Una domenica pomeriggio

storia vera

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    Mi chiamo Francesca, ho 25 anni, e sono di Roma. Non ho un lavoro fisso purtroppo, anche un po' per colpa mia perchè sono una ragazza parecchio scansafatiche e ribelle. Vivo da sola con i miei genitori, che essendo decisamente benestanti ed in pensione, fanno spessissimo lunghi viaggi all'estero per "rilassarsi". La mia vita sessuale sta attraversando un momento quasi morto, non ho un ragazzo da un anno e non ho nessuna volta e tempo per cercarmene un altro, dato che la maggior parte sono perfetti ritardati truzzi che non fanno altro che bere e drogarsi. Mi dedico molto a chattare in webcam con gente di tutta itala, mi basta trovare qualche bel ragazzo arrapato per sfogarmi e divertirmi senza alcun pensiero. Sarò sincera, amo molto il mio odore di fica, mi fa impazzire. Soprattutto quando sono parecchi giorni che indosso il famossissimo pigiama invernale, dove la fica è sempre bella al caldo ed inizia ad emanare una buonissima fragranza, infatti di tanto in tanto ci infilo distrattamente un dito dentro e poi me lo porto alla bocca. Noia, caldo e mancanza di uomo sono gli ingredienti esatti per una perfetta domenica pomeriggio. Non perdo neanche tempo a bestemmiare, tanto non servirebbe a nulla. Non ho voglia di uscire, non saprei chi o cosa cercare. Rimango in casa come una scema, dopo due giorni pieni di letto e trascinamenti per casa con la stessa canotta e la stessa micro camicia da notte, sudata e sfatta puzzavo. Puzzavo come una discarica
    Mi rifugio in camera, fortunatamente è una stanza ben riparata dal sole. Dal letto osservo le tre pareti, giro lo sguardo fino a fermare gli occhi sulla “scatola dei ricordi”. Da piccola era la scatola dei giochi, crescendo li ho poi sostituiti con lettere e altri oggetti che ora non ricordo. Può esser un modo diverso per passare il pomeriggio!
    La pendo e la metto sul letto, mi accoccolo di fianco e la apro senza pormi troppe domande inutili sul contenuto. Non ricordavo di averne tenuti così tanti..biglietti, quaderni, foto e firme di persone che non riconosco; mi fa piacere riscoprirle..e questo pacco cos’è? Lo scarto, sarà grande come una bottiglietta d’acqua. Nelle mie mani scopro la forma di un cacciavite.
    Pulito, ordinato, tenuto bene, con il manico rosso abbastanza grande è curato.
    So benissimo perché era nella scatola. Quando ero giovane l'avevo usato qualche volta come dildo,
    Faccio finta di rimanere stupita dal mio passato, quasi non voglia ammettere di aver abbassato la mano. Senza guardare cerco il pube, poso il cacciavite. Sto per iniziare la mia fuga nell’ eros. Con gli occhi chiusi mi siedo appoggiando la schiena, le mie dita riscoprono il tesoro, leggere e senza peso sfiorano le labbra esterne, cercando la strada per arrivare al fulcro. Il mio “pistillo” è piccolo, quasi scompare tra le pieghe. Lo segno delicatamente girandoci attorno e i brividi cominciano a scendere, le anche si sollevano avvicinandosi alla mano.
    Lo so.. devo andare piano, essere liscia, delicata, amarmi con tenerezza e giusta sapienza, quella che nessun uomo è mai riuscito ad usare.
    E’ un segreto tra me e me..….
    Stringo il clitoride tra indice e medio schiacciandolo e “lui” risponde con fitte di piacere che allagano il mio basso ventre, ma non voglio finire così, subito, voglio caricarmi al massimo, godere come da tanto non succede più. Sento la fica bagnarsi pian piano, un odore di buono si avvampa nella camera, cullandomi quasi; sento il tipico rumore delle dita che sgusciano nell'umido, e questo mi fa salire l'eccitazione ancora di piu.
    La mano ritorna esattamente dov’era: riprende a riaccendere il clitoride. Devo essere dolce, me lo impongo! Stringo ogni tanto le dita per non perdere l’onda di piacere sulla quale mi sono connessa. Il bacino è molle e io continuo a stimolare il clitoride, il mio respiro è diverso. NO! NO! Voglio durare di più devo andare piano.
