Giochi proibiti

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    Quando ero giovane trascorsi il più bel periodo della mia vita, libero e spensierato, in campagna, a casa dello zio.
    Ricordo bene quegli anni felici passati insieme ai figli e alle figlie dei contadini.
    Dunque c’era Piero, il genio, la mente del gruppo. Gigi, magro e ossuto, sempre affamato di fica. Livio il mingherlino. Tony il più giovane; e qualcun altro.
    Poi c’erano le ragazze. Partecipavano raramente ai nostri giochi. Esse erano provocanti e smorfiose: c’era Natascia con il bel culetto sporgente a angolo acuto. Vanessa con i capelli lisci, lunghissimi e le belle mani. Tatiana con le tette appuntite. Marilena pettegola, curiosa e intrigante. Clara, romantica, con gli occhi grandi. Bianca, la selvatica, sempre ben sculacciata dalle grosse mani di suo padre…
    Piero, il compagno più esperto, guidava i nostri giochi. Lui, che aveva visto pisciare Susanna la figlia primogenita del padrone; lui che aveva palpato le tette a Nadia la secondogenita; e il culetto a MariaGrazia la terzogenita.
    Adesso sono diventato un uomo ma ricordo sempre con nostalgia e piacere quel periodo passato della mia vita. Se torno indietro con la memoria rivedo quelle scene, vissute allora, come se le avessi davanti agli occhi…

    ***

    Mi trovo a B*** per le vacanze. Sono ospite nella fattoria di zio Severin durante tutta la lunga estate del 1962.
    Ritrovo gli amici dell’anno scorso. Siamo un po’ cresciuti, ci è spuntato il pelo sul pube. Adesso non parliamo più di giochi ma solo ed esclusivamente di ragazze.
    Ci troviamo nell’ombra del pioppeto e ognuno racconta le sue avventure, vere o esagerate, con qualche ragazza locale.
    Gigi si allarga la cintura dei pantaloni e mi fa guardare da sopra. È bello vedere il cazzo là sotto, quel cilindretto rosa seminascosto fra pelo, oscurità e stoffa delle mutande.
    Piero quando parla gesticola con le braccia e ogni tanto tocca i pantaloni dei compagni. Dopo un po’, mentre parla di fiche, mi posa una mano davanti sui pantaloni e la tiene ben ferma in quel punto. Io sto per protestare, ma poi vedo gli altri amici che si sbottonano e tirano fuori il cazzo! Tutti mi incitano a fare altrettanto.
    Un po’ vergognoso, tiro fuori anche il mio cazzo che si riscalda sotto i raggi del sole. La prima volta mi sento stupido, là in piedi, col cazzo fuori. Ma presto mi abituo e da ora in avanti facciamo i nostri giochi sempre con il cazzo fuori, e in seguito senza brache né mutande.
    Sono le 2 del pomeriggio e noi ragazzi ci troviamo nel pioppeto come al solito a parlare di fiche.
    “Bisogna cercare i buchi di diametro giusto. Bocche di damigiane, tubi, fori di 2 cm. vanno bene. Bisogna infilare il cazzo finché è molle, altrimenti non entra…,” spiega Piero.
    “Io ho toccato la fica di una cavalla…,” interviene Livio.
    “La fica della pecora è uguale a quella della donna…,” spiega Gigi.
    “Ma come si fa a montare una donna?,” chiede Tony, il più piccolo della compagnia.
    Piero che è il più anziano, provvede a insegnargli:
    “Tu Livio vai a prendere una damigiana, quella piccola da 10 litri. Ecco vedi, immagina che questa damigiana sia una donna. Si sdraia per terra, così. Questa qui è la pancia, qui c’è la fica e ai lati ci sono le gambe aperte…”
    Piero prosegue abbassandosi i pantaloni:
    “Prima bagno la fica (il collo della damigiana) con un po’ d’acqua; sai, la fica è sempre umida. Poi infilo il cazzo, così… e incomincio a muovere il culo in su e in giù… così…”
    Piero sdraiato sopra alla damigiana sembra che stia montando una donna vera. Poi ansimando grida:
    “Qualcuno mi prenda in mano i coglioni. Mi piace sentirli prigionieri mentre faccio questa operazione…”
    Si avvicina Gigi da dietro e gli mette una mano sui coglioni.
    “Aaaah… Piano… Così va bene…”
    Piero si muove sopra alla damigiana tenendola stretta al suo corpo con le braccia. Tutti ridono.
    Dopo un po’ il ritmo aumenta. Il culo di Piero va su e giù sempre più in fretta… più veloce… poi si ferma per riprendere fiato. Riprende… e arriva la sborrata.

