Esperienze Erotiche, racconto incesto

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  1. gaetano12911
     
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    Esperienze Erotiche, racconto incesto



    Durante le vacanze di Pasqua i miei avevano deciso di fare un viaggio di qualche giorno ed io pensavo già di stare a casa una settimana da solo con zia Susy… speravo di riuscire a convincerla a fare qualcosa di più… Purtroppo anche zia Susy aveva deciso di prendersi qualche giorno di vacanza e quindi io fui mandato a casa di un’altra mia zia, anziana, vedova, con una figlia – mia cugina – di una decina d’anni più vecchia di me. Già mi immaginavo una settimana noiosissima con questa vecchia zia non molto simpatica e una cugina troppo grande per darmi retta…
    L’unico elemento positivo era che mia cugina Silvia, pur non essendo particolarmente bella di viso, aveva un corpo fantastico: lunghe gambe, un bel culo ed un fantastico paio di tette…
    Come si può ben immaginare io mi facevo un sacco di seghe spiandola quando andava in bagno o quando si cambiava in camera sua, ma purtroppo non si riusciva a vedere molto; l’unica cosa che avevo visto bene è che portava il reggicalze, cosa peraltro abbastanza normale all’inizio degli anni 70. La mia eccitazione mi spingeva a cercare di vederle le cosce la sera, mentre si guardava la tv, ma un po’ il buio, un po’ la presenza della zia…. Insomma tante seghe, molto da immaginare, ma ben poco da vedere.
    Un pomeriggio la zia era uscita e io ero a casa da solo con Silvia, lei in cucina che stirava ed io in sala che leggiucchiavo annoiato riviste per donne. Dopo un po’ mi capitò in mano un catalogo di acquisti per corrispondenza e nello sfogliarlo mi accorsi che c’era anche una sezione dedicata alla biancheria intima: tette in trasparenza sotto reggiseni di pizzo, fighe pelose che si intravedevano sotto gli slip, reggicalze, guepiere… insomma per farla breve il cazzo mi si rizzò immediatamente e mi infilai una mano nella patta per massaggiarmi l’uccello; stavo già pensando di portarmi il catalogo in camera la sera per farmi un segone quando all’improvviso Silvia entrò in sala per prendere qualcosa e mi vide chiaramente con la mano nei calzoni. Rimase un po’ stupita, ma si riprese subito e – facendo finta di niente – mi si avvicinò chiedendomi:
    - Cosa stai leggendo?
    - No, niente… una cosa che ho trovato qui - risposi decisamente imbarazzato e tirando in fretta fuori la mano dai calzoni.
    - Dai, fammi vedere - continuò lei venendosi a sedere alla mia destra sul divano; io non ero nemmeno riuscito a cambiare pagina e ormai Silvia aveva preso la rivista e stava guardando la pagina che mi aveva eccitato di più: reggicalze e guepiere.
    Un po’ stupita mi chiese:
    - Ti piacciono queste foto?
    - Beh, insomma… abbastanza
    - Ma ti piacciono e basta o ti eccitano anche? – insistette maliziosa.
    - Beh, in effetti mi eccitano – ammisi imbarazzato e stupito.
    - Ma dai… non vorrai dirmi che vedere queste foto ti eccita? Non si vede praticamente nulla! Quando siamo al mare e io sono in costume è lo stesso… e non mi sembra che tu ti ecciti così al mare… - continuò, alludendo con lo sguardo all’evidente rigonfiamento nei miei calzoni.
    - Beh, no, non è la stessa cosa… non so perché, ma vedere le calze mi eccita moltissimo…
    - Davvero? Cioè, mi vuoi dire che se io ti faccio vedere un po’ le gambe con su le calze ti eccita, mentre se me le vedi al mare no?
    E nel dirlo, si fece lentamente scivolare un po’ la gonna verso l’alto arrivando a mostrare la fine delle calze… io le intravidi il reggicalze e il mio uccello, che già era duro, mi scoppiò nella patta. Inebetito, non riuscii a spiccicar parola e restai lì imbambolato.
    Silvia sembrò divertita dal mio imbarazzo e continuò ad alzarsi la gonna… ormai le vedevo anche le mutandine di seta nere…
    - Ti piace?
    - Sì… - balbettai e poi azzardai - posso accarezzarti le gambe? Mi piacerebbe molto toccarti le calze…
    Ecco l’avevo detto: “a questo punto uno schiaffone non me lo leva nessuno”, pensai tra me e me…
    - Se vuoi…
    Non credevo alle mie orecchie! Titubante allungai la mano destra verso la sua coscia sinistra e cominciai ad accarezzarla, dapprima sulla calza, poi un po’ più su…
    Lo squillo del telefono mi fece sobbalzare e ritrassi subito la mano. Silvia rispose, era una sua amica e cominciò a chiacchierare con lei come se io non ci fossi… e senza neppure guardarmi mi prese la mano e se la rimise prima sulla coscia e poi tra le cosce aprendo un po’ le gambe; io arrivai pian piano a sfiorarle la figa attraverso la seta degli slip… lei intanto muoveva lentamente e ritmicamente il bacino…
    Ero eccitatissimo... non ce la facevo più: cominciai a toccarmi il cazzo con la sinistra cercando di menarmelo dentro ai calzoni.
    Ma quasi subito Silvia mi scostò la mano e cominciò a strusciarmelo lei… mi infilò la mano nei calzoni e – senza slacciarli – arrivò faticosamente alla cappella bagnatissima… la accarezzò dolcemente… io mi slacciai la patta e l’uccello uscì dal bordo degli slip svettando duro e ritto… a questo punto Silvia chiuse la telefonata annunciandomi:
    - io adesso devo uscire… mi spiace non poter approfondire il “discorso”…
    - ma come – sbottai io – e adesso io come faccio?
    - Farai come sempre, no? Ti farai una sega… vorresti farmi credere che non ti sei mai fatto una sega? Ma a chi credi di darla a bere?
    - Beh si… ma vedi… io speravo…
    - Tu speravi eh? Va beh… tanto secondo me ti manca solo un attimo… se no poi va a finire che sporchi in giro…
    E così dicendo scivolò giù dal divano, si inginocchiò davanti a me tra le mie gambe e mi prese in bocca l’uccello! Non credevo a quello che vedevo e il mio cazzo non stava più nella pelle… dopo pochi secondi sentii che stavo per sborrare e glielo dissi, ma lei continuò a spompinarmi e io le riempii la bocca; lei si ingoiò tutta la mia sborrata e mi asciugò per bene il cazzo.
    Poi si alzò, si riassettò la gonna e lanciandomi uno sguardo ammiccante mi dice:
    - comunque non finisce di sicuro così… adesso rimettiti a posto che torna la zia.
    E così dicendo se ne andò in camera per prepararsi ad uscire… io restai senza parole, mi tirai su mutande e calzoni e cercai di dirle qualcosa, ma non feci in tempo ad avvicinarmi alla sua camera che lei ne esce e salutandomi mi disse:
    - mi raccomando, non spomparti troppo…

