Il Cobra

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  1. La Fenice
     
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    La professoressa Tripi entrò in classe qualche minuto dopo il suono della campanella. Posò i suoi libri e registri sulla cattedra, mentre con la mano fece un gesto per ottenere il silenzio e l’attenzione della classe. La professoressa Tripi, la Trip, come la chiamavano i ragazzi, era la più giovane tra le insegnanti di quella quinta liceo e, per età e abbigliamento, si faceva fatica a distinguerla dalle allieve. I ragazzi la chiamavano Trip per sottolineare le sue caratteristiche sessuali che mandavano in trip come e più di una canna di marijuana. Le sue grazie più evidenti, seno e culo, erano esattamente ciò che mancava alle studentesse, che avevano l’aria delle bambine cresciute. I ragazzi, quando la videro il primo giorno, cominciarono subito a sbavare e lei si accorse subito che la mangiavano con gli occhi e certamente le faceva un po’ piacere perché sperava di utilizzare il suo fascino come arma per tenerli buoni.

    La classe era all’ultimo anno del liceo ed era stata decimata pesantemente nel corso dei quattro anni precedenti, e ora era formata da soli diciotto ragazzi, dei quali solo sette maschi e undici ragazze. Tra queste spiccava per bellezza e, in concorrenza con la Trip, Sharon, che forse fisicamente dimostrava qualche anno in più delle sue colleghe, ma era certamente più ingenua delle altre. Sharon era una bellezza naturale che, sicura del proprio fascino, vestiva per non attirare attenzioni, con abiti che coprivano le proprie curve, più che esaltarle.

    Sharon, da ormai più di due anni, filava con Thomas che ultimamente la trascurava un po’, per immaturità e per andare a giocare a calcetto. Per questa ragione, Sharon, quando si sentiva più trascurata da Thomas, si trovava a far la civettuola con Tizio o con Caio. Ma, in verità, Sharon era molto innamorata di Thomas, non avrebbe potuto vivere senza di lui e la civettuola la faceva solo per farlo ingelosire e tenerlo stretto a se.

    Ristabilito il silenzio, la Trip disse: “Come sapete, ragazzi, le classi dell’ultimo anno hanno diritto a una gita un po’ più lunga e una meta più distante, ma anche più impegnativa sotto il profilo della didattica. Quest’anno la gita scolastica sarà una vera gita d’istruzione con visite ai musei, a una scuola con lezioni in inglese, parchi naturali e altro ancora. Tuttavia, poiché, caso del tutto eccezionale, siete tutti maggiorenni avrete anche più libertà dopo cena.”.

    Seguì un vero boato e la Trip fece fatica a riportare la calma. Poi riprese: “Sarete liberi solo dopo cena! Non più sotterfugi, non più menzogne, non più manovre losche per incontri segreti. Siete diventati grandi, miei cari, ed è bene che vi avverta che dovrete firmare una liberatoria per la scuola in modo che eventuali danni saranno pagati da un’assicurazione che andremo a stipulare e che sarà a vostro carico. - salirono forti i fischi di delusione - In compenso avremo un albergo decoroso, con stanze doppie e ognuno sceglierà con chi stare in stanza. - Di nuovo urla di approvazione. Sharon guardò Thomas per dirgli che non si sognasse di scegliere un altro compagno – C’è un però! – scese il gelo – non saremo soli! La gita si farà insieme alla quinta G”.

    La Trip aveva inserito la notizia della quinta G, alla fine del discorso, dopo aver indorato abbondantemente la pillola, lasciando che la notizia passasse in secondo piano, in modo da non allertare le contromosse degli studenti. Infatti, i ragazzi erano già riuniti in gruppetti per commentare e organizzare, finché un alunno, si alzò in piedi e chiese: “Scusi prof, ma dove andremo in gita?”. La Trip sapeva che i ragazzi avrebbero desiderato andare in qualche bel posto per divertirsi, dotato di discoteche e piano bar e perciò non avrebbero gradito una città d’arte. A il consiglio di classe era stato irremovibile. Allora sperando nella ignoranza di ragazzi rispose: “Andiamo nell’area Flegrea”. Nessuno sapeva dove fosse e nessuno fiatò.

    Poi, un altro, il solito spiritoso, assunta una ria un po’ più seria, chiese:

    “Scusi prof, ha detto G, come il punto G delle ragazze?”. Il ragazzo probabilmente non aveva nemmeno idea di dove cominciare a cercare il punto G, ma la Trip sapeva il fatto suo e rispose immediatamente: “No! Si tratta della G di Ghigliottina, per tagliarlo agli imbecilli!” Risate generali.