    Aumento la velocità delle mie dita strofinandole l’una contro l’altra, stringo il clitoride fra le labbra, carne contro carne. Il piacere aumenta avvolgendomi nel mio voglioso egoismo, continuo a masturbarmi senza ritegno. Una mano nel pube e una sul seno, riesco a sentire indistintamente i capezzoli turgidi e la saliva mi esce dalla bocca. Continuo frenetica con le dita imbrattate ormai dei miei umori, sempre più, sempre più. Non resisto più: stringo per l’ultima volta i bassi muscoli per contenere tutto il piacere guadagnato, per poi rilasciarli scivolando nel turbine del mio orgasmo solitario; imbratto le coperte con il mio succo caldo che fuoriesce dalla fica ormai quasi impazzita, rido e urlo come una cagna in calore che raggiunge il tanto beneamato orgasmo meritato.
    Mi ritrovo in una posizione un po’ scomoda..stacco la mano dal pube, stendo le gambe piegate, tra loro qualcosa di rosso si muove. Il cacciavite. Spettatore involontario. Nel fissarlo un'idea porca e malsana mi passa per la testa, come quasi una sfida, una cosa a cui non posso sottrarmi.
    Tre dita sono già nella mia bocca, le inumidisco di saliva, anche se sono ancora abbondantemente bagnata; assaporo lo stesso il gusto dolceacido della mia fica.
    La voglia si è svegliata ancora, stavolta il “bersaglio” non è fuori, ora è “dentro”; lo devo cercare. Una rapida passata al clitoride, qualche residuo di piacere arriva al mio cervello solo sfiorandolo col le dita.
    Prendo in bocca il manico del cacciavite, come se facessi un bocchino, umettandolo ovunque con la saliva, lo preparo perché scivoli dentro me scorrendo con più facilità, ed è quasi con un sol colpo che lo inserisco. Dio mio non me lo ricordavo così..così. Spingo il manico, inizio a penetrarmi sia avanti che indietro dolcemente come prima, ma ora è diverso da prima, infatti provo diverse inclinazioni, “lo” sto cercando..so di averlo. Mi fa male la mano ma è come se non la sentissi neppure, continuo a cercare il mio punto “G”..ancora..ancora….”AAHHH!!!” l’ho trovato!
    Sapendo dove andare comincio la mia cavalcata solitaria, piena di ansimi, sospiri a metà. Per la seconda volta stringo i muscoli della vagina, voglio tenere tutto il piacere per il “finale” Con l'altra mano vado sotto, fino ad arrivare al mio rovente secondo buchino, che attende ulteriori sviluppi. Lo massaggio, lo apro piano piano e con l'aiuto di molta saliva ci infilo due dita, muovendole piano piano prima in senso orizzontale, poi dal basso verso l'alto, provocandomi un po' di dolore, ma allo stesso tempo quasi impazzendo.
    La velocità aumenta con essa anche il male alla mano, sono troppo affamata per fermarmi. Ne voglio di più, di più, vado velocissima ora...Godo….godo talmente tanto che quasi non riesco a distinguere il secondo orgasmo.
    Arriva, travolgendomi come se fosse un camion merci carico a 200km.
    Godo, Godo davvero! Mi sono annusata ho annusato la mia figa, l’inguine, l’odore che prendono i peli, ho infilato ancora una volta il dito medio nel buco del sedere, fino in fondo in fondo, l’ho mosso, l’ho sfilato e reinfilato… L’ho annusato e leccato.
    Tanti umori escono da me, ora posso fermarmi. Mi sono presa i piedi e li ho annusati, hanno un sapore buonissimo che favorisce il mio orgasmo, sanno proprio solo di piedi, sudore, sporcizia. Li ho leccati e rileccati, mentre mi toccavo… In mezzo alle dita, sopra le unghie. Mi sono fatta un pompino all’alluce. E mi è piaciuto, mi è piaciuto TANTO. Sono sfinita: è stato più lungo del primo, diverso…..Stanca, davvero stanca.. estraggo il cacciavite, lo guardo, è sporco di bianco nei suoi piccoli incavi. Lo metto in bocca, lo lecco..è buono..l’orgasmo è una sensazione meravigliosa, se si riesce a gustarlo fino in fondo.
    Rimango sul letto, con l’attrezzo ancora in mano, leccandomi le dita ancora piene dei miei umori.
    Mi accuccio su me stessa ninnata dalla musica. Mi addormento così, senza accorgermene, come una bimba nel risposino del dopo merenda.
     
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  2. happysun980
     
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    bello...
     
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1 replies since 12/7/2012, 17:00   8118 views
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