ADORABILI CREATURE

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  1. La Fenice
     
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    La maestrina
    Quasi tutti i bambini si innamorano della loro maestra quando questa é giovane e bella, la signorina Ranzani era tutto questo; veramente, non voleva che la chiamassimo così, diceva che 'signorina Luigina' era molto più bello.
    Per me, la signorina Luigina era la più bella ragazza che avessi mai visto, ora a distanza di anni credo che il fascino particolare che emanava la sua persona fosse dovuto alla dolcezza con la quale sapeva trattare noi ragazzi, mentre attraversavamo quel periodo che cessa di essere infanzia senza essere ancora adolescenza. Ubbidivamo prontamente ad ogni suo comando, lo facevamo non perché ci minacciasse, ma perché non ubbidirle avrebbe significato rattristarla.
    Non so se Luigina fosse veramente bella, per me lo era perché aveva un bel viso e per un ragazzino il viso é la cosa che più colpisce in una donna, ma credo che lo fosse veramente perché nel paese molti giovanotti si fermavano a guardarla quando passava.

    Aveva una figura sottile che abiti semplici senza pretesa, mettevano in risalto con una eleganza fatta di semplicità, i suoi capelli erano biondo oro, li portava cortissimi, il che conferiva al suo capo l'aspetto di un pulcino, che metteva tenerezza. Era parere di tutti che la maestrina fosse una ragazza seria perché non dava confidenze a nessuno, specie ai giovanotti che nei paesi usano ronzare attorno alle ragazze più graziose.
    Il mio più che amore era adorazione, durante tutta la durata dell'anno scolastico il mio unico pensiero era compiacerla, per questo studiavo con diligenza riuscendo quasi sempre ad essere fra primi della classe. Nulla riuscì mai a scalfire la mia devozione per la maestrina, neanche quando la sorpresi. . .

    Ero un ragazzino e come ho detto, quello era l'ultimo mio anno delle elementari. Una domenica di giugno, ricordo che faceva molto caldo, quando con un gruppo di compagni decidemmo di andare in cerca di nidi, ci sparpagliammo per rendere la nostra ricerca più proficua. Io camminavo il naso in aria scrutando fra le fronde degli alberi che crescevano sul bordo del ruscello, ad una quindicina di metri dagli altri miei compagni.
    Se avessi notato lo scooter fermo sul bordo del campo di grano, avrei capito che il fruscio che giungeva di fra le messi era dovuto ad una coppia che si era appartata e non avrei deviato dal mio cammino inoltrandomi fra le alte spighe.
    Avevo appena fatto pochi metri che quasi inciampai nella coperta stesa sulla quale giacevano i due. Mi fermai senza parole, non vidi subito la ragazza, rimasi colpito dalla vista di due gambe sollevate fra le quale si agitava l'uomo che i calzoni abbassati alle caviglie sollevava e abbassava il sedere grugnendo e pronunciando parole incomprensibili che sovrastavano i gridolini della ragazza avvinghiata con le braccia alla sua schiena.

    Tutto avvenne in pochi istanti durante i quali notai meccanicamente gli indumenti femminili sparsi tutto attorno e la parte del corpo chiaro lasciata scoperta dall'uomo che gravava sopra di lei. La ragazza era nuda e sicuramente giovane, nessuno dei due si avvide della mia presenza, solo dopo pochi istanti lei voltò il capo dalla mia parte e spalancò gli occhi.
    Mi venne un tuffo al cuore riconoscendo la mia maestra, anche lei mi riconobbe. La sua espressione cambiò di colpo ma ebbi il tempo di leggere sul suo viso l'emozione che doveva provare in quel momento. Mi fissò a bocca aperta, i tratti del bel viso deformati dal terrore, avrebbe gridato ne ero sicuro, con uno sforzo girai sui tacchi e scappai.
    Non udii nessun urlo, corsi verso il mio compagno più vicino e trovai una scusa per fargli cambiare strada. Non dissi nulla di quanto avevo visto e quando senza farmi vedere guardai nella direzione dei due, vidi solo la distesa di grano.
    Abitando in campagna accade spesso di vedere animali che si accoppiano, ma non avevo mai visto un uomo e una donna fare all'amore. Riconosco che se non si fosse trattato della mia maestrina non sarei rimasto sconvolto più di tanto, ma era la signorina Luigina! Mi ero abituato a vederla così compita e dolce che non riuscivo a capacitarmi che fosse proprio lei! Il lunedì mattina ne ebbi la conferma.