    ***

    Siamo seduti in cerchio, sull’erba, con il cazzo fuori dai pantaloni.
    “Hai mai limonato tua sorella?,” chiede Piero.
    “Cosa vuol dire?,” domanda Tony.
    “Vuol dire spremerla come un limone, cioè farle fare il sugo.”
    “E come si fa?”
    “Bisogna lisciarle la rosellina, carezzarla, palparla, leccarla…”
    “Cos’è la rosellina?”
    “È il buchino dove fa la pipì.”
    “Bah. Che schifo.”
    “Se tu la vedessi vorresti leccarla subito e leccheresti anche il buco della merda!”
    “Queste sono porcherie.”
    “Certo! E fanno drizzare il cazzo.”
    Interviene Livio: “Io una volta ho visto Rosanna mentre faceva i suoi bisogni.”
    “E cosa hai visto?”
    “Stava accucciata col culetto nudo e sporgente. I capelli erano neri, lisci e arrivavano fin sulla schiena. Quando ha finito ha tirato su le mutande e poi si è abbassata la gonna. Io mi sentivo svenire…”
    “Come dicevo,” riprende Piero, “prima di infilare il cazzo bisogna appoggiare la mano sulla fica per aprirla e…”
    A questo punto il cazzo di Gigi gorgoglia come una sorgente.

    ***

    Oggi pomeriggio arrivano nel pioppeto quattro figlie dei vicini.
    Dapprima stanno in disparte e ci guardano da lontano. Poi si avvicinano restando unite.
    Dopo molti convincimenti ci accordiamo a fare questo gioco: un ragazzo stando in piedi tira fuori il cazzo floscio. La ragazza lì vicino prende in mano il cazzo senza muoversi. Con le sue mani morbide deve solo tenerlo senza muoversi, altrimenti il cazzo si indurisce.
    Piero si abbassa i pantaloni e tira fuori il suo cazzo. Rosanna un po’ timorosa lo prende in mano. Restano così, in silenzio, senza muoversi.
    Dopo pochi minuti Rosanna ride e dice “Duro” mentre lo lascia andare. Un ragazzo da dietro colpisce con la bacchetta le natiche di Piero che ha perduto.
    Livio si abbassa i pantaloni e offre il cazzo a Nadia. Lei lo tiene e dopo pochi secondi dice: “Duro”. Il boia da dietro dà un colpo di bacchetta sul culo di Livio.
    Il ragazzo si ritira e prova un altro. Gigi ha adottato un vecchio trucco. Si è appena masturbato e ha il cazzo ancora bagnato. In queste condizioni resiste per un tempo più lungo.
    Gigi si sforza di non pensare. Chiude gli occhi per non eccitarsi guardando il suo cazzo fra la manina di Tatiana. Ma la mano della ragazza è così morbida…
    Dopo un po’ Tatiana dice ridendo: “Sta diventando duro…”
    “No, non ancora,” protesta Gigi.
    Swisss. Gli arriva una bacchettata sul culo.
    “Avanti un altro,” dice Piero.
    Tony si fa avanti. Ha il cazzo rosso e rugoso perché si è fatto due seghe e il suo cazzo è sfinito.
    Barbara lo prende in mano e rimane in quella posizione per quasi 5 minuti. Lui in piedi col cazzo fuori. Lei accanto con la mano destra che da sotto tiene il pisello.
    Lei ogni tanto ride. Il ragazzo straluna gli occhi e fa le smorfie. Intorno gli altri guardano e si raccontano cose sconce.
    Prima che lei parli il ragazzo lo tira via semiduro ed evita la bacchettata.
    “Non vale,” gridano tutti. “Non potrà più partecipare.”

