il ritmo, tenendola per i fianchi, sospirò rumorosamente e defluì nelle sue viscere abbondantemente. Intorno i cavalli facevano il coro, nitrendo e soffiando sommessamente. Chissà se avessero potuto partecipare a quell'amplesso!
     
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