    Entrò in classe pallida come se stesse male, evitava di guardarmi, malgrado questo i suoi occhi si volgevano verso di me come se fosse una calamita ad attirarli. Era tanta la sua paura che non mi interrogò come faceva gli altri giorni e quando alzai la mano per rispondere ad una domanda che aveva rivolto a tutta la classe, credetti fosse sul punto di svenire. Mi faceva proprio pena! Maledii il giorno che l'avevo così inopinatamente sorpresa; mai e poi mai l'avrei tradita e a poco a poco mi dimenticai dell'episodio.
    Luigina con il passare dei giorni comprese che nulla avrei fatto trapelare dell'accaduto, riprese il suo normale colorito e la sua allegria, e io continuai ad amarla in silenzio.
    Le scuole finirono, andai alle medie, ormai vedevo di rado la maestrina e quando l'incontravo era con me sempre gentile. Alle superiori dovetti recarmi a Firenze per frequentare il corso per Geometri, gli studi mi assorbirono interamente, prendevo il treno la mattina e rientravo la sera stanco.

    La signora Pardi
    Mia madre faceva la sarta e durante il mio tempo libero cercavo di aiutarla facendo le commissioni oppure consegnando gli abiti alle signore del luogo, fu proprio svolgendo quest'ultima incombenza che ebbi il mio primo rapporto intimo con una donna.
    Quando bussai alla porta del notaio Pardi nessuno rispose. Udendo provenire dall'interno della casa il suono di una radio accesa, girai la maniglia ed entrai.
    - Permesso? - chiesi inoltrandomi timidamente lungo il corridoio.
    - C'é nessuno? - Un suono proveniva dall'unica porta aperta, mi avvicinai, ora udivo anche uno scroscio d'acqua, mi fermai di colpo, la signora Pardi era ritta nella vasca da bagno, nuda con in mano una saponetta, si stava lavando ignara della mia presenza.
    Mi voltava per tre quarti le spalle e stava finendo di insaponarsi i fianchi. Era la prima volta che vedevo una donna al naturale e la vista di quel corpo levigato coperto di bollicine di sapone provocò in me una subitanea erezione.

    Se fossi scappato subito, avrei evitato di essere sorpreso con l'uccello che deformava il davanti dei miei calzoni leggeri, ma rimasi incantato. La signora ora si stava sciacquando, dirigendo con una mano il getto della doccia mentre l'altra passava dove l'acqua colpiva per allontanare ogni traccia di schiuma.
    I suoi movimenti erano lenti, la mano che percorreva il suo corpo precedendo il getto sembrava accarezzarlo e forse lo accarezzava veramente da come passava e ripassava fra i seni, ne seguiva la forma come a plasmarli, sollevandoli per guardare il getto colpire la cima dei promontori dove i capezzoli erano tesi, turgidi. . .
    Cielo com'era bella la signora Pardi! Era la prima volta che una donna mi appariva diversa! Non un angelo come la mia maestrina o come molte fanciulle della mia età, ma un essere capace con la sola presenza di farmi indurire l'uccello. Ora il getto colpiva la groppa della donna, la mano passando faceva defluire le bollicine lungo le cosce simili a colonne poi la mano passava fra le natiche separandole.
    Non mi ero mai masturbato, ma la vista di quella femmina nuda mi fece portare inconsciamente la mano all'uccello. Fu proprio in quel momento che la voce gridò:

    - Nicola! Cosa fai . . . Signora! -
    Non avevo udito entrare la cameriera del notaio, era lì con la sporta della spesa in mano, lo sguardo indignato. Vi fu un rumore di acqua smossa poi la signora uscì avvolta in un asciugamano.
    - Cosa c'é Alice. . . Nicola, cosa fai qui? -
    Non aveva avuto il tempo di asciugarsi, le gocce colando bagnavano il pavimento; non sapevo cosa dire, cercai di nascondere il mio turbamento con il pacco dell'abito che dovevo consegnare, riuscii appena a farfugliare:
    - Ho suonato, poi ho sentito la radio e sono entrato. . . -
    La cameriera si avvicinò inviperita e strappandomi l'involucro accusò:
    - La stava spiando, guardi signora! Si masturbava anche! -

    Aveva puntato il dito indicando la gobba che faceva il mio uccello che non voleva saperne di ammosciarsi. La signora guardò il rigonfiamento dei miei calzoni e disse.
    - Non ti vergogni? Cosa dirà tua madre quando lo saprà? -
    Mi stavano venendo le lacrime agli occhi.
    - Signora no . . . non glielo dica! -
    Dovevo avere lo sguardo di un cane bastonato perché l'espressione della donna cambiò divenendo da arrabbiato a ironico, Con sgomento vidi che l'asciugamano si stava sciogliendo senza che la signora facesse mostra di volerlo fermare, lo trattenne da un lembo prima che cadesse e cominciò ad asciugarsi osservandomi con una strana espressione senza curare di coprirsi.
    -Ti piace guardare di nascosto le donne nude? Voglio accontentarti, guardami, sei soddisfatto? -
    Lasciò cadere del tutto l'asciugamano e mi fissò con aria di sfida. Ero sgomento, la vista della sua nudità aumentò il mio turbamento mentre la signora compiaciuta sollevava le braccia e roteava lentamente su se stessa poi si fermò piantandosi davanti a me.
    - Allora, cosa dici? -

    Donne nude ne avevo viste soltanto nelle riviste che i ragazzi facevano circolare di nascosto a scuola ma il vederne una di carne mi lasciò senza parole. Conoscevo la signora Pardi solo di vista quando passava altera per le vie del paese con un'eleganza che metteva soggezione, era come se la vedessi per la prima volta.
    Malgrado avesse da poco superato la quarantina era quello che sicuramente chiamano una bella donna, solo il viso con le piccole rughe appena visibili attorno agli occhi ne tradiva l'età pur essendo molto bello. I capelli erano rimasti corvini, la bocca dalle labbra spesse e sensuali erano atteggiate in un'espressione di scherno che ebbe il potere di trasformare il mio turbamento in una rabbia mista al desiderio insano di scagliarmi su di lei. Volevo urlare di coprirsi, ma lei mi fissava beffarda, sicuramente eccitata dalla situazione che lei stessa aveva creato mostrandosi senza veli.
    Lasciatemi andare! - supplicai.

    Feci per scappare ma la cameriera mi bloccò, la signora si fece vicina.
    - Sarebbe troppo facile vero Alice? Anche noi vogliamo vedere come sei fatto, su spogliati altrimenti. . . -
    La minaccia era troppo terribile perché potessi ignorarla, la cameriera mi lasciò ma rimase piantata fra me e la porta rendendo vana ogni mia speranza di fuga. Cercai di non guardare le due donne mentre mi toglievo i vestiti.
    - Anche gli slip, presto! - ordinò la donna.
    Abbassai anche quelli e li tolsi, la signora prese le mani che avevo portato al bassoventre per nascondere il mio sesso e le scostò, la risata nervosa della cameriera aumentò la mia confusione.
    - Niente male d'avvero! Ti va di divertirti Alice? -
    - Lo sa che ho le mie . . . Ma lei può farlo, Nicola non dirà nulla di sicuro! -
    Già, lo penso anch’io. . . -

