L'insenatura

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  1. La Fenice
     
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    Da tempo desideravamo andare al mare anche al pomeriggio, a prendere il sole. Per vari motivi, dopo mangiato, la sonnolenza del far tardi di notte e la stanchezza del mattino passato sulla spiaggia ci impediva di farlo. Quel pomeriggio no. Lungo la costa c’era tanta gente sulle spiagge sabbiose. Noi però desideravamo andare sugli scogli, a mia moglie è sempre piaciuto crogiolarsi al sole tranquilla, senza sporcarsi di sabbia e senza altra gente vicino. Dalla litoranea ci fermammo in un piccolo spiazzo per le macchine, dietro c’era una bella insenatura, che io conoscevo, non visibile dalla litoranea. C’era qualche auto, addentratasi più all’interno, e in lontananza, lungo gli scogli, altre persone come noi desiderose di stare lontane dalla confusione. Il mare era di un azzurro turchese, con tratti di colore più accentuato a seconda della profondità e del fondale, sabbioso o meno. In mare, nell’insenatura, vedemmo una grossa barca a vela, con due coppie e tre bambini. Le donne erano stese al sole, i bimbi si tuffavano dalla barca controllati dagli adulti.
    Trovammo un posto con degli scogli lisci, più adatti per stendersi. Faceva molto caldo, ma la brezzolina che giungeva dal mare e la vista dell’acqua, di colore azzurro chiaro e trasparente, rendeva piacevolissimo starsene sdraiati al sole. Mia moglie che aveva un bel costume, un due pezzi sgambato, si sdraiò per terra sull’asciugamano, rivolta verso il sole che era ancora alto. Mi soffermai a guardarla, aveva le gambe aperte, per sentire il calore del sole dappertutto, la protuberanza del pube e delle grandi e piccole labbra coperte dal costume sporgeva evidente, veniva fuori qualche pelo e soprattutto parte del culo non coperto dal costume, che era raccolto tra i glutei.. offriva una vista stupenda. Ad un certo punto, schiamazzando, arrivarono cinque ragazzi, potevano avere dai diciotto ai ventanni, ridevano e scherzavano parlando di chissà che, raccontando di avventure vere o presunte, per sentirsi grandi di fronte agli altri. Si fermarono ad una decina di metri da noi. Effettivamente, non l’avevamo notato ma lì c’era uno scoglio che sembrava una piattaforma naturale per tuffarsi… conoscevano bene quel posto. Guardarono subito verso di noi; io ero rivolto con lo sguardo verso il mare, loro erano alla mia sinistra, mia moglie era con le gambe aperte verso di loro; con la coda dell’occhio li vidi guardare verso di lei e poi parlottare tra loro, sorridendo e commentando. Qualcuno poggiava la mano sul costume in corrispondenza del pene, gesto abbastanza consueto dei ragazzi, di chi vuol evidenziare che si sta eccitando. Una strana frenesia ed eccitazione mi assalì, sempre facendo finta di non guardare verso di loro, dissi a mia moglie di fare l’indifferente, di restare in quella posizione, sistemandosi un po’ meglio per far si che potessero vedere ancor di più, ma sempre con estrema naturalezza.. tutto doveva sembrare spontaneo e non voluto. Ne avevamo ogni tanto parlato, a me piaceva che lei fosse desiderata e che altri potessero guardarle le parti intime. Era un gioco che evidentemente piaceva anche a lei, che magari sbuffava un po’, ma eseguiva.
    I ragazzi cominciarono a tuffarsi uno dopo l’altro, ognuno a modo suo, chi con il classico tuffo e chi con i piedi, anche perché lo scoglio era abbastanza alto. In tutti c’era, probabilmente, il desiderio di mettersi in mostra, dimostrare di essere più bravi anche agli occhi di mia moglie che ogni tanto sollevava la testa per guardare, eccitata da ciò che le avevo detto e dalla situazione.
