Fammi godere

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    Serata magica. Serata romana. Mi sento felice. Sono in un bellissimo appartamento, piano attico, in compagnia di tanta gente simpatica. L’atmosfera è frivola e superficiale, non si parla di cose imbarazzanti o tristi. L’aria è frizzante non solo perché è una splendida notte di maggio ma anche per le molte bollicine contenute nei due flaute di champagne che ho bevuto. La luna e le stelle ci hanno fatto l’onore di brillare più del solito e il cielo senza nuvole spiana la visibilità in lontananza. Mi sento leggera. Come mai sono stata. Mi sembra che tutte le sensazioni siano moltiplicate all’infinito. Il profumo dei fiori mi sembra più intenso e le stelle più brillanti, mi sento in pace con tutto e con tutti e soprattutto mi sento bella, sexy e vogliosa.
    Ho voglia di tutto, di vita, di sguardi, di sorrisi, di chiacchiere. Vorrei che questa notte durasse in eterno. Mi sento come una spugna, assorbo tutto: odori, sensazioni, profumi, risate, sapori, e li tengo tutti stretti in me e ne rimango invasa, quasi stordita, mi inebriano fino a farmi sentire ubriaca…
    Sono allegra e sicura di me stessa e questo deve esser arrivato fino agli altri perché ricevo più di un’occhiata maliziosa da parte degli uomini. In particolare uno, ha attirato la mia attenzione. Non abbiamo ancora avuto modo di parlare, per il momento il nostro è un gioco di sguardi, quando rido ad una battuta sento i suoi occhi su di me ed io a mia volta cerco il suo viso in mezzo alla gente. Quando capita che i nostri occhi si incrocino lo fisso con spudorata sincerità, non mi vergogno dell’attrazione che provo per lui, poi distolgo lo sguardo e lo appoggio su chi sta parlando. Intanto però sento sulla mia pelle ancora il suo sguardo e mi piace. Mi piace sapere di esser desiderata. So anche di star giocando con il fuoco e la cosa mi eccita ulteriormente.
    Arriva l’ora di sedersi a tavola e ci ritroviamo uno di fronte all’altra. La cosa mi gioca a favore perché se è vero che mangiare è un po’ come fare l’amore, allora questa cena non se la scorderà per un po’. Il fatto di esser circondata da altra gente mi rassicura, mi tranquillizza e mi fa sentire più audace. Alla fine non ricordo nemmeno una portata, quello che ricordo perfettamente è il suo sguardo mentre mi lecco un baffo di panna via dalla bocca, o quando con la lingua ho leccato la forchetta, o quando ho passato un dito sul bordo del bicchiere o mi sono spostata i capelli dietro l’ orecchio. Non si perde una mia mossa e sembra che io sia la portata principale del suo banchetto.
    Finita la cena ci si sposta tutti verso il salotto per il caffè e capisco che è il momento adatto per giocare a carte scoperte. Faccio in modo che mi veda mentre esco sul terrazzo. Mentre prendo una boccata d’aria avverto una presenza alle mie spalle. Non ho paura, so che è lui. Mi sfiora le spalle con il suo corpo, abbassa la testa e mi dice: “Mi piacerebbe guardarti mentre godi”. Quando faccio per girarmi mi blocca e continua: “Questo è il mio indirizzo, aspetterò fino a mezzanotte”. Poi se ne va.
    Quando ho il coraggio di voltarmi lui ha già salutato i padroni di casa ed è uscito. Sono nervosissima e molto indecisa. Da un lato capisco che questa esperienza potrebbe essere molto piacevole dall’altro ho una paura fottuta di lasciarmi andare completamente con uno sconosciuto. Alla fine prevale la curiosità e la lussuria.
    Prendo un taxi e arrivo sotto casa sua, sono le 23.40. Suono alla porta e mi apre un domestico che senza chiedermi niente mi accompagna attraverso le stanze della casa. E’ una casa molto grande e ben arredata. Dopo quella che mi sembra un’eternità bussa ad una porta. Lui è sulla soglia. Indossa ancora l’abito che aveva alla festa ma ha la camicia sbottonata e si è tolto la cravatta.
    Sempre senza dire niente il domestico ci lascia e io, quasi senza rendermene conto, mi ritrovo al centro di una grande camera da letto in balia di un perfetto sconosciuto, in una casa sconosciuta senza che nessuno abbia idea di dove sia. “Benvenuta nella mia umile dimora, mi chiamo G*** e stasera voglio soddisfare ogni tuo desiderio”. Penso che voglia fare lo spiritoso, visto che “a”, questa casa è tutto tranne che umile e “b”, lo sa benissimo di quale desiderio stiamo parlando. Uno forse non dei più nobili, ma in nome del quale sono state dichiarate guerre e uccise migliaia di persone.