    ***

    Piero è sdraiato senza pantaloni. Noi stiamo attorno in piedi. Tatiana vestita è seduta di lato e guarda e ride…
    Poi incomincia ad accarezzare il cazzo di Piero. Mette la sua manina sopra il cazzo, lo sfiora e si ritira. Piero ha un sussulto. Il cazzo si solleva un paio di volte, irrigidendosi ancora di più.
    Il gioco è questo: Tatiana deve far sborrare Piero solo accarezzando il suo cazzo. La mano della ragazza deve rimanere piatta, senza mai curvarsi né cingere il cazzo con le dita.
    Questo gioco è una tortura per i cazzi impazienti. A ogni tocco il cazzo sussulta, si contrae, e allora subito Tatiana lo abbandona.
    Un’altra carezza veloce e leggera. Il cazzo si alza con un sussulto.
    Ancora una carezza di Tatiana. Il cazzo si scappella da solo ed è diventato color rosso violaceo.
    Piero si agita e due ragazzi ai lati gli tengono le braccia per evitare che si tocchi.
    “Se ti tocchi commetti un peccato,” gli dicono ridendo.
    Tatiana ripassa la sua manina bianca sul mostro di Piero. È duro, rigido, gonfio di vene e si vede una lacrima uscire dalla punta.
    “Incomincia a venire.”
    “No è solo una goccia, non ha ancora eiaculato,” commentano i compagni.
    La manina scende soffice e leggera, birichina e maliziosa partendo dalla punta, sfiorando tutta l’asta e finendo sui coglioni. Il cazzo adesso è ubriaco di carezze, sussulta, si muove e finalmente si decide a fare una forte sborrata.

    ***

    Noi ragazzi ci togliamo pantaloni e mutante e ci sdraiamo a pancia i giù. Si vedono sederini nudi e sporgenti all’indietro.
    Da dietro passa Piero con la scatola delle pinzette. Sono di metallo e servono per reggere i giornali all’edicola. Hanno la molla rinforzata e attaccata al sedere sono molto dolorose.
    Piero attacca la pinza.
    “Ahi.”
    Poi passa velocemente a un altro sederino e ne attacca un’altra. Si sentono gridolini di dolore di varie tonalità man mano che prosegue. Quando è arrivato in fondo riparte dal primo.
    Una molla attaccata pizzica, 2 molle mordono, 3 sono un supplizio, 4 diventano insopportabili, 5 mordono la carne del culo.
    Da dietro si vedono culi rossi, pelle tirata e tutti si lamentano e si dimenano.

    ***

    Formiamo le coppie di ragazzi, uno di fronte all’altro, senza pantaloni. Al via afferriamo il cazzo del compagno e lo meniamo vigorosamente. Chi sborra prima perde e viene fatto sedere a culo nudo sulle ortiche.
    Quello che trattiene la sborra ha diritto di baciare il culo a Tatiana. Le femmine nel frattempo stanno a guardare distratte.
    Alcuni hanno scoperto che il tocco delicato fa venire prima. Il mio compagno mi palpa i coglioni per farmelo indurire di più.
    Altri mettono un dito nel culo del compagno.
    Ecco Livio che sborra e perde.

    ***

    Per il nuovo gioco le ragazze devono accarezzare i cazzi senza farli sborrare. Chi sborra perde. Per ogni ragazzo viene sorteggiata una ragazza.
    Gigi protesta: “Non è valido. A me è toccata Vanessa. Lei ha le mani morbidissime che sembrano fatte apposta per carezzare. I cazzi piangono subito fra le sue mani…”
    “Adesso te la tieni,” gridano gli altri. “Tira fuori il tuo cazzo e daglielo in mano. Se sborri per primo perdi.”
    Infatti dopo pochi secondi Gigi sborra e per penitenza deve stare seduto senza pantaloni sopra il letamaio.