    La donna continuando a tenere ferme le mie mani guardava il mio uccello poi sollevò lo sguardo fissandomi, aveva negli occhi una luce che malgrado la mia paura mi fece un effetto che certamente contribuì a far sì che il pene rimanesse alzato. Era vicinissima, i seni che quasi sfioravano il mio petto erano bellissimi, simili a frutti. Credo che sia a causa della vista delle tette della signora Pardi, opulente e sode che da allora la mia predilezione in fatto di donne é a favore di quelle bene in carne con i seni da matrona purché fermi come quelli che la donna esibiva sotto i miei occhi.
    - Signora . . . - farfugliai ancora, ma la sua decisione era presa.
    - Da come mi guardi si direbbe che non sei mai stato con una donna, ho ragione? Allora é il momento che cominci, sono sicura che ti piacerà, su, vieni! -
    Mi prese per una mano e mi trascinò lungo il corridoio, la cameriera aprì una porta, la donna mi spinse dentro richiudendola dietro di sé. Si fece subito vicinissima, cercai di oppormi ma la signora mi sovrastava di quasi un palmo ed era molto forte. Mi abbracciò attirandomi contro di lei, schiacciando i seni contro il mio petto.

    Malgrado la mia paura non potei fare a meno di provare un brivido lungo la schiena al contatto del corpo nudo, fresco che premeva contro il mio; il profumo di lavanda che colpì le mie narici era piacevole, nel fissarmi la sua espressione divenne quasi tenera e prima che potessi rendermi conto aveva posato la bocca sulla mia.
    Da principio trovai piacevole il contatto delle sue labbra ma poi quando sentii qualcosa che si insinuava nella mia bocca, la sua lingua credo, mi scostai, se non disgustato, almeno sorpreso.
    - Cosa c'é, non vuoi essere baciato? Sei uno sciocco, almeno vorrai scopare con il cazzetto duro che ti ritrovi! -
    Mosse il ventre per sentire il mio uccello, oh era osceno ma anche terribilmente eccitante sentire la sua pelle contro la mia. Le sue mani scesero lungo la mia schiena, il mio sedere e afferratomi dietro le cosce mi schiacciò contro di lei continuando a muoversi lubricamente, tentò ancora di baciarmi ma davanti al mio rifiuto desistette.

    Eravamo ai piedi dell'ampio letto matrimoniale, la guardai salire ginocchioni, lo fece senza curarsi di mostrare il deretano tondo, pieno, che a distanza di anni ricordo ancora dandomi dello sciocco per non aver saputo apprezzare una simile bellezza. Ma allora, alla vista di quelle chiappe esposte, di quel solco ombreggiato da peli nerissimi che si infittivano in un cespuglio folto là dove le natiche terminavano, mi chiedevo come poteva la moglie del notaio mostrarsi in una postura tanto indecente.
    La vidi sistemare con cura i cuscini, poi si voltò coricandosi, e la testa sui guanciali candidi mi sorrise.
    - Allora, cosa aspetti? -
    Divaricò le gambe, conscia dell'effetto che doveva fare sul ragazzetto timido che la guardava a bocca aperta col pene teso allo spasimo, doveva provare un piacere perverso vedendo come il mio sguardo vagava smarrito sui seni che malgrado la posizione si mostravano compatti, sodi, i capezzoli eretti. Anche se non volevo non potevo fare a meno di vedere il ventre ancora piatto, la vita stringendosi faceva coi fianchi una curva che si allargava nelle anche ampie, voluttuose.

    Le gambe erano lunghe e molto belle, le cosce possenti conducevano lo sguardo alla macchia dei peli, arruffata e scura, che celava il sesso e si diradava verso il basso lasciando vedere l'inizio delle natiche.
    - Cosa aspetti? su, vieni! -
    Mi tese le mani, il sorriso della signora era diventato suadente, invitante. Salii ginocchioni sul letto, fra le sue gambe. Lei afferrò il mio uccello e con mano sicura se lo puntò alla cieca fra le cosce, sentii i peli contro la cappella poi una morbidezza umida. L'altra sua mano mi ghermì dietro il sedere attirandomi sopra di lei, la mano mi schiacciò contro il corpo che sentivo sodo. . .
    Sei dentro di me, lo sai? - sussirrò al mio orecchio.
    Che emozione provai al contatto della sua pelle fresca ancora umida! E che contrasto col calore che attorniava il mio pene, si, ero dentro di lei, nella fica che non avevo ancora visto!
    Dai, cosa aspetti, scopami. . . sai come si fa vero? -