    Fino a sera io non riuscii più a fare nulla, continuavo a ripensare alle sue cosce, alla sua figa nera che avevo solo sfiorato, al pompino gigantesco che mi aveva fatto… avrei voluto vederle le tette… ma mi consolavo ripetendomi la sua frase “comunque non finisce di sicuro così…”
    La sera quando rientrò, Silvia fece finta di niente. Mentre eravamo in sala a guardare la tv, cercai come sempre di spiarle le gambe e le lanciavo continue occhiate, ma lei sembrava ignorarmi…
    Quella sera mi portai in camera il catalogo con le foto di biancheria intima e mi feci una sega gigantesca ripensando all’accaduto con l’unico rimpianto di non essere riuscito a vederle le tette.
    Il mattino dopo mi svegliai tardi, verso le dieci – dieci e mezza e quando mi presentai ancora in pigiama in cucina per la colazione, ci trovai Silvia che lavava i piatti. Ci salutammo come se niente fosse e io cominciai a mangiare.
    - Dove è la zia? – chiesi
    - È uscita e tornerà solo stasera – mi rispose.
    Silvia mi dava le spalle e io potevo guardarle il culo con tutta tranquillità, certo che lei non mi vedesse; quel giorno indossava un paio di calze fumè decisamente molto eccitanti… e il mio cazzo cominciava ad inalberarsi.
    A un certo punto mi chiese con un tono del tutto indifferente:
    - Ma dove è finito quel catalogo che stavi guardando ieri? Questa mattina, quando ho messo a posto in sala, non l’ho visto…
    E prima che io potessi inventarmi una scusa, aggiunse in modo molto malizioso:
    - non l’avrai portato in camera tua, vero? Per toccarti eh?
    - Beh… ecco… veramente… – balbettai qualcosa, mentre finivo rapidamente di mangiare.
    Lei nel frattempo continuava a lavare i piatti come se niente fosse. Io mi alzai per mettere la tazza nel lavello e nel farlo le sfiorai il culo con l’uccello che premeva contro la stoffa leggera del pigiama. Lei, invece di ritrarsi, si spinse contro il mio cazzo, mormorando:
    - Ma allora non sei mai a riposo tu… - e, asciugandosi le mani, si girò verso di me, mi allontanò con le braccia e mi disse imperiosa:
    - adesso però sei tu che mi devi leccare – e nel dire così si alzò la gonna fino all’inguine, allargando leggermente le cosce.
    Io indietreggiai stordito: era stupenda, lì davanti a me, con la gonna alzata, il reggicalze che spariva sotto le mutandine di pizzo nero… a questo punto Silvia si sfilò la gonna restando con la camicetta bianca che le faceva da mini, mi fece inginocchiare e, prendendomi la testa fra le mani, si spinse la mia bocca sulla sua figa. Io non sapevo bene cosa fare, le scostai un po’ l’orlo degli slip, lei aprì ancora di più le gambe appoggiandone una su una sedia e si allargò le labbra della figa mettendo in mostra un bel grilletto rosso e turgido… mi disse di cominciare a leccarle il grilletto piano, con la punta della lingua… poi di baciarlo, di succhiarlo ed infine di mordicchiarlo con le labbra… Silvia era evidentemente già molto eccitata perché sborrò in meno di tre minuti e mi inondò la bocca di umori ficali…
    A questo punto il mio cazzo urlava per uscire dai pantaloni del pigiama e io lo accontentai sedendomi su una sedia; me lo presi in mano e cominciai a menarmelo furiosamente. Silvia davanti a me si tolse la camicetta mettendo in mostra un gran bel paio di tette sorrette da un reggiseno a balconcino, di quelli che pur sostenendole, le lasciano fuori. Era la prima volte che le vedevo le tette: erano stupende, belle grandi, ma non enormi, con un’aureola larga e scura, i capezzoli semieretti che svettavano… cominciai prima a toccarle e poi le succhiai… i capezzoli diventavano sempre più duri mentre Silvia cominciava a sfiorarmi le palle… il mio cazzo era enorme e cominciava già a sgocciolare un po’ di sborra…