    Ora bisogna aggiungere qualche parola sulla quinta G. Esiste, in tutti gli istituti superiori, il problema dei ripetenti cronici. Si tratta di quei ragazzi che per incapacità intellettive o di autocontrollo, finiscono con l’essere bocciati un anno sì e un anno no. La presenza di questi soggetti finisce, alla lunga, con il rallentare la crescita della classe quando non divengono anche un motivo per distogliere l’attenzione dei più deboli. In quella scuola, dopo il terzo anno quei soggetti erano iscritti nella sezione G, dalla quale nessuno ne era mai uscito maturo.

    Frequentava la quinta G, un soggetto, come gli altri ripetente, soprannominato Cobra. Il suo soprannome gli veniva dal fatto che, dicevano, ha un cazzo più grande degli altri che lui stesso chiama il cobra.

    Cobra è un leader naturale, sarcastico, violento e vendicativo con i suoi avversari, crudele e spietato con i compagni che non obbediscono. Cobra, per le sue qualità di leader, ma anche per un certo fascino accompagnato da savoir fare, è certamente molto ammirato dalle ragazze della scuola. Si sente il più fico di tutti, ma finisce con il creare problemi e disordini. Tra gli studenti del liceo, si sprecano gli aneddoti su di lui e sulla prepotenza esercitata da lui e dal suo gruppo. Un giorno il Cobra e il suo gruppo, aveva agganciato una pollastrella e si erano tappati in bagno con lei: “Hai delle tette stupende, scoprile perché le vedano tutti” disse il Cobra. In pochi istanti la ragazza, irretita dal fascino del Cobra, sorridendo improvvisa uno striptease.

    Il Cobra, non contento del risultato, costrinse la ragazza a ripeter lo striptease due, tre, quattro volte, tra le risate compiaciute del gruppo. Lei stessa, come si poteva vedere nel film, ride e fa saluti da vera star. Il filmato aveva girato tra i ragazzi dell’istituto e poi era finito in internet ma, contrariamente a quanto si può credere, aveva trasformato la ragazza in una vera diva. Da allora Cobra aveva girato film hard con le ragazze più procaci per rivenderli agli appassionati. Le ragazze facevano la fila per essere riprese mentre si spogliavano, spampinavano o scopavano il cobra o uno dei suoi amici, perché sapevano che questo le avrebbe rese famose in tutta la scuola.

    Un giorno, Cobra e alcuni suoi amici entrarono nel bagno delle donne dove sapevano che era appena entrata Sharon. Uno di loro si mise appoggiato alla porta d’ingresso e altri due alle spalle di Cobra a dargli manforte. Sharon, come al solito, aveva un camicione largo, sopra una t-shirt ed un gonna al ginocchio che copriva le belle gambe lunghe ed affusolate, inguainate da un paio di calze autoreggenti color del miele.

    Cobra, rivolto a Sharon, le disse: “Sei molto bella, lo sai. Ma non sai che a me piaci molto. Facci vedere se il tuo seno è rifatto”.

    “Perché dovrei? Non sono affari vostri!”. Rispose, svelta, Sharon

    “Certo che sono affari nostri. Nessuno in questo istituto può andare in giro a far credere ciò che non è. Forse ti è sfuggito che io sono il capo!”.

    “Io non voglio far credere niente a nessuno. – strillò Sharon – e non mi importa chi sia il capo”.

    “Fai male a non preoccupartene! In fondo sono affari tuoi – replicò il Cobra mentre le mollava un manrovescio – Non voglio farti del male, voglio solo che nel mio territorio non ci siano furbi. Scopri le tette, stupida!”

    Sharon, impaurita dal manrovescio o, forse, dall’epiteto “stupida”, scese di tono e quasi piagnucolando rispose: “È tutta roba mia, non mi sono rifatta nulla.”

    Il Cobra sapeva che Sharon stava con Thomas, e non sarebbe stato facile convincerla a tradire il suo ragazzo. Per averla, doveva prenderla con la forza: “Scopri! Devo controllare”

    “Va bene – rispose Sharon un po’ impaurita, ma anche un po’ eccitata dall’insolita situazione – ma se tu sei il capo è sufficiente che sia tua a controllare. Fai andare via gli altri!

    “Andate fuori!” disse il Cobra rivolto ai ragazzi.

    Appena i ragazzi furono usciti, Sharon allargò le braccia che stringevano il petto a proteggerlo e con un’aria tra lo spaventato e il sollevato cominciò, lentamente, a sbottonare la camicia. Il Cobra le stava vicino e in silenzio, guardava ora il petto, ora fissava gli occhi di Sharon.

    Sharon recuperò un po’ di coraggio e tentò, per l’ultima volta, di sottrarsi. Il Cobra, senza parlare né agitarsi, rapidissimo e senza profferire verbo le mollo un altro manrovescio. Sharon riprese a sbottonarsi. Si levò la camicia, si tolse la t-shirt, si sbottonò il reggiseno e disse: “Ecco. Puoi controllare!”

