Le due colleghe

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    Alla riunione per pianificare le ultime attività prima dell’apertura al pubblico del nuovo gigantesco Centro Commerciale c’erano proprio tutti e il dott. Claudio Capozzi la stava coordinando con la consueta autorevolezza. Nella grande e luminosa Sala il dott. Capozzi, aprendo l’incontro aveva distribuito elogi un po’ a tutti per il lavoro finora svolto, ma nell’encomiare e ringraziare l’architetta Rafaela aveva davvero esagerato. Lei, seduta in fondo al tavolo, un po’ ci scherzava sopra e un po’ fingeva imbarazzo, ma era evidente che quei complimenti fatti da quell’uomo speciale la facevano sciogliere dentro. Alla fine tutti capirono che tra i due c’era una intesa profonda, un feeling straordinario.
    A riunione finita Rafaela avrebbe voluto stare un po’ sola con lui, riaccendere quel legame di complicità spesso condito da provocazioni erotiche poi attenuatosi nelle ultime settimane a causa dell’ arrivo della nuova segretaria di lui. Purtroppo lei aveva altri impegni e non aveva potuto nemmeno accettare l’invito a pranzo del dott. Capozzi, che comunque le preannunciò che si sarebbe fatto vivo subito dopo pranzo.
    Nel primo pomeriggio il cellulare di Rafaela trillò, un sms. Guardò chi lo mandava, un sorriso sfiorò le sue labbra e gli occhi le luccicarono divertiti:
    “Stasera sarò il tuo cuoco personale, dall’antipasto alla frutta solo dolci, tutti fatti con le mie preziose manine. Ho bisogno di un giudice “severo e goloso” per valutare le mie creazioni. Ti aspetto alle 20.30…….. a casa mia. Claudio”.
    Fissò per alcuni istanti lo schermo, poi, eccitata, la sua mano sembrò viaggiare da sola sui tasti, il tasto invio le confermò l’avvenuta consegna.
    Una sola, semplice risposta: “Sarò esigente.”
    Un incontrollato brivido di piacere le sfiorò la pelle della schiena, solo sei ore e l’avrebbe rivisto.
    Mentre ricavava sottilissime ostie di buccia da un limone di Ischia per la Catalana, il dottor Claudio Capozzi rimuginava tra se e se: ma quanto sono masochista a sbavare dietro a Rafaela che dopo tanti mesi ancora non me l'ha data e io scemo che per lei rinuncio ad un seratina sicura con la mia segretaria Mariella, ristorante argentino tuttacarne poi gran scopata - magari anche la seconda al risveglio - con le nostre deliziose, piccole ed innocenti 'porcherie' e il suo corpo da sballo, carne, passione, sofferenza e un pizzico di perversione.
    Ma la vocina malevola dentro di lui continuava a ripetere incessante:
    'Lo vuoi capire scemo che quella non te la da, gioca con te perchè vede che tremi se solo ti sfiora. Tu, dopo averci provato senza convinzione la prima sera che siete usciti, dopo che lei ti ha mandato in bianco, lei doveva tornare ad essere solo un fornitore di arredamenti, una con cui si lavora e basta!'.
    Le sue riflessioni furono bruscamente interrotte dal trillo del citofono, aprì e dopo poco si affacciò sul pianerottolo nel momento in cui Rafaela usciva guizzando dall’ ascensore. Bella come una diva degli anni 30, le apparve con le guancia ben colorite e un ghigno furbetto mentre il controluce sulla camicia di seta restituiva la vetta dei sui suoi capezzoli e i pantaloni attillatissimi sottolineavano i suoi glutei generosi, le cosce tornite, lasciando intuire persino le labbra di Venere.
    Abbagliato dal richiamo del corpo di lei, Claudio si rese conto in ritardo di indossare il grembiule da cucina ancora sporco di panna che lo faceva sembrare quel ridicolo single di un vecchio e famoso spot/tormentone. In un attimo se lo sfilò, abbracciò per un bacio di saluto Rafaela che rispose con particolare calore proponendogli un inedito contatto con i suoi capezzoli e con il suo pube.