    ***

    Mirella ha portato una bambola. È alta quasi mezzo metro e Tony si diverte ad alzarle la gonna e guardarla sotto.
    Piero ordina: “Dovrai inculare la bambola di Mirella.”
    “Non ci riesco. Ha il buco troppo piccolo.”
    “Prendi una lima. O allarghi il buco o ti limi il cazzo.”
    Tutti ridono e Mirella scappa via con la sua bambola.
    Nei pomeriggi lunghi e caldi stiamo seduti all’ombra a parlare di fiche. Piero spiega:
    “O tieni in mano il cazzo per guidarlo e la ragazza si apre la fica. Oppure (ed è molto meglio) la ragazza ti tiene in mano il cazzo per guidarlo e tu con due dita le apri delicatamente la fica.”
    Facciamo questi discorsi sdraiati sotto il pioppeto in un afoso pomeriggio di Agosto. Qualcuno ha i pantaloni aperti, qualcuno se lo tocca svogliatamente, qualcuno non ha né brache né mutande. Seghe ce ne siamo fatte molte e adesso i cazzi sono arrossati e mosci.
    Piero domanda: “Che cosa sareste disposti a fare per baciare il culo di Natascia?”
    Da tutte le parti arrivano le risposte.
    “Mi sdraierei nudo sulle ortiche.”
    “Mi schiafferei i coglioni.”
    “Mi farei strappare i peli del culo.”
    “Mi farei frustare.”
    “Berrei un bicchiere di piscio.”
    “Mangerei una merda.”
    “Mangerei una testa di aglio.”
    “Leccherei culetti femminili tutto il giorno. Anche sporchi e smerdati.”
    “Bene,” dice Piero, “vediamo se sopportate questo.”
    Egli ha portato una bottiglia di alcol e ne versa un po’ sul glande. Quando arriva il mio turno non sento niente, ma dopo un po’ grido:
    “Brucia! Ah! Brucia.”
    “Bene. Fa questo sacrificio per amore di Susanna, la figlia del padrone. Così… E adesso voltati che te lo verso un po’ sul culo!”
    Per farci passare il bruciore giochiamo a rincorrerci, senza mutande, nel pioppeto.

    ***

    Qualcuno ha portato una matita e dobbiamo infilarla a turno nel culo. Fuori dal culo bisogna succhiarla prima di infilarla a un altro.
    È un gioco stupido, allora cambiamo.
    Abbiamo trovato alcuni elastici per fermare capelli femminili e ci divertiamo a metterli attorno ai coglioni. Gigi mi prende in mano lo scroto, tira giù i coglioni e mi mette un elastico.
    “Ahi! Mi tira i peli!”
    “Fermo. Adesso ne arriva un altro… E un altro…”
    Il mio scroto ha la pelle tesa e lucida. Sembra una cipolla strozzata alla base dagli elastici e con i coglioni sporgenti che sembrano due palline dell’albero di natale.
    “Ecco fatto.”
    Tutti ridono e commentano. Adesso Gigi, uno alla volta, mi toglie gli elastici e così mi cava i peli attorcigliati attorno. Alla fine ho i coglioni rossi come pomodori. Per finire mi dà due colpi di elastico tirato sulle chiappe.
    Per il nuovo gioco ci infiliamo una pannocchia nel culo. Bisogna sceglierla tenera, immatura e non troppo grossa. Quando arriva il mio turno Piero mi apre le chiappe e appoggia la punta della pannocchia nell’ano.
    “Questa è troppo grossa, prendi quella piccola,” protesto.
    “Quella è buona per il buco del culo delle bambine. Apri le chiappe.”
    “Aaaah.”
    Piero mi allarga le chiappe con le mani mentre Tony mi spinge dentro la pannocchia.
    Alla fine stiamo tutti in piedi, nudi sotto il sole, con una pannocchia infilata nel culo. Poi, visto che il buco è ben allargato, togliamo le pannocchie e ci infiliamo steli di papaveri e margherite.
    Quando arrivano le ragazze offriamo lo spettacolo dei nostri culi fioriti. Le ragazze guardano distratte; poi vanno via.

