Mio nipote

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    “ Che cosa stai facendo?”

    Avevo fermato quelle mani innocenti che, delicatamente, si erano appoggiate sulle mie cosce e piano cercavano di salire verso il mio inguine.

    L’idea di fare venire nel bagno mio nipote Marco si stava dimostrando completamente errata.

    Avevo notato che, nelle ultime settimane, i suoi sguardi cadevano sempre più spesso sul mio corpo e avevo visto una luce particolare nei suoi occhi: la stessa luce che vedevo negli uomini che avevo frequentato e che mi avevano portata a letto.

    La passione unita alla libidine.

    Ma Marco era mia nipote, il figlio di mia sorella, da sempre aveva frequentato la mia casa.

    L’avevo visto crescere e svilupparsi fino a diventare un bel ragazzo di diciotto anni.

    Non l’avevo mai guardato come maschio e mai mi era interessato farlo.

    I nostri rapporti erano sempre stati di stretta parentela; in casa si vestiva liberi e molto spesso si era anche disinibiti: nessun problema a passare in slip davanti a lui.

    Quando restava dormire da noi si trasformava in un ragazzo pieno di vita, ma questo lo ritenevo logico, abitavamo sul mare e per lui, che era un cittadino della pianura, era bello venire da noi a trascorrere i fine settimana.

    L’avevo lavato mille volte quando faceva il bagno: avevo visto la sua trasformazione sessuale.

    I passaggi della pubertà erano finiti: avevo visto il suo sesso crescere e diventare virile.

    Anche Marco mi veniva a lavare la schiena quando facevo il bagno, poi, ultimamente avevo capito che i suoi massaggi erano diventati particolari.

    Non si fermava più alla vicinanza dei seni come faceva all’inizio; adesso li accarezzava e lo faceva in un modo che mi coinvolgeva.

    Non averlo fermato subito aveva fatto sì che lui si sentisse autorizzato, così, adesso, mi trovavo con lui che accarezzava le cosce e piano stava arrivando alla mia vagina.

    Fortuna che ero immersa nell’acqua e Marco non poteva capire che mi ero eccitata, né che i brividi che avevo fossero di lussuria, invece che di freddo.

    “ Ti prego…lasciami continuare…”

    Mi guardava implorante, fermo con la mano a dieci centimetri dal suo desiderio.

    Ero sconvolta, forse era più giusto dire infuriata con me stessa per essere arrivata a quel punto senza fare niente perché non avvenisse.

    Sapevo che sarebbe successo.

    “ Non posso…sei mio nipote…il figlio di mia sorella!”

    “ No…in questo momento sono solo un ragazzo innamorato di una bellissima donna”

    Sapevo di essere una donna attraente, ma sentirselo dire da un bel ragazzo fa sempre piacere.

    “ Non possiamo … è tutto sbagliato”

    Dicevo queste parole mentre la sua mano forzava la mia resistenza e continuava la sua ricerca disperata.

    Ogni centimetro guadagnato da Marco verso la mia fica era un turbinio di sensazioni erotiche esasperate dalla situazione del proibito.

    Allargai leggermente le cosce e chiusi gli occhi, aspettando il suo impeto giovanile.

    Rimasi sorpresa della sua calma.

    Ormai era all’altezza dell’inguine e le sue dita sfioravano la pelle soffermandosi continuamente.

    Dovevo essere io la persona esperta e calma, invece i ruoli si erano invertiti.

    Ormai le mie resistenze si erano perse come la ragione.

    Le barriere del proibito erano crollate sotto quei tocchi furtivi, diventati anelito di desiderio per poi scoppiarmi in passione di possesso.

    Allargai ancora di più le cosce, mettendomi oscenamente a sua disposizione.

    Volevo sentire le dita lambire le mie polpose labbra vaginali, esplorare il perineo, cercare i miei succhi mischiati all’acqua tiepida.

    Un bacio tenero, delicato, mi riportò alla realtà.

    Aprendo gli occhi, vidi i miei sensi di colpa concretizzarsi.

    Era come se due persone fossero dentro di me: l’una osservava l’altra.

    Le mie labbra si aprirono al suo bacio e ricambiarono con avidità, proprio mentre le sue dita, per la prima volta, esploravano la mia tenera carne agognante.

