Epica: Riconoscimento di Ulisse di Telemaco e Argo vi scongiuro!

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  1. olivariki
     
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    Vi prego ragazzi mi serve un commento breve o lungo che sia sul "riconoscimento" di telemaco e del cane argo di quando Ulisse arriva ad Itaca!!! Non sò se avete capito...qualcosa che commenti gli episodi di quando ulisse viene riconosiuto dal cane e da telemaco!!! Quindi vi scongiuro vi prego vi imploro è per domani e bisogna consegliarlo!!!!!
    Perfavoreeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee QUalsiasi cosa basta che sia inerentee!!! :rigeniv:
     
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    Epoca del racconto:Siamo al XVII libro dell'Odissea. Ulisse sta per riabbracciare la cara moglie Penelope. E' stanco e provato da anni di peregrinazioni fra terra e mare cui è stato costretto dall'ira di Poseidone, dopo la distruzione di Troia.
    Ora finalmente ha rimesso piede ad Itaca, ma deve affrontare un'ultima prova di coraggio contro i Proci, usurpatori e prepotenti, che hanno invaso la sua casa e insidiato Penelope.
    Nelle fasi che precedono e preparano il grande momento dello scontro violento e del riconoscimento dell'eroe, Omero regala alcuni passi di grande tenerezza e delicatezza. In uno di questi c'è la bellissima fotografia dell'incontro tra Ulisse e il suo fedele cane Argo. Ulisse l'aveva nutrito e allevato, abbandonandolo subito dopo, perchè trascinato dal Fato a Troia. Argo lo ha aspettato per ben vent'anni, quasi per rendergli l'ultimo saluto ed ora può morire in pace. La commozione della scena è accentuata dalle parole di Eumeo, il servo che accompagna Ulisse e che ricorda il coraggio e la fierezza di quel cane, un tempo infallibile cacciatore ed ora abbandonato da tutti su un mucchio di letame in balia delle zecche.
    Interessante notare come, nonostante il tempo trascorso e le diverse sembianze di Ulisse, che si mostra vestito da mendicante, Argo sia l'unico a riconoscerlo, grazie alle spiccate doti di percezione tipiche dei cani. Meno verosimile è il riferimento indiretto all'età di Argo, che secondo i calcoli dovrebbe avere più di vent'anni, mentre l'età media per i cani non va quasi mai oltre i 15, 18 anni.

    Ulteriori annotazioni:un'altra annotazione da fare riguarda la reazione del cane quando riconosce il suo vecchio padrone: lo vede avvicinarsi e,"drizzate le orecchie", si mette in atteggiamento vigile. A questo punto vorrebbe saltare in piedi e andargli incontro, ma non avendone più la forza "squassò la coda" in segno di festa e poi "gli occhi nel sonno della morte chiuse". Qui Omero lascia intendere dalle parole di Eumeo che è il dolore di aver perso il padrone, e non solo la vecchiaia, la causa dello stato di prostrazione di Argo. In effetti il legame che il cane crea con il padrone è così forte che in caso di abbandono può succedere che l'animale si lasci morire per il dolore.

    Per saperne di più sui "sentimenti" e gli atteggiamenti particolari dei cani potete consultare la Sezione ETOLOGIA

    Il cane Argo

    Tratto dall' Odissea; traduzione per ragazzi dai 12 anni in poi.