    Le sue mani si fecero leggere, sollevai le reni, la vulva della signora accarezzò lungamente il membro che usciva dal suo ventre, le mani premettero. . . Lo ricevette sospirando, arretrai ancora. Le mani mi ricacciarono dentro e. . . ancora, ancora guidando i miei movimenti, accelerando piano i colpi del mio cazzo che scorreva nel suo grembo. Cercò la mia bocca ma mi rifiutai mentre sentivo un piacere perverso impadronirsi del mio pene.
    - Fermati! Non sai per niente scopare! Ora che sei dentro non devi aver fretta, muoviti adagio, fammi vedere se riesci a farmi godere, dai! -
    Lasciò il mio sedere, le sue parole avevano ferito il mio amor proprio. Posai le mani ai lati del suo corpo e fissandola negli occhi sollevai il bacino. Ritirai adagio il pene e lo affondai lentamente.
    - Bravo . . . cosi! -
    Lo feci ancora di colpo sbattendo il ventre contro il suo. I bei seni oscillarono, prima che si fermassero lo sbattei nuovamente, oh come si muovevano quelle tette al ritmo dei colpi che mi cacciavano in fondo al suo ventre.

    - Si . . . si . . . - alitava la signora.
    Era piacevole sentirlo scorrere nella sua vagina sempre più bagnata, la donna chiuse gli occhi, cominciò a muoversi, a ondulare mentre dalla sua bocca uscivano lunghi sospiri. Chinai il viso attirato dalle belle labbra, mi scostai non appena la donna mi tese la lingua ma baciai il collo teso, l'attaccatura delle spalle continuando a far andare la verga fra le calde sue cosce. Si muoveva anch'essa venendo incontro al mio ventre, al mio pene con la vulva madida ricevendomi con sospiri estasiati che mi riempivano di gioia. La signora provava piacere abbandonandosi ad occhi chiusi incurante del mio sguardo che seguiva i seni in movimento. Mi fermai.
    - Adesso le piace? - chiesi inorgoglito.
    Una sorta di affanno sollevava i seni che sfioravano il mio petto. Aspettò prima di rispondere.
    - Piccolo caro . . . mi stai facendo godere sai? -
    La sua mano si posò sul mio sedere, scese lenta, toccò i testicoli, la base della verga immersa nel suo ventre.
    Senti com'è bagnata la mia passera, é merito del tuo cazzetto sai? -

    Ritirai adagio il pene e lo affondai; continuai con lunghi colpi che scuotevano il bel corpo.
    - Caro. . . scopi già bene, stai imparando sai? -
    Si abbandonò completamente gustando lo scorrere del pene nella vagina scivolosa. Rovesciò il capo con un lungo gemito, baciai la gola scendendo sulle sue spalle e leccando la pelle liscia sospirai in estasi:
    - Signora . . . è la prima volta che lo faccio! -
    - Mhhh. . . sei il mio puledrino! Oh montami col tuo cazzetto duro. . . Mhhh caro. . . sono tua! Ahhh. . . é bellissimo! Non fermarti. . . mhh. Continua così. . . -
    Presi a scorrere in lei con colpi di reni sempre più veloci, spronato dalla signora che non riusciva a trattenersi, gemendo ogni volta che il pene sprofondava nella vulva sempre più scivolosa. Era osceno e sconvolgente come si contorceva offrendosi alla penetrazione che sembrava gradire oltremodo.

    - Caro. . . oh mi fai godere! Mhhh. . . sono tua! Mhhh. . . mi fai venire. . . -
    Ero talmente felice che non mi importava del mio piacere, solo il piacere di quella donna altera contava! Mi prodigai agitandomi, scorrendo col pene nella vulva palpitante finché esclamò:
    - Ahhh . . . sto per venire! Non fermarti. . . dai. . . Oh caro. . . ahhh ! ! ! -
    Si inarcò sollevandomi in una posa tanto innaturale che il pene uscì dal suo corpo.
    - Ti prego! - supplicò col capo e i piedi puntati sul letto, le cosce spalancate, la fica ancora aperta. Mi inginocchiai fra le sue gambe e sostenendola alle natiche con entrambe le mani affondai di nuovo il pene. Urlò:
    - Ohhh fottimi . . . fottimi . . . più forte! -
    Era la prima volta che facevo godere una donna, lo ricorderò per tutta la vita! Bastarono pochi colpi e sentii la vagina della signora pulsare, stringendosi e rilassandosi attorno al pene che facevo scorrere con lunghi colpi di reni.