    Proseguì così per circa mezz’ora, tra schiamazzi e risate. Io continuavo a leggere un giornale, mia moglie a prendere il sole. Per quanto immaginassi, non potevo assolutamente essere certo di cosa frullasse nella sua testa. Il discorso fatto poco prima… mostrarsi di più, allargando le cosce… non era stato proseguito. Parlavamo liberamente di tutto, io e lei, ma a volte dava l’impressione che i discorsi di sesso quasi la infastidissero, salvo che nel corso dei rapporti. Non ho mai capito se ciò derivasse da una naturale ritrosia o dal timore di scoprire i suoi lati più oscuri. Ad un certo punto, mentre ero assorto in tali pensieri, lei mi disse che doveva fare la pipì. Capita ovviamente, ed al mare diventa un problema, ancor di più in un luogo lontano da locali pubblici. Mia moglie ha sempre avuto poca dimestichezza col mare, anche sulle spiagge sabbiose e poco profonde, si immergeva al massimo fino alla vita, figurarsi sulla scogliera ove l’acqua era alta. Le dissi allora che le alternative erano due.. andare a casa, oppure farla in un luogo riparato dalla vista di altri. Lungo la scogliera vi erano piccole radure di macchia mediterranea che avrebbero costituito un ottimo riparo dalla vista di altri. Lo confesso ero eccitato, già era balenata in me l’idea che potesse essere guardata mentre faceva la pipì. Ovviamente una cosa è l’idea, altra cosa realizzarla, tuttavia ero eccitato e lo dissi a mia moglie, che sorrise.. e accettò. Le macchie era dall’altro lato dell’insenatura, ove non c’era gente, e ci avviammo. Passammo vicino ai ragazzi, che pur continuando a tuffarsi, non avevano mai smesso di lanciare sguardi verso mia moglie. Arrivati verso la macchia, dissi a mia moglie di farla lì, intanto io mi sarei allontanato, andando verso gli scogli vicino al mare. Nel fare ciò mi resi conto, intanto, che tre ragazzi si erano avviati dal posto dove erano, lungo il viottolo verso una delle macchie ove mia moglie si era fermata. Ero abbastanza lontano per avvisarla, e d’altra parte cosa avrei potuto dirle, dubitavo che i ragazzi sarebbero stati così sfrontati da avvicinarsi ed infatti si allontanarono, passando tuttavia dalla parte in cui mia moglie era ferma per far la pipì, io ero dalla parte opposta della macchia verso il mare, e non potevo osservarla. Allontanatisi un po’, scherzando fra loro, i ragazzi si abbassarono i costumi e cominciarono a fare la pipì. Ero lontano da loro. Ma erano ad una trentina di metri da mia moglie, probabilmente la vedevano bene, ed anche lei poteva guardarli. Ad un certo punto scorsi mia moglie sollevarsi e dirigersi verso di me. Anche i ragazzi, sempre schiamazzando si rialzarono i costumi, avvicinatasi a me mia moglie mi raccontò di quanto accaduto. Che erano passati ad una ventina di metri da lei, che non si era accorta subito dell’arrivo dei ragazzi, mentre era piegata per fare la pipì. Dopo aver proseguito per alcuni metri ancora anche loro si erano fermati ed avevano abbassato i costumi. Lei si era un po’ spaventata, e rapidamente si sollevò le mutandine senza asciugarsi. Le chiesi, scherzando, cosa avesse visto, ero ovviamente eccitato. Mi disse che aveva guardato i loro uccelli, due erano turgidi e ben sviluppati, li aveva visti bene, perchè seguiva i loro movimenti nel caso avessero cercato di avvicinarsi di più. Ero molto eccitato, ed anche lei lo era. Pensammo non fosse più il caso di restare, quindi andammo a recuperare gli asciugamani ed il borsone e ce ne andammo. Appena entrati in macchina la baciai con forza e le toccai la figa. Lei mi prese l’uccello in mano e mi masturbò un po’. Non era certo il caso di fermarsi per fare l’amore in macchina con tanta gente in giro. Aspettammo con ansia la notte, facemmo l’amore più volte, sembrava un’altra. Le sussurrai quello che lei mia aveva riferito, le chiese se li avesse veramente visti bene quegli uccelli, se le erano piaciuti e se avesse desiderato toccarli, lei scopava con una foga incredibile e venne più volte. Poi ci addormentammo. Probabilmente pensai, non saremmo più ritornati in quella insenatura.
    Quell’avventura sarebbe rimasta unica…e irripetibile!
     
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