    IL CANE ARGO

    … Così dicean tra lor, quando Argo, il cane,
    ch'ivi giacea, del paziente Ulisse,
    la testa ed ambo sollevò gli orecchi.
    nutrillo un giorno di sua man l'eroe,
    ma come, spinto dal suo fato a Troia,
    poco frutto poté. Bensì condurlo
    contra i lepri, ed i cervi, e le silvestri
    capre solea la gioventù robusta.
    Negletto allor giacea nel molto fimo
    di muli e buoi sparso alle porte innanzi,
    finché, i poderi a fecondar d'Ulisse,
    nel togliessero i servi. Ivi il buon cane,
    di turpi zecche pien, corcato stava.
    Com'egli vide il suo signor piu' presso,
    e, benché tra que' cenci, il riconobbe
    squassò la coda festeggiando, ed ambe
    le orecchie, che drizzate avea da prima,
    cader lasciò: ma incontro al suo signore
    muover siccome un dì, gli fu disdetto.
    Ulisse, riguardatolo, s'asterse
    con man furtiva dalla guancia il pianto,
    celandosi da Eumèo, cui disse tosto:
    “Eurnèo, quale stupor! Nel fimo giace
    cotesto, che a me par cane si bello.
    Ma non so se del pari ei fu veloce,
    o nulla valse, come quei da mensa,
    cui nutron per bellezza i lor padroni”.
    E tu cosi gli rispondesti, Eumèo:
    “Del mio re lungi morto è questo il cane.
    Se tal fosse di corpo e d'atti, quale
    lasciòllo, a Troia veleggiando, Ulisse,
    sì veloce a vederlo e sì gagliardo,
    gran maraviglia ne trarresti: fiera
    non adocchiava, che del folto bosco
    gli sfuggisse nel fondo, e la cui traccia
    perdesse mai. Or l'infortunio ei sente.
    Perì d'Itaca lunge il suo padrone,
    né più curan di lui le pigre ancelle;
    ché pochi dì stanno in cervello i servi,
    quando il padrone lor più non impèra.
    L'onniveggente di Saturno figlio
    mezza toglie ad un uomo la sua virtude,
    come sopra gli giunga il di servile “.
    Ciò detto, il piè nel sontuoso albergo
    mise, e avviossi drittamente ai Proci;
    ed Argo, il fido can, poscia che visto
    ebbe dopo dieci anni e dieci Ulisse,
    gli occhi nel sonno della morte chiuse.

    Telemaco, figlio di Penelope e Ulisse, viene avvicinato da Atena, la dea dagli occhi azzurri, dopo aver preso l'aspetto di Mente, principe dei Tafi, vecchio amico di Ulisse. Il vecchio esorta Telemaco a non disperare di poter rivedere il padre vivo, anzi gli consiglia di riunire a parlamento tutti gli abitanti dell'isola per denunciare pubblicamente tutto quello che avviene nella sua reggia per responsabilità dei Proci. In più, gli consiglia di partire alla volta di Sparta, per parlare con Menelao, ultimo degli Achei a tornare in patria dopo la guerra di Troia.
    Alle prime luci dell'alba, Telemaco convoca a parlamento tutti gli abitanti dell'isola, denuncia i soprusi perpetrati dai Proci nel suo palazzo, i lauti banchetti fatti con i suoi beni e il suo vino e chiede apertamente aiuto e solidarietà, ammettendo di non essere in grado di difendersi da solo. Termina il suo appello invocando l'intervento del sommo Giove per vendicare gli affronti subiti. In quel momento, Giove mandò sulla piazza due aquile che calarono ad ali tese sull'assemblea e si avventarono l'una sull'altra lacerandosi con i becchi e con gli artigli. Il mattino seguente, sempre con l'aiuto di Atena, sua fida protettrice, Telemaco parte alla volta di Pilo. Là incontra Nestore, che gli racconta alcune vicende legate alla guerra di Troia; poi parte alla volta di Sparta, dove Menelao, con l'aiuto della ritrovata moglie Elena, completa il racconto di tutte le storie legate al ritorno a casa dopo l'incendio della città. Nel frattempo, riappare Atena che lo invita a ritornare alla sua isola, scongiurandolo di stare attento all'agguato che gli stanno preparando i Proci tra Itaca e Samo, e consigliandogli di recarsi dal fedele porcaro Eumeo.

    Giunto a Itaca, Telemaco sbarca e mentre si dirige verso la capanna di Eumeo, vede nell'aria uno sparviero che ghermisce una colomba. Lo interpreta come un buon presagio; arriva finalmente al recinto dei maiali. Lì trova il porcaro in compagnia di un vecchio, in cui non riesce a riconoscere suo padre Ulisse. Anzi, a lui confessa tutta la propria impotenza, non essendo in condizione di poterlo ospitare nella sua casa. Mentre Eumeo va dalla regina Penelope ad annunciarle il ritorno del figlio, Ulisse, su consiglio di Atena, si rivela finalmente a Telemaco. Padre e figlio possono finalmente abbracciarsi e raccontarsi tutte le traversie che entrambi avevano subito. Ulisse dà a Telemaco consigli su come rientrare a palazzo senza svelare il suo ritorno a nessuno, neanche a Penelope e a Laerte.
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  3. olivariki
     
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    fantstico garzie sei miticaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
     
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2 replies since 27/1/2008, 22:40   7428 views
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