    Claudio mollò la presa, la fece entrare e appena chiuso il portone la scena continuò fino ad un provocatorio contatto di labbra, con la mano di Claudio che si spingeva ad accarezzare i suoi fianchi fino a lambirne le irresistibili natiche. Impacciato e confuso si sottrasse alla situazione per andare a scegliere una musica di sottofondo mentre Rafaela si riguardava gli arredi ordinari del mini appartamento da residence, confortevole ma un po’ anonimo dove Claudio viveva da quando stava in città.
    Mentre sceglieva tra una IP radio ‘lounge’ ed una di chitarra andalusa, si senti chiamare dalla cucina dove lei, curiosando nel frigo per scoprire il menù, aveva scovato dei semilavorati (creme, panna, muosse) e li stava assaggiando con particolare piacere. Di spalle, con un cenno dell’indice, invitò Claudio ad avvicinarsi e quando fu li se lo appiccicò dietro di se e lodando una crema che giudicava speciale lo costrinse a leccare dalle sue dita impertinenti, finite poi inevitabilmente a frugare nella bocca di lui.
    Claudio nel frattempo si gustava senza più remore il mitico culo di lei così provocante, sodo sia sotto le sue mani, sia sfregato dal suo membro, purtroppo solo attraverso i vestiti. La progressione della passione fu un gioco che durò a lungo, condotto esclusivamente da lei ed anche il loro primo bacio profondo si era trasformato da sentimento ad eros. Il sangue dalla testa stordita del dott. Capozzi scese violento fino ad avviare una erezione resa ancora più urgente dalla sua mano finita sul delta di venere e poi sotto la scollatura. Aperti due bottoni, si spalancò un varco fino ad un capezzolo che accarezzato, baciato e morso fece vibrare e sospirare più volte Rafaela.
    Ma ora volevano continuare a giocare con la mousse leccandosela a vicenda e per farlo si aiutarono nello sfilarsi polo e camicia, pregustando una progressione ancor più sconvolgente.
    Inaspettatamente Rafaela si bloccò, cambio espressione e fuggì sul divano dove cupa si racchiuse il viso tra le mani. Claudio sorpreso e preoccupato le si avvicino piano e osservò il volto di lei cambiare di nuovo da disperato a freddo e determinato. Lo chiamò a se rimanendo seduta mentre lo faceva avvicinare lasciandolo in piedi e cominciò quindi con fredda determinazione ad aprire la zip dei pantaloni, liberare il suo membro parzialmente eretto dagli slip, per iniziarlo ad accarezzare con metodo.
    Nonostante la freddezza ostentata da lei bastarono poche carezze e la sua lingua sulla punta del cazzo per arrivare alla sua migliore erezione che consenti di avviare una costante ed alternata azione della bocca di lei sulla prima metà della sua verga.
    Mentre tutto questo accadeva Claudio ebbe un lampo: Rafaela è dilaniata dai sensi di colpa pensando al suo ex fidanzato appena lasciato ma a cui evidentemente era ancora affezionata.
    Rafaela intanto continuava nel pompare con crescente intensità il cazzo anche se aveva perso il ghigno distaccato e freddo cominciando ad ansimare, attivandosi anche con le mani, dapprima per penetrare con le unghie i suoi glutei, poi per dare impulso ed efficacia alla stessa azione della sua bocca.
    Claudio si senti autorizzato ad appoggiare le sue mani sulla sua nuca quasi a volerne scandire il tempo dell’azione del pompino, ma in realtà per imprimere un po’ di sadismo a quel gioco, costringendola ad ingoiare più carne di quanto avrebbe voluto. Fu una escalation furiosa con lei che ansimava, si dibatteva e andava giù dura con le mani, lui che sentiva il piacere arrivare e non accettava più ulteriori rinvii, aspettando con ansia di finalizzare il frutto del loro delirio.