    ***

    Chiara vuole imparare a suonare il piffero e Piero sarà il maestro.
    “Dunque, tu Gigi dagli il piffero.”
    Gigi si sbottona e tira fuori il cazzo dritto e duro.
    “Ma questo…,” protesta Chiara.
    “Questo è un piffero vero, non di plastica. Appoggia le labbra sul bocchino. Leggermente. Leggermente,” dice Piero spingendo Chiara dalla nuca contro il glande.
    “Butta in fuori le labbra. Leggera, ti raccomando. Adesso con le dita, con la punta delle dita impugna il piffero… Leggera. Sta molto leggera… La mano sinistra davanti e dietro quella destra. Piano. Leggera.”
    Chiara esegue le mosse impaurita dalla severità del maestro.
    “Bene così… Adesso muovi leggermente le dita sui tasti… avanti e indietro, lentamente, con leggerezza…”
    Gigi emette mugolii, gemiti, lamenti, gridolini su tutta la scala delle note alte.
    “Lentamente. Molto lenta e molto leggera… Piano sui tasti, solo con la punta delle dita, ti raccomando. Ferma con le labbra sul bocchino…”
    Uno spruzzo di sborra irrora la faccia di Chiara e i pantaloni di Piero lì vicino.
    “Ecco, hai soffiato troppo forte e il vapore si è condensato in acqua. È un piffero nuovo e adesso bisogna aspettare che si asciughi,”
    Chiara scappa via. Per un po’ le è passata la voglia di suonare.
    Questo pomeriggio giochiamo ai culi che schioccano. Per questo gioco, tutti in fila sdraiati per terra con pantaloni calati e chiappe nude. Piero schiaffeggia i culi facendoli schioccare. Le ragazze in piedi giudicano.
    Piero dà manate rigorose sui culi bianchi. Ciak. Ciak. Ciak.
    “Ah.”
    “Un punto perso a chi si lamenta.”
    Ciak. Ciak. Il culo di Gigi è diventato rosso come un pomodoro.
    “Basta. Basta.” Uno ha perduto.
    Altri schiaffi sui culi nudi. Le ragazze emettono risatine Piero schiaffeggia come un forsennato.
    I culi schioccano, si arrossano. Qualche ragazzo non riesce a trattenere le lacrime.
    Al vincitore, quello che ha sopportato in silenzio, tocca il privilegio di baciare il culo a Susanna.

    ***

    Oggi è un pomeriggio caldissimo e facciamo il gioco dei cazzi al sole. Tutti a gambe aperte con i cazzi fuori esposti ai raggi del sole.
    I cazzi alla luce solare hanno un aspetto nuovo. Il calore che li scalda è eccitante come una carezza. Guardo i cazzi dei miei compagni: cazzi dritti, storti, piegati, a forma di uncino; cazzi lunghi e magri o corti e grossi, scappellati o chiusi, scuri o bianchi…
    Il gioco della candela è abbastanza facile per chi lo sa fare. Bisogna spegnere una candela accesa con le natiche. I paurosi, quelli che avvicinano lentamente il culo alla fiamma, si scottano e soffrono di più. I più esperti si siedono di colpo sopra alla candela e così la fiamma si spegne.
    Oggi facciamo il sollevamento pesi con il cazzo. Piero attacca una sporta con dentro un mattone al cazzo di Tony. Il cazzo si piega e la sporta cade.
    “Per penitenza ti caveremo 5 peli sui coglioni, uno alla volta.”
    Il cazzo di Livio è più duro e sorregge la sporta.
    Anche il mio cazzo non cede; diventa rosso, inviperito; è quasi orizzontale ma non si piega.
    Allora Piero mi lega uno spago stretto alla base dello scroto, attorno ai coglioni. Poi lega l’altro capo dello spago al mattone. Io devo trascinare il mattone sull’erba tirandolo con i coglioni.
    Tiro piano, le palle sembrano voler scoppiare. Il mattone si muove. Tiro ancora, i coglioni mi fanno male, ma stringo i denti e resisto. Tiro e trascino il mattone con i coglioni stretti e doloranti. Alla fine ho vinto e Vanessa, per premio, me li accarezza un po’.
    Questo pomeriggio Piero mi pratica la masturbazione lenta, che è una tortura per i cazzi.
    Un colpo leggero su e giù. Poi resta fermo con la mano per tre secondi. Altro colpo morbido e poi immobile per tre secondi.
    Intanto racconta quello che ha visto stamattina:
    “Ho visto Susanna e Clara che si spalmavano la crema sulla fica. Erano accucciate sull’erba a gambe aperte. Avevano un barattolo di crema bianca e con le dita la prendevano e se la mettevano ai lati della fessura fino a quando…”
    Adesso sborro e il finale non mi interessa più.
    Per il gioco delle ortiche un ragazzo deve sedersi a culo nudo sopra alle ortiche.
    I ragazzi staccano cime di ortiche fresche e le mettono per terra fino a formare un cuscino. Poi un ragazzo viene spogliato e fatto sedere col culo nudo sulle ortiche. Gli altri ragazzi lo tengono fermo e premono su di lui perché aderisca bene. Intanto un ragazzo masturba velocemente quello seduto. In questa maniera il culo si agita e si strofina bene sulle ortiche. Durante l’eiaculazione non si sente dolore, e anzi il ragazzo seduto si muove e si contorce dal piacere. Poi, finita la sborrata, arriva di colpo un bruciore terribile e l’acqua non serve per scacciarlo.
    Quando è toccato a me mi si è riempito il sedere di bolle e ho sofferto bruciore per tutta la notte e anche per il giorno dopo!