    Sono abbastanza imbarazzata, nella mia testa mi ero già creata tutto il film ed invece mi accorgo sconcertata che lui non sta seguendo il mio copione. Per riprendere sicurezza in me stessa, mi tolgo la giacca e la butto con la borsa su una poltrona. Mi giro e con aria di sfida gli dico: “E allora? Giochiamo a carte?”. Lui si avvicina e alza la mano. Per un momento, non so perché, penso che mi voglia colpire. Lui se ne accorge e mi guarda sorpreso, poi sorride e mi guarda dolcemente, mi prende una ciocca di capelli sfuggita all’acconciatura, me la passa dietro all’orecchio e mi sussurra: “Voglio guardarti mentre ti dai piacere”. Io rimango senza parole, perché per me la masturbazione è sempre stata una cosa solitaria, da fare al buio quasi di nascosto. Però mi rendo conto che nel momento in cui ho varcato la soglia di casa sua, consapevolmente, ho accettato le regole del gioco.
    Mi giro e senza parlare mi dirigo verso il letto. Mi tolgo tutto e rimango solo con gli slip e la canottiera. Mi siedo sul letto e mi giro verso di lui, che intanto si è seduto su un dondolo di fronte al letto e ha alle spalle un camino acceso, forse più per romanticismo che per necessità. La stanza è illuminata solo dalla luce del caminetto e non riesco a vedere bene il suo volto in ombra. Lascio cadere una spallina della canottiera e che un seno venga allo scoperto. Comincio così. Mi lecco un dito e lo passo sul capezzolo duro, e nonostante l’iniziale attimo di imbarazzo mi rendo conto di esser molto eccitata e di voler sapere cosa succederà poi. Apro le gambe e passo una mano sopra gli slip, il pollice varca il bordo e arriva alla mia figa che attende ansiosa e vogliosa le carezze. Passo il pollice su e giù sul clitoride e stuzzico dolcemente le grandi labbra…Mi arrivano piccoli brividi di piacere e non posso fare a meno di inarcarmi e mugolare di piacere… Sento i suoi occhi addosso e dove cade il suo sguardo sento la mia pelle bruciare… Le ondate dell’orgasmo arrivano violente e posso solo abbandonarmi al piacere godendo… Quando ritorno alla normalità sono molto imbarazzata per aver mostrato il mio lato vulnerabile di fronte a lui e provo un desiderio di ripicca, di vedere anche lui nella stessa situazione. Scendo dal letto e gli vado di fronte, mi tolgo solo gli slip e mi metto a cavalcioni sopra di lui. Mi accorgo che è già eccitato e ha il pene duro, mi basta slacciare i pantaloni e spostare un poco le mutande per averlo in mano. Lo accarezzo con il pollice e poi con la mano lo guido dentro di me. Al primo contatto, quando è appena appena dentro di me provo una forte scossa di desiderio, allora lentamente lo guido sempre più in profondità ma non fino in fondo. Prima prendo la cravatta che era appoggiata al bracciolo del dondolo e mi faccio legare le mani in avanti, le appoggio sopra la sua testa in modo da imprigionarla con le mie braccia e spingo per arrivare a toccare con i piedi il pavimento. Adesso lo sento veramente dentro me, ho il fiato corto per la voglia di scoparlo ma devo fare con calma, lentamente; spingendo con la punta dei piedi, comincio a far dondolare il dondolo e dò il ritmo alla nostra danza. Lo sento sospirare e capisco che sta trattenendo l’eccitazione, muove le mani, che fino a quel momento ha tenuto lungo il corpo, le appoggia sul mio culo e mi spinge di più contro di lui per approfondire il contatto. Lo desidero da morire e vorrei aumentare la cadenza della nostra danza, ma ogni volta che cerco di accelerare lui mi prende per i fianchi e mi riporta al dolce dondolio; non ce la faccio quasi più e lo bacio sulla bocca con la lingua, sento la sua lingua che mi arriva quasi fino in gola, quasi volesse divorarmi e i miei seni sbattere contro il suo petto. Quando anche lui è sul punto del non ritorno, si alza e sempre avvinghiati cadiamo sul letto; lì smette di esser l’amante paziente e delicato e si trasforma in un toro inferocito con spinte sempre più potenti e impellenti fino a portarmi oltre la soglia di me stessa.
     
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