    Claudio si lasciò andare al piacere e lei raccolse quanto più sperma poteva sulla sua lingua, poi si alzò in piedi e lo bacio con violenza scambiando con lui ogni sapore: sperma, crema, i suoi umori, e quelli di lui, avviando immediatamente un nuovo match del loro aspro scontro erotico.
    Claudio, non potendo certo ritrovare una erezione così in fretta, decise di avventurarsi con le mani prima sui suoi capezzoli, poi lasciato quel campo libero alle labbra, scese facendosi largo nei suoi calzoni e nel suo perizoma. Scopri che non si radeva il pube, almeno non totalmente, scivolò con due dita all’interno del suo sesso lo scoprì bagnato oltre misura, in attesa solo di essere penetrato e di godere. Si avviò subito in movimento alternato delle dita, intenso e progressivo che interessava il monte di venere, il clitoride e poi fin dentro per quanto poteva. Rafaela stordita passò dai sospiri ai gemiti e poi ad urlare monosillabi inconsulte sino a quando strinse le gambe imprigionando le sue dita, si bloccò rigida, attraversata per tutto il corpo da fremiti incontrollati di piacere.
    Ancora pochi secondi e sarebbero crollati disfatti, lei sopra il divano, a terra lui, chi con gli arti scomposti che raggiungevano il tappeto, chi con la testa snodata per cercare ancora le labbra, in una posa più da Guernica di Picasso che da stucchevole film hollywoodiano anni ’30.
    Appena Claudio ritornò in se molte domande cominciarono a frullargli confuse in testa: cosa era accaduto? Era un inizio intenso o la fine perversa della loro storia? Come aveva vissuto Rafaela il suo dramma, quelle emozioni, quella passione? Avrebbe voluto avere risposte da lei. Si girò per guardarla meglio, bellissima col viso finalmente rilassato e – forse – un sorriso accennato. Claudio si accorse di tenere in mano la sua mano, sentì alcune note di chitarra andalusa suonate dalla radio, chiuse gli occhi e cerco nel sogno le risposte che voleva.
    Claudio addormentato, la testa appoggiata contro il suo addome, lei lo osservò, i capelli scomposti gli ricadevano sulla fronte donandogli un’aria sbarazzina, i pantaloni gettati di lato, il corpo nudo,raggruppato, le ricordò una statua romana, parzialmente seduto con una mano sulla coscia, i muscoli rilassati nel sonno.
    Sentiva il suo respiro profondo, stava dormendo realmente, eppure la stretta sulla sua mano non era venuta meno.
    Lasciò che continuasse a tenerle la mano, la posizione non era comoda per lei, ma il gesto tenero e gradevole, si allungò sul divano rivestito di cretonne chiaro alla ricerca di un po’ di fresco per il corpo surriscaldato. Chiuse gli occhi per rilassarsi e rivisse velocemente tutta la sequenza di scambi erotici che erano accaduti, era successo tutto così in fretta che solo ora sembrava rendersi conto di particolari che prima non aveva percepito, la pelle morbida delle sue mani sui seni, il respiro caldo sul collo, il sapore del suo sesso sulle labbra, sulla lingua.
    Il suo sperma aveva un sapore leggermente acido, si sfiorò le labbra per riassaporarlo, così miscelato alla loro saliva…..si sentiva addosso il suo odore intimo, le ricordava il muschio riscaldato dal sole.
    Si accarezzò la pelle lentamente, dal collo sino all’inguine, sentiva la carne intorno alla vulva dolorante dove lui l’aveva penetrata con le dita, la pelle scottava ancora e tutto il suo corpo era ricoperto da un leggero sudore.
    Quello che aveva sentito di lui era vero, ben dotato sessualmente, fremente e pulsante nel massimo dell’eccitazione; aveva mani abili ed esperte,era innegabilmente allenato. Ma questo lo sapeva già, nulla di nuovo sotto il sole, aveva fama di esserlo,le sue donne chiacchieravano e se ne vantavano.
    L’aveva trovato eccitante, forse solo un po’ brusco ed affrettato in alcuni passaggi, ma innegabilmente tecnico, come una macchina rodata.