    ***

    Tatiana seduta sull’erba tira fuori le tette e noi, da sotto, le mungiamo il latte. A turno ci inginocchiamo e succhiamo un capezzolo turgido.
    La ragazza non vuole lasciarsi toccare le tette con le mani, solo con la bocca noi maschi possiamo succhiare.
    Arriva Livio, si inginocchia e si attacca con la bocca al capezzolo. Tatiana ha le tette dure e appuntite e il ragazzo suda mentre succhia e succhia.
    Arriva Gigi e strabuzza gli occhi mentre succhia.
    Un altro maschietto si muove come se sentisse la scossa mentre succhia…
    Dopo mezz’ora di questo gioco, Tatiana non ha fatto latte, ma in compenso noi maschi ne abbiamo fatto molto dentro ai pantaloni.
    Gigi ha trovato un astuccio di rossetto perduto da qualche ragazza e ordina:
    “Curvatevi in avanti e ve lo infilo in culo.”
    A turno ci curviamo senza mutande. Prima ci fa leccare l’astuccio e poi ce lo infila in culo mentre ridiamo e parliamo di cose oscene.
    Ci sono tante cose da scoprire in amore. Oggi per esempio abbiamo scoperto che, toccandoci un capezzolo mentre ci masturbiamo, proviamo più piacere. Io ho trovato che ho più sensibile il capezzolo sinistro. Livio il destro.
    Poi ho scoperto che masturbando il cazzo con una mano e strofinando il palmo bagnato dell’altra mano sulla punta del cazzo, si ritarda l’eiaculazione e si prova maggior piacere.
    Piero mi ha insegnato che masturbandomi con il dito infilato nel culo aumento il piacere. Oppure masturbandomi mentre con l’altra mano mi strizzo i coglioni.
    A questo mondo tutte le cose belle o brutte finiscono.
    Le prime foglie secche cadono nel pioppeto e formano uno strato sulla terra. Anche le vacanze sono finite.
    Al momento di partire l’automobile “Topolino” di mio zio non va in moto e sono costretto a raggiungere a piedi il paese lontano 5 Km dove prenderò il treno che mi porterà a casa.
    Piero mi accompagna lungo il sentiero attraverso i campi. Durante tutto il tempo parliamo di fiche, tenendoci per… il cazzo. Sì perché camminiamo affiancati; io tengo il suo cazzo in mano e lui tiene il mio.
    Dopo un po’ di tempo, con le sottili vibrazioni dei movimenti, il mio cazzo sborra mentre cammino. È una sensazione indescrivibile.
    Con quella sborrata se ne andò anche la mia gioventù, poiché quell’inverno mio zio rimase paralizzato, mia zia vendette la fattoria a una impresa di costruzioni e da allora non sono più andato in vacanza.
    Diventai garzone di bottega e incominciai il tortuoso percorso della vita…
     
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