    Con mosse da gran troia si inginocchiò come aveva già fatto il giorno prima e prese in bocca l’uccello. Cominciò a questo punto un lentissimo pompino, su e giù per l’asta, soffermandosi di tanto in tanto sulla cappella che solleticava con la punta della lingue e mordicchiava con le labbra… e poi ancora tutto in bocca, con le mani che mi accarezzavano le palle e contemporaneamente mi menavano dolcemente il cazzo… non potevo resistere a lungo… Silvia se ne accorse e, togliendosi per un attimo il cazzo dalla bocca, mi sussurrò con voce da gran porca:
    - dai, sborrami in bocca… che poi mi devi scopare…
    Non me lo feci ripetere due volte e le inondai la bocca con tre o quattro schizzi.
    Non appena mi ebbe ripulito per bene l’uccello Silvia mi invitò ad andare in camera:
    - sul letto si sta molto più comodi – mi disse – e mi puoi scopare meglio…
    Così dicendo mi precedette in camera mentre io restavo ancora un attimo a prendere fiato seduto in cucina.
    Poco dopo la raggiunsi e la trovai sdraiata sul letto con indosso solo calze e reggicalze… mi fece cenno di sdraiarmi accanto a lei e si mise subito in posizione da 69… il mio cazzo aveva rapidamente ripreso vigore mentre Silvia mi appoggiava la figa bagnata sulla faccia. Il suo profumo mi inebriava ed io cominciai a leccarla ovunque: grilletto, labbra, fuori, dentro… volevo penetrarla con la lingua… nel frattempo Silvia continuava a lavorarmi il cazzo con la bocca dimostrando un’arte sopraffina: lenta, dolce, senza più accennare a farmi una sega… evidentemente voleva conservarmi per la sua figa; io mi ritrovai a leccarle il buco del culo e la sentii fremere di piacere mentre con una mano era arrivata ad accarezzarsi il grilletto sditalinandosi dolcemente.
    Pochi minuti dopo nessuno dei due era più disposto ad accontentarsi della lingua dell’altro e ci ritrovammo uno sull’altro con la sua mano che accompagnava sapientemente il mio uccello dentro il suo figone; pian piano cominciai a spingere ed entrai senza fatica. Mi ritrovai a fotterla dolcemente cercando contemporaneamente di toccarle le tette, ma in questo modo non riuscivo a penetrarla fino in fondo; a risolvere il problema ci pensò Silvia che allargò ancora di più le cosce alzandole ed appoggiandomele sulle spalle.
    Cazzo! In questo modo le entravo fino ai coglioni e il ritmo riprese decisamente più sostenuto. La stavo trapanando a fondo da qualche minuto quando Silvia volle cambiare ancora posizione e spingendomi fuori si mise a pecorina. Lo spettacolo che mi si offriva era fantastico: le sue chiappe incorniciate dal reggicalze, la figona nera, le labbra turgide ed umide… le ficcai il cazzo in figa in un istante e, prendendola per i fianchi, cominciai a sbatterla furiosamente.
    Silvia mi incitava:
    - si, dai… sbattimi il cazzo fino in fondo… fottimi… sono la tua puttana – ormai era completamente partita e le sue parole mi eccitavano ancora di più – dai… ancora… lasciami toccare le palle… - mi disse accarezzandomi… - dai che vengo… sborro…sborro… dai, sborra anche tu… - e finalmente la accontentai riversandole in figa litri di sborra mentre anche Silvia veniva ripetutamente.
    Mentre ci stavamo riposando per la gran chiavata fatta, Silvia mi chiese maliziosa:
    - Cosa farai adesso? continuerai a spiarmi quando sono in bagno per poi andare a farti una sega? O approfitterai di ogni assenza della zia per infilarti sotto le mie gonne?
    Il resto della settimana passò in un istante tra toccatine e rapidi pompini “rubati” sul divano e lunghe scopate quando la zia usciva…
     
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