    Si chiese se aveva fatto bene a lasciarsi trascinare in quella storia di sesso vero, il ”gioco virtuale”” che avevano svolto sino per lungo tempo, fatto di parole sottintese, di situazioni condivise, di desiderio reciproco trattenuto, era finito. Era stato divertente stuzzicarsi a vicenda durante le cene di lavoro o mentre si discuteva di budget e di costi.
    Come due spadaccini esperti avevano duellato tra un sopralluogo in cantiere ed una riunione di lavoro controllandosi a vicenda, scoprendo i rispettivi punti deboli, così era stato più facile lasciare il segno sull’altro e penetrare nelle rispettive difese fisiche e psicologiche.
    L’obiettivo era stato di farsi un po’ male a vicenda, rendendosi un po’ gelosi quanto bastava perché il desiderio di vedersi, di parlarsi fosse sempre vivo e rovente. Scambi di fioretto elegante per stuzzicarsi ed eccitarsi a distanza.
    Claudio si mosse borbottando qualcosa di incomprensibile, il suo corpo crollò lentamente sul tappeto lasciandole improvvisamente la mano.
    Stranamente ebbe un pensiero fugace di dispiacere quando lui la lasciò andare.
    Lo guardò raggomitolarsi di lato per trovare una posizione più comoda.
    Tornò nel soggiorno, osservò il dott. Claudio Capozzi con aria seria, valutandolo, soppesandolo, doveva andarsene e lasciarlo dormire? Oppure no?
    Potevano divertirsi ancora un po’?
    Quanto tempo era passato? Guardò il grande orologio a muro di Salvator Dalì, un’ora, solo un’ora.
    Sarebbe riuscito a partecipare nuovamente con la stessa energia?
    Si distese accanto a lui, gli sfiorò la pelle con la punta delle dita, delicatamente, dall’avanbraccio alla spalla, scendendo sul petto e fermandosi sui capezzoli dei pettorali un po’ sporgenti, erano come piccoli seni femminili, si sentì un po’ saffica mentre incominciava a leccarglieli.
    Con la punta della lingua sfiorò il più facile da raggiungere, dall’aureola tutto intorno al capezzolo, lo percepì indurirsi e crescere tra le labbra,lo succhiò dolcemente, con una mano lui la prese per la vita e la strinse a sé con un mugolio di piacere.
    Aprì gli occhi osservandola mentre continuava a stuzzicarlo, ruotando sulla schiena la trascinò sopra di sé con un sorriso mentre Rafaela lo mordicchiava, sapeva che il leggero dolore si trasformava immediatamente in piacere, sentì i brividi che gli percorrevano il corpo.
    Baciandogli il torace salì lungo il collo, raggiunse la sua bocca già semiaperta, pronta per lei, si morsero le labbra, le lingue si fusero, ricercandosi, aggrovigliandosi. Si baciarono con studiata metodicità, poi Rafaela si staccò dalle sue labbra umide e bagnate, lui cercò di riavvicinarla a sé ma lei lo bloccò, una mano sulla bocca, lui gliela leccò ridendo.
    “ Aspetta….- gli disse sorridendogli - …….hai ancora voglia di giocare?”
    “Non aspetto altro.” Le rispose mentre cercava di raggiungere con le mani il suo sedere.
    “Fermo. – lo bloccò prendendogli i polsi e allargandogli le braccia per allontanarlo dal suo corpo, lui fece un po’ di resistenza, ma poi la lasciò fare. Gli occhi brillanti, si stava divertendo – Possiamo fare un gioco,ma devi stare alle mie regole. Te la senti? “
    “Fammi quello che vuoi.”
    “Bene…..- lo premiò baciandolo profondamente, quando lo sentì prendere fiato si staccò da lui- …..devi promettermi che non mi toccherai, qualunque cosa succeda. - lui fece una smorfia e tentò di ribattere – Prometti?” lo sollecitò strusciandosi su di lui.
    “OK.”