    Il Cobra con molta cura cominciò a palpeggiare i seni di Sharon, ne valutò la durezza, il peso, la rotondità. Poi cominciò ad accarezzare i capezzoli. Sharon, in silenzio, godeva di quelle carezze che tante volte aveva desiderato che Thomas le facesse. Il Cobra era molto abile. Quando i capezzoli si furono induriti, avvicinò la bocca e li baciò. Poi con la lingua cominciò a stimolarli. Sharon si sentiva sempre più eccitata. Quando anche il Cobra si rese conto di quella eccitazione, levò la lingua dal capezzolo e appoggiò la bocca sulle lebbra di Sharon che, sebbene spinta da un forte senso di colpa, non riuscì a resistere e rispose al bacio. Fu un bacio tenerissimo e molto lungo e, quando terminò, fu Sharon a parlare: “Cosa abbiamo fatto! Non avremmo dovuto! Sono fidanzata, se Thomas lo sapesse mi farebbe a pezzi”.

    “Non preoccuparti. Ci sono qui io a difenderti. – rispose il Cobra, che continuò – anche io ho una bella sorpresa per te. Guarda l’ho qui sempre con me! Vuoi conoscerlo?”

    Sharon capì immediatamente che si trattava del famoso cazzo del Cobra. Si ricordò di quel che si diceva di quel mostro. Ne fu un po’ spaventata, ma fu la curiosità ad avere il sopravvento. “Si, si, ti prego!”

    Il Cobra lo estrasse e disse “È un po’ timido, ha bisogno di coccole, vuole molti baci”.

    Sharon ebbe un ultimo sussulto di onestà verso Thomas e avrebbe voluto fuggire, ma sentiva la mano dl Cobra che la stringeva con forza ed ebbe paura che fuggendo avrebbe trovato fuori il gruppo del Cobra che l’avrebbero riportata dentro. E si lasciò andare. Prese il cazzo del Cobra con delicatezza: “Uhh! È enorme!” Provò a segarlo un po’ e si rese conto che,nonostante le dimensioni ragguardevoli, il cazzo era ancora moscio. Ne fu attratta e continuò a segarlo. Poi per non sembrare troppo irretita, cercò le labbra del Cobra e lo baciò di nuovo. Prima che il bacio fosse finito, Sharon sentiva che aveva in mano qualcosa di veramente duro e grande e, staccatasi dalle labbra del Cobra, guardò in basso, vide il mostro ed ebbe un attimo di smarrimento. Poi sentì la mano pesante del Cobra posarsi sulla sua testa e piano piano, si piegò e si avvicinò al mostro prendendolo tra le labbra.

    “Più giù – disse il Cobra – voglio che entri tutto dentro”.

    Sharon si spaventò, non credeva che sarebbe potuto entrare. Umettò l’intera asta con la sua saliva, allargò la bocca più che poteva e cominciò a infilarlo. Con suo grande stupore arrivò a contenere quasi metà dell’asta. Poi lentamente lo tirò fuori e poi ancora dentro. Sembrava non finire mai. Sharon pensò a quanto sarebbe stato piacevole prenderlo nella figa. Poi lo tirò fuori e lo baciò ripetutamente e lo leccò la cappella e tra la cappella e l’asta. Sentiva la sua figa sbrodolare lungo le gambe.

    Teneva salde fra le mani le palle del cobra per guidare l’introduzione del cazzo in bocca. Di nuovo la mano del cobra spingeva la sua testa a prenderlo dentro. Ma questa volta, Sharon perse il controllo, perché il Cobra la prese per i capelli e tenendole il cazzo in bocca disse. “Non è un giocattolo. Ci si può far molto male. Inginocchiati”. Sharon s’inginocchiò.

    Il Cobra con la mano guidò la testa di Sharon all’indietro seguendola con il bacino perché il cazzo non uscisse dalla bocca. Portò la testa fino a toccare il muro. Più indietro la testa di Sharon non poteva andare.

    Il Cobra riprese. “Ecco, piccola, forse di pompini ne hai già fatti tanti, ma adesso io ti scopo la bocca che è cosa diversa, molto più divertente” e cominciò a spingere con forza il suo cazzo nelle bocca e quando non riusciva ad entrare più, lo estraeva lentamente fino quasi a tirarlo completamente fuori per poi velocemente infilarlo ancora ed entrare un po’ di più a scoparle la bocca. Su e giù e ogni volta che il Cobra spingeva, Sharon andava indietro con la testa finché batteva contro il muro e il cazzo entrava ancora un po’ di più. Sharon era eccitatissima, batteva la testa, ma aveva imparato a contrastare le spinte del Cobra, aggiungendo piacere al piacere. Andò avanti una decina di minuti e, mentre Sharon, di nascosto, aveva cominciato a masturbarsi, il Cobra eiaculò inondandola di uno sperma caldo e dolce che prima le riempì completamente la bocca fino a che fu piena, per poi cadere sulle gambe inguainate dalle autoreggenti.
     
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