    Le braccia, penzolanti al lato della vasca, presero vigore: cercai i suoi calzoni e liberai il mio desiderio.

    Ancora una volta, fui stupita dalla tranquillità dei gesti di Marco.

    La sua bocca si staccò dalla mia e, piano, scese lasciando brividi intensi sulla mia pelle.

    Lo guardavo dirigersi verso i miei seni, poi, per la prima volta, i miei capezzoli furono tra le sue labbra.

    Le dita, immerse nel mio corpo, aumentarono il loro ritmo.

    I capezzoli, tesi, furono torturati dai suoi denti.

    Mi sentivo tutta un fuoco: un vulcano pronto a eruttare.

    “ Mi piacciono le tue tette: mi piacerebbe fare una spagnola”

    Quella richiesta mi aveva preso di sorpresa.

    Continuavo a pensare a Marco come a un ragazzino, mentre lui dimostrava di essere ben cosciente di quello che voleva e di come lo voleva.

    Il mio seno è una terza abbondante, ancora discretamente sodo; non era la prima volta che un uomo mi chiedeva di farlo venire in quel modo e non sarebbe stata neanche l’ultima.

    Le dita spinsero forte sulla mia fica facendomi capire che dovevo alzarmi per lui.

    Il suo membro, eretto e fiero, sembrava vivesse di vita propria: un magnifico stallone pronto a conquistare la sua giumenta.

    Mi odiai per quel pensiero, ma ormai ero perduta per quel ragazzino.

    Presi i miei seni e, stringendoli attorno al suo cazzo, cominciai a masturbarlo.

    Le sue dita lasciarono il mio pertugio dandomi un senso di vuoto improvviso e presero la mia testa:

    “ Prendilo anche in bocca quando arrivi alla fine …”

    Altra richiesta di un amante esperto.

    Cominciavo a valutarlo in modo diverso.

    Quello che scivolava tra le mie tette, arrivando a giocare con la mia lingua, era un membro notevole, il tempo di baciarlo che subito mi scappava via.

    Sentivo i suoi gemiti di piacere crescere e le sue vene pulsare più forte.

    I suoi occhi adesso erano chiusi, era completamente perso nel suo piacere, solo le mani mi facevano capire che ancora era cosciente.

    “ Sei fantastica…”

    Il tempo di inorgoglirmi per quella frase che il suo sperma esplodeva libero sul mio viso, sul mio collo, sui miei seni…

    “ Prendimelo in bocca…”

    Come una geisha eseguii i suoi desideri.

    Liberai i seni e presi in mano il suo sesso, lo portai alle labbra e succhiai il suo piacere.

    Marco non aveva dato segni di cedimento: il suo sesso era duro e teso come prima di venire.

    “La forza della gioventù” pensai, mentre entusiasta assaporavo la sua linfa.

    Stetti una trentina di secondi a giocare con il suo nerbo, poi, lui si spogliò di tutto ed entrò nella vasca insieme con me.

    L’acqua uscì copiosamente dai bordi della vasca bagnando pavimento e asciugamani.

    Mi guardai nello specchio e vidi una donna affamata di sesso, di voglia di vivere.

    Mi alzai e mi misi sopra il mio giovane stallone.

    Presi il membro in mano e, tremante per il desiderio, lo portai all’entrata del mio piacere.

    “ Si…scopami…”

    Quella frase uscita dalla mia bocca, mi sembrava irreale, ma lo specchio confermò tutto.

    Senza ritegno né dolcezza, mi lasciai andare e mi riempii del suo stupendo sesso.

    Appoggia i miei seni al suo petto, bacia la sua lingua e, inarcando il mio bacino, cominciai una smorza candela fantastica.

    Dimentica di tutto e di tutti, mi persi in quel corpo giovanile e ritrovai gli antichi piaceri celati negli anni.

    Oggi Marco è un bel ragazzo di venticinque anni.

    Da sette sono la sua amante e, nel tempo, ho imparato a essere la sua troia.

    Non ho mai rimpianto il mio segreto.

    Ancora oggi, quando lo vedo arrivare, tremo come una ragazzina e mi sciolgo alle sue carezze, aspettando di essere la sua geisha.
     
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