Nei bagni del liceo

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    Era l’ultimo anno del liceo, ancora poche settimane e ci sarebbe stata la maturità che raggiunsi senza tanti problemi. Ma delle cose “strane” accaddero all’inizio di giugno. Dovevo andare in bagno, così alzai il braccio e il professore mi fece uscire durante la lezione. Insegnava inglese, ed era uno di quelli che non rompeva se andavi fuori per un po’. Entrato nei bagni vidi la bidella che stava lavando per terra.
    “Posso andare a pisciare?” chiesi.
    “D’accordo, vai!” fece lei in tono rassegnato.
    Il bagno non aveva porta così, senza timori, iniziai ad orinare per almeno mezzo minuto. Quando ebbi finito tirai lo sciacquone e mi voltai e vidi la bidella girata di spalle mentre strofinava col Mocio e quando si piegava gli si vedeva lo spacco fra le natiche.
    Era sulla quarantina, alta e magra, capelli colorati di un rosso scuro e a caschetto, piuttosto carina.
    “Che zoccola, non porti le mutande?” le dissi.
    Lei si voltò e mi disse: “E tu porco non mi guardare!”
    “Beh, se non le metti vorrà dire che ti piace essere guardata. Non c’è mica bisogno di piegarsi a 90° per lavare in terra” le feci osservare.
    “Vai, smamma, che è già tanto che ti ho fatto pisciare” tuonò di rimando lei.
    “Ok, ok! Ma la prossima volta se non mi fai pisciare vorrà dire che mi dovrò svuotare la vescica nella tua bocca, pompinara da strapazzo” dissi mentre le facevo segno con le mani di ciucciarmi il cazzo. Lei non rispose ma mi fulminò con gli occhi, anche se non avrebbe detto nulla al preside.

    Qualche giorno dopo uscì sempre durante l’ora di inglese per dirigermi nei bagni, dove mi attendeva Pamela, la mia ragazza. Era al terzo anno, piuttosto bassa, bionda, occhi azzurri e viso sempre truccato come una bagascia. Odiavo quel suo presentarsi, si metteva in bella mostra agli altri ragazzi ed essendo geloso non riuscivo ad accettarlo. Entrammo in un bagno e chiusi la porta ma non a chiave, perché erano state tolte per fatti incresciosi. Abbassai la zip dei pantaloni ed estrassi il mio arnese, che prontamente fu accolto dalla manina di Pam che cominciò con una lenta sega. Era la sua libidine, oltre che la mia, farmi una sega ogni volta che poteva. Non avevamo ancora fatto sesso, nemmeno orale, solo baci e… seghe. Lei però mi impediva di masturbarla e di vederla nuda, ma per me era più che soddisfacente stare a quelle condizioni per il momento.
    Faceva caldo, lei ogni tanto si sputava sulla mano e sul mio pene, durissimo, per fare in modo che la sua manina scivolasse bene lungo l’asta, mentre con l’altra mi carezzava le palle. Mi guardava sorridendo con Adv quei suoi stupendi occhi azzurri nei quali ci si poteva perdere. Non riuscivo mai a durare molto, perché un’altra condizione che mi ero però fissato io era di non guardare più filmini porno o robe simili, quindi quei pochi giorni che ero con lei ero carichissimo e non riuscivo mai a fare brutte figure. Infatti iniziai a sborrare nel water; quando finì lei strappò la carta igienica e mi pulì il randello per bene e si leccò lo sperma che le era andato sulla mano.
    “Puoi uscire ora amore, devo soddisfare anche io le mie esigenze” disse Pamela.
    “Posso farlo io, ti prometto che non esagererò” la supplicai.
    “No, ancora non mi sento pronta, per favore aspettami fuori dal bagno” esortò lei.
    Io ubbidì da bravo cagnolino e la aspettai dai lavandini. Dopo cinque minuti usci dal bagno, doveva essere un lago già anche lei e quindi fu una cosa molto rapida venire. Mentre aspettavo al solo pensiero che si sgrillettava la figa mi venne duro. Dopo che si masturbò ci baciammo appassionatamente, con le lingue che esploravano l’una la bocca dell’altro.

    Era il penultimo giorno di scuola, all’ennesima lezione di inglese uscì dalla classe per recarmi in bagno, mandai un messaggio col cellulare a Pamela, ma rispose che era a casa perché stava male. Accidenti, mi ero preparato ad una sua favolosa sega, ero troppo nervoso. Passai giusto davanti la postazione della bidella, vicino ai bagni, che avevo insultato una settimana prima, e il suo sguardo era di quelli che gridava vendetta.
    Entrai nel bagno, chiusi la porta, ma non dovevo nemmeno pisciare e non avevo davvero voglia di violare il mio “fioretto” facendomi un “solitario”, poi mi balenò un’idea e una persona per la mente. Riaprì la porta del cesso e mi trovai davanti ancora lei.
    “Giusto te cercavo, siccome non fai un cazzo e la mia ragazza mi ha dato buca ti propongo un accordo!”
     
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