    - Adesso! Ahhh . . . ahhh . . . sto venendo! Ah . . . ah . . . adessoooo! ! ! -
    Un fiotto liquido bagnò il mio pene, non mi fermai continuando a scorrere nel suo grembo con gli occhi fissi sui seni che si muovevano al ritmo della mia monta mentre il suo capo si agitava senza posa. Infine si adagiò e mi strinse sopra di se accarezzandomi la schiena.
    - Oh caro . . . era da tanto che non godevo! Ma tu . . . sei venuto? -
    Non sapevo cosa volesse dire ma scossi il capo, tutto preso dall'orgasmo della signora avevo appena cominciato a provare piacere e ora nel calore del suo ventre ero estasiato dalle ultime contrazioni della sua vagina attorno al mio cazzo.
    - Signora. . . non ho fatto in tempo. . . -
    Arrossì, i suoi occhi mi fissarono dolcemente, passò le mani nei miei capelli.
    - Devi godere piccolo mio, ora! Voglio sentire gli schizzi del tuo cazzetto e guardarti mentre vieni. Su, continua, scopami! -
    Mi sollevai e con lunghi colpi di reni ripresi a scorrere nella vulva bagnata e calda. Lei mi incoraggiava con parole dolcissime.

    - Dai mio bel maschietto . . . dammelo ancora il tuo cazzo, fammelo sentire fin su, dai! Come vuoi che mi metta, così? -
    Prese le gambe sotto le ginocchia tirandole a se, aprendole ai lati del suo busto in una posa oscena, spiando sul mio viso il piacere che prese a salire diffondendosi nel mio corpo. Cominciai ad ansimare mentre una libidine infinita offuscava i miei sensi.
    - Stai godendo caro? - chiese.
    - Si . . . si . . . oh signora! - ansimai.
    Accarezzai le sue cosce scendendo alla loro giunzione, le mie dita toccarono il membro. . . Era bellissimo sentirlo entrare e uscire nella vulva morbida, lo affondai ancora e . . .ancora.
    - Mhhh . . . così mi farai venire di nuovo . . . ohhh si . . . fai forte . . . ahhh . . . -
    La signora godeva nuovamente, la sua vagina fu nuovamente innondata, si agitò gemendo. Sollevai il capo.

    - Signora . . . ohhh sto godendo! -
    - Anch'io . . . ahhh dammelo tutto! -
    - Ecco. . . ecco. . . ahhh. . . -
    - Ahhhh . . .
    - Signora. . . signoraaaaa ! ! ! - rantolai iniziando ad eiaculare.
    - Si. . . si . . . ti sento . . . sento i tuoi schizzi! Oh che bello . . . mhh. . . ahh. . . -
    Il piacere fu così travolgente che mi fermai, lei allora si mosse massaggiando con la vagina pulsante il pene che schizzava sobbalzando. L'orgasmo fu per entrambi sconvolgente, lunghissimo e ci lasciò esausti.
    Molto più tardi, mi ritrovai solo nella camera ancora incredulo. Avevo scopato la signora Pardi! Il pensiero mi riempiva d'orgoglio ma la mia esultanza svanì quando entrò la cameriera che con un sorriso ironico mi porse i vestiti.

    - Vestiti, il signor notaio sta per rientrare! -
    Mi rivestii sotto lo sguardo della ragazza che poi mi riaccompagnò lungo il corridoio.
    - Nicola! -
    Entrai nel salotto dove la signora si stava provando il vestito che avevo portato, mi guardò appena ma accennò col mento a due biglietti da mille lire posati sul tavolino.
    - Prendili, sono per tè. Dì a tua mamma che va bene e che passerò da lei per qualche ritocco. . . ascolta: oggi non é successo niente capito? -
    Feci di sì col capo e poco dopo mi ritrovai nel sole con le duemila lire in mano chiedendomi se avessi sognato.
     
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