obiettore di coscienza

esperienza personale

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  1. happysun980
     
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    Mi ero rovinato l’estate e l’anno successivo. Non ero riuscito a dare le materie necessarie per chiedere il rinvio del servizio di leva, così per evitarlo chiesi di fare l’obiettore di coscienza.
    Mi mandarono a svolgerlo presso la segreteria studenti… due palle mostruose tutto il giorno a fare fotocopie e ricercare documenti in archivio. Cercavo di svagarmi guardando le ragazzine che venivano in segreteria a chiedere informazioni e cercando di sbirciare le tette di una dipendente cinquantenne che secondo me la sapeva lunga. 1,68, 4° di seno sempre abbronzantissima, con la camicia che le scoppiava, e che non mancava di farmi gli occhi dolci ad ogni occasione. Sposata con due figli… uff.
    Ma gli occhi dolci si trasformarono presto in qualcosa di più concreto.
    Veniva sempre vestita con gonne e camicie attillatissime e io non riuscivo e nascondere il mio desiderio e lei l’aveva capito. Finchè un giorno venne vestita con una gonna di pelle sopra il ginocchio, e, mi prese di mira. – oggi c’è da sistemare l’archivio e le documentazioni delle tesi. Prendi le cartelle dal mio tavolo, gli inserisci i verbali e le porti in archivio -. Comincia fin da subito il lavoro, ogni dieci cartelle andavo in archivio così con la scusa perdevo tempo e me ne stavo all’aperto, anche se l’archivio era venti metri piu in la, ma si doveva attraversare il cortile universitario e qualcuno per una chiacchierata si incontrava sempre.
    Verso metà giornata stavo sistemando le cartelle negli archivi, arriva lei, chiude la porta, e mi dice che era venuta a darmi una mano. Così anche lei i mette a sistemare, e nel contempo chiacchieriamo se ho una ragazza, con chi vivo etc…
    Passa e spassa dietro di me e mi struscia le tettone, io faccio finta di niente, ma tra quello strusciamento e la camicia troppo aperta, non capisco niente!
    Ad un certo punto finito il lavoro che stavamo facendo, mi dice che ha notato come la guardavo, come la mangiassi con gli occhi, e che però non ci usciva niente perché lei era sposata e certe cose non le faceva. Io allora rispondo che era una bella donna, e che avevo capito che non ci sarebbe uscito nulla. Lei allora mi ride in faccia – ti arrendi troppo facilmente… peccato -. E mi abbraccia premendo forte le tettone su di me. Te l’avrei data se non ti fossi arreso subito. – bè ma io l’ho detto per rispetto mica per altro! – in questo caso, continua lei, in questo caso, e con le mani mi spinge a inginocchiarmi, la puoi solo leccare, e mentre lo dice, io in ginocchio, alza la gonna di pelle mostrando la fica rasata, nuda, senza mutande e, con una striscetta di peluria.
    È la cosa che adoro in assoluto - le risposi, e dopo avergliela massaggiata con le dita, la allargai e presi a leccargliela. Ci trovammo gusto e ben presto mentre leccavo e succhiavo avidamente, presi a toccargli quel fantastico fondoschiena solleticandogli il buchetto. Quando stette per venire, si allontanò da me e si ricompose. – tempo scaduto – e se ne tornò in segreteria.
    Rimasi come un cretino. La bocca che mi odorava di fica e il pisello durissimo. Mi risistemai e me ne tornai alle mie cose.
    Passai dal bagno, mi detti una sistemata e tornai al mio lavoro.
    Come sempre le cose mie rimangono sempre a metà.
    [happysun 2003]
     
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