    Recuperò dal divano la sua cravatta, abbandonata chissà quando, si mise cavalcioni sul suo petto, chinandosi gli regalò la visione dei suoi seni prima di coprirgli gli occhi, strinse la cravatta di seta mettendogli il nodo di lato in modo che non gli facesse male alla nuca.
    Istintivamente Claudio cercò di toccarsi il viso, ma lei intrecciando le mani con le sue lo obbligò a distenderle come se fosse crocifisso. Quando lo sentì fermo nella posizione che voleva, sfilandosi dalla stretta delle sue mani gli scorse con le unghie le braccia all’indietro lasciandogli dei segni rossi sulla pelle chiara,leggeri ma incisivi i segni gli avrebbero procurato un leggero bruciore, lo sentì irrigidirsi, un po’ preoccupato,un po’ eccitato.
    Non vedendo nulla, aveva tutti gli altri sensi all’erta.
    “Rilassati Claudio…..- la voce bassa, Rafaela sottovoce lo ripetè, mentre con la lingua gli leccò l’incavo del collo sentendo pulsare veloce la giugulare - …rilassati…. Senti solo ogni centimetro della tua pelle, immagina, desidera, sogna Claudio.”
    Si staccò da lui, riprese a baciarlo, alternando le labbra alla lingua scendendo lentamente lungo il busto, arrivò all’ombelico e umettandolo con la lingua lo accarezzò, vide il suo respiro accelerare mentre con le unghie seguiva il disegno dei suoi muscoli addominali, si stava eccitando, con i denti gli tirò i peli del pube e il suo pene reagì immediatamente, lo osservò mentre si arrossava e si ingrossava alzandosi leggermente. Sorrise soddisfatta, lo baciò vicino al sesso ma senza toccarlo, lo sfiorò soltanto delicatamente con le labbra, Claudio, le braccia larghe, stringeva con forza il pelo lungo del tappeto su cui erano coricati, nello sforzo di non muoversi dalla posizione in cui l’aveva messo Rafaela, la schiena leggermente curvata verso l’alto seguiva le mani di Rafaela che percorrevano il suo corpo. Ad un certo punto lei usò i capezzoli turgidi dei suoi seni per accarezzargli il corpo al posto delle mani e della lingua.
    Scese verso l’inguine e le gambe, sino ai piedi, riprese ad accarezzarlo con la punta delle dita, delicatamente si insinuò tra le sue gambe strusciando il corpo fra le cosce facendogliele allargare, piano rotolò tra le sue gambe e lui le strinse leggermente per sentire le curve del suo corpo, ma lasciandola salire. Il suo pene era completamente eretto, come un’asta di bandiera. Quando lei gli leccò i testicoli lui non riuscì a trattenersi e prese ad ansimare, i muscoli delle cosce fremettero mentre gli toccava la pelle delicata e scura.
    Per un momento Rafaela si fermò temendo che Claudio non riuscisse a trattenere l’erezione, ma lo vide mordersi le labbra per resistere,con le mani ricominciò allora ad accarezzarlo sui fianchi mentre si poneva in ginocchio sopra il bacino di lui.
    Scese verso il suo sesso eretto, turgido e rosso scuro, sfiorò la testa del pene con le piccole labbra con un movimento alternato, avanti ed indietro come se fosse stata una bocca, lui alzò il bacino cercandola, per poterla penetrare e grugnì quasi con rabbia quando lei si alzò quel tanto che bastava per non farglielo fare.
    Quando lui si riabbassò riprese ad accarezzarlo facendogli sentire la vagina calda e umida, anche lei ormai era eccitata al punto giusto.
    Quando il liquido caldo scese sul pene lui gridò il suo nome ed esplose,senza più trattenersi, mentre lo sperma fuoriusciva come una piccola fontanella lei si distese su di lui baciandolo.
    Con voce roca gli sussurrò “ Abbracciami” e solo allora lui potè toccarla e stringerla con forza tenendola premuta contro di sé, mentre la parte inferiore del suo corpo fremeva per gli ultimi spasimi di eccitazione.
     
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