Sei proprio come un bambino

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    Entro in casa. Lei è sul divano, davanti la tv. Una gamba a cavalcioni del bracciolo, il piede che ciondola mollemente, l’altro poggiato sul tavolino, pieno di avanzi di cibo, bicchieri e tazzine da caffè sporchi, posacenere zeppo di cicche. Nell’aria ristagna un intenso odore di marijuana. La vestaglia è spalancata sul suo corpo nudo, ancora abbronzato. Nella mano sinistra regge una lattina di birra chiara, la destra l’ha fra le cosce, ad accarezzarsi l’abbondante flora che le ricopre il monte di Venere e le labbra umide della fica. Sta rivedendo Troy, forse per la centesima volta. Sempre la stessa scena, lo stesso fotogramma: Brad Pitt che si alza dalla branda, completamente nudo, il culo scolpito in primo piano.
    “Quanto cazzo è bono - commenta sfregandosi il clitoride - quanto me lo chiaverei”. E butta giù un sorso. Prende il telecomando, schiaccia il tasto del rewind. Stop. Play. “Mmmmm”.
    Mi siedo sulla poltrona. Agito giusto per scrupolo qualche lattina vuota sul tavolino. Poi dal posacenere recupero un mezzo spinello e la scatola di svedesi. Accendo e do qualche rapido tiro, scottandomi le labbra. La cucina è uno schifo, osservo desolato. Ci vorrà una buona ora solo per lavare piatti e bicchieri, sempre che il lavello non si sia ancora una volta otturato. Rewind. Stop. Play. “Oddio, oddio, oddio... eccolo che si alza... Aaaah”. Adesso si sta proprio masturbando, con la testa reclinata sulla spalliera, indice e medio sinistri nella passera, l’anulare nel buco posteriore, la mano destra che sfrega veloce il clitoride. Mi alzo visibilmente seccato, vado al cesso. Mi spoglio, sfuggendo di proposito la mia immagine nello specchio. M’infilo sotto la doccia. Quando esco, nudo ma asciutto, lei è ancora alla stessa scena. “Vieni qui”, mi dice con voce roca, “dammi una leccata, che sputo fiamme”. M’inginocchio fra le sue cosce e mentre continua a sgrillettarsi e pomparsi la fica le lecco l’umore che prende a colarle abbondante dalle dita e dalle labbra aperte. Gode dopo qualche minuto, urlando senza ritegno. "Oooooh ssssììì, aaaaaaaahhh". Continuo a lappare, agevolato dall’assenza delle mani, che adesso mi stringono forte i capelli, fin quando la stretta delle sue cosce attorno al collo non mi tronca il respiro lasciandomi cianotico. Rimane per un po’ ansimante e sfatta sul divano. Poi, rasserenata, mi chiede se mi va di preparare un caffè. È una parola, mi dico alzandomi. Recupero la moka e un paio di tazzine in quel casino, le sciacquo, carico la macchinetta e la metto sul fornello. Intanto che esce il caffè libero una vasca dell’acquaio, la riempio di acqua saponata e metto a mollo una parte delle stoviglie sporche. Quando il caffè esce, lo verso nelle tazze e lo porto alla signora. Lei si tira su, prende la tazzina, sorseggia soddisfatta. “Ah, bello carico come piace a me”. Sullo schermo è rimasto il fermo immagine del culo di Pitt. Lo contempla estasiata, ma con occhio da critica d’arte, stavolta. “Che splendore, eh?”, fa come aspettandosi un’approvazione. “Eggià”, dico un po’ svogliato. “Che fai il geloso? Non sarai mica così ridicolo?” “Ma che dici - faccio schernendomi - sarà adesso che sono invidioso di un culo”. “Ho capito. Dai, monta”, dice e s’inginocchia sul divano, tirandosi sulla groppa la vestaglia e tenendosi alla spalliera del divano. “Sei proprio come un bambino”. Ha il culo bello grosso, tondo e rigato da qualche smagliatura, come graffi tremolanti sulla pelle. Grumi di cellulite soda impreziosiscono il tutto. Abbranco con ambo le mani i due grossi emisferi gemellari. Li separo, scoprendo la striscia di pelo scuro e morbido che percorre il solco umido, unendo buco del culo e fica, come un sentiero franchigio. M’inebrio di quell’afrore selvatico, come di bosco o di muschio. Faccio pascolare la lingua lì in mezzo, indugiando minuziosamente sul buco di dietro, ammorbidendone con abbondante saliva l’anello di carne, fin quando non la sento gemere e mi viene duro. “Sei proprio come un bambino”, ripete guardandomi da dietro la spalla e sculettando come una cagnolina in festa. Mi tiro su, mi metto in posizione e m’insolco nel budello con un sol colpo. “Come un bambino”, grugnisce e asseconda ogni colpo con oscena voluttà. Quando l’anello di carne mi si stringe alla base del sesso, non permettendomi più di muovere, le schizzo dentro tutta la voglia compressa e mi accascio, esanime, sulla sua schiena.
     
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